Tag: sport

  • Lo chiamavano Guarascese

    Lo chiamavano Guarascese

    In principio c’era la Catizonese, poi venne Eugenio e Guarascese fu perché in entrambi i casi parlare di Cosenza per i tifosi era diventato dannatamente difficile.
    La Storia, aveva teorizzato già parecchio tempo prima un filosofo ed economista tedesco piuttosto noto, ha il brutto vizio di tendere a ripetersi. E quando c’è da replicare una tragedia, ama dare il bis sotto forma di farsa. Le vicissitudini dei rossoblu nel nuovo millennio non sono che l’ennesima conferma della bontà di quella vecchia analisi e della sua attualità.

    Vent’anni dopo

    La prima volta c’erano di mezzo il tragico addio al calcio professionistico dopo il fallimento, la politica (con l’allora sindaca Catizone a rivestire anche l’insolito ruolo di presidentessa di una neonata squadra di calcio), malcontento dilagante tra i tifosi e addirittura un derby: Cosenza Football Club Srl (per i detrattori, Catizonese o Fc Catizone) contro Cosenza 1914 Spa. Era la stagione 2004-2005, annus horribilis per eccellenza nell’ormai ultracentenaria vita sportiva dei Lupi.
    Un paio di decenni dopo, il replay. Non altrettanto tragico, vista almeno l’iscrizione al prossimo campionato di Serie C dopo la retrocessione dell’ultima stagione. Ma – difficile pensarla altrimenti – di certo più grottesco. E, proprio per questo, ancora più insopportabile per chiunque abbia a cuore il destino dei rossoblu.

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    C’è chi dice no: tifosi del Catanzaro invocano la permanenza di Guarascio a Cosenza

    Lo chiamavano Guarascese

    Il Cosenza almeno stavolta è uno solo, ma ormai lo chiamano tutti, o quasi, Guarascese. Non è roba da poco, se si considera che l’italiano medio ha due cose che non cambia mai nella vita: mamma e squadra del cuore, con relativi nomi di battesimo. Eugenio Guarascio – paradossalmente il presidente a conquistare il più prezioso trofeo della scarna bacheca dei Lupi – è riuscito in un’impresa titanica.
    Lo chiamavano Guarascese, il Cosenza, già quando i dirigenti si presentavano tra i proclami a inizio stagione e poi sparivano fino al giorno delle dimissioni. Quando gli steward rivendicavano in piazza mancati emolumenti e nelle pagine social del club entrava in vigore un inedito blocco dei commenti per i sostenitori. O quando in ritiro la rosa era di quattro gatti, magari in prestito, e si aspettava sistematicamente gennaio per rimediare a mercati d’agosto mai all’altezza delle aspettative.

    Continuavano a chiamarlo Guarascese

    E continuavano – e continuano – a chiamarlo Guarascese dopo l’imperdonabile stop iniziale al memorial in onore di Gigi Marulla, così come ogni volta che sulla stampa locale, snobbata dal club in più occasioni, è spuntata qualche ipotesi di cessione societaria. Quelle trattative che a maggio – Guarascio dixit – sono «situazioni concrete» che potrebbero «arrivare alla definizione in brevissimo», per citarne soltanto una, e a luglio diventano – sempre parole di Guarascio – «offerte praticamente a costo zero».
    A quale delle versioni opposte credere se a pronunciarle è la stessa persona? Grande è la confusione sotto il cielo, ma la situazione più che eccellente risulta deprimente.

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    Alfredo Citrigno, che in primavera aveva cercato di acquisire il club da Guarascio, ha smentito di recente le dichiarazioni dell’imprenditore lametino sull’esiguità della cifra offerta per rilevare il Cosenza. Senza renderne pubblica l’entità, però

    Derby d’Eccellenza

    A ravvivare gli animi ha provato il senatore Fausto Orsomarso con un’inattesa proposta. L’esponente di FdI, che nonostante le smentite di rito qualcuno ipotizza possa correre per il dopo Occhiuto alla presidenza regionale, suggerisce di creare una nuova squadra. Sostiene che ci sia una cordata di imprenditori «già pronti» – non a mettere soldi nell’attuale società, però – a darle vita e farla ripartire dall’Eccellenza. Campionato, giusto per la cronaca, i cui calendari sono già stati stilati e non parrebbero prevedere la presenza di nuovi ipotetici club cosentini.
    L’augurio di tutti resta quello di rivedere appena possibile il Cosenza in serie B; la speranza (forse anche dello stesso Guarascio), di farlo con un presidente diverso; il timore quello di assistere l’anno prossimo a un Guarascese-Orsomarsese.

  • Jujitsu: il maestro Giuseppe Cavallo fiduciario regionale Fijlkam

    Jujitsu: il maestro Giuseppe Cavallo fiduciario regionale Fijlkam

    Il maestro di arti marziali Giuseppe Cavallo è il nuovo fiduciario regionale del settore Jujitsu della Fijlkam, l’unica federazione ufficiale del Coni di judo, lotta, karate, arti marziali. La nomina, su proposta e a firma del presidente regionale federale, maestro Enzo Migliarese, è arrivata dopo l’ultima riunione del consiglio del comitato regionale Fijlkam Calabria.

    Nella lettera indirizzata al maestro Cavallo, si legge: «Una nomina che non solo premia competenza, conoscenza e impegno sociale, ma anche coerenza intellettuale, gratuità e dedizione nella consapevole responsabilità di essere riferimento, serio ed equilibrato, su temi sensibili e strategici per le sorti delle nostre società e dell’intera comunità sportiva Fijlkam del territorio». Il Jujitsu o arte della cedevolezza, antesignano delle discipline marziali giapponesi, è un’arte di difesa personale che basa i propri principi sul concetto e sul metodo della flessibilità e dell’utilizzo della forza dell’avversario a proprio vantaggio. Il dottore Giuseppe Cavallo, tra i massimi specialisti del settore, è maestro federale, oltre che di jujitsu, anche di karate e insegnante tecnico di lotta e judo. Inoltre, sempre nell’ambito delle federazioni ufficiali del Coni, possiede la massima qualifica di maestro nel wushu kung fu e nella kickboxing.

  • Il sindaco repubblicano: addio a Claudio Giuliani

    Il sindaco repubblicano: addio a Claudio Giuliani

    Il nostro ricordo più recente di Claudio Giuliani risale a due anni fa, quando bazzicava con grandissima frequenza la redazione de I Calabresi.
    Non era più l’ingegnere di spessore (la pensione arriva per tutti) né il politico abilissimo e ironico che Cosenza aveva imparato ad apprezzare durante la sua lunga militanza a Palazzo dei Bruzi, come consigliere, assessore e sindaco. Il tutto nelle file del Partito repubblicano.
    Era la memoria perenne, lucidissima e viva di tutto questo. Era l’esperienza che si faceva saggezza, senza prendersi troppo sul serio.

    Parole e contenuti forti di Claudio Giuliani

    Non prendersi sul serio, per uno come Claudio Giuliani – che aveva fatto e visto tanto – significava una cosa: sorridere. E, soprattutto, non cercare mai di fare il protagonista. Sebbene il suo protagonismo nella vita della città resti indiscutibile.
    Indiscutibile e prezioso per almeno due volte. La prima fu a fine metà anni ’80, quando consentì alla giunta tipartita (Dc-Psi-Pri), orfana dei Socialdemocratici e di Pino Gentile, sindaco per la prima volta nelle schiere socialiste, di arrivare al voto.
    La seconda volta fu nel 1986, quando gestì il passaggio, ancor più delicato, tra Giacomo Mancini (sindaco per l’ultima volta nella Prima Repubblica) e il big democristiano Franco Santo.

    Un santino elettorale di Claudio Giuliani

    Claudio era una miniera di ricordi, che snocciolava con precisione chirurgica nel suo linguaggio ironico e tagliente.
    Tra una facezia e l’altra, ricostruiva interi periodi della vita cittadina e tracciava ritratti – a volte al vetriolo ma sempre fedelissimi – dei tanti big con cui aveva diviso la sua strada.
    Era pignolo senza averne l’aria. Uno di noi, che gli diede un passaggio, si sentì dire: «Non barare, togli quei gancetti e metti la cintura, perché non sai cosa rischi». Da uno come lui, che conosceva e amava i motori, non era un rimproverò né un’esortazione: era un ordine.

    Gioie e motori

    Della passione di Claudio Giuliani per i motori c’è una forte traccia in Corsi e ricorsi, il libro in cui l’ex sindaco raccontò la passione, sua e familiare, per le auto da corsa.
    Una passione soprattutto praticata, visto che l’ingegnere frequentò a lungo i tracciati della prestigiosa Coppa Sila (già battuti dal nonno, dal prozio e dal papà) con ottimi risultati.
    Detto questo, Claudio Giuliani non era un pirata della strada. Anzi: pilotava le auto allo stesso modo in cui faceva politica. Cioè con passione, abilità e coraggio, mai con spregiudicatezza o spericolatamente.
    Passione e abilità, ma anche spirito di servizio.

    Claudio Giuliani nell’album della Prima Repubblica

    A scorrere gli organigrammi di Palazzo dei Bruzi degli anni ’70-’80 emerge il ritratto di un’élite, l’ultima che Cosenza abbia avuto.
    Di questa élite, che traghettò la città in maniera indolore alla Seconda Repubblica (dice nulla la leadership persistente di Giacomo Mancini?), Claudio Giuliani fu elemento di spicco.
    La sua ultima attività pubblica risale al 2011, quando recuperò il mitico quadrifoglio e schierò una lista col sindaco uscente Salvatore Perugini. Al riguardo, resta memorabile un siparietto con tra i due ex sindaci, durante il quale l’ingegnere sottoponeva l’avvocato a un test di “cosentineria” (ovvero, basato sul riconoscimento dei luoghi storici o caratteristici e sulla traduzione in italiano dei detti tipici). Test passato appieno.
    Dopo, il graduale ritiro dalla vita pubblica, frequentata e osservata con lo sguardo del testimone passionale, che parlava di politica con lo stesso trasporto con cui si occupava del Cosenza.
    Gli anni passano e i percorsi (inevitabilmente) finiscono. I ricordi, quando sono costruiti sui meriti, restano.
    Cosenza saluta Claudio Giuliani nella camera ardente, allestita oggi a Villa Rendano il 9 novembre, e nella chiesa di Santa Teresa, dove sono previsti i funerali alle 11 di domani.

  • Calabria, niente Giro d’Italia 2024: sollievo tra i gommisti

    Calabria, niente Giro d’Italia 2024: sollievo tra i gommisti

    Non c’è appassionato di ciclismo che non ami il Giro d’Italia e non c‘è gommista o meccanico che non lo odi, almeno in Calabria. Da parecchio tempo, infatti, la mitica corsa a tappe organizzata dalla Rosea a queste latitudini è sinonimo, più che di sport, di bitumazione. Che – ricordiamo per i tanti calabresi che, non vedendola da anni, lo hanno dimenticato – è quella cosa con cui i Comuni ripristinano il manto stradale eliminando le innumerevoli buche che troppo spesso lo costellano.

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    Un garbato invito alla bitumazione rivolto al sindaco di Cosenza

    Il Giro d’Italia in Calabria tra il 1929 e il 2024

    Il Giro d’Italia in Calabria è passato una sessantina di volte, La prima, nel 1929, vide trionfare il grande Binda, ma all’epoca da queste parti ci si spostava percorrendo mulattiere. Nei successivi 95 anni le cose – corridori e bici a parte – non sono poi cambiate così tanto, se non per un particolare: le strade in Calabria fanno sempre schifo come allora (o quasi), tranne – appunto – quando c’è una tappa del Giro d’Italia.
    In quel caso, complice il passaggio in tv delle località interessate dal tracciato, le amministrazioni locali sembrano trasformarsi nelle ben più efficienti omologhe giapponesi. Ogni buca, come per magia, si riempie in un attimo, anche quelle che erano lì da anni; l’asfalto all’improvviso sembra quello di qualche cantone svizzero. E per chi si guadagna da vivere riparando gomme e giunti sono guai.

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    Un gommista all’opera

    Officine in festa, automobilisti e Chiesa un po’ meno

    Meccanici e gommisti anche stavolta possono, però, tirare un sospiro di sollievo: niente Giro d’Italia in Calabria nel 2024. Il crollo degli affari registrato in concomitanza della tappa 2022 tra Palmi e Scalea non si ripeterà.
    Non è dato sapere se siano state le due potenti lobbies o quella dei ricambi a convincere quelli della Gazzetta a non portare la corsa più a sud della Campania. Ma è probabile che in parecchie officine, con la diffusione del percorso ufficiale della prossima edizione, abbiano stappato lo champagne. Disappunto, al contrario, nel mondo della Chiesa: il mantenimento delle attuali condizioni stradali potrebbe comportare un aumento delle imprecazioni tale da permettere alla Calabria di sorpassare il Veneto nella classifica dei bestemmiatori.
    Unica consolazione per tutti: la Regione eviterà figuracce a caro prezzo come nell’edizione 2020.

  • Serie B: il Tar boccia ancora la Reggina, ok per il Lecco

    Serie B: il Tar boccia ancora la Reggina, ok per il Lecco

    Non c’è spazio per la Reggina in serie B secondo il Tar. Per i giudici amministrativi il ricorso degli amaranto è «improcedibile». Confermata così la prima bocciatura delle settimane scorse, con la società dello Stretto che non potrà procedere all’iscrizione della squadra tra i cadetti. Il Tar del Lazio ha quindi fatto sue le decisioni che aveva preso il consiglio federale del 7 luglio, facendo precipitare nello sconforto la tifoseria.

    Serie B: no alla Reggina, sì al Lecco

    Verdetto opposto, invece, per il Lecco. Dopo l’iniziale esclusione, apparsa ai più paradossale, è arrivato il dietrofront. Se non c’è spazio per la Reggina in serie B, ci sarà invece per il Lecco. E presto potrebbe aggiungersi anche un altro club lombardo. Il Brescia, infatti, dopo la retrocessione sul campo nella doppia finale dei playout contro il Cosenza è la principale candidata a riempire la casella lasciata vuota dal club che Saladini aveva rilevato soltanto un anno fa dopo l’arresto dell’allora patron Gallo.

    Per la stesura definitiva del calendario dei cadetti, però, toccherà attendere ancora qualche settimana. La Federcalcio, infatti, ha deciso di attendere il 29 agosto, giorno in cui il Consiglio di Stato dovrà dire l’ultima parola sulla questione delle iscrizioni. E così il campionato – la prima giornata è prevista il 19 agosto – inizierà con una X e una Y al posto di due squadre.

  • Primo memorial Renato Morrone: vince la Renovo

    Primo memorial Renato Morrone: vince la Renovo

    La Renovo vince il primo memorial “Renato Morrone”. Il torneo, che si è disputato nel palazzetto dello sport di Casali del Manco, ha ricordato una figura simbolo dello sport in Presila. Renato non è stato solo un presidente di squadre di calcio, ma soprattutto un promotore appassionato della cultura dello sport nella sua migliore accezione. Quella che porta con sé valori come lealtà, amicizia, rispetto, dialogo e sana competizione. Ci ha lasciati troppo presto ma il suo ricordo non muore. Renato è sempre stato in prima linea per la sua comunità.

    A premiare le squadre sono stati la moglie Maria Pia Imbrogno, i suoi figli Stefano e Fabrizio.

    I vincitori del torneo in foto con la famiglia di Renato Morrone e con il consigliere comunale De Luca

    La finale ha visto prevalere la Renovo per 10 a 8 sugli Spinnati. Terzo posto per Aston Birra. Tanta ironia e sano divertimento, conditi anche da sprazzi di bel gioco, hanno animato questa competizione.

    Il torneo è stato organizzato dal presidente della Casali del Manco Futsal, Daniele Cuconato, con il patrocinio del Comune di Casali del Manco. Alla premiazione era presente anche Fernando De Luca, consigliere comunale con deleghe anche all’Urbanistica e lavori pubblici, Pnr e finanziamenti europei.

    «Siamo felici che un torneo ricordi mio padre, un uomo che ha sempre creduto nei valori dello sport. Ci auguriamo che questi ragazzi possano continuare a giocare con passione e raggiungere ottimi risultati. Grazie al presidente della Casali del Manco Futasl, Daniele Cocunato, che ha organizzato il torneo e ha voluto ricordare nostro padre».

    Sono parole espresse dai familiari di Renato Morrone.

    «È stato un bellissimo torneo, – ha commentato Daniele Cuconato – in cui anche la comunità locale ha fatto la sua parte accorrendo numerosa nel corso del torneo. Visto il bel rapporto che si creato con la famiglia Morrone sarà nostra cura come società mantenere vivo il torneo nel corso dei prossimi anni».

    Daniele Cuconato (presidente del Casali del Manco Futsal) e Stefano Morrone

    «In merito alla squadra Casali del Manco futsal – sottolinea Cuconato – anche quest’anno, per il quarto di fila consecutivo, disputeremo il campionato nazionale di serie B, la stagione si preannuncia come sempre difficile quando si ci affaccia in ambito nazionale. I nostri obiettivi sono continuare a fare crescere i giovani che abbiamo in rosa ed eguagliare gli ultimi due anni in cui abbiamo disputato i play off per la promozione in A2, continuando avvicinare la comunità sempre di più alla nostra società e alla nostra squadra».

  • Via col vento: a Gizzeria tornano i Mondiali di kitesurf

    Via col vento: a Gizzeria tornano i Mondiali di kitesurf

    Si rinnova l’appuntamento con i Mondiali di kitesurf a Gizzeria presso il Circolo Velico Hang Loose. Protagonisti assoluti di questa edizione 2023 saranno i più giovani: sul litorale tirrenico si terranno due eventi assoluti per A’S Youth Foil U17 e Formula Kite Youth U21 World Championships. Quest’ultima formula farà il suo debutto anche alle prossime Olimpiadi che si terranno a Parigi. Dopo la registrazione dei partecipanti all’A’S Youth Foil U17 e la cerimonia di apertura di ieri, al via da oggi al 16 luglio le regate dei giovanissimi, con premiazione e chiusura del primo evento al termine delle sfide; dal 19 al 23 luglio spazio invece al Campionato Mondiale di Formula Kite U21.

    Gizzeria: il vento termico e i Mondiali di kitesurf

    All’Hang Loose di Gizzeria, in località Pesci e Anguille, i Mondiali di kitesurf sono ormai di casa da tempo. Chi non sfrutta il vento per cavalcare le onde potrebbe preferire altre destinazioni, ma la spiaggia della cittadina del Tirreno può contare sul suo famoso vento termico che ne fa uno spot ideale quando si parla di kitesurf.
    Per i due eventi assoluti di questa edizione del Mondiale si attende l’arrivo di oltre 200 atleti da 25 paesi del mondo. E quello di appassionati della disciplina provenienti da tutta Italia. Con l’immancabile contributo dei tanti curiosi attirati dalla formula dell’organizzatore Luca Valentini, che ha saputo creare per la tappa calabrese il «giusto mix mix tra sport, adrenalina, divertimento e promozione territoriale».
    La tappa dei mondiali di kitesurf organizzata dal Circolo Velico Hang Loose di Gizzeria – in collaborazione di Calabria Straordinariaè promossa da:

    • World Sailing (Federazione Internazionale Vela),
    • IKA (International Kiteboarding Association),
    • FIV (Federazione Italiana Vela),
    • CKWI (Classe Kiteboarding e Wingsport Italia)
  • Un giorno sul centrale di Wimbledon

    Un giorno sul centrale di Wimbledon

    Se da giocatore il tennis non ti concede errori da spettatore è un museo senza tempo, un mondo che puoi mettere in pause (“ll“) e far ripartire con un ticket anno dopo anno. Wimbledon 2023 non cambia vestito ma toglie certezze e riferimenti ad una platea da anni divisa nelle tifoserie dai semidei che hanno riscriscritto l’era open dal 2001 ad oggi.

    Applausi per Roger Federer nel Royal Box di Wimbledon

    Roger Federer come Apollo figlio di Zeus, continua a splendere senza scendere più nell’arena. Rafa Nadal al pari di Eracle ha momentaneamente dismesso la pelle di leone ma noi tutti speriamo di rivederlo ruggire sui campi regalandoci quelle epiche battaglie per conquistare il posto più in alto nella storia del tennis, King of slam. Novak Djokovic da numero 1 sembra quasi uno zio che gioca con i nipoti emergenti, continuando a insegnare loro come si diventa campioni.

    Tra questi spicca per talento ed empatia un Danil Medvedev che strizza l’occhio alla storia nella speranza di costruirsi un futuro da quinto semidio. L’erba di Wimbledon ovatta i rimbalzi e l’umore di chi come me accarezza l’idea di accedere ad un paradiso dove le linee sono di gesso ed i Campi Elisi un tennis club dove udire i racconti e gli aneddoti infiniti di questo mondo intorno ad una palla gialla fluttuante ed armonica.

    Campo Numero 1 ore 13:15: la folla acclama un Medvedev che al pari di Hermes si muove ad una velocità ed un ritmo insostenibile per 5 set. Il suo avversario Marton Fucsovic lo sa bene che rivivrà le emozioni di Ettore davanti le mura di Troia e dopo aver vinto il primo set da gladiatore troverà devastante per il suo fisico mantenere quei ritmi pur regalando al pubblico la bellezza di un tennis completo e senza tempo, fatto di serve&volley, rovesci in backspin, tuffi sotto rete e bellissimi cambi di ritmo. Finisce 3 set a 1 per il russo, ma il pubblico in piedi acclama Marton che con onore lascia il campo tra applausi e pochi rimpianti.

    Era dagli Europei della nostra amata nazionale di calcio che non provavo la tensione che tutti noi italiani conosciamo bene, allorché scende in campo Matteo Berrettini contro Alexander Zverev. Si prospetta uno scontro tra titani fatto di diritti e servizi simili alle saette di Zeus e alle martellate del Mjöllnir di Thor. Un Match dove gli italiani sugli spalti hanno perso la voce per incoraggiare un Matteo che vuole tornare in alto e che vincendo quei pochi punti che contano, quei mini-break nei tie-break porta a casa un quarto turno che ha di nuovo il sapore della storia di Wimbledon a cui ci ha abituato. Ora è tempo di lasciarvi perché un buon Pimm’s on the hill mi aspetta al tramonto, e vi assicuro il più suggestivo a cui un tennista può e deve assistere.
    Goodbye friends.

    Fabio Aloe

    maestro di tennis

  • Da Teramo un calcio alle sbarre del razzismo e al razzismo delle sbarre

    Da Teramo un calcio alle sbarre del razzismo e al razzismo delle sbarre

    Le esperienze sociali attraversano il tempo, giocano d’anticipo sulla globalizzazione e sull’imperialismo. È nella loro propria natura avere fortissime radici territoriali e grande sensibilità internazionale e internazionalista verso chi vive le stesse condizioni, separato “soltanto” da centinaia di chilometri.
    In trasferta abruzzese e laziale per lavoro incastro in modo da poter essere alla splendida settimana di musica, partite, dibattiti e cucina promossa dalla Casa del Popolo di Teramo, dietro il titolo, senza cedimento alcuno, AMA LO SPORT, ODIA IL RAZZISMO. Un programma a domani, un filo rosso nella memoria.
    Un calendario bello fitto, sentito, carico. In cartellone, riflessioni su sanità e urbanistica in città, un’iniziativa a cura del Collettivo femminista Malelingue – esperienza molto briosa e curiosa, schierata e capace di essere trasversale ad anagrafe e lavoro -, revival calcistico e dibattiti sui temi della giustizia.

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    La tifoseria del Cosenza storicamente schierata contro il razzismo e da sempre solidale coi rifugiati

    Calcio e razzismo, da Cosenza a Teramo

    Chi scrive sente un po’ di piacevole malinconia, ricordando la partecipazione di tifoserie di tutta Italia (non solo nel calcio) ai “vecchi” mondiali Antirazzisti. Che poi lì di “vecchio” invero c’era molto poco, perché le analisi di partenza erano buone, fresche e attuali: il razzismo come prodotto di marketing, come pregiudizio per escludere, come virus da fare crescere per sostituire sicurezze rubate con insicurezze presunte.
    Ora la partecipazione ultras nel sociale è meno presente (e Cosenza anzi è una piazza ancora più reattiva di troppe altre) e soprattutto si è un po’ annacquata la valenza comunitaria e politica. L’apoliticità è stata dappertutto un modo per allentare frizioni, ma anche per espellere le pratiche di alternativa dal basso che sembravano più interessanti e radicali.

    Curve e politica

    E comunque a Teramo si respira dei gradoni il senso bello, non il mettere il cappello a una tifoseria per conto di pochi, ma i ricordi umani e sportivi che rendono ogni realtà con ancora un certo attaccamento calda e rituale. A latere di partitelle e grigliate, cori e fiaccolate per i ragazzi scomparsi e cresciuti in gradinata: pratica bella, anche se non hai una sciarpa al collo o ne porti una di un’altra bandiera. Il succo è lì: politica sociale e riti della curva sono parti di una cultura individuale e collettiva; le puoi e le devi discernere. Anzi, lo facciamo tutti sempre più spesso e con un po’ di autocritica dovremmo dire che è la conseguenza di un passato prossimo nel quale invece eravamo convinti dovessero essere per forza la stessa cosa. No, non lo sono, ma le connessioni esistono ed esisteranno.

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    I Los Fastidios a Teramo

    Nell’umida bolgia del campetto Smeraldo incontro i Los Fastidios: li ascolto, certo, ma soprattutto noto una cosa che appartiene alla vita dei musicisti e dei movimentisti. Il venirsi a trovare, il cercare di vedere le cose che accadono, i temi che scaldano. A me tocca una bella tavolata con gli amici di Napoli Monitor sulla questione carcere, in particolare ergastolo e 41bis. Presente Yairaiha Onlus e ben due stand di libri: uno di storia e memoria critica locale; uno su temi di pena e giustizia. Ed è emozionante come raziocinio e militanza civile si tocchino nella folla di centinaia di persone.

    Calcio, carcere e non solo

    Questo carcere (la sua regolazione formale e i suoi effetti sostanziali) colma sempre meno le promesse di sicurezza su cui si è fondato. E sempre di più squarci totalmente inediti si aprono davanti alle ingiustizie peggiori: quando emerge la foto del sovraffollamento, della mancanza di alternative, della impunità esibita di chi ne ha la forza e dell’annullamento totale di chi è considerato ormai smorzo di carne, parte di una discarica sociale.
    Sfumature nelle sfumature: reati che potrebbero essere depenalizzati, ad esempio. Maggiore attenzione alla prevenzione culturale e sociale in caso di violenze domestiche, stato di necessità e indigenza, politica sulle droghe.

    I tanti interventi s’affollano molto più critici e policromi delle nostre relazioni scolastiche: si sta bene, c’è il piacere di commentare, di stare assieme, senza la costrizione del torto e della ragione. Risuonano naturalmente sensibilità comuni. Mi appassiono nelle ore precedenti e successive a sentire cosa succeda in una piccola città del Sud e purtroppo certi costumi e malcostumi sembrano il racconto di una nazione intera. I crolli nelle case popolari, il costo della vita, la precarietà del lavoro. Una artigianale mostra fotografica racconta il vissuto di quartieri storici e periferici, coi loro personaggi, le loro panchine, lo sporco e il pulito, la generosità e il disservizio.

    Mostra fotografica nella settimana antagonista di Teramo

    Empatia, non volemose bene

    Chiacchiero con Davide e Giovanni, metalmeccanici. Schiena e braccia di quella parte di industria che non conosce sosta, talvolta nemmeno contro la vita degli altri. Ascolto volentieri come possa declinarsi la questione di genere in terre di provincia dove altrimenti il racconto sarebbe che rivendicare diritti è lezioso, fa perdere tempo e salute. C’è la carretta da tirare. C’è una buona presenza di migranti, accolta senza l’ipocrisia del volemose bene ma con la concretezza di alcune precedenti esperienze della rete Sprar. Abbiamo buttato via il bambino ancora prima dell’acqua sporca: anzi, quella la abbiamo lasciata nella bacinella, ma sulle migrazioni “navighiamo” male e a vista. Le uniche acritiche certezze sono accordi internazionali dagli effetti incompatibili alla dignità umana.

    L’immancabile mangia e bevi come da copione

    Tanta gastronomia e lì bello pure registrare la felicità e la simpatia di chi ha lavorato ore e forse giorni e continuano a non avere e non volere sosta. Tutto senza profitto. Una squadra che segna e continua a segnare.
    Me ne vado davvero leggero: leggero di questa robustissima costituzione che pratica la sua lotta con la comunità, i legami, la libertà. Questa Teramo, popolare e frizzante, colta e curiosa, empatica e rude, mi ha colpito in bene. I baci e gli abbracci camminano da soli tra pugni chiusi e pugni in tasca. La sera placa l’afa e la cassa suona. E dovunque siano queste feste scalciano le sbarre del grigio per liberare felicità e impegno.

    Domenico Bilotti
    Docente di “Diritto delle Religioni” e “Storia delle religioni”, Università Magna Graecia

  • Sanità in rosso? La Lega lancia le “palestre della salute”

    Sanità in rosso? La Lega lancia le “palestre della salute”

    La Lega calabrese come il Padre Gabrielli di Boris? Il sospetto, almeno per i fanatici della celebre serie TV, potrebbe anche venire spulciando il sito del Consiglio regionale della Calabria. Può capitare, infatti, di imbattersi in una nuova proposta di legge che porta la firma di quattro esponenti locali del Carroccio: Giuseppe Gelardi, Pietro Raso, Pietro Molinaro e il presidente dell’Aula Fortugno, Filippo Mancuso. La sanità dalle nostre parti, si sa, ha problemi di bilancio (e non solo) enormi, ma un modo per ridurli c’è. Ed è il segreto della vita che Corrado Guzzanti rivelava all’elettricista Biascica: la palestra.

    Sport, Sanità e conti in rosso

    I quattro salviniani di Calabria, ispirati dai (ma meno accurati dei) colleghi veneti, non hanno dubbi a riguardo e lo mettono nero su bianco nella loro proposta di legge. Dopo attenti studi non hanno potuto che rilevare come risulti «fatto notorio che il benessere psicofisico sia uno dei fattori fondamentali per l’abbassamento del rischio di contrazione di diverse malattie». Qualora non fosse chiaro, lo ribadiscono: «Uno stato di forma ottimale della popolazione porterebbe ad una minor insorgenza di malattie».

    Appurato che di solito mantenersi in forma fa ammalare di meno, è arrivata l’illuminazione: meno malati si tradurrebbero in una minor spesa per il sistema sanitario. Non solo avremmo «una popolazione più sana, e quindi più attiva e più felice». Ci sarebbero pure ricadute positive «in relazione ad alcuni segmenti del bilancio regionale e di quello nazionale».

    Non solo Calabria: la Lega e le palestre della salute

    Ed ecco come la Calabria potrebbe salvare il SSN: mettendo un cartello “Palestre della salute” nelle palestre che esistono già. La legge targata Lega si compone infatti di quattro, scarni articoli. Il primo dice che nel 2023 la Regione riconosce che per realizzare il diritto alla salute fare attività fisica serve, come già legiferato nel 2010. Nel secondo si chiarisce che secondo i nostri governanti le «palestre della salute» – e non, per esempio, le macellerie o i negozi di ferramenta – sarebbero «luogo privilegiato» per la suddetta attività.

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    La Lega di Zaia ha istituito le palestre della salute in Veneto, i salviniani di Calabria vogliono imitarla

    Ma che sono le palestre della salute? Palestre dove – lo certificherà la Regione, spiega l’art. 3 – si faranno attività che fanno bene alla salute con attrezzature a norma. Si prospettano tempi duri, dunque, per quelle dove si va per ammalarsi o farsi male, la Cittadella non avrà pietà per loro. Il quarto articolo, infine, rassicura tutti: non ci saranno costi in più per il bilancio regionale. Il cartello, insomma, se lo pagheranno i gestori.
    La nuova legge deve ancora passare l’esame di due commissioni (la Sesta e la Seconda) e  ottenere l’ok del Consiglio, ma la strada per una Sanità coi conti in ordine sembra già più in discesa.