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  • Calabria film commission: se Grande divide, Vigna resta la vera anomalia

    Calabria film commission: se Grande divide, Vigna resta la vera anomalia

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    La regola dell’amico non sbaglia mai, dicevano gli 883 negli anni ’90. Invece, il ginepraio di polemiche sorte al seguito della nomina del “vecchio amico” di Roberto Occhiuto, il lametino Antonio Grande (detto Anton Giulio per l’haute couture) è arrivata a far porre dei dubbi persino al solitamente dormiente gruppo Pd in Consiglio regionale guidato da Nicola Irto. «Un atto incomprensibile», hanno stigmatizzato pubblicamente, senza annunciare (confidiamo nell’effetto sorpresa) alcun atto politico-istituzionale-ispettivo consequenziale.

    Furgiuele plaude e si smarca

    Il concittadino del neo commissario di Calabria Film Commission, il deputato della Lega Domenico Furgiuele, ha plaudito pubblicamente alla nomina. «Da tempo – il suo commento – l’amico Anton Giulio mostra interesse e sensibilità verso i temi della ripresa culturale e della promozione dell’immagine della Calabria». Poi ha smentito di essere il “suggeritore” della nomina, come pensato nell’immediato dai più. «La nomina l’ha fatta Occhiuto. Io l’ho condivisa in pieno», ha dichiarato a ICalabresi.

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    Domenico Furgiuele

    Tre imprese, tutte chiuse

    Invece, Antonio Grande, avvistato nell’estate 2021 agli eventi di presentazione della candidatura di Roberto Occhiuto, pare quasi sia stato ripescato a seguito della cessione formale delle sue attività aziendali.
    Difatti, da quanto risulta dalla relativa Camera di Commercio e dalle Conservatorie, la società in nome collettivo “Antongiulio Grande di Giovannino Antonio Macrì & Antonio Grande”, è cessata nel 2008. «Il 18 febbraio 2008 il conservatore ha trasmesso al Giudice del registro imprese di Catanzaro la proposta di cancellazione d’ufficio dell’impresa», si legge nella visura camerale.

    Nel contempo, la Anton Giulio Grande s.r.l. con sede a Roma, nata nel febbraio 1996, è finita in liquidazione (con Antonio Grande liquidatore) e poi definitivamente cancellata il 19 luglio del 2012.
    È rimasta in piedi l’impresa artigiana “Antonio Grande”, nata subito dopo la chiusura della s.r.l. romana, nel novembre 2012. Una impresa iscritta con la qualifica di “Piccolo imprenditore” e annotata come impresa artigiana.
    Una azienda di sartoria con un solo addetto (formalmente non dipendente), la cui attività è cessata il 31 dicembre 2020, con cancellazione dal registro delle imprese nel febbraio 2021.

    Silenzi e divagazioni

    Da allora non risulta nient’altro, né Antonio Grande risulta avere altre partecipazioni societarie. Eppure nel gennaio 2022 ha presentato alla Fashion Week di Torino la sua nuova collezione di Alta Moda con 30 abiti, per poi portarla anche al Digital fashion show in Sicilia. «Noto stilista con atelier a Roma e Firenze, amato dalle signore dell’aristocrazia internazionale e dal luccicante mondo dello showbiz», lo definisce l’intro dell’intervista da lui resa a AobMagazine. Mentre lui stesso dichiara nel marzo 2022 a VelvetMag «L’alta moda dovrebbe essere concepita e recepita come un’opera d’arte, sfiorare l’ideale e quindi approdare ad un concetto di eternità». A differenza delle sue aziende che, però, risultano, come si è detto, chiuse, nonostante le presentazioni dei nuovi abiti offerte alla stampa.

    Interpellato direttamente sulla questione, Antonio Grande non ha ritenuto di rispondere alla domanda. Lo stesso deputato Domenico Furgiuele, alla domanda da noi posta se fosse opportuno nominare con un incarico di gestione apicale come risultano essere i compiti del commissario di Calabria Film Commission, una personalità che ha chiuso le sue aziende non ha risposto. Ha solo ripetuto che «La nuova Film commission si occuperà di cinema e non solo, ma di cultura e di arte. Grande è un uomo di arte e di cultura».

    Ma la Lega si smarca

    Lo pseudo sillogismo di Furgiuele – seguendo la stessa logica, perché non affidare la Film Commission a un ballerino o un pittore, visto che sempre di uomini di arte e cultura si tratta? – pare cozzare con la linea ufficiale dei suoi compagni di partito. Nel pomeriggio, infatti, Francesco Saccomanno, commissario regionale del Carroccio, si è affrettato a inviare una nota in cui precisa che eventuali suggerimenti su incarichi a nome del partito spettano solo e soltanto a lui. Che però «non ha mai avanzato nominativi non essendo neanche a conoscenza di tale possibile incarico». Un documento stringatissimo in cui balza all’occhio l’assenza di qualsivoglia apprezzamento per la scelta di Occhiuto.

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    Anton Giulio Grande al Festival di Venezia

    L’incognita compensi

    Il decreto con cui Occhiuto ha nominato Grande come commissario specifica che «il presente provvedimento non comporta oneri a carico del bilancio annuale e/o pluriennale regionale».
    Lo Statuto della Fondazione, invece, dispone che «Al presidente spetta un compenso equiparato a quello dei Dirigenti generali della Regione Calabria», ossia circa 135mila euro annui. Nel nuovo Statuto (contenuto nel burc dello scorso 1 febbraio) la somma scende a 40mila euro annui, ma non è ancora in vigore.

    Non risulta, però, che il ruolo di commissario sia legislativamente equiparato a quello di Presidente (soprattutto per quanto riguarda i compensi). Difatti, l’ex presidente Giuseppe Citrigno, dopo un triennio a titolo gratuito, nel 2019 ha avuto un compenso lordo di 44.379,11 annui. Giovanni Minoli, nella sua qualità, invece, di commissario straordinario nel 2020 e nel 2021 non ha percepito nessuna retribuzione. Difficile, quindi, arrivare a fare una “forzatura interpretativa” che non trova alcun riscontro né nell’atto di incarico, né nello Statuto della Fondazione, al fine di erogare compensi non specificamente previsti.

    Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto

    Doppio incarico per Vigna

    Non c’è solo la questione del Commissario, ma anche quella del direttore di Calabria Film Commission. A ricoprire l’incarico è Luciano Vigna, ex assessore comunale a Cosenza, ex responsabile amministrativo (per un mese) della presidente Jole Santelli e poi suo capo di Gabinetto fino all’1 giugno 2021.
    Proprio in quella stessa data Luciano Vigna viene individuato come Direttore della Fondazione e subito nominato con decreto del Presidente della Regione (Nino Spirlì) numero 43 del 1 giugno 2021, con un compenso annuo (previsto dall’articolo 12 dello Statuto della Fondazione) pari a quello stabilito per i Dirigenti Generali dei dipartimenti della Giunta Regionale, decurtato del 20%. In soldoni sono 129.971,21 euro lordi ogni dodici mesi.

    Vigna, però, è stato nominato con Decreto n. 217 del 24 novembre 2021 a firma di Roberto Occhiuto, nuovamente Capo di Gabinetto del presidente.
    Seppur a titolo gratuito, tale incarico comporta una rilevante gestione del potere, come cristallizzato dall’articolo 9 della legge regionale 8 del 1996. Difatti, si legge che: “L’Ufficio di Gabinetto cura la trattazione degli affari connessi con le funzioni del Presidente, secondo le direttive dallo stesso impartite, ed è d’ausilio nei rapporti con gli altri organi regionali, con gli organi statali, centrali e periferici, nonché con le formazioni sociali e le comunità locali».

    L’ex presidente facente fuzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì

    Controllore e controllato: si dimette?

    C’è da dire, però, che qualcosa deve essere sfuggito, perché nell’atto di nomina come Capo di Gabinetto, risulta che Vigna abbia dichiarato di non trovarsi in alcuna delle condizioni di incompatibilità previste dalla legge regionale 7 del 1996, né in cause di conflitto di interessi.
    Eppure nella legge regionale 16 del 2005, che modifica la citata normativa del 1996 si legge che nell’ufficio di Gabinetto non può essere utilizzato chi «sia componente di organi statutari di enti, aziende o società regionali o a rilevante partecipazione regionale».

    L’articolo 3 dello Statuto della Calabria Film Commission, invece, cristallizza che: «la Fondazione esercita la propria attività prevalente in favore del Socio fondatore Regione Calabria, nel senso che almeno l’80% delle proprie attività sono effettuate nello svolgimento dei compiti ad essa affidati dal predetto Socio fondatore Regione Calabria». Inoltre, secondo l’articolo 16 «le cariche di Presidente e di Direttore sono incompatibili con attività, incarichi e interessi che siano in conflitto con i compiti istituzionali della Fondazione, fatte salve le altre cause di incompatibilità/inconferibilità previste dalla legislazione vigente».

    Siccome, secondo l’articolo 18 dello Statuto della Fondazione, la Regione Calabria esercita attività di vigilanza (e che la Giunta regionale sovrintende all’ordinamento ed alla gestione della Fondazione), risulta chiaro che con Vigna in entrambi i ruoli, il controllore ed il controllato corrispondono. Si dimetterà?

  • I Bronzi di Riace saranno candidati a Patrimonio dell’Unesco

    I Bronzi di Riace saranno candidati a Patrimonio dell’Unesco

    Patrimonio dell’Unesco. Proprio come il Centro Storico di Roma. O Venezia e la sua laguna. O i Sassi di Matera, i Trulli di Albero Bello, la Costiera Amalfitana, le Dolomiti, i Portici di Bologna, solo per rimanere in Italia. E per menzionare solo alcuni esempi. Anche i Bronzi di Riace potrebbero diventare Patrimonio dell’Umanità.

    L’annuncio è avvenuto proprio nel corso della conferenza stampa con cui il Comitato Interistituzionale presieduto dalla Regione Calabria ha presentato il logo e le iniziative per il cinquantennale del ritrovamento dei Bronzi di Riace.

    Il logo per i 50 anni

    Sfondo azzurro. Proprio come quel mare dove vennero ritrovati, ormai quasi 50 anni fa. Era il 16 agosto del 1972. Oggi il Comitato interistituzionale ha presentato il logo che accompagnerà le numerose iniziative, sul territorio e fuori dalla Calabria, che dovranno celebrare la straordinaria scoperta. Nella parte centrale campeggia la scritta “Bronzi 50”, con i numeri in colore oro.

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    Il logo realizzato per celebrare l’anniversario

    «I Bronzi sono un patrimonio su cui intendiamo lavorare molto per irrobustire l’immagine della Calabria nel mondo. Ed è anche un’occasione per fare squadra con il MaRc, la Città Metropolitana, di modo che la cultura sia tra i cardini del riscatto economico del nostro contesto. E i Bronzi, senza dubbio, hanno uno straordinario effetto trainante», ha detto la vicepresidente Princi.

    Il Tavolo di coordinamento

    La Regione mette così a tacere le tante critiche fin qui giunte circa i ritardi nella preparazione delle iniziative atte non solo a ricordare, ma, soprattutto, a far conoscere i due Guerrieri e la loro storia millenaria.

    A coordinare il Comitato e il tavolo della presentazione, la vicepresidente della Regione Calabria, Giusi Princi. Ma sono numerosi gli enti coinvolti: il Comune e la Città Metropolitana di Reggio Calabria, il Comune di Riace, la Camera di Commercio e l’Università di Reggio Calabria, il Ministero della Cultura e la Sovrintendenza Regionale dei Beni Archeologici.

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    La conferenza stampa di oggi per presentare le iniziative in programma

    I Bronzi di Riace Patrimonio dell’Unesco?

    Il Comitato, infatti, ha elaborato un Piano di promozione, comunicazione ed eventi internazionali, che si concluderanno nel mese di dicembre 2022. Programmati eventi dedicati ai Bronzi di Riace in Texas, Inghilterra, Germania, Francia, con il coinvolgimento delle Camere di commercio estere e delle Ambasciate.

    I due Bronzi, di età riconducibile al V secolo a.C., sono custoditi al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. Ma solo raramente sono riusciti ad avere la ribalta meritata. Ora, però, la Regione vuole pensare e agire in grande: «L’anniversario del 50esimo del ritrovamento dei Bronzi di Riace rappresenta una grande opportunità, una vetrina importante per la promozione culturale e turistica della Calabria. Proprio per questo stiamo lavorando affinché le due statue diventino Patrimonio mondiale Unesco», ha detto Princi.

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    Carmelo Malacrino

    Per il direttore del Museo nazionale, Carmelo Malacrino, «si tratta di una occasione irripetibile per rilanciare i Bronzi». Melacrino ha confermato che anche per la prossima stagione estiva, il Museo tornerà ad ospitare, dalle ore 20 alle 23, incontri, concerti e approfondimenti culturali.

    Le iniziative

    Mostre, convegni, incontri, promozione dentro e fuori dal territorio. Ma, soprattutto, l’obiettivo di far conoscere il più possibile i due guerrieri fuori dalla regione. La Cittadella ha già predisposto la proiezione delle statue dei Guerrieri sui video-wall di importanti stazioni ferroviarie, come quelle di Milano e Roma, ma anche sugli schermi degli aeroporti italiani. Tutto dovrebbe partire da maggio e andare fino a dicembre, per far parlare delle statue per tutta la durata del 2022.

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    L’ingresso della Stazione di Roma Termini

    Su questa linea si inquadra anche la partnership con il Giro d’Italia di ciclismo, che partirà a maggio, e con il Salone del Libro di Torino, che si terrà dal 19 al 23 dello stesso mese. Celebrazioni che si dovrebbe concludere a dicembre con l’opera lirica capolavoro di Francesco Cilea, Adriana Lecovreur. Interpreti principali: Maria Agresta, reduce dalla Scala di Milano con la stessa opera, e Michele Fabiano, tenore di fama internazionale, peraltro originario di Scilla.

    Il problema dei trasporti

    Mai del tutto valorizzati. E, proprio per questo, in passato da più parti si sollevò la proposta di spostare i Bronzi, di portarli in giro per il mondo. Il Comitato interistituzionale ha un’altra idea: «I Bronzi devono rimanere al Museo Archeologico di Reggio Calabria». Lo hanno detto sostanzialmente tutti: la stessa Princi, ma anche Malacrino e il sindaco di Riace, Antonio Trifoli. Quindi, dev’essere il mondo a recarsi a Reggio Calabria per ammirare due opere uniche.

    Aeroporto Minniti, la cenerentola degli scali calabresi
    Un aereo fermo sulla pista del Tito Minniti

    Ciò che preoccupa, però, è l’isolamento della regione. I potenziali turisti potrebbero essere scoraggiati dalla difficoltà di raggiungere la Calabria e dai prezzi assai esosi per atterrare a Reggio Calabria. Sul tema degli aeroporti, Princi ha rivendicato il lavoro svolto dalla Giunta Regionale presieduta da Roberto Occhiuto con l’acquisizione del 70% delle quote della Sacal. Attraverso questo passaggio, la vicepresidente della Regione è convinta che già nel breve periodo si possa arrivare a eliminare le limitazioni che hanno fin qui frenato lo sviluppo dell’Aeroporto dello Stretto, con l’arrivo, per esempio, delle compagnie low cost.

    La vicepresidente della Regione, ancora, ha reso noto la proposta di «pacchetti turistici integrati e mirati per le scuole, dedicati ai Bronzi, con il coinvolgimento dell’imprenditoria locale». Oltre un milione di euro per gli istituti scolastici con meta privilegiata la Città Metropolitana di Reggio Calabria.

    Le attività economiche

    Il presidente della Camera di Commercio, Antonino Tramontana, ha reso noto che «all’interno dei pacchetti turistici programmati, con soste da una a tre settimane, con l’impegno dei ristoratori, saranno offerti piatti gastronomici in sintonia con l’evento. Un menù tipico della nostra provincia, accompagnato da cocktail, vini tipici e una birra di produzione locale fatta col nostro grano e il bergamotto».

    Antichi macchinari per l’estrazione dell’essenza di bergamotto (Consorzio tutela del Bergamotto di Reggio Calabria)

    Sono 20 gli itinerari di varia durata, resi già disponibili, dedicati ai Bronzi di Riace e finalizzati a far conoscere le grandi ricchezze culturali, naturalistiche ed enogastronomiche del territorio reggino. Il presidente Tramontana ha annunciato che diversi chef e diversi barman stanno già lavorando per creare dei menù tipici del territorio e dei cocktail dedicati al cinquantennale del ritrovamento dei Bronzi. Così come è in atto il coinvolgimento delle aziende vinicole e dei birrifici. «Le attività ristorative saranno invitate a promuovere anche la somministrazione di preparazioni enogastronomiche identitarie del territorio, dedicate all’evento», dice ancora Tramontana.

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  • Regione, la multiutility può attendere: la maggioranza non ha i numeri

    Regione, la multiutility può attendere: la maggioranza non ha i numeri

    Tutto slitta a dopo Pasqua. Se ne parlerà nella seduta del 19 aprile. La discussione del consiglio regionale sulla multiutility che dovrebbe governare in futuro il ciclo di acqua e rifiuti, sostituendosi di fatto agli Ato provinciali e all’Autorità idrica della Calabria, si era di fatto chiusa. Mancava solo il voto.

    Tutto sembrava andare liscio verso l’approvazione, quando il consigliere del Pd Ernesto Alecci ha sollevato un problema procedurale: per leggi di questo genere, istitutive di un nuovo ente, probabilmente ci vuole una maggioranza qualificata, ovvero il voto favorevole di 21 consiglieri. Panico. Seduta in stand by e poi colpo di scena: il presidente Filippo Mancuso comunica la decisione, di concerto con la Giunta, di rinviare la trattazione del provvedimento alla prossima seduta.

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    Filippo Mancuso (Lega) è il presidente del Consiglio regionale della Calabria

    La seduta lampo in Commissione Bilancio

    È uno stop a sorpresa, di natura diversa da quello paventato nei giorni scorsi – ne avevamo scritto qui – fino a quando il punto, dopo una seduta della Commissione Bilancio in zona Cesarini durata solo 8 minuti, era stato inserito all’odg. Ora la questione riguarda lo stesso iter da seguire in Aula. E di certo non ne sarà contento Roberto Occhiuto che, fino all’ultimo, ha manifestato esplicitamente la volontà di non voler perdere altro tempo.

    Tre ore di dibattito e poi lo stop

    Invece dovrà ancora aspettare per assistere alla creazione della multiutility che, nei suoi propositi, dovrà governare il ciclo di acqua e rifiuti in un unico ambito territoriale regionale. La legge costitutiva dell’Authority è, al pari dell’Azienda zero per la sanità, un provvedimento che Roberto Occhiuto ha posto come pietra miliare sul suo cammino da presidente della Regione. La coalizione di centrodestra, rinfrancata da una pizza serale alla Cittadella, non aveva tradito in Aula nessuna sbavatura difendendo l’Authority dai rilievi dell’opposizione. Ma dopo una discussione di circa tre ore e una lunga sospensione si è deciso di rinviare la votazione.

    Cosa cambierebbe con la multiutility di Occhiuto

    L’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria, ente di governance a cui dovrebbero partecipare obbligatoriamente tutti i 404 Comuni calabresi, a dispetto delle attese non è nata oggi. La legge portata in Consiglio prevede che entro dieci giorni dall’entrata in vigore Occhiuto nomini un commissario straordinario. Quest’ultimo rimarrà in carica fino alla costituzione degli organi ordinari (il direttore generale, il consiglio direttivo d’ambito, il revisore dei conti).

    La nuova Autorità subentrerà subito nei rapporti giuridici attivi e passivi che fanno capo all’Aic (prendendosene patrimonio e personale). Stessa cosa, ma con sei mesi di interregno, per tutto ciò (impianti compresi) che fa riferimento alle Comunità d’ambito degli Ato, che dopo il semestre saranno sciolti di diritto e decadranno.

    Tutti gli uomini del presidente

    La multiutility sarà dotata di un’apposita struttura tecnico-operativa. E potrà, inoltre, avvalersi di personale della Regione, degli enti subregionali e degli enti locali. A costituire il consiglio direttivo sono 40 Comuni: ne fanno parte di diritto i cinque capoluoghi, gli altri rappresentanti li eleggeranno, con criteri proporzionali alla popolazione, tutti i sindaci calabresi. Il dg, che dura in carica 5 anni, sarà sempre il presidente della Regione a nominarlo. E nominerà anche «il Comitato consultivo degli utenti e dei portatori d’interesse» formandolo sulla base di una direttiva della giunta regionale.

    Il nodo della Sorical

    Resta il problema dell’acquisizione delle quote private di Sorical. Il settore Assistenza giuridica del consiglio regionale ha evidenziato perplessità sui costi di funzionamento dell’Autorità. Si prevede siano a carico di quota parte delle tariffe dei servizi senza però che qualcuno li abbia quantificati. Ma non mancano anche alcuni dubbi sul passaggio della legge che, in poche righe, autorizza Fincalabra ad acquisire le azioni di Sorical attualmente in mano ai privati.

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    L’acquedotto Abatemarco (dal sito Sorical)

    L’articolo in questione «non fa riferimento alcuno alla disciplina dei rapporti» tra la società in house della Regione e il soggetto misto che gestisce le risorse idriche calabresi. Sorical è in liquidazione. Ma nella relazione descrittiva che accompagna la legge non c’è traccia di informazioni sulle sue condizioni finanziarie «né appare chiaro – hanno rilevato gli uffici di Palazzo Campanella – se allo stato attuale ci siano i presupposti per il superamento della fase liquidatoria». Sull’idrico c’è una trattativa ancora tutta da chiudere. Occhiuto sta cercando di convincere a cedere le azioni i referenti di un fondo governativo tedesco a cui la Depfa Bank ha ceduto i crediti (85 milioni di euro) che vantava verso Sorical.

    Occhiuto vuole oneri e onori

    Lo stesso Occhiuto in Aula non ha fatto riferimento al caso Sorical. Ha risposto, però, all’opposizione rivendicando per sé la nomina del dg dell’Authority – nel modello emiliano, mutuato per questa legge, la rappresentanza legale spetta invece al presidente, che viene nominato dai sindaci – e dicendo in sostanza che «se il governo regionale assume degli impegni vuole scegliere chi questi impegni li deve realizzare». Il concetto è chiaro: Occhiuto sta mettendo la faccia per intervenire su problemi atavici e, dunque, con le grane si prende anche il potere.

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    Roberto Occhiuto

    «Non è una riforma contro sindaci e autonomie locali – ha assicurato – ma proprio loro hanno lamentato per anni di essere stati lasciati soli in questi due ambiti su cui oggi il governo regionale ha il coraggio di intervenire». Dunque massimo rispetto «per la concertazione», anche se l’Anci è stata convocata due giorni prima del Consiglio. Ma su certe cose, specie con il Pnrr alle porte e la Calabria che su acqua e rifiuti «non ha avuto ancora un centesimo», non si può tentennare. Il 19 maggio scade il bando che potrebbe far recuperare i 104 milioni persi a causa dell’errore fatale all’Aic sul bando React Eu. Ma il Duca Conte per ora deve inchinarsi alle procedure e aspettare almeno un’altra settimana.

  • Stop alla Multiutility di Occhiuto: la legge non arriva in consiglio regionale

    Stop alla Multiutility di Occhiuto: la legge non arriva in consiglio regionale

    Qualcosa dev’essere andato storto. A cosa sia dovuto il cortocircuito tra il vertice della Giunta e quello del Consiglio regionale nessuno, almeno ufficialmente, lo dice. Ma che in questi giorni si sia verificato lo raccontano i fatti. È importante metterli in fila, perché sono fatti che riguardano uno dei provvedimenti più importanti annunciati da quando Roberto Occhiuto è presidente della Calabria, quello sulla creazione di un’unica Autorità di gestione per acqua e rifiuti.

    Sabato scorso, durante la convention nazionale di Forza Italia che ha segnato il ritorno sulla scena di Silvio Berlusconi, poco prima dell’ora di pranzo è stato il turno di alcuni presidenti di Regione. Occhiuto, introdotto da un gongolante Maurizio Gasparri, ha guadagnato il pulpito azzurro tra gli applausi e ha cominciato a distribuire elogi ai ministri del suo partito.

    I tre grazie

    Uno: «Grazie a Brunetta in Calabria non si assume più con commissioni regionali ma tramite il Formez». Due: «Grazie a Mara Carfagna per il costante supporto relativo alle risorse del Fondo di sviluppo e coesione». Tre: «Grazie a Mariastella Gelmini che è il “censore” delle leggi delle Regioni: molte delle cose che stiamo facendo in Calabria le stiamo facendo attraverso leggi di riforma importanti, che, se non avessimo un rapporto così collaborativo con il governo, spesso passerebbero attraverso la scure dell’incostituzionalità, invece lo risolviamo prima».

    Proprio sulla scia del terzo ringraziamento Occhiuto ha portato ad esempio la legge che punta ad accentrare in una sola Authority – di cui lui nominerà il capo – la gestione del servizio idrico e del ciclo dei rifiuti. Sono settori che in Calabria rappresentano «un problema da 20 anni», mentre «noi – ha aggiunto il presidente della Regione – in pochi mesi stiamo facendo questa riforma e mercoledì la approveremo in Consiglio regionale» (lo dice qui, da 1:59:00 in poi).

    La multiutility in Consiglio? Scomparsa

    Insomma, se uno che ha il vento in poppa come Occhiuto annuncia da un palco così importante che mercoledì si approva la legge, vuol dire che mercoledì si approva la legge. Invece no: nell’ordine del giorno della seduta di consiglio regionale del 13 aprile il punto su acqua e rifiuti scompare dai radar. Ci sono provvedimenti importanti, come quelli riguardanti il nuovo Por 2021-2027 che implica una spesa superiore ai 3 miliardi di euro. Ma tra i 10 punti all’odg di acqua e rifiuti non si fa menzione.

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    Una seduta del Consiglio regionale

    Eppure il disegno di legge approvato dalla giunta su proposta di Occhiuto a Reggio ci è arrivato già da un po’. Per la precisione è stato depositato alla Segreteria dell’Assemblea il 25 marzo, il 6 aprile è passato in Commissione Ambiente e l’8 sarebbe dovuto passare per il parere della Commissione Bilancio, ma questo step era stato dato per saltato per andare subito in Aula. Invece niente.

    I dubbi del Settore Assistenza giuridica

    Anzi: nel frattempo il settore Assistenza giuridica del consiglio regionale ha prodotto un parere che non è esattamente un pollice alzato per il ddl di Occhiuto. Il dirigente di Palazzo Campanella Antonio Cortellaro inanella nella sua scheda di analisi tecnico-normativa diversi dubbi. Segnala alcuni errori sui riferimenti normativi. Esprime varie perplessità.

    Lo fa, per esempio, sul comma che prevede che i costi di funzionamento dell’Autorità siano a carico di quota parte delle tariffe del servizio idrico e dei rifiuti «nella misura definita dallo Statuto». Questi costi, rileva l’ufficio del Consiglio regionale, non sono neanche «quantificati». Dunque, della questione sarebbe bene che si occupasse la competente Commissione Bilancio. La cui seduta è però saltata.

    La questione Sorical in poche righe

    I dubbi più corposi riguardano il passaggio in cui il ddl che in poche righe autorizza Fincalabra ad acquisire le azioni di Sorical attualmente in mano ai privati. L’articolo in questione «non fa riferimento alcuno alla disciplina dei rapporti» tra la società in house della Regione e il soggetto misto (53,5% della Regione, 46,5% del socio privato) che gestisce le risorse idriche calabresi.

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    Cataldo Calabretta, commissario della Sorical

    La stessa Sorical è in liquidazione ma neanche nella relazione descrittiva che accompagna la proposta di legge c’è traccia di informazioni sulle sue condizioni finanziarie. «Né appare chiaro – rilevano gli uffici di Palazzo Campanella – se allo stato attuale ci siano i presupposti per il superamento della fase liquidatoria».

    La trattativa da chiudere

    La matassa dell’idrico ha a che fare con le condizioni poste sulle quote da una banca con sede in Irlanda che ha ceduto i crediti nei confronti di Sorical a un Fondo governativo tedesco. Con loro Occhiuto sta cercando di trattare per rendere pubbliche tutte le quote di Sorical. E solo dopo che ci sarà riuscito potrà prendere davvero forma la multiutility di cui parla fin dalla campagna elettorale.

    Se ci riuscisse avrebbe in mano le chiavi di un’enorme macchina amministrativa che accentrerebbe due settori da sempre ingovernabili. Si aggiungerebbero alla gestione della sanità su cui Occhiuto, proprio dalla convention forzista, ha chiesto al governo di avere poteri ancora maggiori. Mentre su acqua e rifiuti, almeno per ora, di ritorno da Roma dovrà capire cosa sia successo sulla strada che dalla Cittadella porta a Palazzo Campanella.

  • Lega e Calabria: nuove strutture, vecchio colonialismo

    Lega e Calabria: nuove strutture, vecchio colonialismo

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    Prima cresce e fa un pienone. Poi cala. E ora, dopo aver messo mano all’organigramma, tenta la rimonta.
    La Lega punta le fiches calabresi su due tavoli: le imminenti Amministrative, dove mira a recuperare posizioni, soprattutto a danno dei propri alleati, e le Politiche dell’anno prossimo.
    Evidentemente, in Calabria tira ancora la trovata salviniana di aver accantonato il vecchio antimeridionalismo in favore del lepenismo all’italiana, prima, e del nuovo corso “moderato” poi.

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    Leghisti calabresi in azione

    Anche a prescindere dal fatto che a tanta potenza comunicativa non corrisponda, in realtà, troppa sostanza: Salvini sostiene tuttora la proposta delle autonomie differenziate, su cui il suo partito giocò una carta importante poco prima delle Politiche del 2018, con i referendum regionali di Veneto e Lombardia.
    Ancora: lo zoccolo duro della Lega resta nel Nord profondo, dove è tuttora molto forte la classe dirigente bossiana, a partire da Luca Zaia.
    Al contrario, la flessione della Lega da Napoli in giù dovrebbe suggerire che il Sud, per il Carroccio, potrebbe non essere più un buon affare. E allora, come mai tanto interesse?

    Il calo della Lega in numeri

    Per avere una fotografia fedele della situazione, basta comparare i dati del 2020 a quelli delle Regionali di ottobre.
    Il partito di Salvini, in questo caso, è passato da 95mila e rotti voti (12,28%) agli attuali 63mila e cinquecento (8,33%). Peggio che andar di notte al Comune di Cosenza, dove il Carroccio ha perso l’unico consigliere, Vincenzo Granata, che tra l’altro era stato eletto in una lista civica nel 2016, prima dell’ascesa del Capitano.

    Il tonfo, in questo caso, è stato fortissimo: con il 2,81% dei consensi, la lista della Lega non ha preso neppure il quorum.

    A cosa è dovuto il calo? In prima battuta, al disordine interno, provocato da alcuni abbandoni eccellenti: quelli dell’europarlamentare Vincenzo Sofo e del suo braccio destro, Alfredo Iorio, candidatosi a ottobre in Coraggio Italia.

    Vincenzo Sofo

    Un’altra emorragia forte ha colpito la base, che ha perso trecento militanti tra Cosenza e Catanzaro, a partire da Bernardo Spadafora, ex segretario provinciale di Cosenza.
    Il corso moderato di Salvini, a dirla in parole povere, non ha portato benissimo. Non in Calabria, almeno.

    Prove di rimonta

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    La new entry Davide Bruno

    Dopo aver salvato il salvabile, la Lega punta a risalire la china a partire dal radicamento. E il nuovo organigramma, annunciato a fine marzo, mira a rafforzare i legami col territorio.
    Così è a Cosenza, dove un volto noto della destra dura ma pensante, Arnaldo Golletti, gestirà la segreteria provinciale. Golletti è affiancato da un volto giovane dell’area moderata, l’ex assessore cosentino Davide Bruno, che invece gestirà la segreteria cittadina.

    Discorso simile per l’area centrale della regione dove lo stato maggiore del partito si è impegnato in prima persona: è il caso di Crotone, dove il coordinatore regionale Cataldo Calabretta è, al momento, segretario provinciale, e di Catanzaro, dove Giuseppe Macrì è stato confermato nello stesso ruolo.
    Reggio, dove ancora prevale Tilde Minasi, non è ancora pervenuta. Ma questo non è un problema, perché la partita vera si giocherà, in particolare, tra Catanzaro e Cosenza, che replicano nel Carroccio l’atavica rivalità di campanile.

    Catanzaro scalda i motori

    Il capoluogo regionale sarà decisivo per le Amministrative di giugno.
    Per il dopo Abramo, il Carroccio appoggerà il civico (ed ex Pd) Valerio Donato con due liste, una di partito e l’altra civica, entrambe organizzate dal big Filippo Mancuso. A differenza di Cosenza, dove il fratricidio è quasi la norma, a Catanzaro cane non mangia cane.

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    Domenico Furgiuele e Matteo Salvini

    Infatti, la Lega ha tenuto grazie all’equilibrio tra il moderato Filippo Mancuso e il “duro” Domenico Furgiuele. Difficile pensare a due personalità più diverse: quasi centrista Mancuso, formatosi alla corte di Sergio Abramo, ultradestrorso, invece, il deputato di Lamezia, cresciuto a pane ed Evola.
    Tuttavia, i due non si pestano i piedi. Tanto più che la Lega, con il recente ingresso al Senato del vibonese Fausto De Angelis, si è rafforzata nella fascia centrale della regione. E quindi, riempire una o più caselle a Catanzaro potrebbe puntellare ancor più la posizione di entrambi.

    Cosenza, la Lega punta sulla Sanità

    Più complesso il discorso a Cosenza, dove non sono in vista tornate importantissime. Dei ventiquattro Comuni che vanno al voto, solo tre hanno le dimensioni adatte a ospitare liste di partito: Paola, Acri e Trebisacce, che sommate non superano i 60mila abitanti.
    La partita vera riguarda una sola persona: la capogruppo regionale Simona Loizzo, che vanta un ruolo forte nella Sanità e nella Cosenza che conta (tra le varie, è nipote di Ettore Loizzo, ex big del Goi).

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    Simona Loizzo, la big della Sanità cosentina

    Con i suoi 5.500 e rotti voti, la dentista cosentina si è affermata a sorpresa a ottobre grazie agli ambienti della Sanità, dove ha intaccato il quasi monopolio dei Gentile. E ora forse carezza un altro colpo: la Camera dei deputati, probabilmente in concorrenza con Furgiuele.
    A proposito di Sanità: la Loizzo vanta uno sponsor di eccezione, i fratelli Greco, big delle cliniche private, che aspirano da tempo alla realizzazione del mega ospedale privato. E non è un caso che proprio a Cariati, di cui è sindaca Filomena Greco, sia nato di recente un movimento dedicato alla Loizzo.

    Loizzo, dai Gentile al Capitano

    Il movimento cariatese è il coronamento curioso della carriera di Simona Loizzo, iniziata proprio all’ombra dei fratelli Gentile quando egemonizzavano il Pdl cosentino, di cui fu coordinatrice provinciale. Questo rapporto particolare è proseguito nel 2020, quando, anche a dispetto di una tragedia familiare, la dentista è stata indicata come potenziale sindaco di Cosenza.
    La Sanità, per Simona Loizzo, non è tutte delizie, ma ha non poche croci: tra queste, il turnover minimale concesso alla Calabria, circa lo 0,4%, che impedisce le nuove assunzioni, a dispetto dei concorsi annunciati e banditi per rimpolpare ambulatori e ospedali ridotti allo stremo.

    Benedetta dal Capitano, Simona Loizzo e Salvini

    L’iperattivismo nella Sanità si spiega col fatto che il bacino elettorale della capogruppo è l’Azienda ospedaliera di Cosenza e tutta l’umanità varia, titolata e non, che vi ruota attorno. In particolare, quella che riempie le graduatorie prodotte da vari concorsi, anche recenti, e aspetta di essere assorbita. Anche per questo, la Loizzo fa quasi corpo a sé nella Lega: il suo supporter è stato l’ex presidente facente funzioni Nino Spirlì, che a dirla tutta non va proprio di pelo con gran parte del suo partito.

    Potenzialità di crescita

    Eppure queste rivalità interne potrebbero garantire una certa crescita al Carroccio, proprio perché sono rivalità tra i territori e non nei territori.
    Di questa crescita, annunciata dai vertici con toni entusiastici («triplicheremo le candidature»), il vero beneficiario sarebbe il solo Salvini, che mira a ricavare dal Sud – e quindi dalla Calabria – i consensi elettorali necessari a puntellare la sua leadership nei confronti della vecchia area bossiana, egemone nelle regioni forti del Nord.
    Ma non è detto che l’eventuale crescita della Lega si traduca in un vantaggio per i calabresi.

    Energia e rifiuti, gli interessi di Salvini

    Com’è noto, Matteo Salvini è un azionista di A2A, società bresciana specializzata nella gestione delle acque, nella produzione energetica e nel ciclo dei rifiuti.
    E, al riguardo, non è proprio un caso che l’azienda lumbard abbia annunciato di recente una serie di investimenti importanti proprio in Calabria, dove ha già le mani in pasta in alcuni settori non proprio secondari, come l’idroelettrico in Sila.
    Dove sta la fregatura per i calabresi? Che l’azienda pagherà le imposte e le tasse prevalentemente dove produce il suo reddito e dove ha la sua sede legale principale, cioè in Lombardia. In pratica, una delocalizzazione degli oneri a dispetto del fatto che gli utili siano prodotti in Calabria. Il tutto, con la benedizione dell’amministrazione regionale, di cui il Carroccio è un puntello…

  • Il Duca Conte Occhiuto e la Megacittadella

    Il Duca Conte Occhiuto e la Megacittadella

    A dirla tutta non incute il timore del Duca Conte Maria Rita Vittorio Balabam, né il suo ufficio in cima alla Cittadella è avvolto dal bagliore alienante in cui Fantozzi si ritrova nel finale del suo primo film. Però, a leggere bene le carte senza badare troppo alla narrazione social, Roberto Occhiuto sembra muoversi proprio come il Galattico padrone assoluto della Megaditta che il ragioniere più famoso del cinema italiano appellava «maestà» o «santità».

    È pur vero che, al netto dei calcoli su astensionisti e residenti all’estero, lo ha scelto un popolo che da 50 anni chiede invano di essere ben governato. E va anche detto che in tutte le principali emergenze che schiacciano la Calabria è la Regione l’unico ente che può metterci i soldi. Dunque è anche comprensibile, alla luce dei fallimenti del passato, che chi la guida tenda a prendersi, oltre che le grane, anche il potere. Ma nel caso di Roberto Occhiuto il tasso di accentramento ha già raggiunto in pochi mesi livelli che i suoi predecessori nemmeno si sognavano.

    Roberto Occhiuto mega presidente galattico

    Oltre ai superpoteri nella sanità in Calabria quale commissario e creatore dell’Azienda zero, è pronto un nuovo disegno che darà a Occhiuto il bastone del comando anche in materia di acqua e rifiuti. Non li gestirà lui direttamente. Ma certamente chi lo farà sarà una sua diretta emanazione, una protesi burocratica che assorbirà le competenze che ora sono di altri e rispondono ad altri.

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    La sede della Regione Calabria a Germaneto

    Il disegno di legge approvato in Giunta (potete immaginare su proposta di chi), è arrivato fresco fresco al Consiglio regionale. Si intitola “Organizzazione dei servizi pubblici locali dell’ambiente”. Passerà dall’esame di merito della quarta Commissione (Ambiente) e dovrà avere il parere della seconda (Bilancio). Dopodiché approderà nell’Aula di Palazzo Campanella. Dove, al di là di qualche emendamento che dovrà avere sempre l’ok del Megadirettore, si può star certi che scivolerà liscio verso l’approvazione.

    Rifiuti e acqua in Calabria: Occhiuto e la multiutility

    La proposta prevede la creazione dell’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria, con la partecipazione obbligatoria di tutti i Comuni della regione. Si tratta della «multiutility» di cui Occhiuto parla fin dalla campagna elettorale. Accorperà in un unico ente sia l’Autorità idrica della Calabria (Aic) che i cinque Ambiti territoriali ottimali (Ato) che, molto in teoria, dovrebbero gestire il ciclo dei rifiuti in Calabria. L’Aic è oggi l’ente di governo d’ambito dell’acqua. È entrata in funzione dopo enormi ritardi e, mentre progettava di affidare il servizio idrico a un’azienda speciale consortile, è incappata nella figuraccia del bando per l’ammodernamento delle reti idriche, risultandone esclusa per la mancanza di un allegato.

    Ora l’Aic verrà soppressa, proprio come gli Ato che nelle cinque province stavano tentando, a vario titolo con scarsi risultati, di dare un’accelerata a quei nuovi impianti che da anni non si riescono a realizzare per tirare fuori la gestione della spazzatura dal medioevo delle discariche. Il passaggio è ovviamente anche politico. L’idrico è stretto tra le velleità dell’Aic guidata da Marcello Manna e le difficoltà societarie della Sorical – il ddl autorizza Fincalabra ad acquisire le quote dei privatiaffidata al leghista Cataldo Calabretta. Allo stesso modo gli Ato sono bloccati dalle tante vertenze territoriali e dalle rivendicazioni dei vari sindaci.

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    Salvini e Cataldo Calabretta

    Via tutti, comando io

    La soluzione? Semplice: via tutti, in Calabria su acqua e rifiuti comanda Occhiuto. Che, se la legge verrà approvata così com’è, entro dieci giorni dall’entrata in vigore nominerà un commissario straordinario alla guida della Megauthority. Il commissario rimarrà in carica fino alla costituzione degli organi ordinari – tra poco vedremo quali sono – e comunque per non più di 6 mesi, eventualmente rinnovabili.

    La nuova Autorità subentrerà subito nei rapporti giuridici attivi e passivi che fanno capo all’Aic (prendendosene patrimonio e personale). Stessa cosa, ma con sei mesi di interregno, per tutto ciò (impianti compresi) che fa riferimento alle Comunità d’ambito degli Ato, che dopo il semestre saranno sciolte di diritto e decadranno.

    La multiutility c’est moi

    Sarà dotata, la multiutility, di un’apposita struttura tecnico-operativa. E potrà, inoltre, avvalersi di personale della Regione, degli enti subregionali e degli enti locali. Über alles, insomma. Gli organi, dicevamo, sono: direttore generale (indovinate da chi sarà nominato…), consiglio direttivo d’ambito, revisore dei conti.

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    Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto

    Il consiglio direttivo è costituito da 40 Comuni: ne fanno parte di diritto i cinque capoluoghi e gli altri rappresentanti verranno eletti, con criteri proporzionali alla popolazione, da tutti i sindaci calabresi. Il giorno delle elezioni lo stabilirà con decreto il presidente della Giunta regionale. Lo stesso Occhiuto, come detto, una volta «sentito il consiglio direttivo», nominerà anche il dg, che dura in carica 5 anni. La Regione avrà il potere di vigilanza sugli atti dell’Autorità, il Consiglio regionale eserciterà il controllo sull’attuazione della legge istitutiva e valuterà i risultati che ne scaturiranno.

    Il popolo e il Duca Conte 

    Ma attenzione: nel disegno di legge c’è spazio anche per un articolo intitolato «Tutela degli utenti e partecipazione». Che non si dica che ci si dimentica del popolo. Testuale: «In rappresentanza degli interessi degli utenti dei servizi, ai fini del controllo della qualità del servizio idrico integrato e del servizio di gestione dei rifiuti urbani, presso il Consiglio direttivo d’ambito dell’Autorità è istituito il Comitato consultivo degli utenti e dei portatori d’interesse».

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    Fantozzi nell’ufficio del mega direttore galattico

    Ok. Ma chi decide la composizione del Comitato? «È nominato con decreto del presidente della Regione ed è formato sulla base di una direttiva della giunta regionale». Le istanze dei cittadini-contribuenti sono insomma nella proverbiale botte di ferro, anche stavolta ci pensa il Duca Conte Roberto Occhiuto. Intanto, per noialtri inferiori, resta il sogno di trovare nel prossimo Burc un decreto che dispone, per l’ultimo piano della Cittadella, l’acquisto di un acquario in cui far nuotare i dipendenti e di una poltrona in pelle umana.

  • Covid Calabria oggi (25 marzo): diminuiscono i contagi, tasso di positività si ferma al 21,5 %

    Covid Calabria oggi (25 marzo): diminuiscono i contagi, tasso di positività si ferma al 21,5 %

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    Il Covid in Calabria oggi (25 marzo) fa registrare 2979 nuovi contagi in più rispetto a ieri. I tamponi effettuati sono stati 14151. Il tasso di positività risulta del 21,05%. I guariti del giorno sono 1590. Si registra un solo morto.
    Questi sono i dati del giorno relativi alla pandemia comunicati dalle Asp di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia alla Regione e riportati nel bollettino quotidiano della Cittadella.

    I dati, provincia per provincia, sul Covid in Calabria oggi (25 marzo)

    Territorialmente, dall’inizio dell’epidemia, i casi positivi sono così distribuiti:

    – Catanzaro:  CASI ATTIVI 6.190 (69 in reparto, 10 in terapia intensiva, 6.111 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 30.301 (30.055 guariti, 246 deceduti)..

    – Cosenza: CASI ATTIVI 28.560 (132 in reparto, 0 in terapia intensiva, 28.428 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 38.513 (37.548 guariti, 965 deceduti).

    – Crotone: CASI ATTIVI 5.259 (28 in reparto, 0 in terapia intensiva, 5.231 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 23.662 (23.466 guariti, 196 deceduti)..

    – Reggio Calabria:  CASI ATTIVI 14.469 (129 in reparto, 5 in terapia intensiva, 14.335 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 98.808 (98.127 guariti, 681 deceduti).

    – Vibo Valentia: CASI ATTIVI 15.772 (17 in reparto, 0 in terapia intensiva, 15.755 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 16.455 (16.297 guariti, 158 deceduti).

    L’Asp di Catanzaro comunica 403 nuovi soggetti positivi di cui 3 fuori regione. L’Asp di Cosenza comunica 940 nuovi soggetti positivi di cui 8 fuori regione. L’Asp di Crotone comunica di aver inserito in data odierna 12 soggetti nel setting fuori regione precedentemente inseriti nella provincia.

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  • Superburocrate nomina se stessa nel silenzio della politica

    Superburocrate nomina se stessa nel silenzio della politica

    Nel Consiglio regionale delle leggi che «s’illustrano da sé» può veramente succedere qualsiasi cosa. La politica si dimostra supina rispetto all’incancrenirsi di certe sacche di potere, indifferente ad ogni moto di cambiamento, con conversione lampo anche dei sedicenti rivoluzionari. E la burocrazia fa da contraltare, anche se non mancano commistioni e connivenze.

    Un esempio emblematico è la nomina (prima ad interim, poi effettiva) della segretaria e direttrice generale del Consiglio regionale, Maria Stefania Lauria. Sulla regolarità delle procedure adottate permangono dubbi che la “manina” della politica si sia messa di mezzo.

    Guadagna più di Mattarella e Occhiuto

    È una poltrona che fa gola quella che include segreteria e direzione generale del Consiglio regionale. Due cariche di vertice per una sola persona, che fanno del destinatario della nomina uno dei più potenti nei palazzi della politica calabrese. E anche quello che guadagna più di chiunque altro. Il compenso totale arriva a toccare i 240mila euro annui. Una somma superiore a quella per il presidente della Regione Roberto Occhiuto, che, invece, si ferma a 212mila euro.

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    Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto

    Non solo, è addirittura più alta di quella del Presidente della Repubblica, a cui spetterebbero 239.182 euro lordi annuali. Sergio Mattarella, a seguito della sua riconferma, ha chiesto al Mef una riduzione di circa 60mila euro, portando l’importo lordo annuo a 179.835,84 euro come segnale per il Paese. Il presidente del Consiglio dei ministri ha un compenso relativo alla carica di 114mila euro lordi annui.
    Mario Draghi ha rinunciato
    , Giuseppe Conte si decurtò lo stipendio del 20%, arrivando a percepire 91.800 euro lordi.

    Dopo Lauria arriva… Lauria

    La nomina di Lauria come segretaria e direttrice generale ad interim è uscita dal cilindro dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale il 26 giugno del 2020. A guidarlo era Domenico Tallini, segretario questore Filippo Mancuso.
    Dalla deliberazione e gli altri atti della procedura è emersa da subito l’assenza della pubblicazione nella sezione “avvisi” del sito istituzionale del Consiglio regionale della Calabria di una apposita manifestazione di interesse per ricoprire l’incarico conferito ad interim.

    Tuttavia nell’atto deliberativo si giustifica la scelta «nell’ambito della disponibilità delle risorse interne». Il rischio è di aver violato l’articolo 19, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 165 del 2001, che per le selezioni impone di acquisire la disponibilità dei dirigenti interessati e di valutarle.
    Inoltre, non è mai stato previsto un termine per la conclusione dell’interim; solo il conferimento del potere di predisporre gli avvisi per la selezione del successore di Lauria (che poi si rivelò essere lei stessa).

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    Alessandro Melicchio, parlamentare del Movimento 5 stelle

    L’interrogazione parlamentare del M5S

    In merito, nell’ottobre 2020 il deputato del M5S Alessandro Melicchio e l’attuale sottosegretaria alla Coesione territoriale Dalila Nesci avevano firmato una interrogazione parlamentare all’allora ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone. Quest’ultima ritenne di attivare l’Ispettorato per la Funzione pubblica, che inviò le richieste istruttorie per conoscenza alla Procura di Reggio Calabria.

    I magistrati reggini nel dicembre 2020, per il tramite della polizia giudiziaria, acquisirono tutti gli atti relativi alla nomina di Maria Stefania Lauria. La risposta della ministra replicò o quasi la relazione fornitale all’epoca dal presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini, farcita di intenzioni future probabilmente atte solamente, come vedremo, a giustificare nel presente la nomina dell’interim.

    La risposta “attendista” della ministra Dadone

    Scrive Dadone: «Secondo quanto riportato nella relazione (di Tallini, ndr), detta nomina fa parte della rivisitazione della struttura burocratica consiliare, considerata dall’ufficio di presidenza obiettivo fondamentale per la realizzazione del programma politico della nuova legislatura. L’esigenza di riordinare l’organizzazione del consiglio regionale e di varare bandi aperti e partecipati sarebbe supportata, d’altra parte, anche dalla deliberazione n. 20 del 26 giugno 2020 {Modifiche al regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi del Consiglio regionale della Calabria…} con la quale è prevista la partecipazione di professionalità esterne ai bandi in oggetto.

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    Fabiana Dadone

    Per le descritte attività, stante pure la succitata situazione contingente (insediamento nuovo consiglio regionale e l’emergenza epidemiologica), viene fatto presente che «non era, al momento della nomina, astrattamente individuabile un termine finale certo, pur essendo sempre stato intendimento di questa presidenza procedere alle nuove nomine dei dirigenti generali, ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, con decorrenza dal primo gennaio 2021».

    Interim e ritardi

    Sulla mancata attivazione delle procedure per il conferimento degli incarichi di segretario/direttore generale si afferma «come l’arco temporale di due mesi non possa, in alcun modo, essere qualificato come ritardo».
    Certo è che, invece, la Regione ha emanato gli avvisi per la selezione “effettiva” il primo febbraio 2021. Sono oltre 7 mesi dall’inizio dell’interim. La procedura si è conclusa in altri undici mesi, alla fine dello scorso dicembre. Un totale di 18 mesi.

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    L’ex presidente del consiglio regionale, Mimmo Tallini e il segretario generale di Palazzo Campanella, Stefania Lauria

    Consiglio regionale, norme violate?

    La deliberazione dell’Ufficio di Presidenza del 26 giugno 2020, n. 20 (la 21, dello stesso giorno, ha conferito l’interim alla Lauria) ha modificato il Regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi del Consiglio regionale della Calabria. Ora c’è un articolo 11bis: “Procedura conferimento incarichi dirigenziali di livello generale”. Impone per la nomina del segretario e del direttore generale di Palazzo Campanella l’emanazione di due distinti avvisi. Il primo serve a verificare prioritariamente professionalità interne, il secondo a valutare le candidature esterne. Solo laddove siano presenti esigenze di celerità si prevede la possibilità di predisporre e rendere pubblico sul sito istituzionale un unico avviso rivolto sia a dirigenti interni che a soggetti esterni.

    Gli avvisi di selezione predisposti dalla stessa segretaria generale Maria Stefania Lauria, approvati dall’Ufficio di presidenza a guida Giovanni Arruzzolo a febbraio 2021, non contemplano la possibilità a soggetti esterni al Consiglio regionale di partecipare, nonostante il regolamento cambiato “ad hoc” prima di conferire l’interim nel 2020. E nonostante la relazione alla ministra Dadone dell’allora presidente del Consiglio Domenico Tallini che esaltava proprio l’introduzione di una nuova procedura di selezione, aperta e partecipata.

    L’interim “chiacchierato” vale punteggio

    La deliberazione dell’Ufficio di Presidenza numero 17 del 29 dicembre 2021, questa volta a guida Filippo Mancuso, conferisce l’incarico triennale di segretaria e direttrice generale del Consiglio regionale a Maria Stefania Lauria.
    Nell’atto si legge che «dall’esame comparativo delle candidature ammesse (non vengono indicate quali, ndr), il profilo curriculare dell’Avv. Maria Stefania Lauria, dirigente di ruolo del Consiglio regionale della Calabria, appare quello più adatto e maggiormente coerente rispetto agli incarichi da conferire». Tra le motivazioni alla base della scelta vi è proprio l’esperienza maturata durante il periodo (un anno e mezzo) dell’interim “chiacchierato”. Quello del quale la Procura ha chiesto le carte e su cui i parlamentari grillini hanno interpellato la Funzione pubblica.

    In questo iter si sono alternati tre presidenti del Consiglio regionale: Tallini, Arruzzolo e Mancuso, due di Forza Italia e uno della Lega. Tutti hanno sempre difeso la bontà delle scelte fatte. Sarà, allora, una pura casualità che, subito dopo l’ambita nomina, la Lauria abbia nominato nella sua struttura – rispettivamente il 21 gennaio e 4 febbraio di quest’anno – proprio la sorella del deputato di Forza Italia Francesco Cannizzaro, Sabina (poi trasferita in altra struttura), ed il fedelissimo e già portaborse di Filippo Mancuso, Francesco Noto. Scherzi del destino a parte, è una situazione che cristallizza nelle determine la strana commistione tra politica e alta burocrazia.

    Priolo spina nel fianco

    È ancora pendente presso il Tribunale di Reggio Calabria (giudice Valentina Olisterno) il ricorso dell’ex segretario e direttore generale del Consiglio regionale Maurizio Priolo contro la nomina ad interim di Maria Stefania Lauria. Per Priolo è «del tutto illegittima», in quanto «si tratta di un vero e proprio affidamento diretto dell’incarico in aperta violazione di legge». L’ex capo della burocrazia sottolinea che «la durata dell’incarico di reggenza è subordinata alla redazione dell’avviso (di selezione, ndr) da parte della stessa dott.ssa Lauria, con evidente conflitto di interesse». La prossima udienza si terrà a settembre, ma il tema, alla luce della conferma triennale ricevuta, è di stretta attualità.

    Maurizio Priolo
    Maurizio Priolo

    In effetti, nella selezione che portò Priolo ai vertici della burocrazia regionale nel 2015 si affidò la valutazione delle candidature ad un nucleo di valutazione. A comporlo erano il presidente dell’Ordine degli avvocati di Reggio Calabria e due docenti universitari di diritto amministrativo. Provvedeva anche ad esprimere un giudizio sintetico sui partecipanti alla selezione stessa.

    A “giudicare” la Lauria, invece, è stata solo la politica. Prima con l’Ufficio di Presidenza a guida Domenico Tallini, che le ha affidato il “chiacchierato” interim. Poi con quello a guida Filippo Mancuso, che ha messo il placet ad una procedura aperta solo ai dirigenti interni e senza la pubblicazione delle valutazioni comparative del curriculum dei partecipanti. Si attendono sviluppi.

  • Cinquant’anni e non sentirli: tutto quello che non è stato fatto per celebrare i Bronzi di Riace

    Cinquant’anni e non sentirli: tutto quello che non è stato fatto per celebrare i Bronzi di Riace

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    Il 16 agosto 1972 Stefano Mariottini, un giovane sub dilettante romano, si immerse nel mar Ionio a 230 metri dalle coste di Riace Marina e rinvenne a 8 metri di profondità le statue dei due guerrieri che sarebbero diventate famose come i Bronzi di Riace. Pochi mesi, quindi, e sarà il giorno del cinquantennale dello storico, incredibile, ritrovamento.

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    Uno dei Bronzi circondato dalla folla dopo il ritrovamento di 50 anni fa

    I Bronzi di Riace, capolavori unici

    Storico, incredibile. Due aggettivi utilizzati non per sensazionalismo. Né per essere didascalici. Ma l’impressione data dalle Istituzioni – da sempre – è quella della colpevole sottovalutazione del valore dei due guerrieri, esposti da anni all’interno del Museo Archeologico di Reggio Calabria. Dei Bronzi di Riace ci si ricorda raramente. Per spiattellarli qua e là in qualche cartellone aeroportuale. Oppure per il flyer o il trailer di (spesso poco riusciti) spot divulgativi delle bellezze del territorio.

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    I Bronzi protagonisti di uno spot della Regione di qualche anno fa

    Anche sul sito ufficiale del Museo, un’immagine di una delle due statue. Ma nemmeno un accenno alla ricorrenza che cade nel 2022. In qualunque parte del mondo fossero stati ritrovati e fossero esposti, sarebbero diventati un brand riconoscibile. Come il Colosseo per i romani. Come le Piramidi per l’Egitto. O, magari, come l’Acropoli di Atene.

    Il libro dei sogni delle Istituzioni

    E, invece, i Bronzi sono lì. Forse non valorizzati come si dovrebbe.  L’entrata al Museo è a pagamento: 8 Euro il biglietto intero, 3 Euro il biglietto ridotto per i visitatori dai 18 ai 25 anni. I visitatori di età inferiore ai 18 anni entrano gratuitamente. Mercoledì: 6 Euro il biglietto intero e 4 Euro quello ridotto.

    La Regione, ma anche il Comune di Reggio Calabria e il Museo Archeologico avevano promesso iniziative e celebrazioni speciali che andassero oltre la commemorazione del ritrovamento nelle acque del Mar Ionio. La stessa Regione Calabria ha annunciato, appena pochi giorni fa, lo stanziamento di 3 milioni di euro. Senza, tuttavia, specificare per quali attività.

    La presentazione (a Paestum) del logo, già oggetto di critiche, per l’anniversario del ritrovamento

    Anche i lavori del Comitato di coordinamento interistituzionale e il gruppo di lavoro per il cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace istituito dalla Cittadella non sembrano aver sortito granché.

    Il grande assente

    La vicepresidente della Regione Calabria, Giusi Princi, che ha anche la delega alla Cultura, ha l’obiettivo di «far arrivare a tutto il mondo un messaggio positivo della Calabria». Ma l’impressione è che, fin qui, si stia preparando un evento che dovrebbe essere di portata mondiale, come se si stesse organizzando una sagra.

    Anche nel leggere la composizione del Comitato – in Calabria i comitati e i tavoli tecnici non mancano mai – spicca l’assenza del Ministero della Cultura. O, meglio, una presenza molto marginale. Peraltro comparsa solo all’ultimo momento, quindi non già nelle fasi prodromiche all’insediamento. Nel corso della prima riunione, non solo non ha partecipato il Ministro competente, Dario Franceschini. Ma nemmeno un viceministro o un sottosegretario.

    Il comunicato ufficiale menziona solo un delegato. Forse troppo poco per un patrimonio come quello rappresentato dai Bronzi di Riace: «Ne nascerà a breve un programma collettivo, unitario, un unico brand con logo condiviso e comunicazione congiunta», è scritto nel comunicato ufficiale.

    Bronzi di Riace, 50 anni in sordina

    A meno di cinque mesi dall’anniversario, quindi, non esiste nemmeno una bozza di programma delle attività. Che, peraltro, avrebbero potuto coinvolgere anche altre città. Proprio per incentivare quel turismo che, nel politichese più stantio, è da sempre considerato un “volano di sviluppo”.

    E, invece, a Reggio Calabria non si vede alcun simbolo che possa far presagire un anno così particolare. Né la città percepisce l’aria che precede una grande festa, come un evento culturale del genere dovrebbe innescare. Addirittura, probabilmente, in pochi, esclusi gli addetti ai lavori, se interrogati potrebbero dimostrarsi informati circa la storicità di questo 2022.

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    Il monumento a Giuseppe De Nava nell’omonima piazza di Reggio Calabria (foto Aldo Fiorenza, fonte Wikipedia)

    Sembra appassionare di più la disputa, arrivata anche in consiglio comunale, sui lavori di Piazza De Nava, immediatamente antistante al Museo. Eternamente discussi, ma mai iniziati. E, infine, proprio nell’ultimo consiglio comunale aperto, la mozione approvata all’unanimità per «richiedere che l’inizio dei lavori per la riqualificazione dell’area di Piazza De Nava sia posticipato all’anno 2023 al fine di rendere fruibile la stessa area a tutto il 2022 per le celebrazioni del cinquantesimo anno del ritrovamento dei Bronzi di Riace».

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    Cannizzaro e Princi

    Proprio nel giorno dell’insediamento del Comitato voluto dalla vicepresidente Princi, il deputato di Forza Italia, l’onnipresente Francesco Cannizzaro (che della Princi è cugino e, secondo le malelingue, dante causa) ha annunciato, in pompa magna, di aver incontrato il ministro Franceschini. Non per parlare dei Bronzi. Né delle tante tematiche delicate che riguardano il Museo e il patrimonio archeologico. Ma di Piazza De Nava. Per perorare, la causa degli «oppositori più fermi al progetto così come è stato pensato e approvato dalla Soprintendenza», riporta il comunicato di Cannizzaro.

    I problemi del Museo di Reggio Calabria

    A proposito del Museo Archeologico di Reggio Calabria. Anche nella “casa” dei Bronzi, si respira tutto tranne che un’aria di festa. Qualche tempo fa, il professor Daniele Castrizio, uno dei maggiori esperti sui Bronzi di Riace, autore di alcune ipotesi identificative delle due statue tenute in grande considerazione, ha anche rivelato, nel corso di un webinar, il clima che si respira all’interno del Museo: «Il direttore non mi saluta da novembre». Salvo poi chiarire, nelle ore successive allo scoppio della bufera: «Grazie alla amicizia e alla stima reciproca che ci lega, stiamo cercando, insieme, di trovare soluzioni comuni a problemi e di contribuire in armonia a portare avanti le iniziative relative ai Bronzi».

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    Daniele Castrizio

    Proprio nelle ultime ore, lo stesso direttore Carmelo Malacrino, che aveva esultato per il finanziamento di 3 milioni annunciato dalla Regione, ha affermato: «Il Museo soffre di una drammatica carenza di personale, al punto da rendere difficile, se non impossibile, la normale gestione e programmazione delle varie attività. Complice il mancato turn over e alcuni distacchi presso altre sedi, da anni stiamo lavorando in regime estremamente ridotto e con affanno. Ormai siamo arrivati a soltanto un terzo del personale previsto in pianta organica, poco più di 30 unità su 95». E poi, il monito: «Con tale carenza di personale, però, in alcune giornate potrebbe diventare necessario chiudere al pubblico alcune sale». Lo stesso problema avuto a Sibari con un altro tesoro archeologico calabrese, insomma.

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    Carmelo Malacrino

    Il profetico Giorgio Bassani

    Insomma, la “casa” dei Bronzi di Riace non sembra neanche lontanamente pronta ad ospitare gli eventi per il cinquantennale del ritrovamento delle due statue. Anche se, c’è da dire, con i preparativi fin qui non di certo in pompa magna, sarà difficile prevedere folle oceaniche.  Perché il senso dei calabresi per i Bronzi è proprio questo. Lasciarli lì, al sicuro. E indignarsi solo quando, ciclicamente, qualcuno vorrebbe spostarli, renderli itineranti.

    Sul punto risuonano, a distanza di oltre 40 anni, le parole pronunciate nel 1981 da Giorgio Bassani, per anni presidente di Italia Nostra, uno degli intellettuali che maggiormente si è battuto per la tutela del patrimonio artistico nazionale: «I Bronzi di Riace non sono il prodotto di un’opera d’artigianato sia pure sommo, bensì autentici fatti d’arte, di poesia e, come tali, unici e irripetibili». E si schierò contro una delle tante ipotesi di trasferimento dei Bronzi (in quel caso, in America), rivendicando che tali opere debbano rimanere lì, ferme, ad attendere i visitatori come in un pellegrinaggio: «La poesia dev’essere considerata un fatto religioso, perché lo è».

  • Covid Calabria oggi (24 marzo): quasi 3.500 contagi , ma il tasso di positività scende

    Covid Calabria oggi (24 marzo): quasi 3.500 contagi , ma il tasso di positività scende

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    Il Covid in Calabria oggi (24 marzo) fa registrare 3.452 nuovi contagi in più rispetto a ieri. I tamponi effettuati sono stati 15.802. Il tasso di positività risulta del 21,85%. I guariti del giorno sono 1645. I morti sono 11.
    Questi sono i dati del giorno relativi alla pandemia comunicati dalle Asp di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia alla Regione e riportati nel bollettino quotidiano della Cittadella.

    I dati, provincia per provincia, sul Covid in Calabria oggi (24 marzo)

    Territorialmente, dall’inizio dell’epidemia, i casi positivi sono così distribuiti:

    – Catanzaro: CASI ATTIVI 6.265 (61 in reparto, 9 in terapia intensiva, 6.195 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 29.826 (29.580 guariti, 246 deceduti).

    – Cosenza: CASI ATTIVI 27.801 (135 in reparto, 0 in terapia intensiva, 27.666 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 38.340 (37.375 guariti, 965 deceduti).

    – Crotone: CASI ATTIVI 4.936 (28 in reparto, 0 in terapia intensiva, 4.908 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 23.660 (23.465 guariti, 195 deceduti).

    – Reggio Calabria: CASI ATTIVI 14.298 (130 in reparto, 4 in terapia intensiva, 14.164 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 97.945 (97.264 guariti, 681 deceduti).

    – Vibo Valentia: CASI ATTIVI 15.579 (19 in reparto, 0 in terapia intensiva, 15.560 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 16.383 (16.225 guariti, 158 deceduti). L’Asp di Catanzaro comunica 543 nuovi soggetti positivi di cui 2 fuori regione.

    L’Asp di Cosenza comunica 1.165 nuovi soggetti positivi di cui 27 fuori regione. Inoltre, specifica che dei sei decessi comunicati oggi, 1 è avvenuto a domicilio il 9/2/2022 e se ne è avuta notizia in data odierna tramite scheda Istat di morte.

    Nel setting fuori regione si registrano 15 nuovi casi a domicilio a cui si sommano 12 casi registrati fino al 23/3/2022 tra i soggetti provenienti dall’Ucraina.

    L’Asp di Reggio Calabria comunica 1.081 nuovi soggetti positivi di cui 10 fuori regione.

    L’Asp di Vibo Valentia comunica 289 nuovi soggetti positivi di cui 13 fuori regione. Inoltre, vengono aggiunti due soggetti positivi del 21/03/2021.

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