Sfida per la continuità o per il cambiamento (ma quale?), le Regionali si annunciano piuttosto combattute, sebbene l’esito sia considerato scontato dalla quasi totalità degli osservatori.
Roberto Occhiuto, che rivendica l’eredità politica di Jole Santelli, è dato per favorito, grazie anche a liste compilate per fare il pieno di voti.
Il perno di Occhiuto, come già per Oliverio e la ex presidente prematuramente scomparsa, è Cosenza e non è un caso che il candidato azzurro abbia concentrato proprio nella circoscrizione Nord una potenza di fuoco non indifferente.
L’armata azzurra
Il dilemma di Forza Italia è risolto. Capolista sarà l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo, fortissimo nella fascia jonica e amico-rivale storico dell’aspirante governatore.
Fuori dalle liste Pino Gentile, che tuttavia non ha rinunciato a lasciare le sue impronte sulla coalizione. Fortissime quelle di sua figlia Katya, già vicesindaca di Cosenza nella prima metà dell’era Occhiuto.
Meno marcate, ma altrettanto significative, quelle di Simona Loizzo, dentista cosentina con un ruolo importante nella Sanità calabrese, precedenti politici di rilievo (è stata dirigente provinciale cosentina del Pdl), vicinissima alla famiglia Gentile e con addentellati fortissimi nella Cosenza “che conta” (è la nipote di Ettore Loizzo, ex big della massoneria calabrese ed ex gran maestro aggiunto del Goi).

La Loizzo, come già anticipato, è candidata nella Lega, in ottima compagnia del consigliere uscente e big di Coldiretti Pietro Molinaro e dell’ex “imbrattamuri” Leo Battaglia, protagonista della bravata ferragostana che ha fatto chiacchierare tutta l’Italia: il lancio sul litorale delle mascherine chirurgiche con santino elettorale dall’elicottero.
Forti anche nelle altre due circoscrizioni le candidature salviniane: Pietro Raso e Filippo Mancuso nel Catanzarese e Tilde Minasi nel reggino.
Ma Occhiuto pesca anche nel bacino di Palazzo dei Bruzi: al riguardo, fanno bella mostra di sé Carmelo Salerno (Fi), Pierluigi Caputo (Forza Azzurri) e l’assessora cosentina Francesca Loredana Pastore (Fratelli D’Italia).
Non mancano i sindaci o ex tali. Ci si riferisce a Pasqualina Straface, ex prima cittadina di Corigliano (Fi) e a Gioacchino Lorelli, attuale sindaco di San Pietro in Amantea molto quotato nel basso Tirreno cosentino.
Bianchi e neri
A proposito di Meloniani, resta confermata l’indiscrezione su Luca Morrone, che ha candidato in sua vece la moglie Luciana De Francesco e, finalmente, si candida l’assessore al Turismo uscente Fausto Orsomarso.
Forte, nella circoscrizione reggina, la candidatura del consigliere uscente Giuseppe Neri.
Tra le novità assolute, l’ingresso dei seguaci del governatore ligure Giovanni Toti. È confermata, al riguardo, la candidatura di Alfredo Iorio, già uomo ombra dei leghisti Vincenzo Sofo e Pietro Molinaro. Evidentemente, Coraggio Italia è una casa per salviniani in libera uscita.
Ritorni forti anche nell’Udc, che ricandida Giuseppe Graziano, detto “Il generale” nel Cosentino e Flora Sculco – la figlia di Enzo siede al momento a Palazzo Campanella in quota democrat – nel Catanzarese.
Confermata anche la presenza di Noi con l’Italia di Maurizio Lupi, le cui liste sono state confezionate da un altro ex Udc di peso: Pino Galati.
L’ultima indiscrezione agostana rivelatasi fondata riguarda la candidatura di Piercarlo Chiappetta, cognato di Mario Occhiuto e consigliere comunale uscente di Cosenza, in lista in Forza Azzurrri.
Amalia, la scienziata
Ci voleva proprio una neurologa di fama per venire a capo dello sfacelo del centrosinistra.
Anche Amalia Bruni ha concentrato il fuoco su Cosenza, dove la sfida è più difficile e i rischi maggiori, a causa dell’ingresso di Mario Oliverio, che potrebbe azzoppare proprio il Pd nel suo territorio.
Pienissima la lista dem cosentina, in cui sono concentrati i big uscenti tranne Carlo Guccione, silurato in seguito al martellamento di Carlo Tansi. E cioè Mimmo Bevacqua, Giuseppe Aieta, Graziano Di Natale e il presidente della Provincia Franco Iacucci.
Forte anche la candidatura di Nicola Irto, capolista del Pd nella circoscrizione Sud.

Nella lista della presidente, Amalia Bruni presidente (appunto…), si segnala la presenza di Giovanni Manoccio, storico ex (oggi vice) sindaco di Acquaformosa.
Un altro ritorno nel Movimento 5 Stelle: si tratta di Domenico Miceli, ex capogruppo grillino di Rende, candidato come capolista nella circoscrizione cosentina.
A conferma della sua voglia di giocarsi il tutto per tutto per entrare in Consiglio regionale, Carlo Tansi è candidato capolista della sua Tesoro di Calabria in tutte e tre le circoscrizioni.
A completamento della coalizione, le liste del Psi, del Partito Animalista e di Europa Verde.
Un merito alla Bruni lo si può riconoscere: è riuscita comunque a tenere unito il centrosinistra, che invece è spaccato a Cosenza, dove sarebbe riuscito a giocare la partita vera…
Il giustiziere
Luigi de Magistris schiera sei liste a geometria variabile. Smentisce le voci sulla propria candidatura anche a capolista (segno che conta di arrivare secondo) e schiera i propri fedeli a seconda delle proprie possibilità di farcela o meno.
Ne sono esempi Anna Falcone, candidata capolista per de Magistris presidente nelle circoscrizioni Nord e Centro, e Mimmo Lucano, capolista in tutte e tre le circoscrizioni calabresi in Un’altra Calabria è possibile.

Non mancano le curiosità. Tra le varie critiche mosse al quasi ex sindaco di Napoli c’è stata quella di aver soffiato candidati ai concorrenti, nello specifico a Carlo Tansi e al Movimento 24 agosto-Equità territoriale, l’ex partitino meridionalista di Pino Aprile.
Voci confermate: l’ex tansiano Ugo Vetere si candida con Dema nella circoscrizione Nord e l’ex apriliano Amedeo Colacino nella circoscrizione centrale, sempre con Dema.
Restano confermate la rinuncia a candidarsi dell’ex consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea e la candidatura di Mimmo Talarico, che coltiva un rapporto politico stretto con de Magistris sin dai tempi in cui era consigliere regionale in quota Idv.
Le liste del “re di Napoli” oscillano tra civismo e sinistra radicale. Di sicuro azzerano le speranze di vittoria di Amalia Bruni ma non garantiscono l’agognato secondo posto al loro leader. A meno che Oliverio non riesca nel suo scopo.
La ridotta di Mario Oliverio
I fedelissimi dell’ex governatore tentano il tutto per tutto per ridimensionare il Pd attraverso una candidatura di testimonianza pura e disperata.
Secondo alcuni, la scesa in campo di Mario Oliverio rievoca una specie di “resistenza”. Più realisticamente, sembra una Salò, per fortuna meno tragica e sanguinosa.
I “repubblichini” di Oliverio vanno giù duri e promettono fuoco e fiamme contro i “compagni” coltelli dem, anche a costo di agevolare de Magistris.

Col big silano si sono schierati degli ultrà di lungo corso come i cosentini Maria Francesca Corigliano e Mario Caligiuri e Bruno Censore. Più qualche duro dell’ultima ora, come Giuseppe Belcastro, ex sindaco di San Giovanni in Fiore diventato famoso per aver azzoppato il centrosinistra nella sua città appoggiando la candidatura di Rosaria Succurro, assessora di Mario Occhiuto diventata prima cittadina nell’ex Leningrado della Calabria.
Vendetta, tremenda vendetta, pare lo slogan di Oliverio. E c’è da essere sicuri che, in un modo o nell’altro, riuscirà a coglierla.
Bagno di sangue
Le liste risultano tutte più o meno cambiate: via i presunti incandidabili, anche a costo di qualche ingiustizia (come nei casi di Pino Gentile e Luca Morrone) e di qualche rischio.
Le esigenze restano diverse: Occhiuto, più che di vincere, è preoccupato di rafforzare la propria leadership, mentre gli avversari lottano per la sopravvivenza, senza esclusione di colpi, meglio ancora se bassi.
Dopo un agosto tropicale, inizia l’autunno caldissimo per la politica.





























