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  • Ripartire da Villa Rendano: associazioni unite per la città

    Ripartire da Villa Rendano: associazioni unite per la città

    Le associazioni contano, le associazioni pesano, occorre ascoltare le associazioni.
    Non è retorica. Nei momenti di crisi, i gruppi organizzati di cittadini devono svolgere una preziosa supplenza alle istituzioni, oberate di problemi e non sempre pronte a rispondere.
    Ciò vale soprattutto per Cosenza, che vive tuttora forti difficoltà.
    Proprio in quest’ottica, laFondazione “Attilio e Elena Giuliani”ha organizzato un incontro-dibattito tra i rappresentanti dell’associazionismo cittadino, svoltosi a Villa Rendano lo scorso tre febbraio.

    La Fondazione chiama, le associazioni rispondono

    La Fondazione chiama, le associazioni aderiscono (più di trenta) e partecipano (circa venticinque).
    Un successo? Sì, date le attuali difficoltà. Ma la risposta positiva dell’associazionismo rivela anche la voglia di ragionare su possibili ipotesi di lavoro in vista della cittadinanza attiva. Questa voglia è emersa anche durante il dibattito coordinato dalla terna della Fondazione Giuliani: il presidente Walter Pellegrini, il giornalista Francesco Kostner, addetto stampa della fondazione, e il giornalista Antonlivio Perfetti, direttore di Cam-Teletre e organizzatore di eventi di Villa Rendano.

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    Villa Rendano

    Le associazioni cosentine

    Alcune sono storiche e di peso istituzionale: ad esempio, la Società Dante Alighieri, rappresentata dalla professoressa Maria Cristina Parise Martirano, altre più recenti, come la Fondazione Lanzino.
    Alcune con missioni specifiche, come l’Orchestra sinfonica “Brutia”, altre concentrate sul sociale, come Lav-Romanò.
    Ancora: c’è chi ambisce a rievocare pezzi di storia patria, come l’associazione Maria Cristina di Savoia e chi, invece, si sofferma sulle tradizioni del territorio, come “I tridici canali”, specializzata nel vernacolo cosentino. E ancora: come non ricordare il “Teatro dell’Acquario”, che si propone di far sopravvivere un’esperienza artistica importantissima per la città? E, visto che siamo in tema, che dire dell’associazione “Alfonso Rendano”?

    Allarme centro storico

    Nel caso dell’iniziativa di Villa Rendano, c’è uno scopo comune: far leva sulle proposte della Fondazione Giuliani per risvegliare la città, magari integrandosi col ricco calendario di iniziative cantierato dalla Fondazione per l’anno in corso.
    Già: come è emerso dal dibattito, l’azione dei cittadini è fondamentale in una fase in cui è difficilissimo ricorrere al gettone pubblico per valorizzare il territorio.
    Che a tratti rischia la desertificazione, come il centro storico di Cosenza.

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    Un momento del dibattito tra associazioni a Villa Rendano

    Lotta per la salvezza

    Già: tutti i presidi della parte antica di Cosenza, come le due Biblioteche (la Civica e la Nazionale) e l’Archivio di Stato, sono smobilitati o in smantellamento.
    Vuoi per la crisi finanziaria, vuoi per le varie spending review, che hanno imposto tagli e blocchi al turnover, vuoi per i cambiamenti istituzionali. Se si pensa alle attività private, la situazione rischia di rivelarsi ancora peggiore.

    Ripartire da Villa Rendano

    In quest’ottica, il rimedio prospettato dalla Fondazione Giuliani, e già in parte programmato, rivela più di un motivo d’interesse. Infatti, trasformare Villa Rendano in un catalizzatore di energie civiche attraverso la cultura significa mantenere viva l’attenzione su un’area della città in pieno riflusso, dove i guizzi degli anni ’90 suscitano solo nostalgie, più o meno struggenti.
    Ma significa anche riaccendere le discussioni al di fuori del mantello della politica. Intendiamoci: le istituzioni pubbliche non sono escluse, ma partecipano come interlocutori preziosi e non con ruoli “padronali”.
    Le risposte proverranno dalla rete di associazioni che la Fondazione Giuliani mira ad annodare.
    Un programma ambizioso? Senz’altro. Ma sono ambizioni che partono dal basso e si sviluppano in piena orizzontalità. Anche questa è democrazia,

  • Una rete per Cosenza: incontro tra associazioni a Villa Rendano

    Una rete per Cosenza: incontro tra associazioni a Villa Rendano

    Fare rete per il territorio.
    La Fondazione “Attilio e Elena Giuliani”, proprio nell’ottica di un lavoro di squadra per promuovere un’attività culturale ampia, diffusa e variegata, vuole condividere il proprio programma con le associazioni, i circoli e i club che operano in questo settore nella realtà cosentina, recependone istanze e proposte.

    Tale iniziativa, in linea con le finalità della Fondazione, punta a fare di Villa Rendano un presidio di cittadinanza attiva, un luogo permanente di intrattenimento, cooperazione e interdisciplinarietà, nonché di formazione attiva dei giovani nel comparto museale e culturale.
    Al fine di avviare questo importante e virtuoso processo di collaborazione, Associazioni, Circoli e Club culturali del territorio sono invitati a Villa Rendano, il 3 febbraio alle ore 17,30, per un primo confronto sulle iniziative da realizzare.

    Per eventuali comunicazioni, è possibile contattare i seguenti numeri: 329/8379111 (Walter Pellegrini), 333/5037160 (Anna Cipparrone), 339/2923179 (Francesco Kostner)

  • Da Arpanet al Web: Internet fa quarant’anni

    Da Arpanet al Web: Internet fa quarant’anni

    Il web fa quarant’anni. Non proprio quello che conosciamo, ma quello, pionieristico, senza il quale non vivremmo le attuali possibilità della rete.
    Se ne è discusso nel dibattito Interconnessione planetaria: dall’alba di Internet alla comunicazione globale, che ha inaugurato, il 25 gennaio, il calendario 2023 degli avvenimenti organizzati a Villa Rendano dalla Fondazione “Attilio e Elena Giuliani”.

    Dai protocolli ai containers: i segreti della connessione

    Protagonisti dell’incontro, due big dell’informatica (non solo) calabrese: Domenico Talia, professore di Sistemi di elaborazione delle informazioni, e Antonio Palmiro Volpentesta, professore di Marketing per ingegneria gestionale, entrambi presso l’Unical.
    Allora: qual è stato il percorso da Arpanet, la prima rete specialistica a internet? «Un percorso in continua espansione», ha spiegato Talia, «sviluppatosi grazie ai protocolli». Cioè quelle sigle che tutti gli utenti incrociano nella navigazione quotidiana: ip, http, https, ecc.
    Questi protocolli, ha specificato Volpentesta, «possono essere paragonati ai containers per il trasporto delle merci», cioè sono mezzi standard per far viaggiare le informazioni.
    Coincidenze della storia: non è un caso che protocolli informatici e containers siano stati messi a punto negli anni ’80.

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    Villa Rendano

    Internet tra tecnica e consenso

    La strada che porta alla connessione globale è fatta di due cose: tecnica e consenso. Del primo aspetto si è occupato Talia, che ha raccontato l’evoluzione della rete, dai primi esperimenti pionieristici finanziati dal Pentagono all’odierna diffusione di massa.
    Sul secondo aspetto si è soffermato Volpentesta, che ha invece spiegato i motivi per cui Internet ha avuto successo.
    Secondo i suoi calcoli, entro il 2040 è previsto il “pareggio”: tanti esseri umani, altrettante connessioni. Ma, attenzione: esistono, infatti, sette miliardi di device su otto miliardi di abitanti del pianeta. Quindi il “break even” potrebbe verificarsi prima.

    Cimitero delle tecnologie

    L’affermazione del web, cioè l’attuale configurazione della rete, non è stata facile né scontata.
    «La storia è anche un cimitero di tecnologie, spesso più valide di quelle attuali, che sono state accantonate solo perché non hanno avuto successo», hanno spiegato i due scienziati.
    E, per quel che riguarda il web, c’è l’imbarazzo della scelta: sistemi operativi promettenti superati dall’attuale duopolio Windows-Os, mezzi fisici (laserdisc o il mitico floppy) ingurgitati dalla gigantesca memoria collettiva in cui si è trasformata la rete. Ne sono un esempio i cloud, capaci di stivare quantità immense di dati.

    Domenico Talia

    Costi e benefici

    La prossimità del break even tra esseri umani e device, pone alcuni interrogativi che dividono gli specialisti in “integrati” e “apocalittici” (tra questi ultimi spicca Evgenij Morozov, duro critico dell’operato delle “big five”).
    «Tutto ha i suoi costi», ha commentato Volpentesta. Ma i benefici possono valere il prezzo dei sacrifici in termini di privacy che affrontano tutti gli utenti del web.
    Per ora, almeno…

  • Villa Rendano: un 2023 carico di appuntamenti

    Villa Rendano: un 2023 carico di appuntamenti

    Per tutto il 2023 Villa Rendano sarà teatro di un nutrito e variegato cartellone di eventi che in parte verrà realizzato in collaborazione con il comune di Cosenza
    È partita la stagione culturale della Fondazione Attilio ed Elena Giuliani che quest’anno celebra il decennale della sua costituzione.

    La fondazione compie dieci anni

    «Sarà un anno ricco di iniziative, che spazieranno dal ricordo di importanti anniversari, in campo storico, politico, istituzionale, artistico e musicale, alla presentazione di libri, alla poesia, con l’ambizione di essere, ancor più di quanto non sia avvenuto in questi mesi, un punto di riferimento per il territorio, offrendo ai cittadini l’opportunità di conoscere e approfondire temi e questioni cruciali nella quotidianità del nostro tempo». Così Walter Pellegrini, il presidente della Fondazione “Attilio ed Elena Giuliani”, annuncia le attività culturali del 2023, il decimo della prestigiosa Istituzione cittadina.

    L’hi tech per iniziare

    Il calendario è iniziato il 25 gennaio, alle 17,30, con i docenti dell’Università della Calabria Domenico Talia e Antonio Palmiro Volpentesta, intervenuti sul tema Interconnessione planetaria: dall’alba di Internet alla comunicazione globale, ricostruendo le tappe che hanno portato da Arpanet a Internet.
    L’interconnessione planetaria è stato il tema inaugurale di Storia in Villa, un contenitore culturale in cui troveranno spazio altri importanti anniversari che la Fondazione intende proporre all’attenzione generale.

    Storia In Villa: da Pinocchio a Zeffirelli

    Tra i tanti, i centoquarant’anni dalla prima pubblicazione di Pinocchio, gli ottocento anni dal primo presepe realizzato da San Francesco d’Assisi, il duecentocinquantesimo anniversario della morte di Alessandro Manzoni, i cento anni dalla nascita di don Milani, i quarant’anni dall’arresto di Enzo Tortora, i sessant’anni dalla tragedia del Vajont e dalla morte di J.F. Kennedy, i trent’anni dell’Unione europea, il settantacinquesimo anniversario della nascita di Peppino Impastato, il decennale della morte di Margherita Hack e di Nelson Mandela, il centenario della nascita di Franco Zeffirelli, i cinquant’anni della storica sentenza della Corte Suprema americana sull’aborto.

    I protagonisti di Cosenza

    Nella programmazione di Storia in Villa sono previsti anche i ricordi di alcune figure prestigiose, purtroppo scomparse, che con la loro azione hanno segnato la vita culturale, artistica, sociale e civile non solo della città dei Bruzi.
    Si comincerà con un “medaglione” dedicato al giornalista Emanuele Giacoia, elemento di punta della Rai calabrese e protagonista di molte trasmissioni sportive nazionali. Si proseguirà quindi con il poeta Franco Dionesalvi, il regista Antonello Antonante, il giornalista Raffaele Nigro e lo scrittore, giornalista e commediografo Enzo Costabile.
    Altri ricordi di figure importanti saranno programmati nel corso dell’anno e proseguiranno anche durante il 2024.

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    Antonello Antonante (foto Alfonso Bombini 2020)

    Libri in Villa

    Libri in Villa verrà realizzato in collaborazione con il Comune di Cosenza e sarà lo spazio dedicato ai volumi di maggiore successo, a livello nazionale, meridionale e regionale.
    Tra i primi appuntamenti, il 2 marzo, l’incontro con Mimmo Gangemi, che presenterà il suo romanzo L’atomo inquieto, edito da Solferino.
    Il 29 marzo, invece, sarà la volta della giornalista Rai Annarosa Macrì, con il suo ultimo romanzo edito da Rubbettino.

    I venerdì e il Cineforum a Villa Rendano

    Continueranno, inoltre, I venerdì di Villa Rendano, gli approfondimenti tematici di Villa Rendano, coordinati dal giornalista Antonlivio Perfetti, che stanno riscuotendo enorme successo.
    Fiore all’occhiello della programmazione 2023 sarà anche il Cineforum, coordinato da Franco Plastina, attraverso il quale la Fondazione intende offrire ai numerosissimi amanti del cinema presenti in città un appuntamento settimanale con la proiezione di film e documentari.
    Il programma prevede anche un ricordo di Massimo Troisi, del quale quest’anno ricorre il settantesimo anniversario della nascita, con la proiezione del film Il Postino.

    Un ricordo di Sergio Giuliani

    Nel 2023 ricorre anche il decennale dell’avvio delle attività della Fondazione “Giuliani”, che verrà celebrato con una giornata in ricordo del fondatore, Sergio Giuliani, e l’istituzione di alcune borse di studio, in memoria del filantropo e benefattore cosentino, destinate a studenti particolarmente meritevoli.

    Il conferimento della cittadinanza onoraria a Sergio Giuliani

    Poesia e territorio

    Un evento particolarmente importante sarà anche il Festival della poesia I padri della parola, realizzato in collaborazione con la Regione Calabria e che si svolgerà a Cosenza in primavera. Vi parteciperanno alcuni tra i maggiori poeti italiani con il coinvolgimento delle scuole superiori dell’area urbana cosentina.
    Riprenderà, inoltre, il progetto I borghi, che prevede anche in questo caso il coinvolgimento degli studenti delle scuole superiori della provincia di Cosenza, chiamati a descrivere le realtà, la cultura e le tradizioni dei rispettivi territori.

    Consentia itinera: le novità del Museo di Villa Rendano

    Per quanto riguarda il Museo Consentia itinera, a partire dal mese di febbraio numerosi e interdisciplinari saranno i laboratori educativi e creativi destinati ai bambini ed alle famiglie, grazie al finanziamento dell’Agenzia per la Coesione Territoriale.

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    Una sala del museo multimediale Consentia itinera

    Tra i temi affrontati, le antiche lavorazioni artigiane trasferite ai piccoli da abili maestri (pietra, argilla e legno), la cura del patrimonio e della legalità (con visite nei luoghi degradati del centro storico e proposte di recupero), le scoperte scientifiche (con incontri ed esperimenti rivolti ai “piccoli scienziati” ma ancora laboratori creativi lungo la linea del tempo) attività sulla storia di Cosenza) e incontri di musica partecipati e interattivi.
    Nel mese di marzo 2023, infine, la Fondazione Giuliani inaugurerà, nelle sale multimediali del Museo Consentia itinera, la nuova mostra digitale sulla scienza e la tecnologia dal titolo Urania. Scienza e cultura realizzata in collaborazione con il Museo Galileo di Firenze e con il contributo economico del Mur.

  • Treni storici fra identità, turismo e l’arte di Rovella

    Treni storici fra identità, turismo e l’arte di Rovella

    Il treno a vapore nella pittura e nella fantasia di Luigi Rovella. È questo il titolo della personale inaugurata ieri, mercoledì 28 dicembre 2022, a Villa Rendano e che chiuderà i battenti il 30 dicembre. Una riflessione a più voci ha preceduto il taglio del nastro. Mostra e workshop sono stati promossi dalla Fondazione Attilio ed Elena Giuliani. Il direttore del museo Consentia Itinera, Anna Cipparrone, ha introdotto i lavori e stimolato la discussione con una serie di domande e riflessioni.

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    Una delle tele di Luigi Rovella esposte a Villa Rendano

    La personale dedicata a Luigi Rovella, artista scomparso prematuramente, si snoda lungo un percorso creativo lungo 4 anni. Dal 2017 al 2020 il pittore ha realizzato dodici tele. Una di queste porta il nome della storica locomotiva a vapore della Sila.

    Deborah De Rose, anima di Interazioni creative, ha ricordato il contributo di Luigi Rovella al “Cose belle festival”: «È stato un protagonista del nostro festival, artista della luce e persona che ci è stato vicina nei momenti topici dell’organizzazione della kermesse». Deborah De Rose ha richiamato alla memoria anche la profonda gentilezza di Rovella: «Non dimentico quando ci diede un bellissimo albero di Natale che aveva realizzato in cartone».

    Due opere di Lugi Rovella che fanno parte della mostra aperta fino al 30 dicembre a Villa Rendano

    Treni e turismo lento

    I treni storici «una volta entrati in crisi come mezzi di trasporto sono diventati destinazioni turistiche». Un fenomeno «partito dal Regno Unito» e che da molto tempo ha contagiato anche l’Europa continentale, Italia compresa.
    Lo ha spiegato Sonia Ferrari, docente all’Unical di Marketing del turismo e territoriale. Subito dopo ha chiamato in causa due treni storici ormai diventati simboli e suggestioni letterarie: Orient Express e Transibieriana. E il treno della Sila? La docente dell’Università della Calabria ha sottolineato come sia un elemento tipico del «turismo lento e sostenibile», in linea con i trend di un settore che costituisce una nicchia importante.

    Treni e letteratura: la morte di Tolstoj

    Dopo aver tratteggiato le suggestioni delle tele di Rovella, Pino Sassano ha compiuto un piccolo tour tra letteratura e treni. Partendo da una riflessione perentoria: «Non esiste uno scrittore dall’Ottocento in poi che non abbia avuto come riferimento il treno». Inevitabile il riferimento del librario e professore a Lev Tolstoj: «La parte finale della sua vita si svolge su un treno, poi l’ultima fermata nella stazione di Astapovo dove muore circondato dal popolo e dai cronisti dell’epoca». Ma Sassano non si ferma alla letteratura. E chiama in causa lo sguardo di Luigi Ghirri, il fotografo che ha rivoluzionato la percezione del paesaggio. E i treni ne sono sempre stati parte integrante.

    Un momento del workshop di ieri a Villa Rendano

    Treni e identità

    Dalla fredda stazione di Astapovo alla fredda stazione di San Giovanni in Fiore. L’ex presidente della Regione, Mario Oliverio, non ha dimenticato il treno che passava dall’altopiano.
    «Ha spostato centinaia di migliaia di persone in un esodo drammatico dal Sud verso il Nord dell’Italia e dell’Europa». In quel treno di sofferenza e speranza «c’è oggi un carattere identitario». Lo stesso che Mario OIiverio vede nel treno storico della Sila, un progetto nato per una sua precisa volontà politica. Quella locomotiva che corre nel “Gran bosco d’Italia” può e deve essere «veicolo di crescita e sviluppo, attrattore turistico come scoperta e non solo come vacanza».

  • Il Duomo di Cosenza e la sua storia in mostra a Villa Rendano

    Il Duomo di Cosenza e la sua storia in mostra a Villa Rendano

    Dalla Cattedrale a Villa Rendano è il titolo di un viaggio multimediale che unisce il fulcro simbolico della devozione cosentina allo storico palazzo che ospita la Fondazione Giuliani, la cattedrale come luogo sacro e l’antico edificio che fu dimora del celebre musicista come tempio laico e culturale. Un percorso virtuale, ovviamente, che si apre all’interno del Museo Multimediale Consentia Itinera di Villa Rendano. E la multimedialità che ne è la cifra caratterizzante non stempera le suggestioni anzi ne amplifica la portata.

    Identità oltre la fede

    Il percorso era stato già presentato in occasione dell’evento celebrativo degli ottocento anni della Cattedrale di Cosenza e inaugurato alla presenza del compianto monsignor Nolè, allora Vescovo della città. Adesso sarà nuovamente fruibile il 25 e 26 di Dicembre.
    Il museo è una delle tappe dell’impegno rivolto alla riscoperta e valorizzazione del centro storico di Cosenza attraverso percorsi immersivi che coniugano ricerche scientifiche e concettuali con il potenziamento del valore sociale e del senso identitario.
    Da questo punto di vista lo spazio dedicato al Duomo è potentemente significativo per il ruolo che il luogo rappresenta in termini di fede e di identità cittadina. Il Duomo, infatti, non è solo la chiesa principale del capoluogo, ma anche il centro, non solo simbolico ma quasi anche urbanistico, della città antica.

    Sette sale a Villa Rendano per raccontare il Duomo di Cosenza

    Nelle sette sale del Museo si troverà concentrata la storia pluricentenaria della Cattedrale e saranno raccontati gli sforzi compiuti per edificarla e nel tempo abbellirla, passando per tappe di straordinario significato come la donazione della Stauroteca da parte di Federico II, fino alla devozione speciale dedicata dalla popolazione cosentina all’icona duecentesca della Madonna del Pilerio, per arrivare ai monumenti funebri dedicati a Isabella d’Aragona e ad Enrico VII di Hohenstaufen, alle trasformazioni della facciata che l’edificio ha conosciuto nel corso del XIX e XX secolo, fino  le tombe dei martiri dei moti del 1843 presenti nella cappella del SS. Sacramento.

    Cosa fare per visitare la mostra

    In occasione del Natale questo viaggio nella storia e nella fede della città di Cosenza viene riproposto alla città dalla Fondazione Giuliani, a consolidare un impegno che lega quest’ultima al suo centro storico.
    Per informazioni e prenotazioni: prenotazionivillarendano@gmail.com

  • Stessi diritti: Sud alla carica contro le oligarchie del Nord

    Stessi diritti: Sud alla carica contro le oligarchie del Nord

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    Ci risiamo: l’autonomia differenziata è tornata al centro del dibattito, dov’era entrata poco prima delle Politiche del 2018, su iniziativa degli allora tre governatorissimi del Centronord-che-conta: Luca Zaia, Roberto Maroni e Stefano Bonaccini.
    Il tutto con un inquietante trasversalismo (Bonaccini, è il caso di ricordare, è dem di estrazione Pci) che lascia mal sperare.
    L’allarme, allora, partì da Gianfranco Viesti, guru dell’economia, e fu accolto soprattutto da Roma in giù.
    E ora? Ha provveduto Massimo Villone, costituzionalista ed esponente della sinistra dura-e-pura, a rinfrescare la lotta con un ddl che prova a dare uno stop al cosiddetto neoautonomismo, iniziato più di venti anni fa con la riforma del Titolo V della Costituzione promossa da D’Alema.

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    Un momento del dibattito a Villa Rendano

    Se n’è parlato il 9 novembre a Cosenza, per la precisione a Villa Rendano, in Stessi diritti da Nord a Sud, un dibattito promosso dalla Fondazione Attilio e Elena Giuliani, che ha restituito gli umori e le preoccupazioni sulle autonomie.

    Falcone: il Sud alla Riscossa

    Il Sud alla riscossa? Sì. Ma stavolta non fa rivendicazioni inutili o gratuite. Lo ha chiarito Anna Falcone, giurista e portavoce di Democrazia Costituzionale, che sostiene il ddl Villone: «Il Coordinamento Democrazia Costituzionale non vuole demolire l’autonomia differenziata, che anzi per vari argomenti può essere utile».
    Piuttosto «miriamo a garantire i diritti fondamentali del cittadino attraverso l’uniformità normativa».
    In pillole: «Ci sono materie che non possono essere gestite direttamente dalle Regioni, neppure da quelle più ricche». E cioè: Sanità, Scuola e istruzione, Università e ricerca, Lavoro e Infrastrutture. «Questi settori», prosegue Falcone, «Devono essere disciplinati dalla legge dello Stato per garantire l’uniformità di trattamento di tutti i cittadini».

    Altrimenti, «L’Italia rischia di fare un percorso antistorico: un Paese già non grande di suo che si spezzetta in aree più piccole si indebolirebbe davanti all’Ue, che ha fatto il contrario». Ovvero, che «sta pian piano cementando la sua identità politica attraverso i fondi del Pnrr». Detto altrimenti: attraverso la solidarietà.

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    Anna Falcone

    Esposito: attenti al portafogli

    Non è del tutto vero che il Coordinamento Democrazia Costituzionale non abbia rivendicazioni. Lo ribadisce l’intervento di Marco Esposito, firma economica de Il Mattino di Napoli e autore di due libri chiave di un certo neomeridionalismo: Zero al Sud (Rubbettino, Soveria Mannelli 2018) e Fake Sud (Piemme, Milano 2020).
    «Il progetto dell’autonomia differenziata contiene un nuovo pericolo, dovuto al Pnrr». In pratica, alcune classi dirigenti del Nord, secondo Esposito, «mirano a egemonizzare questi fondi».
    Con un risultato paradossale: «L’Ue ha concesso i fondi all’Italia sulla base di tre parametri a rischio: popolazione, disoccupazione e reddito», che sono determinati (purtroppo) dalla situazione del Sud.
    Viceversa, se si fosse puntato sul Pil, che avrebbe avvantaggiato il Nord «il Paese avrebbe avuto le briciole».

    L’inghippo dell’autonomia differenziata

    Quindi, i problemi del Mezzogiorno consentono l’incasso dei fondi, che tuttavia il Nord vuole capitalizzare. Anche con un meccanismo non bello: la predisposizione di una “cassa” da cui le Regioni ricche potrebbero attingere i fondi che i “terroni” non sono in grado di impiegare.
    Ma la situazione è cambiata: «Il Sud non è solo, perché una parte dell’opinione pubblica settentrionale ha capito l’inghippo» ed è pronta a dare battaglia.

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    Marco Esposito

    Gambino: il Parlamento è impotente

    Silvio Gambino, costituzionalista e ordinario Unical, denuncia un’altra insidia: la marginalizzazione del Parlamento nell’attuazione delle autonomie differenziate.
    «La legge Calderoli, che attua il comma 3 dell’art. 16 della Costituzione, è bloccata. Tuttavia, è prevista un’intesa diretta tra governo e Regioni, che il Parlamento può solo accettare o respingere in blocco, senza possibilità di emendamenti».

    Una specie di plebiscito da aula, che non consente passi indietro, a meno che non vogliano farli le Regioni. «Tuttavia, perché una Regione dovrebbe rinunciare a ciò che la avvantaggia?».
    Ma la avvantaggia fino a un certo punto: «Se l’autonomia differenziata passasse», spiega ancora Gambino, «Ci troveremmo di fronte al paradosso per cui una Regione a Statuto ordinario come la Lombardia avrebbe più poteri di una Regione a Statuto speciale come la Sicilia, che a sua volta ne ha di più della Baviera, che non è una Regione, ma il più ricco Stato federato della Germania». Ogni altra considerazione è superflua.

    Paolini: che brutta la prepotenza delle oligarchie

    Più barricadero, Enzo Paolini di Avvocati Anti-Italicum. L’autonomia differenziata, argomenta Paolini, «è una delle due facce della stessa medaglia». L’altra è il Rosatellum.
    Già: «Il sistema elettorale attuale è prodotto dalla stessa cultura istituzionale che vuole riformare le autonomie». Cioè «una cultura irrispettosa del rapporto tra cittadini e rappresentanti e che vuole privilegiare solo le oligarchie».

    Giannola: silenzio, parla Svimez

    In chiusura del dibattito, il lungo intervento di Adriano Giannola, il presidente di Svimez. Più di quaranta minuti a braccio, densi di concetti e polemiche, gestiti con tono pacato ma parole ferme.
    Il ragionamento centrale di Giannola è semplice: il Sud è ridotto male, ma il Nord arretra. Morale della (brutta) favola: le tre Regioni che vogliono l’autonomia differenziata rischiano di  diventare le cenerentole dell’Europa settentrionale.
    Di questo pericolo ci sono le avvisaglie: «Il Piemonte è entrato nell’area di coesione e alcune Regioni del Centro (Marche e Umbria) sono in palese declino».

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    Adriano Giannola

    Quindi, o si cresce tutti assieme oppure il crollo sarà inesorabile: solo questione di tempo.
    La possibilità di ripresa passa attraverso la posizione geografica dell’Italia: «Il centro del Mediterraneo che guarda verso l’Africa, un continente problematico ma in forte crescita commerciale».
    Ma con la litigiosità interna e la scarsa intenzione del governo a gestire seriamente le opportunità, quasi non ci sono vie di uscita.
    I terroni, quando si arrabbiano, incutono qualche timore. Ma quando pensano fanno addirittura paura.

  • L’Italia che frana: pioggia, fango e condoni

    L’Italia che frana: pioggia, fango e condoni

    Ci sono due espressioni forti, per indicare i rischi del territorio in Italia, soprattutto al Sud.
    La prima è un classico: si dice Casamicciola, per rievocare il terribile terremoto del 1883, in cui rischiò la vita Giustino Fortunato e perse la famiglia Benedetto Croce.
    La seconda riguarda la Calabria ed è tratta da un’espressione dello stesso Fortunato: lo sfasciume pendulo sul mare.
    La recente alluvione che ha messo in ginocchio Ischia e, in particolare, Casamicciola Terme, ha riacceso i riflettori sui pericoli del nostro territorio, dovuti a tre fattori: la gracilità del suolo, il rischio sismico e l’intervento dell’uomo, molte volte incosciente.
    Di tutto questo si è discusso durante il dibattito svoltosi a Villa Rendano lo scorso 2 dicembre, significativamente intitolato: “Pioggia, fango, lutti e licenze edilizie: l’Italia crolla”.

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    L’architetto Daniela Francini

    Cinque studiosi a confronto

    Moderato dal giornalista Antonlivio Perfetti, il convegno di Villa Rendano è stato il quarto avvenimento organizzato dalla Fondazione Attilio ed Elena Giuliani su argomenti di stringente attualità.
    Il dibattito, pacato nelle forme ma forte nei contenuti, è stato animato da cinque addetti ai lavori: Paolo Veltri, professore Ordinario di Costruzioni Idrauliche dell’Unical, i due ricercatori del Cnr Carlo Tansi e Olga Petrucci, l’architetto e urbanista Daniela Francini e Flavio Stasi, il sindaco di Rossano-Corigliano, un territorio ad alto rischio idrogeologico, come ricorda l’esondazione del 2015.

    Il colpevole quasi perfetto è il Comune

    La requisitoria di Veltri, che ha aperto i lavori subito dopo i saluti della vicesindaca di Cosenza Maria Pia Funaro, è pesantissima.
    Per l’ex preside di Ingegneria, tragedie come quelle di Ischia non hanno un solo imputato, ma sono l’esito di una serie di responsabilità diffuse. Si va dalla pessima utilizzazione dei mezzi e del personale all’insufficienza della politica nazionale di difesa del suolo, in cui la Calabria ha il consueto ruolo della Cenerentola, perché priva di una classe politica forte, capace di pretendere dallo Stato.
    Al riguardo, si registra il pesante paradosso dei sorveglianti idraulici, che sono in cassaintegrazione proprio quando piove, cioè quando servirebbero di più.
    Gli indiziati più pesanti, tuttavia, restano la Regione, accusata di assenteismo nelle opere fluviali e gli enti locali. I Comuni, in particolare, sono il colpevole quasi perfetto, sia per quel che riguarda i controlli sia per la facilità con cui le amministrazioni chiudono un occhio sugli abusi edilizi o li condonano.

    La natura è benigna, l’uomo no

    Carlo Tansi e Olga Petrucci del Cnr intervengono nel focus organizzato dalla Fondazione Giuliani con due approcci diversi ma convergenti.
    Tansi va giù duro sugli abusi e rovescia il paradigma dei disastri ambientali. Le frane e le alluvioni? Secondo il geologo sono processi benigni, perché consentono il ripascimento delle spiagge, che altrimenti verrebbero spazzate vie dall’erosione costiera.
    I danni, invece, li fa l’uomo, quando usurpa con interventi edilizi dissennati gli spazi della natura. E la Calabria? Occorre fare attenzione al meteo: i guai inizieranno con le piogge.
    Già, prosegue il geologo: possiamo fregare la legge e lo facciamo spesso. Ma la natura è un tribunale che emette sentenze inappellabili.
    L’unica risposta è la prevenzione, che inizia dalla consapevolezza. In questo caso, dalla conoscenza dei luoghi su cui non si deve costruire.
    Al riguardo, è utilissima l’esperienza di Petrucci, che ha realizzato una serie di volumi (reperibili anche su Google Books) dedicati alle zone a rischio idrogeologico in Calabria e ha realizzato un data base sulle catastrofi nel bacino mediterraneo.

    Il colpevole? La burocrazia. Parola di sindaco

    Flavio Stasi, il sindaco di Rossano-Corigliano, punta il dito sulla lentezza delle procedure per l’erogazione di fondi e mezzi per la tutela del territorio.
    «Le situazioni mutano sempre, perché il territorio non è statico. I mezzi arrivano spesso quando non servono più». Il rimedio, secondo il primo cittadino dello Jonio, si riassume in una parola: semplificazione. Già: la tempestività degli interventi, molte volte, è più importante dei fondi stessi.
    Dura l’accusa sulla facilità con cui spesso sono concessi i condoni. Ma al riguardo, Stasi dichiara di avere la coscienza a posto: «Noi abbiamo ripreso a demolire».

    Prima la sicurezza, poi la giustizia

    L’architetta urbanista Daniela Francini si sofferma, invece, sulla pianificazione.
    A suo giudizio, la pianificazione inesistente o inadeguata è in cima alla lista dei rischi.
    In particolare, è difficile tuttora implementare i nuovi metodi di pianificazione, come dimostra il caso di Ischia.
    Prevenire i disastri significa soprattutto tutelare le vite umane: quando si scopre un abuso, sostiene Francini nell’incontro promosso dalla Fondazione Giuliani, occorre innanzitutto mettere in sicurezza i fabbricati sotto accusa, poi sanzionare. «Se si fosse agito così», commenta l’architetta, «forse non piangeremmo dei lutti».

    L’Italia crolla e la Calabria ancor di più? Forse sì. Ma prima di stracciarci le vesti sarebbe il caso di acquisire consapevolezza e approfondire.
    Prevenire è meglio che curare. Ma per prevenire occorre sapere.