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  • La prof ucraina in dad: lezione sotto le bombe agli studenti in Calabria

    La prof ucraina in dad: lezione sotto le bombe agli studenti in Calabria

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    La scuola oltre la guerra, come un esile filo che trattiene il desiderio di una normalità perduta. Da Zaporozhye, città ucraina sulle rive del Dnepr, che per la sua posizione strategica è stata duramente bombardata dalle truppe russe, fino ad un appartamento nel cuore di Cosenza. È in questa sua nuova casa che Klim affronta calcoli matematici che devono sembrargli difficili ma dal cellulare giunge la voce della sua professoressa, rimasta lì dove ancora piovono le bombe. Lei, come un rassicurante appuntamento, si collega in rete e raggiunge i suoi studenti sparsi per l’Europa.

    La resistenza ucraina è fatta anche di questo, di brandelli di normalità, di lezioni tramite la rete, di contatti che non vogliono interrompersi.
    Klim è uno dei tanti studenti ucraini che hanno raggiunto parenti e amici che già da tempo stavano in Italia. La nonna di Klim, per esempio, è una apprezzata allenatrice di tuffi, che ha curato anche la preparazione atletica del campione cosentino Giovanni Tocci. Oggi Klim è iscritto alla terza media della scuola di via Negroni.

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    Klim con i compagni della scuola di via Negroni a Cosenza

    Le scuole si rimboccano le maniche

    «Il ragazzo è giunto alla nostra scuola tramite i genitori di altri studenti», spiega Marina Del Sordo, dirigente dell’istituto comprensivo. Lo hanno iscritto alla seconda media, che corrisponde al settimo anno del sistema scolastico ucraino «e accolto con grande calore dai nuovi compagni». Davanti a questa emergenza le scuole si sono trovate a gestire potenti novità, senza poter far conto su mediatori culturali o sostegni di sorta.

    Solo di recente la Regione Calabria si è accorta di quanto le nostre scuole fossero coinvolte in questo intervento solidale ed ha provveduto ad emanare una circolare in cui si chiede ai dirigenti di vigilare sullo stato vaccinale dei nuovi studenti provenienti dalla zona di guerra e di riempire un modulo per ottenere la presenza di mediatori linguistici. Nel frattempo le scuole avevano fatto da sé, assumendo «decisioni riguardo l’accoglienza dei nuovi studenti che garantissero il loro benessere e una efficace inclusione»

    Gli orfani di Kharkiv

    Chi per adesso il problema della vaccinazione, molto sentito da chi siede a Palazzo Campanella, non se lo pone è la preside dell’istituto comprensivo di Vibo Valentia “Amerigo Vespucci”. «Questi vengono da una guerra, abbiamo altre priorità, come accoglierli nel modo migliore», dice Maria Salvia, con la voce di chi nella trincea della scuola in emergenza ci sta da parecchio. Di bambini ucraini il suo istituto ne ha accolti quaranta, tutti provenienti da un orfanotrofio di Kharkiv, giunti qui accompagnati da un tutore legale e per adesso affidati ad alcune famiglie.

    Su questo aspetto la preside è perentoria: «Non sono adottati, né adottabili, sono ospiti e la loro permanenza presso le famiglie sarà verosimilmente prorogata mese per mese». Il tramite attraverso cui sono giunti in Calabria è il consolato ucraino di Napoli che era in contatto con alcune associazioni accreditate di Vibo. Giunti qui, un operatore turistico di Capo Vaticano ha aperto le porte del suo villaggio ed è partita la gara di solidarietà.

    Palazzi devastati a Kharkiv

    Dal punto di vista scolastico i ragazzi sono stati inseriti nelle classi corrispondenti alla loro età anagrafica, così da trovare coetanei in grado di includerli meglio possibile. «Con i docenti, invece, abbiamo provveduto a ricalibrare il percorso didattico in maniera da trasformare questa situazione difficile in una opportunità anche per gli studenti italiani, che hanno modo di confrontarsi con coetanei che provengono da una esperienza durissima». Un modo per crescere assieme ma senza violare «la loro naturale riservatezza, perché abbiamo compreso che non amano essere al centro dell’attenzione»

    Dal Liceo sportivo al Coreutico

    Quando si scappa dalle bombe, si comincia una vita nuova. Per Alina, che ha lasciato il suo liceo sportivo, ad accoglierla c’era una classe di ballerine, quelle dell’indirizzo coreutico del “Lucrezia Della Valle” di Cosenza. Alina non conosce una parola d’italiano, ma una scuola non si fa spaventare facilmente e mette in campo tutte le risorse che ha. L’asso nella manica del Lucrezia Della Valle si chiama Angela, è ucraina ma vive in Italia da tempo. Angela tiene in ordine le aule e il corridoio del corso dove studia Alina e in un attimo è diventata una mediatrice linguistica e culturale.

    «Questo fenomeno migratorio ha carattere transitorio – spiega la preside Rossana Perri – perché queste persone sentono forte il desiderio di tornare alle loro case», ma intanto occorre provvedere ad una accoglienza che sia autenticamente inclusiva, anche sul piano scolastico, «per questo i docenti di Alina predisporranno un piano educativo personalizzato, per andare incontro alle sue esigenze facendo fronte alle difficoltà». È la scuola che è sempre pronta ad affrontare a mani nude i cambiamenti inattesi, anche se la preside spiega che «dal ministero sarà fatto un censimento per individuare il numero degli studenti ucraini e la loro distribuzione, in maniera da predisporre le risorse necessarie».

    Artem e le sue scarpette nuove

    Valentina Carbone è una maestra della scuola elementare di via Roma che di bambini ucraini ne ha accolti tre fino ad adesso, ma potrebbero aumentare di numero, considerato l’impegno del dirigente Massimo Ciglio sul fronte dell’inclusione.
    Valentina parla di loro come «i suoi bambini», si tratta di scolari dagli otto ai nove anni, inseriti in classi con compagni di uguale età e subito ben accolti. Una classe particolarmente vivace e avvolgente si è presa cura di Artem, per il quale ogni piccolo passo fatto durante le lezioni è una vittoria. Come quando sollecitato dalla maestra Valentina a scrivere tutte le parole italiane che aveva imparato, è stato in grado di riempire quattro fogli.

    «Con lui ho fatto quello che faccio con i bambini della prima classe, sono partita dalle vocali, le consonanti, fino a formare le parole ed è stato subito un successo». Attorno a questi bimbi c’è un universo di accoglienza, fatto di chi nel pomeriggio si prende cura di loro e anche di piccoli regali. Perché domenica si gioca a calcio con i compagni di scuola e Artem, che ha lasciato la propria casa senza portarsi le sue scarpette, avrà quelle nuove.

  • Viale Parco non potrà ritornare come prima (VIDEO)

    Viale Parco non potrà ritornare come prima (VIDEO)

    Non è passato giorno in cui il neosindaco Franz Caruso non abbia parlato dei debiti “insostenibili” («centinaia di milioni di euro») lasciati in Comune dal suo predecessore, Mario Occhiuto. Intervistato dal direttore de I Calabresi – Franco Pellegrini-, il primo cittadino afferma: «Non pensavo di dovere approvare un bilancio preventivo con un disavanzo già di 11 milioni di euro».

    Condannato a non riaprire Viale Parco

    Viale Parco non tornerà come prima. Franz Caruso lo fa capire espressamente: «Dobbiamo terminare il Parco del benessere». Poi continua: «Uno degli errori più grandi è stato distruggere l’opera più importante realizzata nella città dal Dopoguerra ad oggi».
    Ma ne esistono diverse versioni che sopravvivono. Quantomeno nei finanziamenti. La Regione Calabria, per esempio, continuerà ad inviare ogni anno 140mila euro fino al 2026 per la versione manciniana dell’infrastruttura, soldi impegnati nei giorni scorsi. Intanto il Rup è cambiato ancora una volta, dopo due anni di vacatio: adesso è Giuseppe Iiritano. E nelle prossime ore una riunione alla Cittadella potrebbe di nuovo cambiare le carte in tavola. Pare, infatti, che si possa riallargare lo spazio destinato alle auto in transito, ma solo nell’area delle ex ferrovie su cui ora sorge il Rialzo.

    Occhiutiani in Giunta

    Rispetto alla discontinuità sbandierata nei programma, Franz ha poi portato in Giunta quattro esponenti che militavano nella ex maggioranza di Occhiuto. Questione di criteri oggettivi, sottolinea il sindaco: «In Giunta siedono tutti i primi eletti delle liste che mi hanno sostenuto». Il Cencelli del penalista cosentino diventa: «Ho rispettato la volontà dell’elettorato».

    L’Atene delle Calabrie sognata da Caruso

    «Cosenza è stata un punto di riferimento sul piano culturale e politico per l’intera Calabria e anche per il Meridione». Parole che precedono le promesse: «Ridare vita alla Casa delle Culture, alla Biblioteca Nazionale, alla Biblioteca civica e soprattutto al teatro Rendano». Che torni, quest’ultimo, ad essere «teatro di tradizione e, quindi, di produzione».

    La Grande Cosenza arriva al Savuto

    Ma quale città unica, Caruso vuole ricostruire ridisegnare la geografia della Calabria Citra. Mette dentro tutto: Cosenza, Rende, Zumpano, Castrolibero, Montalto e pure la zona del Savuto.

    L’eterna vicenda dell’Unical

    Caruso lavora per un maggiore «coinvolgimento e integrazione dell’Università della Calabria nel territorio cosentino». Perché crede che «il Campus non abbia sviluppato un rapporto simbiotico con la città capoluogo». Poi rincara la dose: «Arcavacata non è nemmeno l’università di Rende». Un Ateneo di gente che «vive quella città solo nei giorni della movida».
    Nel concreto Caruso dice di «aver già chiesto al rettore Nicola Leone di poter collaborare con l’università per i progetti del Pnrr».

    Una leghista per i 90 milioni del Cis

    I 90 milioni del Cis per il centro storico di Cosenza? Venerdì 21 arriva il sottosegretario per i Beni e le attività culturali, Lucia Borgonzoni. Seguirà il tavolo tecnico. Lo ha annunciato lo stesso sindaco.

    Ciclabili ma con giudizio

    La viabilità di Occhiuto ha danneggiato il commercio. È il pensiero di Franz e non solo. E se – come sostiene il primo cittadino – «Cosenza è la sua provincia, allora dobbiamo consentire alle persone di raggiungere la città». E gli amanti della bicicletta? La città sostenibile di Caruso non vuole diminuire le piste ciclabili. Piuttosto vuole aumentarle. Distruggendo parte delle vecchie però e senza quella proliferazione di circuiti per scalare, fittiziamente, le graduatorie delle città ecosostenibili.

    Un jolly da giocare sulle confluenze

    «ll Jolly abbattuto è stata opera importante di Occhiuto, ma non ho nessuna intenzione di proseguire nella costruzione del museo di Alarico». Franz dixit. E se proprio c’è da scegliere qualcuno che rappresenti lo spirito della città? C’è già il buon «Telesio». Sull’immobile pende un vincolo di destinazione. Franz Caruso vorrebbe rimodulare tutto e fare di quel posto un «grande parco verde che ricongiunga città vecchia e nuova».

    Cosenza verde

    Nella visione di Caruso dovrebbero essere eliminate «tutte quelle mattonelle cinesi di Piazza Bilotti per lasciare spazio al verde». Spostando il parco del benessere «lungo gli argini dei fiumi magari navigabili». Ecco il manifesto di Franz contro la cementificazione del verde in salsa Occhiuto. Per ora solo intenzioni.

  • «Commissari alla Sanità? Clientela calabrese gestita dal Ministero»

    «Commissari alla Sanità? Clientela calabrese gestita dal Ministero»

    «I piccoli ospedali chiusi non dovrebbero essere riaperti». Suonano paradossali le parole del presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza, Eugenio Corcioni, intervistato dal direttore de I Calabresi, Franco Pellegrini. Strane, perché arrivano nei giorni in cui alcuni presidi sanitari soppressi, compreso quello di Cariati, tornano ad essere operativi per combattere il Covid. Il virus corre e morde.

    Pandemia e sistema sanitario

    La pandemia ha trovato in Calabria un sistema sanitario in condizioni già di per sé pietose. Per due ragioni, sostiene Corcioni. Innanzitutto «un’offerta incongrua e inappropriata con ospedaletti sparsi nella nostra difficile regione». Poi «40 anni di politica distruttiva nel settore».

    Generare voti e clientele

    La medicina territoriale non se la passa benissimo quasi ovunque in Italia. Comparto strategico dove c’è ancora oggi un «marcatissimo interesse per generare voti e clientele». Corcioni, dopo la legnata, suggerisce un percorso: «Ripartire dai concorsi». Su «scala nazionale come un tempo, con 7 prove scritte e orali».

    Il Pnrr non risolverà tutti i problemi

    Il Pnrr non basta. Serve chiedersi: «quale modello assistenziale si vuole costruire, quale personale utilizzare, come organizzare? Come fare i concorsi?». Di certo la posizione di Corcioni sull’edilizia sanitaria è chiara: «Ristrutturare i piccoli nosocomi conviene a chi fa i lavori». Al contrario, pensa sia necessario costruire, e in tutta fretta, il nuovo ospedale di Cosenza: «Da ubicare vicino all’Università della Calabria, in una zona strategica e raggiungibile, perché deve servire tutta la provincia, non una sola città». Boccia, quindi, le idee di chi vuole edificare la nuova Annunziata partendo dal vecchio sito (l’ex sindaco Mario Occhiuto). E al contempo mostra una forte contrarietà verso il progetto caro al centrosinistra cosentino “stregato” dal sito di Vaglio Lise.

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    Striscioni di protesta davanti all’ospedale di Cariati (foto Alfonso Bombini)

    Sanità privata, soldi pubblici

    «Non esiste la Sanità privata in Calabria, nemmeno in Italia». Corcioni precisa: «Salvo qualcosa in alcune città come Roma e Milano e per prestazioni fuori dai Lea (Livelli essenziali di assistenza)». In realtà è una «una gestione privata ma con soldi pubblici, tutta un’altra cosa». La solita regola del capitalismo italiano, dalle Pmi alle grandi imprese: abbeverarsi alle mammelle del settore pubblico.

    Privati e famelici

    Per Corcioni il problema della sanità privata è la gestione: «Non possiamo prendercela con chi esercita un suo diritto». Semmai «la responsabilità è del pubblico che ha il potere e il dovere di programmare, individuare e controllare».
    Ma se diventa orientabile e condizionabile, soprattutto in una regione come la nostra, favorisce le grandi famiglie della sanita cosiddetta privata. Che muovono un sacco di voti.

    La girandola dei commissari alla Sanità

    Nel variegato mondo dei commissari al Piano rientro sanitario in Calabria, Corcioni opera delle distinzioni: «Quelli non eletti dal popolo e quelli osteggiati dalla politica». Si riferisce a Scura. Che non ha avuto un rapporto proprio idilliaco con l’ex presidente della Regione, Mario Oliverio. Corcioni, si capisce, salva solo Scura.
    In generale i commissari sono persone «venute quaggiù per avere una piccolo budget in pensione e una piccola carica onorifica». Il presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza definisce il loro operato «un disastro totale». La colpa «è di chi li ha inviati». Al fondo è sempre la politica a volere che non funzioni il sistema: «Con la gestione commissariale può fare quel che vuole». Uno «sport troppo facile prendersela con persone inadeguate al ruolo». Invece, nel grande capitolo della sanità commissariata Corcioni chiama in causa il ruolo del ministero della Sanità che «ha gestito la clientela cosentina e calabrese nelle poche cose che contavano».

    E adesso? Corcioni promuove i i primi passi del neo presidente della Regione e commissario alla sanità, Roberto Occhiuto. Perché? «Ha chiesto la redistribuzione dei soldi nella conferenza Stato-Regioni, qui si decide il budget». Senza soldi non si cantano messe, ma non si fa nemmeno buona sanità.

  • VIDEO | Cavallerizzo è una piccola Vajont di Calabria

    VIDEO | Cavallerizzo è una piccola Vajont di Calabria

    Cristo si era già fermato a Cavallerizzo, una piccola Vajont senza morti. La provocazione è di Fabio Ietto, geologo e professore dell’Università della Calabria. Era il 2005 quando una frana ha colpito una parte del piccolo centro arbëresh nel comune di Cerzeto.

    Da allora il paese è stato sfollato, la comunità sradicata e delocalizzata nella New town costruita in località Pianette, senza Valutazione di impatto ambientale. «Abusiva», così hanno sempre gridato gli attivisti di Cavallerizzo Vive.  Erano i tempi della Protezione civile targata Guido Bertolaso. A dicembre questo non-luogo compie 10 anni.

    Cavallerizzo non è scivolato a valle

    Le case sventrate non mostrano segni di cambiamento, di scivolamento. Tutto come prima. Troppo come prima. Il centro storico è stato quasi ignorato dallo smottamento. Il paese ha resistito, diventando uno dei set di Arbëria, audiovisivo finanziato dalla Calabria Film Commission. Di altri crolli nessuna traccia in vista. Di porte chiuse e imposte abbassate sì, tra le strade dove l’erba ha preso il sopravvento. Nella piazza principale senti solo cani abbaiare e il vento in sottofondo. L’insegna del bar “San Giorgio” appesa al muro e sotto una saracinesca arrugginita. Un classico dei luoghi abbandonati, a tratti pensi a Prypyat, la città fantasma vicina a Chernobyl.

    La piccola Vajont

    Il professore Fabio Ietto non è solo il consulente di Cavallerizzo Vive (Kajverici Rron nella lingua arbëreshë), associazione che si batte per la rinascita del paese. Viene spesso quaggiù, «a mangiare con chi resiste». La condivisione del cibo per ricostruire un pezzo di storia della comunità ormai frantumato. Spiega perché parlare di piccola Vajont ha un senso: «Una condotta interrata dell’acquedotto Abatemarco passava da qui, 400 litri di acqua al secondo all’interno di un corpo di frana dichiarato attivo». In giro non è difficile ascoltare la stessa versione dei fatti: i contatori correvano molto di più e troppo rispetto alle altre frazioni. Un consumo anomalo.

    Casa sventrata dalla frana a Cavallerizzo di Cerzeto (foto Alfonso Bombini)

    Non è possibile stabilire adesso se la frana abbia provocato la rottura o viceversa. L’ennesima stranezza calabrese è una condotta non costruita all’esterno in modo da verificarne eventuali perdite in una zona ad alto rischio idrogeologico.

    In entrambi i casi, e vista la natura del sottosuolo, l’acqua ha giocato un ruolo importante. Il professore ne è certo. «Una piccola Vajont, un disastro annunciato». Per fortuna senza morti in questo pezzo di Calabria.

    Gli effetti della frana del 2015 a Cavallerizzo (foto 2021 Alfonso Bombini)

    Non solo a Cavallerizzo si muove la terra

    C’è il rischio che la terra si muova persino vicino alla New Town. E il professore Ietto si chiede: «Perché hanno puntato sul nuovo sito invece di recuperare quell’11,5 % circa franato a Cavallerizzo?». I soldi spesi dal Governo Berlusconi di allora non sono stati pochi: 72 milioni di euro. Potevano essere destinati al paese poi abbandonato. Serviva pazienza e rispetto per chi da un giorno all’altro è stato sbattuto fuori casa. Invece, ancora una volta ha vinto la strategia dell’emergenza poi messa in atto compiutamente a L’Aquila.

    Una parte della New town costruita in località Pianette a Cerzeto (foto Alfonso Bombini)

    Quella di Kajverici è una lunga storia finita pure a carte bollate grazie alla voglia di non mollare dell’associazione Cavallerizzo Vive. Che aveva ragione. Mancava la Valutazione di impatto ambientale della New town. Era abusiva. Una vicenda formalmente chiusa nel 2019 quando è arrivata la assoggettabilità a Via da parte della Regione Calabria. Con una serie di indicazioni per mitigare il rischio attraverso interventi mirati. Altri soldi pubblici spesi.  I lavori sono stati già consegnati alla ditta – precisa il sindaco Rizzo – e si concluderanno in poco tempo.

    Fabio Ietto insegna Geologia, geomorfologia applicata e idrogeologia all’Università della Calabria (foto Alfonso Bombini)

    Agenzia immobiliare New town

    Il vecchio cede il passo al nuovo. C’è voglia di lasciarsi alle spalle questo capitolo. Il primo cittadino di Cerzeto, Giuseppe Rizzo, in quelle abitazioni tutte uguali non trova alienazione. Ma un posto che ha mercato. A buon mercato: «Dove la trovi una casa di tre piani a 50mila euro con metano, aria pulita e km 0?».

    Nei panni di agente immobiliare cerca di convincerci sul perché delle giovani coppie scelgono di abitare nella New town. Sono venti circa e alcune hanno scelto di trasferirsi dai paesi limitrofi.

    Rizzo non era primo cittadino quando costruirono il nuovo paese. Oggi cerca di cambiare la narrazione, sostenendo addirittura: «C’è poesia nelle New Town». Il resto della conversazione è un continuo tentativo di guardare oltre Cavallerizzo che, invece, diventerà sede nazionale delle esercitazioni dei vigili del fuoco. Magra consolazione per chi vorrebbe tornare ad abitare in quel posto.

    Crolli e abbandono nella parte superiore di Cavallerizzo (foto Alfonso Bombini)

    Liliana non lascerà mai Cavallerizzo

    Qualche centinaia di metri in linea d’aria più in alto restano segnali di vita nella vecchia Cavallerizzo. Quando tutti gli abitanti hanno obbedito allo sgombero, una cosentina di via Panebianco non ha abbandonato la sua casa. Liliana Bianco ha passato una vita laggiù con il marito morto da poco. La corrente elettrica arriva grazie a due generatori – dice -. Non è sola, c’è un figlio a cui donare il resto dei suoi anni. A proteggerla un piccolo esercito di cani. È diventata un simbolo di resistenza.

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    Liliana Greco, unica abitante di Cavallerizzo (foto Alfonso Bombini)

    Le lacrime di Silvio

    Non lontano Silvio Modotto, come ogni giorno, arriva da Cerzeto e coltiva il suo orto, apre la sua casa, beve il suo vino. Malvasia e Aglianico animano questo blend aspro, come lo sono i rossi fatti in casa. Discute con il cugino tornato dall’Inghilterra dopo la pensione. Storie di ritorno e radici alternando bicchieri undici al litro. E lacrime. Perché Silvio, vigile urbano in pensione, piange. Senza la sua piccola patria e senza più ragazzi con la voglia di cambiare lo stato delle cose. Quantomeno provarci. È pure un fatto anagrafico. Nella maggior parte dei casi non erano nemmeno nati nel 2005 e oggi sono troppo giovani per sentire nostalgia.

    Mani ruvide e voglia di continuare come se non fosse successo nulla, Silvio indica la chiesa rimasta intatta e senza fedeli. Ricorda la festa di San Giorgio: «Venivano da tutte le parti».

    Adesso l’unico a raggiungere Cavallerizzo è l’autore del murales sulla linea della frana. Quel Cristo in cima al Golgota della memoria di una comunità presa a calci e dimenticata.

  • VIDEO | Pichierri: C’è pure la Lega, ma al ballottaggio sì al centrodestra

    VIDEO | Pichierri: C’è pure la Lega, ma al ballottaggio sì al centrodestra

    E se un ballottaggio viene fuori, allora «con grande sofferenza» Franco Pichierri potrebbe stare pure con la Lega. Intendiamoci, la Lega di Giorgetti non quella di Salvini. Pichierri è il candidato a sindaco più centrista e moderato di queste elezioni comunali di Cosenza. Scuola Dc e Prima Repubblica. Anche nel linguaggio utilizzato si capisce che la sua cassetta degli attrezzi non è quella di una politica urlata. Con lui due liste: proprio la Democrazia Cristiana e Noi con l’Italia, il movimento che fa capo a Maurizio Lupi.

    Pichierri è un fan del proporzionale spinto. Lo dice espressamente: «Il problema del Paese è la legge elettorale». Che, a suo, avviso non consente a chi ha una storia come la sua alle spalle, di trovare uno spazio adeguato di agibilità politica.

     

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  • VIDEO | E una parte del Pd non dispiaceva a Formisani

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    Con una parte del Pd l’accordo per le elezioni comunali di Cosenza era possibile. Valerio Formisani, il candidato a sindaco più a sinistra di Cosenza, torna su una questione che ha animato il dibattito politico degli ultimi mesi prima del voto. Tutto comincia con il tavolo Miccoli, l’ex commissario provinciale del Pd di Cosenza. Si dimette e torna a Roma.

     

    Miccoli va via e arriva Francesco Boccia a mettere mano alla complicata matassa cosentina e calabrese. Cambiano gli equilibri e tutto il Pd si arrocca sul socialista Franz Caruso. Si interrompe il dialogo con le altre forze del centrosinistra e della sinistra come Formisani. Bianca Rende, ex Pd e Italia Viva, corre da sola. Dopo un iniziale accenno di intesa con Formisani, anche questo percorso si interrompe.

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  • VIDEO | Gallo: Noi saremo con la Lega di Giorgetti

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    Il Movimento Noi sarà con Lega di Giorgetti. Lo ha detto espressamente Fabio Gallo, leader della formazione ultracattolica e candidato a sindaco per le prossime elezioni comunali di Cosenza. La genesi di Noi è – per bocca del suo stesso fondatore – sturziana. Sulla scia di quella Dc, guardando a destra. Quindi adesso diventa centrodestra.

     

    Fabio Gallo ci tiene a precisare che non ha mai avuto intenzione di militare nelle file di quello che lui definisce «questo centrodestra», cioè quello dei quadri locali di Forza Italia e Lega. In particolare il Movimento Noi ha espresso, nel corso del tempo, parole dure nei confronti dell’amministrazione comunale guidata da Mario Occhiuto. Ma le forze politiche sono in fermento e i cambiamenti all’orizzonte. E la grande coperta del centrodestra può fornire riparo e ristoro a tutti.

    Le parole di apertura di Fabio Gallo verso la Lega e il centrodestra possono essere lette pure in chiave ballottaggio a Cosenza. Se dovesse arrivarci Francesco Caruso, può riconoscere in Gallo un interlocutore che si è già prenotato.

     

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  • VIDEO | Chi ha tradito davvero le idee di Giacomo Mancini?

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    Tutti si sentono eredi di Giacomo Mancini. E addirittura c’è chi lo scrive sui manifesti. Una delle storie più divertenti che animano la campagna elettorale per le comunali a Cosenza è quella di Francesco Civitelli, candidato a sindaco di Cosenza. Ha tappezzato la città con i suo manifesti, dove compare la sua immagine e quella del leone socialista. E un testo che non richiede troppe interpretazioni: “Il mio nome, le tue idee”.

    Apriti cielo. Coro di indignazione per lesa maestà da parte della intellighenzia socialista cosentina. Sul punto è intervenuto pure il nipote di Giacomo Mancini, rivendicando l’eredità politica, a suo dire, indebitamente sottratta da tanti, compreso il Civitelli.

     

     

    Civitelli viene da una famiglia di sinistra, ma adesso ritiene opportuno superare la politica delle contrapposizioni tra partiti per un civismo popolare. Alle Regionali manifesta il suo sostegno a Luigi de Magistris. A suo avviso osteggiato anche dal centrosinistra che farebbe parte del sistema.

    In merito alla affermazioni di Giacomo Mancini jr sui suoi manifesti elettorali Civitelli ha espresso parole dure. Senza sconti e senza briglie.

     

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  • VIDEO | M5S? Per ora no, sono civica ma non come Manna

    VIDEO | M5S? Per ora no, sono civica ma non come Manna

    Per ora pensa alle imminenti elezioni comunali di Cosenza. Per ora. Però qualcosa vorrà pur dire il pieno sostegno del leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, a Bianca Rende. L’ex presidente del consiglio dei ministri, accolto dalla folla cosentina, ha pronunciato il suo endorsement alcuni giorni fa: «Con lei ci metto la firma».

    Del resto tra moderati ci si capisce. L’unica candidata a sindaco donna nelle amministrative di Cosenza è cresciuta a pane e Dc prima, poi un passaggio col Pd per finire con Italia Viva di Renzi. Una superenziana pentita battezzata sul palco da Conte. Sembra una commedia degli equivoci. Non lo è.

     

    Il Movimento 5 stelle di Cosenza ha presentato una lista a sostegno di Bianca Rende soprattutto grazie all’azione della parlamentare pentastellata Anna Laura Orrico, che è una socia di What Women Want, l’associazione di cui la Rende è co-fondatrice. Il grillismo del 2021 assume per volontà di Conte connotati più riformisti e centristi. C’è spazio in entrata.

    La Rende sa che dovrà uscire fuori da questo limbo senza patria prima o poi, scegliendo un partito o un movimento. Adesso si limita a citare e seguire esempi illustri di civismo: Sala e Pisapia. Un «civismo di sinistra», non quello di «destra alla Marcello Manna» – puntualizza quando le si chiede un raffronto tra il suo progetto politico e quello dell’avvocato al governo sull’altra sponda del Campagnano. Chissà cosa ne pensano i militanti del Laboratorio civico del sindaco di Rende?

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    Fidati ma controlla. Recita così un vecchio proverbio russo citato nella serie tv Chernobyl. E Franz Caruso, candidato a sindaco del centrosinistra, nelle elezioni comunali di Cosenza, conosce bene le insidie di un partito per ora pacificato ma sempre pieno di guerre intestine nella città dei bruzi. Due commissari democratici per sbrogliare la matassa degli accordi in vista delle elezioni. Dopo Marco Miccoli è arrivato Francesco Boccia. Polemiche e mancata unità delle forze di centrosinistra hanno fatto da cornice al gioco delle alleanze mancate.

     

    Nessuno dimentica la prima elezione a sindaco di Mario Occhiuto. La profonda divisione tra Nicola Adamo e l’asse Guccione-Oliverio (allora andavano d’amore e d’accordo) favorì enormemente la vittoria dell’architetto che poi avrebbe bissato con il secondo mandato. Oggi sembra tornata la quiete tra Adamo e Guccione. Entrambi sosterranno pure Franco Iacucci alle Regionali.

    E Mario Oliverio? Non pervenuto alle amministrative di Cosenza. Lo stesso Franz Caruso sottolinea come l’ex presidente della Regione Calabria non sia presente in nessun modo nella competizione.

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