Tag: regione calabria

  • Staine assessore, per la Lega festa o funerale?

    Staine assessore, per la Lega festa o funerale?

    «Saccomanno: Lega Calabria si stringe attorno al suo assessore Emma Staine». A leggere una cosa del genere, vien difficile pensare a festeggiamenti. Qualcuno potrebbe addirittura pensare a un lutto. L’amena frase è il titolo, invece, del comunicato inviato alle redazioni dai vertici regionali del Carroccio per celebrare l’ingresso ai piani alti della Cittadella della suddetta Staine. Sarà lei a prendere il posto della leghista reggina Tilde Minasi nella Giunta di Roberto Occhiuto. E chissà se, per sicurezza, leggendo la nota del suo partito non abbia provveduto a telefonare ai suoi cari per sincerarsi della loro salute.

    Da Minasi a Staine: le parole della Lega

    Il comunicato prosegue con toni meno funerei, ma non troppo. «In occasione del “passaggio delle consegne” tra Tilde Minasi e il nuovo assessore Emma Staine, tutta la dirigenza della Lega ha voluto essere presente per manifestare la vicinanza e la costruzione di una squadra forte che possa sostenerla nel migliore dei modi. Una manifestazione (commemorazione?, nda) sobria, ma molto importante e significativa in quanto si è, finalmente, valorizzata la militanza, l’appartenenza e il merito».

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    L’email della Lega

    Spazio quindi ai presenti alla cerimonia, «dal commissario regionale Giacomo Francesco Saccomanno alla senatrice Tilde Minasi, al deputato Domenico Furgiuele, al consigliere regionale Pietro Raso». Amici che per l’occasione «hanno manifestato il gradimento della scelta operata direttamente dal segretario federale Matteo Salvini ed hanno ringraziato il precedente assessore Tilde Minasi per quanto fatto ed hanno augurato un forte buon lavoro alla Staine, garantendo sostegno e partecipazione. Tanto entusiasmo (sic) per la nuova avventura che, certamente, porterà buoni risultati alla Calabria e che vedrà la Lega anche interessata della difficile materia del nuovo settore dei trasporti».
    Non fiori, ma opere (pubbliche) di bene. Si dispensa dalle visite istituzionali?

  • «Termovalorizzatore raddoppiato? Lunare parlarne nel 2022»

    «Termovalorizzatore raddoppiato? Lunare parlarne nel 2022»

    Cristian Romaniello, psicologo e giornalista, deputato eletto nel marzo 2018 in Lombardia con il Movimento 5 Stelle, è stato espulso dal partito per non aver votato la fiducia al Governo Draghi. Nel febbraio di quest’anno è entrato in Europa Verde-Verdi Europei divenendo presidente della relativa componente parlamentare.
    In vista delle comunicazioni in Parlamento di Draghi di mercoledì, Romaniello interviene su I Calabresi affrontando argomenti di stretta attualità politica.

    Onorevole Romaniello, qual è la posizione di Europa Verde nei confronti del Governo Draghi? Voterete la fiducia?

    «Noi siamo stati sempre in opposizione al Governo Draghi, non abbiamo mai dato la fiducia. Sarebbe ridicolo anche solo pensare che si possa noi votare la fiducia. I nostri voti negativi dipendono da un giudizio che diamo sui provvedimenti che vengono approvati da questo governo. Per citarne qualcuno, il taglio alla sanità, il taglio al finanziamento sull’istruzione, sulla ricerca, sulla cooperazione, tra l’altro con scuse assurde.

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    Draghi in parlamento

    Sull’istruzione Draghi ha detto “c’è un calo demografico, possiamo tagliare un po’ di soldi”. Come se le classi pollaio non esistessero più, come se gli insegnanti non fossero ancora sottopagati e costretti a lavorare in condizioni non dignitose. Chiaramente è insensato un taglio a queste voci di spesa, salvo poi vedere che si corre a rispettare gli impegni internazionali per quanto riguarda l’aumento delle spese militari. Bisogna ricordare che anche la spesa sociale dipende da accordi internazionali. Questa incoerenza ci porta a non votare una fiducia a questo Governo che è anche contrario alle politiche ambientali che portiamo avanti noi».

    A febbraio contavate 7 consiglieri regionali e quasi 200 consiglieri comunali. Le amministrative di giugno sono andate bene, siete pronti per le elezioni politiche?

    «Sì, siamo pronti con questa alleanza con Sinistra Italiana. Ci sarà una lista unica, anche con altre realtà civiche. La mia speranza è che in questo percorso si aggiungano queste realtà civiche del popolo vero, ma anche del mondo intellettuale, giornalistico, di personalità di spicco. È un ragionamento largo e ampio, che esce dalle logiche dei partitismi degli ultimi decenni. Siamo pronti, gli argomenti ci sono, la forza c’è e si rifletterà anche nei numeri».

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    Il termovalorizzatore di Gioia Tauro

    In Calabria, invece, alle regionali dell’anno scorso Europa Verde, in coalizione con il centrosinistra Pd-M5S, ha raggiunto lo 0,5%. Il “campo largo” vi ha penalizzati?

    «Penso che il campo largo penalizzi sempre. In Italia le leggi elettorali sono spesso maggioritarie, quasi non ti puoi permettere di andare fuori coalizione. Questo avvantaggia le forza più grandi, danno più sicurezza».

    Alcune forze prettamente civiche calabresi vostre alleate alle scorse regionali, come “Tesoro Calabria” del geologo Carlo Tansi, hanno pubblicamente preso le distanze dalla candidata presidente del centrosinistra, oggi consigliera regionale, Amalia Bruni, rea di svolgere una opposizione troppo “soft” a Forza Italia e Roberto Occhiuto. Avete ancora fiducia nella Bruni?

    «I modi di fare opposizione sono diversi, riguardano anche il temperamento, il carattere. Che una scienziata faccia una opposizione diciamo “mansueta” non mi stupisce. Il lavoro scientifico non è un lavoro di impeto, è un lavoro ragionato, a toni bassi. Penso che sia nell’ordine delle cose. Nessuno è mai soddisfatto del tipo di opposizione che fa il vicino di banco. Sul permanere della fiducia ad Amalia Bruni bisognerà sentire chi ha più sott’occhio l’operato locale».

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    Amalia Bruni

    Il capogruppo del M5S in Consiglio regionale, Davide Tavernise, si è detto favorevole al raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro. Il referente e candidato regionale di Europa Verde, Giuseppe Campana, in campagna elettorale riteneva che parlare ancora di termovalorizzatori fosse un insulto. Che ne pensa e da che parte sta?

    «La nostra posizione storica anche mia personale è di contrarietà netta ai termovalorizzatori. Ci sono sempre dei meccanismi e delle tecnologie di transizione. Si potrebbe usare un po’ tutto se è in via di transizione. Bisogna cercare di arrivare ai metodi che siano veramente più importanti per la gestione dei rifiuti, io penso alla raccolta differenziata porta a porta, al riuso, al riciclo totale. Bisogna evitare a monte di produrre rifiuti. L’obiettivo è evitarlo il conferimento in discarica. Per questo occorre investire su questo ed è lunare parlare di valorizzatori nel 2022».

    Davide Tavernise, il capogruppo regionale di M5S

    Nel vostro programma c’è la spinta verso un “Green new deal”, quali sono le vostre proposte?

    «A livello centrale bisogna partire, specialmente in questo periodo, da politiche energetiche lungimiranti. Non si può dire, ad oggi, che possiamo spegnere le centrali di ciò che non è rinnovabile domani mattina. La questione è: “come investiamo i nostri soldi?”. Io vorrei vedere che i nostri soldi siano impiegati una parte nella ricerca e nello sviluppo di nuovi orizzonti energetici puliti, dall’altra parte vorrei vedere investimenti poderosi sulle rinnovabili e su tutto ciò che riduce l’inquinamento. Vorrei vedere più investimenti sul sole, sul vento, sulle batterie naturali. Le pompe idroelettriche sono particolarmente efficienti. Partire da questo vuol dire utilizzare energie di transizione, come il gas, ma per un periodo che deve essere limitato. Da qui potremmo ridurre un costo enorme che è quello dell’approvvigionamento energetico e poi di ripulire l’aria.
    Sui rifiuti bisogna cambiare radicalmente le politiche di gestione. La salute, l’ecologia e l’ambiente sono molto collegate. I fanghi di depurazione, ad esempio, vanno gestiti, ma non in modo folle. Non devono più esserci effetti nocivi per i terreni e per le persone».

    Trattamento dei rifiuti in discarica

    Lei è promotore di una legge importante, quella per la prevenzione del suicidio e degli atti di autolesionismo. Perché è importante intervenire su questo tema?

    «È molto importante legiferare perché l’Italia è l’ultimo tra i paesi avanzati a non avere una strategia nazionale sulla prevenzione del suicidio. Attraverso una mozione approvata il 14 giugno a mia firma obbligo il Governo ad istituirla. Ci vorrà un po’ di tempo, ma è un passo. La questione non è l’essere rimasti gli ultimi, ma il significato. In Italia ogni anno si suicidano 4.000 persone. Questo è il dato emerso, ma si parla di una forbice di 4.000-8.000. È così ampia perché il suicidio è la causa di morte che subisce più errori di classificazione. È la seconda causa di morte nel nostro paese dei giovani adulti. Si amplifica particolarmente nella seconda fase delle crisi. Ma noi oggi siamo in una fase di crisi permanente: economica, finanziaria, pandemica, bellica, inflazione. Tutte queste crisi concorrono ad aumentare il numero dei suicidi, non c’è più la speranza di tornare alla normalità, di star bene, di avere una mano tesa. In Italia non abbiamo un numero verde per la prevenzione del suicidio, non abbiamo un centro studi nel pieno delle sue competenze che possa fare una raccolta dati e aggiornarli di anno in anno, non abbiamo politiche che vanno in direzione del disarmo. Nella mozione abbiamo inserito una misura che dovrebbe arrivare a contrastare le armi in ambiente domestico, perché capita che i giovani si suicidino con le armi dei genitori, anche se debitamente e legalmente tenute. Per tutti questi motivi è importante intervenire sul tema».

  • Cinque Stelle, due morali: niente termovalorizzatore a Roma,  ma va bene in Calabria

    Cinque Stelle, due morali: niente termovalorizzatore a Roma, ma va bene in Calabria

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    Tutte le testate nazionali lo confermano: il casus belli che ha portato il Movimento 5 Stelle a non votare la fiducia (uscendo dall’aula del Senato) al Governo Draghi è una norma del Decreto Legge “Aiuti”. Quella, cioè, che concede poteri straordinari al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per la gestione in autonomia del ciclo dei rifiuti capitolini. E, a seguire, per la realizzazione del termovalorizzatore annunciato lo scorso aprile. Quei poteri aggiuntivi, difatti, consentiranno al primo cittadino romano di derogare al piano rifiuti regionale. Che il termovalorizzatore, invece, non lo prevede.

    Termovalorizzatore, il braccio di ferro nazionale

    Giusto due mesi fa il presidente del M5S, Giuseppe Conte, stigmatizzò tale ipotesi con un secco “no”. «Termovalorizzatore vuole dire fumi inquinanti, vuol dire scorie leggere e pesanti» disse in diretta su Twitter. Il fondatore e garante Beppe Grillo, a sua volta, parlò di «scelta insensata». Il motivo? «Bruciare i rifiuti è la negazione dell’economia circolare, a maggior ragione se si pensa che quest’impianto avrà bisogno comunque di una discarica al suo servizio per smaltire le ceneri prodotte dalla combustione, equivalenti a un terzo dei rifiuti che entrano nel forno».

    Conte e Grillo

    Certo, quando si è arrivati a dover trovare una mediazione in extremis, lo stesso Grillo dichiarò: «Non esco dal governo per un c… di inceneritore». Ora, però, è arrivata la decisione di non votare la fiducia al Dl “Aiuti” in Senato, con la capogruppo pentastellata Mariolina Castellone che ha bollato l’inserimento della controversa norma come «una follia»). La contromossa di Mario Draghi? Convocare il Consiglio dei ministri e poi salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni (poi respinte). Il nodo è ancor più venuto al pettine.

    Mattarella e Draghi

    «È veramente una follia interrompere il Governo. Mandiamo in crisi un governo per un termovalorizzatore a Roma? Ma chi ci rimette? La povera gente», ha dichiarato il sindaco di Milano, Beppe Sala. «Non si fa una crisi per un termovalorizzatore. Il premier non può essere sottoposto a ricatti», gli ha fatto eco il parlamentare e dirigente nazionale del Pd, Enrico Borghi.
    Si attende la cosiddetta “parlamentarizzazione della crisi” di mercoledì prossimo, con Mario Draghi che si presenterà alle Camere. Intanto il dibattito sul termovalorizzatore romano come miccia scatenante della crisi stessa tiene banco e a pieno.

    L’imbarazzo tra i grillini calabresi per il loro capogruppo

    I pentastellati a livello nazionale hanno “inventato” il ministero della Transizione ecologica con a capo il fisico Roberto Cingolani. In altre Regioni, si pensi al Lazio, esprimono l’assessora alla Transizione ecologica, Roberta Lombardi. M5S, insomma, fa dell’ecologia, dell’economia green e della lotta agli inceneritori una assoluta priorità. Al punto d’arrivare a far saltare sia il Governo di Unità nazionale guidato da Mario Draghi sia il tentennante (e arrancante) “campo largo” con il Partito Democratico.

    Tavernise stringe la mano a Occhiuto

    In Calabria, invece, i due grillini in Consiglio regionale sono sotto il tiro sia del Pd che dal gruppo facente capo a Luigi De Magistris. Li accusano di portare avanti una opposizione “supina” o, financo, “inclinata” al Governo guidato da Roberto Occhiuto. Il capogruppo del M5S a Palazzo Campanella, Davide Tavernise, ha esternato posizioni in netto contrasto con quelle dei colleghi di partito romani. E ha suscitato non pochi imbarazzi, in primis tra i parlamentari calabresi che a Roma poi devono render conto, soprattutto in previsione delle elezioni politiche.

    Termovalorizzatore a Gioia Tauro? Va bene anche a Cosenza

    Tre mesi fa, seduta di Palazzo Campanella del 19 aprile. Proprio due giorni prima che il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, annunciasse il termovalorizzatore che avrebbe poi portato alla crisi di Governo, a Reggio Calabria si discuteva della “Multiutility”.
    In quella occasione Tavernise ha preso la parola aderendo espressamente al “Partito dell’inceneritore”.

    Catanzaro abbaia e Reggio morde: il consiglio regionale resta sullo Stretto
    L’aula del Consiglio regionale della Calabria

    «Voglio, invece, prendere posizione – le sue parole – su una questione che è associata a questa Multiutility, presidente Occhiuto. Ho letto proprio stamattina in un articolo, su un quotidiano, le dichiarazioni del Sindaco di Gioia Tauro, che io reputo, veramente, vergognose…».«Sentire e leggere – continuava il capogruppo M5S – che se si raddoppia il termovalorizzatore di Gioia Tauro è giusto raddoppiare i posti letto in ospedale, penso sia un atteggiamento un po’ superficiale da parte di chi fa il sindaco. Le faccio una provocazione: io non sono favorevole a priori al raddoppio, sono sicuramente a favore per l’adeguamento dell’inceneritore di Gioia Tauro, perché oggi quell’inceneritore sta ammazzando la gente, non lo dico io, ma lo dicono i fatti. Se non si è d’accordo, presidente Occhiuto, le faccio un invito: al posto del raddoppio di quell’inceneritore e dell’adeguamento, io direi di chiuderlo proprio. Iniziamo a pensare di farlo da un’altra parte».

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    Amager Bakke, il termovalorizzatore di Copenhagen celebre per ospitare una pista da sci

    «…Siccome, a differenza di quello che qualcuno ha detto, io ho coraggio, non è vero che me ne lavo le mani come Don Abbondio, la invito ad iniziare ad individuare anche un altro sito per un termovalorizzatore, magari nella provincia di Cosenza, visto che il sindaco di Gioia Tauro dice che dobbiamo farlo da un’altra parte… È facile dire che siamo contro i termovalorizzatori e contro gli inceneritori, però voi sapete che la migliore Regione, il Veneto, ha raggiunto il 75% di raccolta differenziata. Mia padre che ha la terza elementare mi ha detto che il restante 25 percento o si conferisce in discarica o si brucia. Cerchiamo di bruciarlo seguendo esempi come il termovalorizzatore di Copenaghen o anche quello di Brescia, che sono dei termovalorizzatori moderni» concluse Tavernise annunciando voto di astensione sulla Multiutility voluta da Occhiuto, tra lo stupore e i mugugni dei colleghi di minoranza.

    Sindaci in rivolta

    «La giunta regionale sta lavorando per il privato. L’azione che ci rimane da fare è la protesta, dobbiamo diventare una spina al fianco della giunta regionale» ha dichiarato il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio, oggetto degli strali di Tavernise.
    Contattato direttamente da I Calabresi, Alessio ha dichiarato: «Inutile che si parli di adeguamento, è un raddoppio del termovalorizzatore. La salute dei cittadini viene scambiata con l’interesse economico del privato. All’interno del M5S ci sono delle contraddizioni, non hanno una posizione univoca. Nel nostro territorio c’è il senatore Giuseppe Auddino che è al nostro fianco da sempre. Tavernise è penoso, dovrebbe venire a spiegare ai cittadini gioiesi perché secondo lui deve essere raddoppiato il termovalorizzatore».

    Aldo Alessio, sindaco di Gioia Tauro

    Alessio ha richiesto l’accesso agli atti per valutare l’impugnativa della delibera di Giunta regionale dello scorso 21 marzo che approvava il documento tecnico di indirizzo per l’aggiornamento del Piano regionale di gestione rifiuti del 2016. Il sindaco della città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace, aveva annunciato la possibilità di impugnare proprio la legge regionale 10, quella sulla Multiutility.

    Carmelo Versace, sindaco della Città metropolitana di Reggio Calabria

    «Sin dal primo momento siamo stati contrari all’ipotesi di raddoppio di questo impianto che, ribadiamo, non è un termovalorizzatore, ma un inceneritore» ha dichiarato pubblicamente, invece, il sindaco di Reggio Calabria, Paolo Brunetti. È chiaro, quindi, che i sindaci sono sul piede di guerra.

    Termovalorizzatore, l’ultima proroga

    Intanto l’avviso pubblico esplorativo per “la ricerca di operatori economici interessati alla presentazione di proposte di project financing finalizzate all’individuazione del promotore ex art. 183, Dlgs 50/2016, per l’affidamento della concessione relativa alla progettazione e realizzazione dell’adeguamento e completamento del termovalorizzatore di Gioia Tauro comprensiva della gestione” che scadeva a maggio, è stato prorogato al prossimo 29 luglio.

    Sulla manifestazione di interesse si legge che “in Calabria la gestione dei rifiuti urbani è fortemente condizionata e dipendente dallo smaltimento in discarica; in discarica vengono conferiti i rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti urbani per cui la chiusura del ciclo di gestione dipende dalla disponibilità di volumi di abbanco, registrando una grave criticità dovuta alla carenza strutturale di discariche pubbliche e private sul territorio regionale nonché determinando un aggravio dei costi per i cittadini calabresi per il necessario ricorso a discariche o a impianti di incenerimento extra-regionali”.

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    Il termovalorizzatore di Gioia Tauro

    Il documento riporta anche che “la Regione Calabria, ricorrendo alla normativa vigente e alle nuove disposizioni di ARERA, intende dotarsi di un mix impiantistico in grado di assicurare il recupero e il riciclaggio di materia dalle frazioni merceologiche che compongono i rifiuti urbani e, a valle, chiudere il ciclo attraverso il recupero energetico dai rifiuti secondari (derivanti dal trattamento delle frazioni merceologiche del rifiuto urbano) nell’impianto di termovalorizzazione di Gioia Tauro”.

    Insomma, in Calabria il termovalorizzatore s’ha da fare. Anche grazie al supporto politico del Movimento 5 Stelle. Ma tra il Pollino e lo Stretto, evidentemente, manca un Draghi da mandare a casa.

  • Pioggia di milioni al Sud col PNRR: altre quantità, poche qualità?

    Pioggia di milioni al Sud col PNRR: altre quantità, poche qualità?

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    Scrivere su questo giornale comporta una seria assunzione di responsabilità, per l’alto numero di lettori che lo segue, per il buon livello dei contenuti che sono affrontati quotidianamente. Chi legge, pertanto, comprende lo spirito costruttivo che anima chi scrive e nei quali contenuti si identifica in forma positiva e con forme di civismo attivo.
    La riflessione di queste righe parte dal dibattito in corso sulle potenziali attribuzioni di fondi PNRR al Sud e alla Calabria e sugli esiti che questa significativa quantità di risorse finanziarie e conseguenti opere potrà produrre nel breve-medio termine. I fondi europei rappresentano una grande opportunità, non solo per il rilancio dell’economia ma anche per il ruolo dei professionisti nella progettazione.

    I contesti dimenticati

    Alle nostre latitudini, preme prima di tutto ricordare che un “difetto” di forma è insito nel PNRR. Quale? Questo Piano non ha i territori come sfondo sui quali depositare le proposte, bensì una sorta di mix di programmi di economia e finanza che guidano dall’inizio tutte le scelte. Una prassi negativa ormai consolidata nel nostro paese che ha sostituito il progetto per lo spazio delle relazioni e dei luoghi con la programmazione “sulla carta”.

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    Mario Draghi alla presentazione del PNRR

    Non avere reale contezza delle potenzialità e fragilità dei diversi contesti, se non con documenti programmatici e fin troppo pragmatici, al Sud in primis, lascia dedurre che non si tratta di piani pensati per i territori, bensì di ripartizioni, più o meno efficienti, delle risorse europee per macro aree socioeconomiche.

    La Calabria e il Sud al tempo del Pnrr

    Il PNRR è nato per fronteggiare la crisi pandemica e dare vita ad un paese – soprattutto al Sud, ancor più in Calabria – innovativo e digitalizzato; aperto ai giovani ed alle varie opportunità, rispettoso dell’ambiente, del paesaggio, delle bellezze, coeso territorialmente.
    Per questa ragione il rischio si palesa ancora più grave, nel momento in cui i comuni, ai quali giungono i fondi finali, soprattutto in Calabria, mancano di strumenti urbanistici solidi, visioni strategiche ampie, progettisti capaci di produrre un avanzamento di qualità piuttosto che ancora una volta una ennesima sequenza di quantità, quale frutto delle opere realizzate.

    Un bis dei fondi Por?

    Sappiamo che è stato così per i fondi POR, e rischia di essere altrettanto per i fondi PNRR, con il solito mantra per quasi tutti i sindaci, eccezione fatta per pochi, del “paniere della spesa” da riempire, ossia aver portato a casa un pò di risorse per fare opere pubbliche. Paniere in cui troppo spesso non conta affatto la qualità progettuale di queste opere pubbliche, la loro durata, il riscontro e approvazione da parte della comunità che le utilizzeranno, la capacità di generare nuova bellezza, così come è stato per secoli per le opere del passato che ancora oggi stupiscono per autentica originalità e qualità estetiche, urbane, costruttive.

    La Giunta regionale della Calabria discute dei fondi Por per il prossimo settennato

    Il tema è quanto davvero molti, disarmati team progettuali, all’opera per le fasi preliminari ed esecutive dei progetti, siano capaci di mettere insieme diverse competenze disciplinari, necessarie a garantire risposte attuali ed esaustive, soprattutto rispetto alla durata e attualità ambientale delle opere da realizzare, nonché alla vera capacità di intervenire per cambiare la società attraverso gli interventi con ricadute culturali, economiche, sociali.

    Il Pnrr dopo 15 anni di scempi al Sud e in Calabria

    Bisogna sottolineare l’importanza di questo piano che ha assegnato al nostro paese 191,5 miliardi da impiegare entro il 2026 e di come gli architetti, gli ingegneri, i comuni, in questo siano stati chiamati ad un grande sforzo per realizzare progetti in grado di rispettare i vincoli posti dall’Unione europea e i canoni del DNSH (do not significant harm/non causare danni significativi) secondo cui i lavori non debbono arrecare nessun danno significativo all’ambiente, pena l’esclusione dai finanziamenti, così come il rispetto, stringente, della tempistica.

    Una celeberrima incompiuta calabrese

    Non possiamo non essere allarmati, anche se lieti dell’opportunità, pertanto guardando la nostra realtà. Sono ancora oggi di fronte ai nostri occhi gli scempi edilizi, urbanistici, infrastrutturali compiuti in questi ultimi quindici anni, con la quantità di altre risorse comunitarie della programmazione straordinaria. Delusi, di fronte ai tangibili fallimenti di molte opere non completate, non utilizzate, mal gestite, senza manutenzione, capaci di generare un paesaggio degradato e degradante, sciatto, senza bellezza e senza nuovi significati.

    Un’opportunità da non perdere

    Possiamo provare a superare il paradosso di questa terra – e del Sud in generale – ovvero che la migliore urbanistica realizzata è quella della Magna Grecia? E ancora che l’architettura più straordinaria è quella che impregna oggi la parte più originale delle nostre città storiche, che ha radici nel Medioevo, nel Rinascimento a Sud, nelle chiese e nei conventi ancora oggi testimoni e custodi di gemme preziose?
    Vogliamo arrivare al giro di boa dell’appuntamento con l’Europa superando tutta questa mediocrità? Il PNRR al Sud può tradursi in grandi nuove sfide per i comuni, i progettisti, la società civile. Non sprechiamo ancora una volta questa imperdibile, forse unica, opportunità.

  • Centrodestra alla resa di conti: faide, inciuci e batoste mentre Occhiuto tace

    Centrodestra alla resa di conti: faide, inciuci e batoste mentre Occhiuto tace

    Il centrodestra calabrese ha scelto i cavalli sbagliati su cui puntare alle Amministrative di questi ultimi tre anni. Nonostante abbia “sbancato” per due volte di seguito alle Regionali, nei capoluoghi di Provincia “roccaforti” della destra, come Cosenza e Catanzaro, ha ceduto lo scettro a coalizioni di sinistra. Certo, alla gauche non sono mancati “aiutini” dal campo avverso. Ora “sottobanco”, ora con litigi, divisioni e ripicche. Protagonista, in entrambi i casi, un notabilato che inizia ad arrancare in vista delle Politiche. Saranno queste ultime a rappresentare la vera resa dei conti interna al centrodestra in corso da mesi.

    La carta del “Papa straniero” a Reggio

    Quasi due anni fa il tavolo nazionale del centrodestra vedeva Matteo Salvini, forte del vento in poppa e del voto d’opinione raccolto alle Regionali calabresi del 2020, puntare i piedi per realizzare un sogno: avere un sindaco leghista a Reggio Calabria. Fumo negli occhi per il deputato azzurro Francesco Cannizzaro. Quest’ultimo bramava di piazzare un suo uomo, invece ha dovuto subire il “Papa straniero” Nino Minicuci, originario di Melito Porto Salvo e già direttore generale del Comune di Genova. Ed è proprio in Liguria che Minicuci ha trovato i suoi maggiori sponsor politici, dal segretario regionale della Lega, Edoardo Rixi, al presidente di Regione, Giovanni Toti.

    Antonino Minicuci
    Antonino Minicuci

    Vantava una notevole esperienza tecnica Minicuci. Però non gli ha garantito una volata per sfilare Reggio Calabria a quel Giuseppe Falcomatà che ben pochi (anche tra i suoi) volevano veder rieletto. In primis per il “caso Miramare”, che lo ha portato alla sospensione dalla carica dopo la condanna in primo grado nel relativo processo.

    Al primo turno Minicuci prese il 7,1% in meno rispetto alle sue 10 liste, mentre al ballottaggio straperse a favore del candidato del Pd. «Non ha vinto Falcomatà, ma abbiamo perso noi e la responsabilità è di tutti» dichiarò Cannizzaro in conferenza stampa, Una non troppo velata stoccata contro il senatore Marco Siclari. «Io non ho fatto neanche un giorno di mare mentre qualcuno è andato alle Eolie», aggiunse riferendosi al suo avversario interno. Ossia quello che, con la deputata Maria Tripodi, si era schierato subito a favore del “Papa straniero”.

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    Cannizzaro e la vice presidente della Giunta regionale, sua cugina Giusy Princi

    Profumo di sgambetto nel centrodestra reggino

    Nonostante la sospensione del sindaco per la Severino, l’inchiesta per i brogli elettorali e vari scossoni politico-partitici il centrosinistra governa ancora la città in riva allo Stretto con relativa tranquillità. Ma accade perché in Forza Italia i notabili (i citati Siclari e Tripodi, ma anche l’ex consigliere regionale da 10mila preferenze Domenico Giannetta) sono troppo impegnati a de-Cannizzarizzare il partito in vista delle Politiche. Insomma, sgambetti in vista per “Ciccio Profumo”, nonostante il pennacchio da responsabile di Forza Italia per il Meridione. E nonostante  abbia intascato già la nomina come vice di Roberto Occhiuto per sua cugina Giusy Princi.

    A Crotone briciole e pagnotte

    Coeva alla disfatta leghista a Reggio Calabria è stata quella del centrodestra crotonese. A guidarlo era il deputato azzurro (subentrato proprio nel 2020) Sergio Torromino, coadiuvato dal coordinatore cittadino di FI e oggi portaborse di Valeria Fedele, Mario Megna.
    Fi, Lega e Fdi puntarono sull’avvocato Antonio Manica. Noto professionista, ma politico non trainante, tant’è che al primo turno prese l’8,2% in meno delle sue dieci liste che arrivarono al 49,8%.
    Risultato: Manica al ballottaggio prese oltre 4.500 voti in meno rispetto al primo turno. E a imporsi fu il primo (e unico) sindaco arancione della Regione, Vincenzo Voce, espressione del Movimento “Tesoro Calabria” di Carlo Tansi.

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    Vincenzo Voce, sindaco di Crotone

    In Consiglio comunale Fdi non entrò nemmeno, anche se oggi ha dei simpatizzanti nell’assise. La Lega invece perse la sua unica eletta, Marisa Cavallo, planata nel gruppo misto. La causa principale? I dissidi col commissario provinciale dl Carroccio, Cataldo Calabretta.
    E Forza Italia? Elemosina briciole. Anzi, pagnotte. Tutto nel tentativo (recentemente mancato) di entrare nell’esecutivo civico facendo da stampella ad un sindaco con numeri ballerini. Eppure, con la vittoria schiacciante alle ultime Provinciali che ha visto protagonista politico l’ex assessore Leo Pedace, il centrodestra pitagorico aveva di fronte a sé un governo cittadino alla canna del gas. Invece, la canna è diventata un boccaglio, fornito dal citato forzista Megna e i suoi sodali.

    L’anomalia cosentina

    Le comunali di Cosenza, invece, si sono tenute lo stesso giorno delle regionali che hanno portato Roberto Occhiuto alla Presidenza della Regione.
    Il candidato di Forza Italia, Lega, Fdi, Udc e Coraggio Italia è stato Francesco Caruso, già vicesindaco di Mario Occhiuto. Le sue liste al primo turno ottennero il 43,2%, in linea con il risultato del centrodestra alle regionali, pari al 43,7%. Il candidato, però, ebbe il 5,8% in meno delle otto liste a suo supporto. E si ritrovò come sfidante Francesco De Cicco, assessore in carica della sua stessa Giunta comunale. Lo stesso assessore che al secondo turno “abbracciò” Franz Caruso ed il Pd, sempre rimanendo in carica fino alla successiva nomina nel nuovo governo cittadino e risultando decisivo nella vittoria del centrosinistra.

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    Francesco Caruso e Mario Occhiuto durante la campagna elettorale

    Che Mario Occhiuto ed il centrodestra ormai guidato dal fratello Roberto abbiano puntato su un “pupillo” senza revocare dalla Giunta una spina nel fianco da quasi 5.000 voti odora di inciucio tra schieramenti formalmente avversi. Chissà se ricambiato con la successiva vittoria della sindaca di San Giovanni in Fiore e anche lei già assessora della Giunta di Mario Occhiuto, Rosaria Succurro, alle Provinciali bruzie.

    La debacle del centrodestra a Catanzaro

    Non serve dilungarsi, ne abbiamo recentemente parlato a più riprese. Nel capoluogo di Regione andato al voto poche settimane fa, è emersa plasticamente la scarsa capacità del notabilato regionale di puntare su un cavallo vincente. E con essa tutte le frizioni in vista delle politiche.
    Nell’arco della campagna elettorale a favore del docente di sinistra Valerio Donato, il centrodestra è passato da più fasi. La prima, quella in cui era certo di una vittoria marcata al primo turno. La seconda, in cui ha coltivato la speranza (poi realizzatasi) dell’anatra zoppa. Infine, quella della desolazione post ballottaggio.

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    Nicola Fiorita, professore universitario e nuovo sindaco di Catanzaro

    Oggi il sindaco è Nicola Fiorita. E in queste ore dai partiti di sinistra sta ricevendo più telefonate per posti in Giunta che voti alle elezioni, espressione del civismo di sinistra. Un successo, il suo, frutto non solo dell’attrattività della sua figura, ma anche delle faide interne al centrodestra. Che, pur sconfitto, rimane maggioranza nel tessuto sociale della città. Il neo-sindaco rischia di essere prigioniero del “campo largo” rimasto sulla carta. E c’è la possibilità che si veda imporre dal Nazareno la nomina della “sardina” Jasmine Cristallo come sua portavoce. La cosa causerebbe malumori alle decine di aspiranti assessori che ritengono di poter rientrare in quel concetto di “nomine di alto profilo” che Fiorita vorrebbe sia per la Giunta che per le altre caselle. Insomma, i nodi verranno presto al pettine.

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    Filippo Mancuso (Lega) è il presidente del Consiglio regionale della Calabria

    Detto questo, la carta bianca data dalla Lega a Filippo Mancuso in questa campagna elettorale appena conclusa, non ha premiato. Così come il tentativo del coordinatore regionale di Fi, Giuseppe Mangialavori, di replicare l’esperienza delle comunali di Vibo Valentia del 2015 con Elio Costa, in cui i partiti del centrodestra si erano “mimetizzati” con sigle differenti dalle originali.

    Il Vibocentrismo regge

    L’avvocata Maria Limardo, dopo una candidatura alle elezioni regionali del 2010 con il Pdl e l’elezione sfiorata con ben 4.736 preferenze nell’allora collegio di Vibo Valentia, è divenuta sindaca di Vibo Valentia nel 2019 al primo turno (con quasi il 60% dei voti) con una coalizione trainata dal suo partito, Forza Italia e dal già citato Giuseppe Mangialavori.

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    Maria Limardo, sindaco di Vibo Valentia

    La Limardo è una mosca bianca di questo centrodestra incapace di esprimere amministratori locali di chiara matrice partitica. Netta nelle decisioni, riesce a gestire le fibrillazioni politico-partitiche senza esserne succube.  è sopravvissuta politicamente dopo lo scossone di Rinascita-Scott che portò la commissaria regionale di Fdi Wanda Ferro a chiedere pubblicamente la fine della consiliatura (ricevendo, di fatto una pernacchia). E alle ultime regionali ha superato il brutto sgambetto al leader di una importante formazione politica che governa con lei Vibo Valentia. Parliamo di Città Futura e di Vito Pitaro, estromesso dalle candidature a pochi giorni dal voto.

    Insomma, in una politica fatta di equilibrismi ed equilibristi (ma anche di trapezisti e clown, a dirla tutta), il decisionismo della Limardo è un tratto inedito. Che difficilmente, però, un notabilato alla perenne, famelica ricerca di un altro giro di giostra in Parlamento intende valorizzare.

    Roberto Occhiuto si smarca dal resto del centrodestra

    «Dal primo giorno del mio mandato da presidente della Regione ho detto che avrei fatto l’uomo di governo e che mi sarei occupato soltanto dei problemi della Calabria, lasciando ai partiti le scelte in ordine ai candidati sindaco delle città». «Rimango un dirigente politico nazionale del centrodestra, ed è chiaro che mi impegnerò per le prossime elezioni politiche. Ma per scegliere gli aspiranti primi cittadini non sono intervenuto e non interverrò in futuro». Queste le dichiarazioni di Roberto Occhiuto all’Ansa dopo l’ultima tornata amministrativa.

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    Vincenzo De Luca

    Una posizione molto diversa dai suoi colleghi presidenti di Regione. In Campania Vincenzo De Luca in alcuni comuni ha presentato la lista Campania Libera di sua diretta espressione. E si è preso il merito delle vittorie, tra cui quella di Enzo Cuomo a Portici (con l’80%).

    In Puglia Michele Emiliano rivendica la vittoria locale della «formazione che governa la Puglia» e che ha visto il democrat vicino a molti candidati in questa tornata amministrativa. Tra questi, il sindaco rieletto di Taranto Rinaldo Melucci. «Sicuramente è uno dei risultati più importanti in Italia perché qui la coalizione si è presentata nella stessa formazione che governa la Regione e nella stessa formazione che ci auguriamo possa governare l’Italia nelle prossime elezioni politiche», il suo commento sul voto.

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    Michele Emiliano

    Non differente la situazione a destra. Il presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio, in quota Fratelli D’Italia, ha messo il cappello sul risultato delle Comunali. «Il centrodestra ha sciolto il guinzaglio della sinistra sugli elettori» ha dichiarato festeggiando la vittoria del “suo” candidato Pierluigi Biondi a sindaco de L’Aquila.
    Insomma, ragionamenti e azioni diametralmente opposti a quelli di Roberto Occhiuto.
    Tra paura di ammettere sconfitte e rese dei conti, la partita per le politiche è ancora tutta da giocare.

  • Ospedale a Vaglio Lise, Caruso: «Pronto entro la fine del mio mandato»

    Ospedale a Vaglio Lise, Caruso: «Pronto entro la fine del mio mandato»

    Eppur si muove. Franz Caruso ha voluto ribattere a quanti da mesi lo accusano di un sostanziale immobilismo con una conferenza stampa sul nuovo ospedale di Cosenza da realizzare a Vaglio Lise. Durante l’incontro, però, la struttura sanitaria ha lasciato spazio a numerosi altri temi. Frecciate all’indirizzo di chi lo ha preceduto, promesse su una città che dovrebbe trasformarsi da qui alla fine del mandato del sindaco eletto in autunno.

    Ora toccherà aspettare per sapere se alle parole seguiranno fatti concreti. Gli impegni presi al cospetto dei giornalisti, d’altra parte, non sono semplici da rispettare, a partire proprio da quello sul nuovo ospedale a Vaglio Lise. Per il sindaco Caruso sarà pronto entro la fine del suo mandato. Quattro anni e mezzo, dunque. E poco importa che lo studio di fattibilità consegnato ai presenti parli di 14-15 semestri necessari tra iter burocratico e lavori veri e propri per vedere l’opera al completo.

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    Il cronoprogramma riportato nello studio di fattibilità

    L’Annunziata cambia pelle

    Di tempo quindi, a quanto pare, ne basterà meno per siglare l’Accordo di programma quadro con Regione e Ministero della Salute, convocare e chiudere la conferenza dei servizi, affidare la progettazione definitiva, quella esecutiva e i lavori, completare il nuovo ospedale. E cosa comporterà il trasloco del nosocomio in un altro quartiere? Un bel po’ di cose. La vecchia Annunziata sarà in parte demolita (non il plesso del ’39) per trasformarsi in una Cittadella della Salute destinata a ospitare uffici, pazienti oncologici e lungodegenti, con una bella iniezione di verde nell’area attualmente occupata dai reparti più “moderni”. Così facendo, si eviterà di depauperare la parte Sud della città risparmiando i costi extra che un nuovo ospedale nella franosa Contrada Muoio – la soluzione auspicata dall’ex sindaco Mario Occhiuto e suo fratello Roberto – avrebbe comportato per le casse pubbliche.

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    L’ingresso dell’ospedale dell’Annunziata a Cosenza

    Le ragioni dell’Ospedale a Vaglio Lise

    Vaglio Lise invece, ha ripetuto a più riprese Caruso, appare come la soluzione ideale. Il quartiere, innanzitutto, è baricentrico rispetto al resto della provincia e dell’area urbana. Gli investimenti milionari per l’ospedale ridisegneranno la zona in meglio, portando investimenti anche privati che potrebbero finalmente completare il ricongiungimento (con relativa riqualificazione) tra via Popilia e il resto di Cosenza. Parte della superstrada verrebbe interrata per far spazio a verde pubblico, l’ospedale sorgerebbe in un’area pianeggiante (coi risparmi che ne conseguono) sulla falsariga di quelli di recente costruzione a Siracusa, Andria e Pordenone. E la questione espropri parrebbe già risolta o quasi

    Rispunta la metro

    Così facendo riacquisterebbe forse un senso anche l’idea di andare avanti con la realizzazione della metro. Non è un caso che che nelle slide mostrate in conferenza stampa siano spuntati riferimenti a una linea tranviaria che ricorda tanto la maxi opera attualmente in sospeso. Anche le Autolinee si sposterebbero per trovare posto nei dintorni del nuovo ospedale di Cosenza, decongestionando così il centro città dal traffico dei mezzi pesanti extraurbani.

    Ospedale ad Arcavacata di Rende? No, Unical a Vaglio Lise

    E le rivendicazioni di Rende, tornata a chiedere che la struttura sanitaria sorga nei pressi dell’Unical? «Farebbero perdere altri 20 anni, dopo quelli già persi da quando si parlava di realizzare il nosocomio a Mendicino», replica Caruso. Che con Arcavacata – e l’Inrca – vuole invece realizzare un centro di ricerca specializzato in virologia nel nascituro complesso di Vaglio Lise. E magari lavorare perché l’ateneo si doti di una facoltà di Medicina «autonoma» e non a metà con la Magna Graecia di Catanzaro, argomento principe (Principe?) del dibattito anti Vaglio Lise sull’altra sponda del Campagnano.

    L’ospedale, taglia corto il sindaco bruzio, sorgerà a Cosenza: «Non è in discussione farlo fuori dal capoluogo». E Roberto Occhiuto, sostenendo questo progetto «tecnico e politico», potrà passare alla storia proprio come il podestà che realizzò “la prima Annunziata” nel Ventennio. Il paragone farà senz’altro piacere alla parte più nostalgica della maggioranza in Regione.

    Sanità: non c’è solo l’ospedale a Vaglio Lise

    Ma non ci saranno solo la Cittadella della Salute e l’ospedale popiliano nella nuova Sanità cosentina. A via Bendicenti, nell’attuale sede della polizia municipale, dovrebbe trovar posto una casa/ospedale di comunità, a tutto vantaggio del centro storico. E i vigili dove finiranno? Le ipotesi in campo sono diverse: da quella – con tanto di protocollo d’intesa con le Ferrovie siglato nell’ormai lontano 2012 – che li vorrebbe nella stazione ferroviaria di Vaglio Lise, alla caserma accanto a San Domenico, passando per le alternative su via degli Stadi o alle Casermette di via Panebianco. I diretti interessati pare preferiscano il centro città, anche per questioni d’immagine.

    «La città fa schifo»

    Cosenza, insomma, parrebbe destinata a cambiare parecchio. Nel frattempo però, parola di Caruso stesso, la città «fa schifo per quanto è sporca». Gli appalti per la pulizia, d’altra parte, con Ecologia oggi e le cooperative li ha firmati il sindaco che lo ha preceduto, ma l’attuale primo cittadino promette di mettere mano ai prossimi, visto che gli accordi sono prossimi alla scadenza, per ottenere risultati migliori. «Anche con l’aiuto dei cittadini» che finora hanno avuto meno a cuore la raccolta differenziata.

    Allarme debiti

    Certo, bisognerà barcamenarsi tra i problemi economici di Palazzo dei Bruzi per garantire servizi efficienti. E il compito si preannuncia più arduo del previsto. Nei prossimi giorni toccherà approvare il consuntivo 2021 – «l’ultimo della precedente amministrazione, dal preventivo 2022-2024 ci sarà il primo davvero nostro, chiaro e vero, e che non siamo costretti ad approvare». Sul groppone ci sarà un disavanzo maggiore delle ottimistiche previsioni iniziali: 23 milioni e rotti di rosso, contro i 17 ipotizzati prima che i revisori chiedessero di correggere il tiro.

    Un dato «allarmante», ma che paradossalmente, ha sostenuto Caruso, potrebbe essere un vantaggio. Un deficit sotto i 22 milioni avrebbe costretto l’amministrazione a ripianare tutto in 5 anni. Superata quella soglia, invece, il tempo a disposizione raddoppierà.
    Il tempo in più basterà a consegnare per sempre al passato «la città delle transenne e dei cantieri mai chiusi»? Ai posteri l’ardua sentenza.

  • [VIDEO] Uffici vuoti a Bruxelles, ma la Regione Calabria paga lo stesso

    [VIDEO] Uffici vuoti a Bruxelles, ma la Regione Calabria paga lo stesso

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    Nessuno probabilmente se n’è accorto ma il bergamotto, che è certamente un prodotto DOP (denominazione di origine protetta), da maggio 2019 è diventato anche DOT, di origine toscana.

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    Al numero 14 di Rond Point Schuman – nel cuore del quartiere Ue di Bruxelles – si trova l’edificio dove hanno sede molti enti e uffici di rappresentanza delle Regioni italiane. Ed è stata proprio la Regione Toscana a concedere alle associazioni Profumi di Calabria e Calabresi in Europa, la grande sala convegni all’ottavo piano dello stabile. La sala utilizzata per un evento di promozione del bergamotto.

    La Regione Calabria a Bruxelles

    Eppure la Regione Calabria a Bruxelles ha un suo spazio nello stesso edificio e continua a pagare un consistente canone di locazione per i suoi uffici. Non li usa e non si fa vedere lì da tempo.

    Di recente anche I Calabresi ha provato a visitare la sede. Ma chi lavora lì ci ha confermato che quegli spazi sono chiusi e inattivi da diverso tempo. Una vicenda che restituisce il mancato legame della Calabria con il cuore delle istituzioni europee. Una regione che adesso si trova ad affrontare tra mille incertezze la sfida del Pnrr.

  • Ambiente: Crotone fa causa alla Regione per 14 milioni

    Ambiente: Crotone fa causa alla Regione per 14 milioni

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    Soldi per i rifiuti: troppa attesa inutile e il Comune di Crotone si rivolge al giudice.
    Lo ha deliberato la Giunta guidata da Vincenzo Voce su proposta di Sandro Cretella, l’assessore all’Avvocatura.
    Il motivo di questa decisione è contenuto in una vecchia delibera della Giunta regionale: la 380 del 13 ottobre 2015, emessa in piena era Oliverio.
    In base a questa delibera, Crotone avanza dalla Regione più di 14 milioni. Il credito deriva dall’utilizzo dell’impianto di trattamento di Ponticelli e della discarica di Columbra (privata ma a disposizione del Comune) che per anni ha servito tutte le Ato calabresi.
    Inoltre, alla delibera 380 sono seguiti altri atti, in base ai quali la Regione riconosce cinque euro a tonnellata ai Comuni sedi di trattamento rifiuti e di sette euro a tonnellata per i comuni sui cui territori ci sono discariche pubbliche o asservite al servizio pubblico.
    È proprio il caso di Crotone. Al riguardo, Voce ha dichiarato: «Crotone è stanca di essere considerata la pattumiera della Calabria. Ed oltretutto non aver ricevuto nemmeno quanto le spetta per aver raccolto i rifiuti da altre province al danno (ambientale) aggiunge la beffa. Procediamo giudizialmente per difendere i diritti della città. Soprattutto per spezzare il silenzio che su questa vicenda era calato negli scorsi anni». Perciò l’amministrazione, prosegue il sindaco, «ha deciso di procedere per via giudiziaria per il riconoscimento del benefit a titolo di ristoro ambientale per il disagio subito dal conferimento nelle discariche di rifiuti da altre province».

  • Azienda zero al prof che non molla Toti: ecco il nuovo messia della sanità

    Azienda zero al prof che non molla Toti: ecco il nuovo messia della sanità

    La fase 2 della sanità calabrese comincia con un tweet. Mentre ancora tutti aspettano di capire cosa davvero impedisca l’insediamento del colonnello Maurizio Bortoletti a subcommissario, ieri all’ora di cena Roberto Occhiuto ha comunicato via social di aver piazzato Giuseppe Profiti alla guida dell’Azienda Zero in Calabria. Professore universitario, nato a Catanzaro, è stato il numero uno del Bambino Gesùcoinvolto nel caso dell’attico del cardinale Bertone, ha sempre rivendicato la correttezza del suo operato – ed è coordinatore della Struttura di missione della sanità per la Regione Liguria. Manterrà l’incarico affidatogli un anno fa da Giovanni Toti ma, ora, guiderà anche il nuovo moloch con cui il presidente della Regione punta a mettere ordine nel settore più disastrato della Calabria.

    L’annuncio di Occhiuto su Twitter

    Il compenso per Azienda Zero in Calabria e l’incarico in Liguria

    Il decreto con cui Occhiuto lo nomina sintetizza i suoi compiti e rivela le due fasi con cui dovrà, sostanzialmente, svuotare di parecchie funzioni le Aziende sanitarie. E supervisionare, di fatto commissariandolo, il dipartimento Salute della Cittadella. Non provate però a scervellarvi per capire con precisione quanto Profiti guadagni tra Calabria e Liguria. Si sa che qui, in ragione «della natura straordinaria dell’incarico», percepirà un compenso corrispondente al 90% di quello che prendono i dg delle Asp. A cui però si sommerà il «rimborso delle spese di missione sostenute in ragione dell’incarico» che, ad occhio, non sarà irrisorio. Le sezioni “amministrazione trasparente” delle Asp calabresi e della Regione Liguria non regalano più dettagliate soddisfazioni. A occhio, comunque, prenderà, senza contare i rimborsi, qualcosa in più di 100mila euro annui per ciascuno dei due incarichi.

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    Giuseppe Profiti

    Come cambia la governance della sanità

    Di certo Profiti ha davanti obiettivi e aspettative parecchio difficili da soddisfare, dunque non è il caso di fargli più di tanto i conti in tasca. Vale la pena, piuttosto, tentare di capire, al di fuori del burocratese, cosa accadrà ora alla catena di comando della sanità calabrese. È evidente, dalle carte, che la sostanza dell’incarico del numero uno di Azienda Zero in Calabria sia stata concordata da Occhiuto con i Ministeri (Salute ed Economia) che controllano la nostra sanità. Tutto è infatti previsto nel Programma Operativo 2022-2025 concordato con il Tavolo Adduce e in via di approvazione.

    Accentramento e ripartizione

    Gli step fondamentali sono due. In primo luogo Profiti dovrà governare il «riposizionamento» delle funzioni delle Asp, che passeranno «al livello regionale», e si occuperà della «riallocazione» e del «reclutamento» delle figure professionali «necessarie al funzionamento del modello organizzativo ipotizzato». Dunque Azienda zero accentra tutto a sé, come previsto dalla legge con cui è stata istituita. Intanto. Poi, con il secondo step, procederà alla «ripartizione delle competenze e delle risorse professionali» acquisite. E distinguerà «tra competenze di indirizzo e programmazione destinate necessariamente a permanere in capo al livello regionale» e competenze «di carattere operativo e gestionale» da assegnare sempre all’interno della sfera di attività di Azienda Zero in Calabria.

    Il braccio di Occhiuto a Roma

    Altre due cose fondamentali contenute nel decreto di nomina di Profiti. Il prof che condividiamo con la Liguria dovrà occuparsi del «supporto del Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro», cioè Occhiuto. E potrà rappresentarlo «presso sedi istituzionali regionali e nazionali sulla base di apposita delega anche permanente». Un vero e proprio braccio destro. Che dovrà aiutare il presidente della Regione nel suo delicato compito in Calabria e farne le veci ai tavoli romani sulla sanità.

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    Il team di Occhiuto all’ultimo incontro al Mef (Profiti è l’ultimo)

    Il dipartimento “commissariato”

    Seconda cosa importante. A Profiti viene attribuito «il coordinamento del Dipartimento Tutela della Salute e Servizi Sociali e Socio Sanitari avvalendosi delle sue strutture nonché di quelle facenti capo al Commissario ad acta», e «disponendo delle risorse umane, finanziarie e strumentali» anche sulla base di «apposito Dca da adottarsi allo scopo». Insomma, com’era intuibile fin dai primi passi di Azienda Zero, il dipartimento Sanità della Regione viene di fatto commissariato. E Profiti sarà una sorta di deus ex machina per tutta la struttura amministrativa sia degli uffici della Cittadella sia di quelli della struttura commissariale.

    Incarico di 1 anno e verifiche ogni 3 mesi

    Il suo incarico ha durata annuale ed è prorogabile per una sola volta. Fin quando non sarà nominato un direttore generale. Occhiuto verificherà «periodicamente e, comunque, ogni tre mesi» l’operato del commissario di AZ «e, in caso di valutazione negativa, ne disporrà la revoca dall’incarico, previa verifica in contraddittorio». Ora non resta che attendere che la giunta regionale, come prevede la legge, predisponga una delibera che disciplini «il funzionamento e i tempi di attuazione dell’Azienda Zero». Che poi con un suo Atto aziendale determinerà l’organizzazione degli uffici e delle funzioni.

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    Occhiuto durante il Tavolo Adduce affiancato da Profiti

    Da dove si prendono i soldi per Azienda Zero

    Per la propria attività, AZ utilizzerà finanziamenti assegnati dalla Regione, a carico del fondo sanitario regionale. La legge che l’ha istituita ha indicato oneri per 700mila euro all’anno per gli esercizi 2022-2024. Che arriveranno dalla prevista riduzione della spesa per le funzioni assorbite dalle Asp. Ovviamente resta l’interrogativo più grande. Si capirà nei prossimi mesi (o anni) come e in che misura questa “rivoluzione” accentratrice porterà ad approvare i bilanci delle Asp che non riescono a farlo da anni, ad accertare il debito e il meccanismo che lo alimenta, a ridurre l’emigrazione sanitaria e a far salire i famigerati Lea (Livelli essenziali di assistenza) che continuano a focalizzare il sistema sanitario regionale come il peggiore d’Italia. Costringendo a un calvario, ormai percepito come inesorabile, centinaia di migliaia di pazienti calabresi.

  • Gadget da 160mila euro, per Occhiuto «è cambiata la musica». Ma suona sempre Orsomarso?

    Gadget da 160mila euro, per Occhiuto «è cambiata la musica». Ma suona sempre Orsomarso?

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    Guardare la pagliuzza e non la trave, è questo quello che apparentemente avrebbe fatto il presidente della Regione Roberto Occhiuto quando ha annunciato sui social la rimozione della dirigente del settore turismo coinvolta nell’ormai nota determina da 164mila euro per i gadget promozionali.

    «Non condivido importo e procedure» ha dichiarato Occhiuto, suscitando le ire del sindacato dei dirigenti degli enti locali (Direl) che, riservandosi di tutelare «la dignità della categoria dei dirigenti e dei dipendenti pubblici» nelle sedi opportune, specifica che «ove l’organo politico avesse avuto delle riserve da manifestare nei confronti della legittimità del provvedimento avrebbe potuto formulare i dovuti rilievi alla dirigenza in forma rituale ed ai sensi di legge e non mediante l’uso dei social».

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    Il presidente della Regione Roberto Occhiuto

    Approfondendo la questione, però, si intravedono responsabilità politiche che si tentano di (mal)celare, mettendo alla gogna dirigenti e burocrati che, come risulta dagli atti, hanno seguito indicazioni arrivate proprio dalla Giunta presieduta da Occhiuto.

    Gadget gate, la determina “incriminata”

    La determina da cui nasce il “Gadget gate” è la numero 5443 del 18 maggio, firmata dalla dirigente del settore “Promozione della Calabria e dei suoi asset strategici, spettacolo e grandi eventi, marketing territoriale” del Dipartimento Turismo, l’avvocata cosentina Gina Aquino, spostata in quel settore pochi giorni prima, il 3 maggio.
    È finita lei sul banco degli “imputati” (o meglio dire, dei “revocati”) a seguito della sfuriata social di Roberto Occhiuto.

    In quella determina, come è noto, si procedeva all’affidamento diretto per 164.122,94 euro, alla società Pubbliturco di Rende, di Vittorio e Valentina Turco, per la fornitura di gadget promozionali personalizzati per “Calabria Straordinaria”. Ossia il claim promozionale per il turismo promosso dall’assessore al ramo in quota Fratelli D’Italia, Fausto Orsomarso. Era anche l’hashtag della sua ultima campagna elettorale.

    Responsabile del procedimento in quella determina è il dipendente con posizione organizzativa in quel settore (nominato dalla Dg Antonella Cauteuriccio e dal dirigente di settore scopellitiano Cosimo Caridi con determina 1142 del 8 febbraio 2022), Luca Gennaro Fregola, già componente dell’ufficio di Gabinetto dei Presidenti di Regione Jole Santelli e Nino Spirlì.

    La proposta è di Orsomarso

    Allegato alla deliberazione della Giunta regionale n. 59 del 18 febbraio scorso, troviamo il “Piano Esecutivo annuale 2022”. E, benché la firma in calce alla deliberazione sia di Roberto Occhiuto, come assessore proponente viene indicato Fausto Orsomarso.
    Nell’allegato, al punto 3.3.8., rubricato “Marketing off-line: Promozione e Comunicazione” c’è scritto che: ”Le azioni riguardano lo sviluppo di campagne di comunicazione, (legate anche a CALABRIA STRAORDINARIA, il progetto-quadro di comunicazione strategica e di riposizionamento nazionale e internazionale dell’immagine complessiva della regione) su carta stampata, web e radio, tv, stazioni ferroviarie, grandi superfici di vendita, grandi eventi mediatici e sportivi”.

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    L’estratto del piano regionale allegato alla delibera 59

    Tra ciò che rientrava espressamente a titolo esemplificativo in quella categoria viene, nero su bianco, riportato lo “Sviluppo linea merchandising e gadget” e come fonte finanziaria i Por e i Pac.
    Nella successiva deliberazione della Giunta, la 189 del 3 maggio, avente ad oggetto “Piano di Azione e Coesione (PAC) Calabria 2007-2013. Approvazione rimodulazione scheda intervento III.7 “Interventi per la promozione e la produzione culturale”, tra le declinazioni delle azioni di promozione e marketing, viene, nuovamente, menzionato il “Marketing Off-line” quale azione di sviluppo anche di Calabria Straordinaria, che include espressamente lo “Sviluppo linea merchandising e gadget”.

    Gadget gate, lo scaricabarile sulla dirigente

    In quell’atto, la Giunta prende atto “delle esigenze manifestate dai Dirigenti Generali dei Dipartimenti interessati” e approva “la rimodulazione della Scheda III.7 Interventi per la promozione e la produzione culturale, restando immutata la relativa dotazione finanziaria, pari a Euro 28.750.000,00”.

    Ecco che la responsabilità è politica. E difficilmente può ricadere su una dirigente regionale nominata in quel settore dieci giorni prima di una determina che è conseguenza di un piano approvato nel mese di febbraio. Pertanto, in attesa dell’annunciato provvedimento di revoca della dirigente (in merito al quale i sindacati hanno già promesso battaglia), si tenta di mettere sotto al tappeto le responsabilità dell’assessore al ramo, già “assolto” pubblicamente dallo stesso Occhiuto.

    La Pubbliturco e la Regione

    I due soci della Pubbliturco s.r.l., beneficiaria dell’affidamento diretto nel “Gadget gate”, sono i fratelli Vittorio e Valentina Turco. Quest’ultima è stata legata sentimentalmente ad Alessandro Martire, collaboratore della sindaca di San Giovanni in Fiore Rosaria Succurro (e prima ancora fedelissimo dell’assessore De Cicco a Cosenza) ed è vicina professionalmente a Luigi Vircillo, già responsabile della comunicazione della Presidente Jole Santelli.

    L’azienda non è nuova ai finanziamenti regionali. Risulta sul Burc, difatti, un finanziamento dal Fondo per l’occupazione e la crescita di 78 mila euro nel 2016, un’aggiudicazione di servizio per 39mila euro oltre iva nel 2018 per informazioni e pubblicità del PSR Calabria 2014-2020, di 38mila euro nel 2019 per servizi e forniture per la partecipazione della Regione alla “Notte dei ricercatori”. E poi altre decine di migliaia di euro nel 2021 per magliette e cappellini destinati agli operatori volontari del servizio civile universale.

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    La foto postata su Fb da Roberto Occhiuto

    Nonostante le simpatie politiche, però, il nome della Pubbliturco è finita sul post social con tanto di X rossa del Presidente della Regione, facendo il giro d’Italia. Ora che la “determina a contrarre” nei loro confronti, firmata dalla dirigente Aquino, verrà revocata, qualora all’annuncio di Occhiuto seguano i fatti, è lecito chiedersi se alle già eventuali conseguenze legali, vi saranno anche conseguenze politiche. Che non riusciranno a stare sotto quel tappeto dove si son già tentate di nascondere le responsabilità di Fausto Orsomarso.