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  • Dionesalvi, Cosenza non dimentica la forza di un poeta

    Dionesalvi, Cosenza non dimentica la forza di un poeta

    Ha costruito un edificio prezioso con la sua poesia, i racconti, i romanzi, gli articoli, i saggi. Fino all’ultimo giorno della sua vita ha continuato a lavorare strappando ogni lembo di tempo alla malattia impietosa che lo metteva a dura prova. Coraggioso e generoso con i suoi lettori, Franco Dionesalvi. Una statura da gigante che con il tempo dovrà essere ricostruita, in modo limpido come i suoi occhi.

    «E vivo e parlo e canto e innamoro e soffio bocca a bocca». I suoi versi hanno invaso Villa Rendano, Sulla scia dell’aurora il titolo della serata in suo ricordo a un anno dalla scomparsa – aveva 66 anni – il 6 luglio del 2022. A organizzarla il Comune di Cosenza e la Fondazione Attilio ed Elena Giuliani, con Antonietta Cozza, delegata alla Cultura della Giunta Caruso e giornalista, a condurla con grande professionalità.

    Franco Dionesalvi nel ricordo degli amici

    Nel pubblico, in prima fila, il professore dell’Unical Pierangelo Dacrema, che con lui ha scritto a quattro mani Conversazione tra un economista e un poeta, testimone e protagonista delle ultime giornate di Dionesalvi, dedicate alla scrittura. Il libro, prima pubblicazione postuma del poeta, è una bussola di carta nel mare magnum di influencer, algoritmi, economia spietata che generano solitudine e nonsense esistenziale.
    L’hanno ricordato le parole dei poeti Anna Petrungaro e Daniel Cundari, del suo amico Filippo Senatore, che ha inviato la sua testimonianza da Milano, dove lavora come bibliotecario al Corriere della Sera.

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    Da sinistra: Anna Petrungaro, Antonietta Cozza, Concetta Guido

    Anche io sono intervenuta, mi appare anomalo – è difficile che un giornalista scriva in prima persona – ma nello stesso tempo bello lasciare traccia della serata con questa breve cronaca. Con Franco abbiamo vissuto dialoghi intensi tra arte e vita, la forza dell’ironia disvelante che ti fa cogliere la sostanza delle cose e guardare negli occhi le cose più terrificanti per cercare di capirne il senso e poi tanti momenti creativi. Tra tutti, mi viene in mente, forse perché più vicina all’idea di cielo, una bizzarra e affascinante mostra sugli alieni e la Calabria, che lui intitolò Avvistamenti. La allestimmo nella Casa delle Culture di Cosenza (creata da lui stesso durante il suo assessorato), nel fatidico anno Duemila,  insieme a Michele Pingitore e agli artisti visionari Luca Scornaienchi, Tonino Iozzo e Raffaele Cimino.

    Le opere di Franco Dionesalvi: novità in arrivo

    I momenti musicali di Sulla scia dell’aurora sono stati curati, invece, dai Nimby. È una band rock che ha iniziato a collaborare con Dionesalvi nel 2006 e che, imbracciate le chitarre elettriche, ha reso un omaggio pregevole, musicando tre degli inediti dell’ultimissima produzione del poeta. La piccola raccolta che le contiene uscirà a settembre per le edizioni Erranti e sarà presentata all’interno del programma del festival Laudomia nella città bruzia.

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    Rossana Bartolo, moglie di Franco Dionesalvi e Antonietta Cozza

    A dare la bella notizia è stata la moglie del poeta, Rossana Bartolo. Nonostante la forte commozione per una perdita irreparabile, ha tracciato il percorso futuro: «Mi ha lasciato disposizioni perché rendessi nota la sua opera e la rendessi disponibile a chiunque l’avesse voluta studiare. Mi sto adoperando per questo: fra un anno uscirà la sua opera omnia poetica per la casa editrice Puntoacapo». E ancora: «Continuerò con il resto dei suoi scritti, raccoglierò i testi teatrali e i racconti inediti; raccoglierò i Sombreri, i suoi sferzanti elzeviri e altro ancora».

    «Siamo tutti collegati»

    È Anna Petrungaro a ricordare quanto scrive Edmond Jabès. « La morte è senza potere contro ciò che sta per germinare, crescere, espandersi. La poesia è un pensare contro l’oblio». Il pensiero di una conoscenza approfondita e di una diffusione più capillare delle sue pubblicazioni, è stato il nesso logico di ogni momento. E lui, il poeta, sembrava esserci tra i suoi affetti, i suoi amici, il pubblico, a reggere quel filo sottile e forte con il quale «siamo tutti collegati». Perché siamo «un po’ tutti uno la continuazione dell’altro», come ha scritto in lettere private e in frammenti, che sono bellezza poetica, pensiero e teoria di vita ed esortazione alla consapevolezza, alla gioia, all’attivismo culturale.

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    Il pubblico nel giardino di Villa Rendano per “Sulla scia dell’aurora”

    «Mi auguro – ha detto Anna Petrungaro riguardo all’opera di Franco Dionesalvi e alle prossime pubblicazioni – che riceveranno la giusta attenzione e diffusione, non solo dai singoli lettori ma anche dalle istituzioni amministrative e scolastiche, che ci sia l’impegno a programmare un lavoro che vada oltre la temporaneità dell’evento che è tale in quanto isolato dal resto, dalla consuetudine, che abbia la forza di permanere e di rifecondarsi».

    Da Cosenza a Milano, tra amore e amarezza 

    La poetessa, legata da un’amicizia ultraquarantennale a Franco Dionesalvi, con il quale, non ancora ventenni, condivise le esperienze teatrali della compagnia Nuova immaginazione, ha ricordato la «scelta amarissima» da lui fatta, a 60 anni, quando «dopo avere dato tanto e sperato incessantemente nella possibilità di un ulteriore radicamento di senso nella sua città, è emigrato a Milano».
    E poi ha ricordato che in un video girato pochi giorni prima di morire, «spese indimenticabili parole d’amore per Cosenza, nonostante tutto. Invocò la cura della memoria di amici poeti come Raffaele de Luca e Angelo Fasano» e «il dovere morale, ripetutamente sollecitato, di intitolare loro qualcosa».

    Nel corso della serata si è parlato anche della ricchezza dei contenuti di un romanzo dell’autore, L’ultimo libro di carta, pubblicato negli anni della pandemia. Un romanzo sulla guerra, sull’amore, sulla battaglia persa contro gli algoritmi che ci tracciano in ogni giornata, sulla perdita della memoria personale e collettiva.
    Il suo sito e il suo blog sono due finestre dell’edificio prezioso che ha costruito. Contengono un’utile mappa per orientarsi tra tutti i suoi lavori, gli articoli e le lettere da Milano, gli scritti sui suoi “ragazzi”, gli allievi di una nuova Barbiana «del riscatto della dignità», come ha detto Filippo Senatore, che stava costruendo in Lombardia.

    Parole che fanno bene al cuore

    I Nimby – Aldo Ferrara, Francesco e Tommaso la Vecchia – oltre ad esibirsi hanno testimoniato il legame che li univa. Negli anni passati hanno musicato un racconto tratto dalla raccolta Libro della morte e delle cento vite e poi realizzato, insieme a lui, lo spettacolo di musica e poesia Pianure.

    «Franco ci ha regalato la possibilità di metterci in gioco, di scoprire quanto è bello fare musica e innamorarsi delle parole; ci siamo divertiti, abbiamo scherzato, abbiamo sudato, faticato, lavorato insieme… ma, soprattutto, abbiamo passato momenti di intensa Felicità. Perché…”ci sono parole che fanno bene al cuore”». E altre che alzano muri, scrive Dionesalvi in una poesia intitolata la “Responsabilità”.
    Noi, con lui, preferiamo le prime.

    (Le foto all’interno dell’articolo sono opera di Ivana Russo, si ringrazia per averne concesso l’utilizzo)

  • Quando la voce di Calabria era Giacoia

    Quando la voce di Calabria era Giacoia

    Ci sono volti e voci che non si dimenticano. Come quella di Emanuele Giacoia, giornalista della Rai che ha saputo raccontare la complessità di una regione come la Calabria e quella di uno sport come il calcio che non è mai stato e mai sarà solo un gioco.
    La Fondazione “Attilio e Elena Giuliani” in collaborazione con il comune di Cosenza ha organizzato venerdì scorso, nella parte esterna di Villa Rendano, un ricordo del cronista di razza. “Ciao Emanuele”, questo è stato il titolo di una serata giocata sul filo della memoria. Con testimonianze e ricordi, l’incontro è stato animato dalle domande del giornalista Mario Tursi Prato. Ha partecipato anche Patrizia Giancotti, antropologa, autrice e conduttrice di RaiRadio3.

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    Da sinistra il presidente della Fondazione “Attilio e Elena Giuliani”, Walter Pellegrini; il sindaco di Cosenza, Franz Caruso e il giornalista Mario Tursi Prato

    Il presidente della Fondazione “Attilio e Elena Giuliani”, Walter Pellegrini, ha sottolineato lo spessore umano e professionale di Emanuele Giacoia: «Un grande uomo e un grande giornalista che manca tanto a questa città e questa regione». E «come se – ha detto il sindaco di Cosenza, Franz Caruso – l’avessimo conosciuto tutti. Ha accompagnato le nostre vite in radio e in televisione».

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    Da sinistra il caporedattore del Tgr Calabria, Pasqualino Pandullo; il giornalista Mario Tursi Prato e il direttore della sede Rai, Massimo Fedele

    Sono state molteplici le testimonianze dei colleghi. Per il caporedattore del Tgr Calabria, Pasqualino Pandullo, un «tratto distintivo della leggerezza di calviniana memoria» animava Giacoia. Massimo Fedele, direttore della sede Rai Calabria, non dimentica un episodio: «Il primo giorno che parlai con il mio ex direttore, mi disse di cercare sempre in me l’empatia di Emanuele Giacoia». Tra i contributi video spunta quello di Bruno Vespa: «Giacoia aveva una voce rotonda e sensuale. Riusciva a far vivere gli eventi. Un grande collega». Un «attentissimo cronista immerso nella realtà» sostiene Bruno Pizzul. Ecco l’amarcord di Vincenzo Mollica: «Primo giornalista che ho visto nella mia vita. Un grande narratore della terra di Calabria e della terra del calcio. Era straordinario».

    Da sinistra i giornalisti della Rai, Tonino Raffa e Francesco Repice

    Francesco Repice rammenta le parole di Giacoia: «Ricordati che siamo Servizio pubblico, mi diceva sempre. Emanuele mi ha dato grandi insegnamenti, era un patrimonio per noi».
    «Oggi Celebriamo la vita di Emanuele. Voce degna del miglior doppiatore di Hollywood», sostiene Tonino Raffa. «Un giornalista di grande carisma, pronto a spendersi per gli altri» – dice Santi Trimboli. «Ho passato 30 anni con Emanuele – ricorda Enzo Arcuri -. Collega con il quale non si poteva litigare, di smisurata umanità e generosità». Giacoia «seduceva uomini e donne con quella voce» – dice Annarosa Macrì-. Era un fuoriclasse. Era il paolo Conte del giornalismo radiotelevisivo italiano».

    Emanuele Giacoia è stato pure direttore responsabile dell’allora Quotidiano della Calabria, oggi Quotidiano del Sud. L’editore Francesco Dodaro ricorda «l’impegno e la passione di un direttore che apparteneva ai lettori».
    Non poteva mancare il messaggio video di Massimo Palanca, fantasista di quel Catanzaro che conquistò e difese la serie A: «Mi stimava molto e io pure. Solidarietà tra baffuti».
    Restano gli insegnamenti e i servizi giornalistici di Giacoia a testimoniarne valore, eleganza e tanto, tanto mestiere.

    Il pubblico che ha partecipato al ricordo di Giacoia a Villa Rendano
    Quello dedicato a Emanuele Giacoia è il primo di una serie di eventi che la Fondazione “Attilio e Elena Giuliani”, di concerto con l’amministrazione comunale di Cosenza, ha deciso di dedicare a figure del giornalismo e della cultura purtroppo scomparse, che si sono distinte per la loro attività e per il contributo che hanno assicurato alla conoscenza e alla valorizzazione della realtà calabrese nei suoi aspetti culturali, artistici e sociali.
    A partire dalle prossime settimane saranno ricordati, tra gli altri, il poeta Franco Dionesalvi, l’attore e regista teatrale Antonello Antonante, e i giornalisti Raffaele Nigro, caporedattore della sede cosentina del quotidiano “Gazzetta del Sud”, ed Enzo Costabile, collaboratore della stessa testata, capo ufficio stampa della Provincia di Cosenza e autore di numerosi testi.
  • Cibo e benessere, appuntamento a Villa Rendano

    Cibo e benessere, appuntamento a Villa Rendano

    Secondo appuntamento, oggi pomeriggio alle 17.30 a Villa Rendano, con il ciclo di incontri dal titolo Giugno, il mese del benessere. A promuovere l’iniziativa è il Comune di Cosenza, con il coordinamento dell’assessore alla salute, Maria Teresa De Marco, e la collaborazione della Fondazione Attilio e Elena Giuliani, presieduta da Walter Pellegrini. Si parlerà di “Intolleranze e allergie alimentari”.

    A Villa Rendano per parlare di benessere: i relatori

    Dopo i saluti istituzionali del sindaco Franz Caruso e dell’assessore De Marco, nella storica dimora del pianista calabrese si alterneranno al tavolo dei lavori alcuni apprezzati professionisti come l’allergologo Saverio Daniele e lo specialista in pediatria Salvatore Chiappetta.
    Interverranno, inoltre, la biologa nutrizionista Antonella De Luca, la testimonial Rossana Del Santo, la psicologa e psicoterapeuta Anna Scaglione e il docente dell’Istituto d’istruzione superiore “Mancini-Tommasi”, Carmelo Fabbricatore. A moderare i lavori, Anna Laura Mattesini.

    La città della prevenzione

    Anche stavolta a Villa Rendano l’obiettivo di Giugno, il mese del benessere sarà quello di aprire, con il contributo dei qualificati relatori presenti, un’importante riflessione su una delle problematiche sanitarie più attuali e diffuse e sulle quali è imprenscindibile avviare un percorso di tempestiva ed attenta prevenzione. L’amministrazione comunale mira a fare di Cosenza la città della prevenzione e del benessere, individuale e collettivo, attraverso la promozione di corretti ed equilibrati stili di vita.

  • I padri della parola: i poeti invadono Cosenza

    I padri della parola: i poeti invadono Cosenza

    Poesia senz’altro e soprattutto. Ma anche performance teatrali e musica.
    Chiude col botto la prima edizione de I padri della parola-Festival nazionale della poesia, promosso e organizzato dalla Fondazione Attilio e Elena Giuliani assieme al Comune di Cosenza e alla Regione Calabria.
    Sono stati tre giorni intensi, dal 27 al 29 aprile, durante i quali sei poeti di grido (Elisabetta Pigliapoco, Tiziano Broggiato, Claudio Damiani, Giancarlo Pontiggia, Loretto Raffaelli e Daniel Cundari), hanno fatto il giro della città.
    È stata una manifestazione itinerante, che si è svolta tra le scuole (il Liceo classico “B. Telesio”, i Licei scientifici “Scorza” e “Fermi” e il Polo tecnico-scientifico “Brutium”), la storica Villa Rendano, il Chiostro di San Domenico e, per concludere, Il tatro Rendano.

    L’Acoustic Music Ensemble in azione

    Festival della poesia: la parola alla Fondazione

    «Dire che sono contento della riuscita del Festival è il minimo», spiega Walter Pellegrini, editore e presidente della Fondazione Giuliani.
    «Non abbiamo organizzato a caso questa manifestazione: mi sono accorto, proprio grazie alla mia attività professionale, che c’è una forte domanda di poesia. Il pubblico vuole leggere versi. E allora abbiamo pensato: perché non mettere i poeti a contatto diretto col pubblico?».
    In altre parole, «la poesia non ha bisogno di essere promossa, perché è un’arte che si valorizza da sé. Di più: credo che questa voglia di poesia sia una specie di reazione al degrado culturale e al vuoto di valori che attraversiamo». Perciò, «perdonatemi l’orgoglio, ero fiducioso. Ma la bella partecipazione della città ha superato le aspettative».

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    Da sinistra: Franz Caruso, Walter Pellegrini e Dario De Luca

    Arte multimediale al Festival della Poesia

    Le migliori chiusure richiedono i fuochi d’artificio. Ma la poesia non ha bisogno di feste o serate di gala per celebrarsi. È un’arte che si nutre di altre arti (e le nutre a sua volta). Nulla di meglio, allora, di una performance.
    Per la precisione, quella che si è tenuta al Teatro Rendano la sera del 29 aprile, intitolata I padri della parola.
    Musica e teatro incorniciano la poesia anche per rievocare chi non c’è più ma ha dato tanto, alla città e alla cultura.

    Il ricordo di tre intellettuali

    Non a caso, nella seconda parte della serata si è celebrato il ricordo di tre personalità significative.
    Il primo è Angelo Fasano, scomparso giovanissimo nel lontano ’92. Dei suoi 26 anni vissuti intensamente resta Inònija, una rivista manifesto attraverso la quale ha espresso la sua poetica fondata sullo stupore.
    Il secondo big è Enzo Costabile, giornalista, critico e cultore di jazz, oltre che poeta, scomparso nell’estate del 2003. Costabile spinse al massimo il legame tra poesia e musica: scrisse i testi dei Dedalus, vecchia gloria dell’etno-jazz. E non a caso la band ha partecipato alla serata per omaggiare l’amico e paroliere.
    Last but not least, Franco Dionesalvi, scomparso la scorsa estate. Tra i tre, Dionesalvi ha avuto il ruolo maggiore nella vita pubblica della città. Infatti, nel suo chilometrico curriculum c’è una voce consistente dedicata alla politica culturale, in cui si è speso alla grande: sua l’ideazione del Festival delle Invasioni. E non serve davvero dire altro.

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    il reading della poetessa Elisabetta Pigliapoco

    Reading e note al Festival della poesia

    Ma torniamo a I padri della parola. Sulle assi del Rendano si è svolto un reading, raffinato ma di forte impatto.
    Introdotti dai saluti del sindaco Franz Caruso e dalla consigliera comunale Antonietta Cozza, i sei poeti hanno recitato i propri versi scelti su un tappeto musicale di tutto rispetto eseguito dall’Acoustic Music Ensemble.
    Il trio, composto da Enzo Campagna, Salvatore Cauteruccio e Pietro Perrone, ha eseguito una base suggestiva piena di citazioni cinematiche (soprattutto Morricone).
    Protagonisti della commemorazione, invece, gli attori Mariasilvia Greco ed Ernesto Orrico. Il tutto sotto la supervisione artistica di Dario De Luca.
    Per concludere, la premiazione di alcuni studenti delle Scuole del territorio, che hanno partecipato ai laboratori di poesia a stretto contatto coi protagonisti del Festival.
    Buona la prima, come testimonia la sala piena. E già, fanno sapere gli organizzatori, ci si prepara per una seconda edizione.

  • Dov’è finita la sinistra?

    Dov’è finita la sinistra?

    “Mi è scomparsa la sinistra”. Recitava così una vignetta di Vauro di qualche anno fa sul Manifesto. Il tempo passa, il problema resta. Nel frattempo al governo del Paese, e non solo, le destre avanzano inesorabili. Di fronte a uno scenario così c’è chi pensa di interrogarsi sulla crisi della gauche. Sinistra! (Einaudi 2023) di Aldo Schiavone prova a intravedere delle traiettorie. Non fornisce spiegazioni prêt-à-porter, non è una cassetta degli attrezzi. Ma offre spunti, riflessioni, domande.

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    Da sinistra: Aldo Schiavone; Domenico Cersosimo; Gabriele Passarelli; Massimo Veltri; Antonlivio Perfetti

    Ieri lo storico napoletano ha presentato il suo libro a Cosenza nella sala conferenze di Villa Rendano nell’ambito di “Libri in villa”, il ciclo di incontri organizzato dalla Fondazione Attilio ed Elena Giuliani. Era presente il presidente Walter Pellegrini e il membro del CdA, Francesco Kostner.
    Il dibattito è stato moderato dal giornalista Antonlivio Perfetti, direttore di Camtele3tv.it.
    Oltre all’autore de libro, sono intervenuti: l’economista e docente dell’Unical, Mimmo Cersosimo; Gianluca Passarelli, docente di Scienze Politiche alla Sapienza di Roma; l’ex senatore e docente dell’Unical, Massimo Veltri.

    Dalla coppia potenza/atto di Aristotele fino alla dialettica servo-padrone di Hegel, Schiavone tira fuori molti arnesi del pensiero occidentale per generare una diagnosi impietosa: «La sinistra ha smesso di pensare, perché la realtà ha superato il suo pensiero, le categorie di Marx non possono più spiegare il reale, le sinistre perdono la base sociale di riferimento». L’intellettuale napoletano intravede nella tecnica la possibilità di riannodare «l’inclusività dell’umano», tipica delle sinistre. Quella stessa tecnica troppo spesso «demonizzata».
    Per il prof Mimmo Cersosimo quello di Schiavone è «un libro denso, profondo, eretico». Un testo su una sinistra che «ha perso la testa ma non il cuore».

    Il prof Passarelli è perentorio: «Un libro che fa domande, non dà risposte. Schiavone propone un nuovo umanesimo politico. E si rivolge sostanzialmente al Partito democratico».
    Per l’ex senatore Veltri «la crisi degli intellettuali» è uno dei fenomeni tipici della crisi della sinistra. Proprio loro così in grado di «leggere il passato per affrontare il futuro come dice Schiavone».

  • Versi e rime invadono Cosenza: al via il primo Festival nazionale della poesia

    Versi e rime invadono Cosenza: al via il primo Festival nazionale della poesia

    Cosenza città della poesia. E non temete: non c’è alcun rischio che i cosentini si mettano a parlare di punto in bianco in versi sciolti.
    Più semplicemente, è la parola chiave dell’iniziativa I padri della parola-Primo festival nazionale della Poesia, promosso dalla Fondazione Attilio e Elena Giuliani in partnership col Comune di Cosenza e la Regione Calabria.
    Il Festival è una delle iniziative cantierate dalla Fondazione Giuliani per celebrare il proprio decennale con un ruolo attivo per la crescita culturale della città.
    È una tre giorni (dal 27 al 29 aprile) di incontri, recital, dibattiti e reading organizzata da Walter Pellegrini, il presidente della Fondazione, e da Franz Caruso, il sindaco di Cosenza, che si svolgerà in tre location principali.

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    La poetessa Elisabetta Pigliapoco

    Big a confronto per la poesia a Cosenza

    Gli ospiti sono tutti firme griffate del verso. Si va da Tiziano Broggiato a Claudio Damiani, da Elisabetta Pigliapoco a Giancarlo Pontiggia e Loretto Rafanelli.
    Più, scusate se è poco, Daniel Cundari, big calabrese della rima.
    Le location del Festival sono tre, una più bella dell’altra: Villa Rendano, sede della Fondazione Attilio e Elena Giuliani, il Chiostro di San Domenico e il Teatro “Alfonso Rendano”.

    Il calendario del Festival

    Il Festival della poesia si svolge in tre location di Cosenza per tre giorni e tre tipi di contenuti, diversi ma coerenti tra loro.
    Ecco di seguito il calendario.

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    Villa Rendano

    I poeti e gli studenti

    Versi da per tutte le età, da raccontare e divulgare da zero a cento anni. Per i giovanissimi c’è la serie di eventi La poesia incontra gli studenti.
    • La mattina del 27 aprile, a partire dalle 8,30, è previsto l’incontro di Elisabetta Pigliapoco e Loretto Rafanelli con gli allievi del Liceo classico “B. Telesio”.
    A partire dalle 11,30 è previsto un cambio di poeti e studenti. Per la precisione, Tiziano Broggiato e Claudio Damiani, che dialogano con gli allievi del Polo tecnico-scientifico “Brutium”.
    Il 28 aprile, a partire dalle 10, i poeti Elisabetta Pigliapoco, Loretto Rafanelli, Tiziano Broggiato e Claudio Damiani incontrano gli studenti del Liceo scientifico “G. B. Scorza”.
    Il 29 aprile, a partire dalle 8,30, è previsto l’incontro tra Giancarlo Pontiggia ed Elisabetta Pigliapoco e gli studenti del Liceo scientifico “Fermi”.
    Questi incontri non sono riservati solo ai giovanissimi, visto che non c’è età per apprezzare la poesia.
    Infatti, sempre il 29 aprile, a Villa Rendano, a partire dalle 17,30, è previsto L’Università della Terza Età incontra i poeti, un evento a cui partecipano gli autori finora menzionati assieme a Daniel Cundari.

    Il meeting al Chiostro di San Domenico

    Un reading fiume come se ne facevano nei tardi ’60 e nei ’70, in cui i professionisti del verso dialogano e duettano con gli appassionati.
    L’evento si intitola La poesia incontra la città ed è previsto il 27 aprile, a partire dalle 16, al Chiostro di San Domenico.

    Il Chiostro di San Domenico

    I padri della parola

    Ultima ma non per ultima (anzi, si dovrebbe parlare di finale col botto), I padri della parola, prevista il 29 aprile a partire dalle 18,30 al Teatro “Rendano”.
    L’incontro è strutturato in due parti.
    La prima è un reading poetico di Tiziano Broggiato, Daniel Cundari, Claudio Damiani, Elisabetta Pigliapoco, Giancarlo Pontiggia e Loretto Rafanelli.
    La seconda parte è un ricordo di tre importanti poeti calabresi: Enzo Costabile, Franco Dionesalvi e Angelo Fasano, a cura di Mariasilvia Greco ed Ernesto Orrico.
    Il tutto con l’accompagnamento musicale dell’Acoustic Music Ensemble, un trio composto da Enzo Campagna, Salvatore Cauteruccio e Pietro Perrone.
    La supervisione artistica è a cura di Dario De Luca.

  • Urania: scienza e hi tech a Villa Rendano

    Urania: scienza e hi tech a Villa Rendano

    Che ci fa Urania a Villa Rendano?
    Già: Urania è una musa, figlia di Zeus e Mnemosine, protettrice della geometria e dell’Astronomia.
    Ma non è solo mitologia. Urania è anche letteratura: alzi la mano chi non ha mai sfogliato uno dei volumetti della mitica collana di fantascienza.
    L’Urania di Villa Rendano è un robottino prodotto dal graphic computer, che ricorda (altra citazione fanta-dotta) Maria, la profetessa di Metropolis, ma stavolta con le fattezze più gentili.

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    Una sala del percorso multimediale

    Urania: un percorso multimediale a Villa Rendano

    Ma tra mitologia e fantascienza, che in questo caso indicano la stessa materia, c’è la scienza, quindi la cultura.
    Infatti, Urania è anche la nuova, recente iniziativa di Villa Rendano, inaugurata di recente su impulso della Fondazione Attilio e Elena Giuliani. Si tratta di un percorso multimediale che arricchisce Consentia Itinera, il museo, multimediale anch’esso, dedicato a Cosenza, che è uno degli asset della Villa.
    Ma andiamo con ordine.

    La presentazione di Urania a Villa Rendano

    Pubblico e parterre delle grandi occasioni e dibattito denso e animato come si deve.
    Urania è partita in pompa magna con i saluti di Walter Pellegrini, editore e presidente della Fondazione Giuliani, e le presentazioni degli addetti ai lavori che hanno reso possibile l’iniziativa.
    E cioè: Anna Cipparrone, la direttrice di Consentia Itinera, Peppino Sapia, docente Unical e responsabile di AgoraLab, un progetto per la divulgazione della cultura scientifica, Roberto Ferrari, direttore del Museo Galileo, Giovanni Di Pasquale, il responsabile della ricerca relativa al progetto, e Gianfranco Confessore e Giuliano Corti, i suoi produttori.

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    La presentazione del progetto Urania a Villa Rendano

    L’esordio

    L’esordio, o sarebbe meglio dire l’anteprima, di Urania si è svolta nelle sale del piano superiore di Villa Rendano (il piano nobile, si sarebbe detto una volta), dove una serie di filmati con effetto 3d hanno introdotto gli spettatori a una storia delle scienze in pillole, raccontata in maniera chiara ma non semplicistica.
    Tra l’altro con un bel filo conduttore: il silicio.

    Il progresso trasparente

    Il silicio è uno dei componenti del vetro, il primo motore tecnologico del progresso. Ed è uno degli elementi chiave degli iperconduttori su cui si basa la tecnologia digitale. Cioè la vita di oggi.
    Dal vetro degli specchi antichi a quello del telescopio di Galileo. Fino ai primi chip e agli attuali microprocessori. Il salto, anzi, il volo è di millenni. Ma Urania, la robottina, lo racconta con grazia ed eleganza, grazie all’animazione digitale raffinata.
    Il tutto dura pochi minuti. Poi tornano le luci nelle sale senza tempo della Villa.

  • I Sarti Volanti di Annarosa Macrì atterrano a Villa Rendano

    I Sarti Volanti di Annarosa Macrì atterrano a Villa Rendano

    Proseguono gli incontri di Villa Rendano promossi dalla Fondazione Attilio e Elena Giuliani.
    Al riguardo, il 29 marzo si è svolta la presentazione di Sarti Volanti (2023), il quarto libro pubblicato dalla giornalista Annarosa Macrì per i tipi di Rubbettino.
    Un parterre tutto al femminile per raccontare (ovviamente senza spoiler) un romanzo esistenziale.

    Un parterre in rosa

    La vecchia gloria della Rai e storica collaboratrice di Enzo Biagi, è stata accompagnata, per l’occasione, da Antonietta Cozza, giornalista e consigliera con delega alla Cultura del Comune di Cosenza, Livia Blasi, anchorwoman del Tg3 Calabria, e dalla dirigente scolastica Mariella Chiappetta.
    Una piccola nota è obbligatoria: Sarti Volanti è un libro al femminile ma non un libro rosa.
    Intendiamoci, parla anche d’amore, ma non cerca l’impatto sentimentale. E parla soprattutto di quel complesso dramma che è la vita, letto nella controluce del rapporto tra madre (la sarta Rosa) e figlia (Amélie).

    Da sinistra: Antonietta Cozza, Livia Blasi, Annarosa Macrì, Mariella Chiappetta

    Storie parallele

    Per citare un vecchio successo degli Audio 2, si potrebbe parlare di “Specchi Riflessi”: le vicende di Rosa, che ripara abiti, e di Amélie, studentessa che invece corregge tesi, sono due parallele, che si richiamano di continuo e, appunto, si riflettono a vicenda. Ma, come da definizione, non si incrociano.
    Anzi, spiega Macrì, il romanzo è volutamente un po’ “sfilacciato” e “smagliato”, per dare al lettore il ruolo più attivo di interprete. Cioè, per restare nella metafora, di “sarto”.

    L’ispirazione

    I sarti volanti sono gli eredi di una tradizione “umile”: non confezionano gli abiti, come i loro colleghi più griffati, ma li riparano.
    Qui e lì sopravvivono alcune botteghe specializzate. Ma, soprattutto nelle grandi città, è emersa una forte concorrenza: gli immigrati (soprattutto indiani e bengalesi) che, armati di forbici, ago e filo, riparano i tessuti just in time nelle loro bancarelle più o meno improvvisate e a prezzi stracciatissimi.
    Riparare una storia, quella raccontata da Macrì, o ricucire un abito sono cose simili e diversissime allo stesso tempo: la vita diventa racconto logorandosi, così come i tessuti si consumano e strappano a furia di essere indossati. Anzi: più li si indossa, più li si rovina.

    Il dibattito

    Niente spoiler, si è detto. E va dato atto alle tre relatrici di ver mantenuto la parola: si sono trattenute a stento dal raccontare il romanzo.
    Semmai, ci hanno girato attorno: si sono focalizzate sui dettagli e hanno lanciato, qui e lì, impressioni varie.
    Insomma, tutto quel che serve a incuriosire il lettore potenziale e ad arricchire chi ha già letto il libro o lo sta leggendo.
    Ed ecco, ad esempio, che Livia Blasi coglie una «ispirazione religiosa», che nobilita una narrazione comunque laica. Ed ecco che Mariella Chiappetta, emozionatissima, parla del binomio amore-morte, tipico di certi filoni esistenziali. Ma soprattutto individua un elemento originale: la narrazione “circolare” su cui si basa Sarti Volanti.

    Una conferma

    Anche Sarti Volanti conferma che Annarosa Macrì funziona benissimo come autrice di romanzi lontani dal suo brillante approccio giornalistico.
    Così è stato per il suo premiatissimo Da che parte sta il mare (2014), così promette quest’ultimo racconto avvincente. Non resta che leggerlo.

  • Dieci anni senza Alessandro Bozzo: due giornate  per non dimenticarlo

    Dieci anni senza Alessandro Bozzo: due giornate per non dimenticarlo

    Dieci anni senza Alessandro Bozzo. Cosenza ricorda il giornalista scomparso tragicamente il 15 marzo 2013: due giornate e tre momenti di riflessione sulle difficoltà di fare il cronista in Calabria (ma non solo) e, più in generale, sul precariato imperante non soltanto nelle redazioni.

    Un reading a Marano Principato

    Si parte domenica 12 marzo a Marano Principato, luogo in cui il giornalista si tolse la vita: alle 18 nell’auditorium del centro di aggregazione giovanile “Cesare Baccelli”, l’attore Salvo Piparo e il musicista Michele Piccione metteranno in scena la pièce Volevo solo fare il giornalista – La storia di Alessandro Bozzo tratta dal libro Quattro centesimi a riga (ed. Zolfo, 2022) di Lucio Luca, giornalista de La Repubblica che da anni segue il caso Bozzo, al quale aveva già dedicato un primo libro, L’altro giorno ho fatto quarant’anni (Laurana editore, 2018).

    Il reading era stato presentato in una versione embrionale al festival Trame di Lamezia Terme nel 2019: ora il monologo – nella versione arricchita dall’apporto di un polistrumentista – assume una forma più strutturata, e vanta già repliche in tutta Italia, dal Festival delle Idee di Venezia al congresso nazionale della Fnsi, la Federazione nazionale della stampa, a Riccione: qui il monologo dedicato ad Alessandro Bozzo viene scelto come storia paradigmatica, nella speranza che il suo esempio «non rimanga confinato in Calabria ma diventi il simbolo del futuro sempre più a rischio dell’informazione».
    A inizio 2023 lo spettacolo è stato replicato alla Camera del Lavoro di Milano.

    Gli appuntamenti di Cosenza

    Mercoledì 15 marzo ci si sposterà a Cosenza per un’intera giornata che prenderà il via alle 10 a Villa Rendano con le scuole superiori cittadine, mentre alle 17 il Museo dei Brettii e degli Enotri ospiterà un dibattito a più voci sulla libertà di stampa e su temi che, dopo un decennio, restano ancora attualissimi: dal precariato alle ingerenze della politica nel lavoro delle redazioni, dalle querele temerarie al futuro dell’informazione.

    La mattina, dopo i saluti di Walter Pellegrini, presidente della Fondazione Attilio e Elena Giuliani, e di Franco Mollo in rappresentanza del Circolo della Stampa “Maria Rosaria Sessa”, con l’autore Lucio Luca dialogheranno la consigliera comunale di Cosenza con delega alla Cultura, Antonietta Cozza, e l’assessore alla Cultura di Marano Principato, Lia Molinaro: con loro Marianna Bozzo, sorella di Alessandro, e i giornalisti Rosamaria Aquino ed Eugenio Furia. In platea gli studenti del liceo scientifico “E. Fermi” di Cosenza, del Polo scientifico Brutium, delle scuole secondarie di Marano Principato e dell’istituto comprensivo di Cerisano che hanno letto e avviato una riflessione sul libro Quattro centesimi a riga (le copie sono state donate da Paolo Tucci di Gap Life srl).

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    VIlla Rendano, sede della Fondazione Attilio ed Elena Giuliani

    Nel pomeriggio, invece, il sindaco di Cosenza Franz Caruso aprirà facendo gli onori di casa, seguiranno i saluti del suo omologo principatese, Pino Salerno, e di Raffaele Zunino in rappresentanza del Circolo della Stampa “Maria Rosaria Sessa”. Moderati da Antonietta Cozza, accanto a Lucio Luca, Marianna Bozzo e Rosamaria Aquino interverranno Francesco Graziadio, consigliere comunale e giornalista, e Francesca Lena, presidente dell’Istituto Studi Storici.

    Alessandro Bozzo, un esempio da non dimenticare

    Con il sostegno dell’Istituto per gli Studi Storici, del Centro turistico Giovanile di Marano Principato, del Circolo della Stampa “Maria Rosaria Sessa” e della Fondazione Attilio e Elena Giuliani oltre che della libreria Raccontami, l’iniziativa segna anche un’importante sinergia istituzionale tra l’amministrazione comunale bruzia e il centro appena alle porte del capoluogo, interessato da una rinascita culturale nella quale si iscrive la recente inaugurazione della biblioteca intitolata al geo-archeologo Gioacchino Lena. Marano Principato è stato, peraltro, il primo soggetto a entrare nel patto intercomunale “Città che legge” approvato l’estate scorsa dalla giunta di Cosenza.
    Le due giornate ospitate tra Cosenza e Marano principato saranno un modo per celebrare i cinquant’anni di Alessandro e ribadire che il suo esempio non deve essere dimenticato.

  • Sette vite per Ettore Majorana nel romanzo di Mimmo Gangemi

    Sette vite per Ettore Majorana nel romanzo di Mimmo Gangemi

    Le sette vite di Majorana. Sono quelle che lo scrittore Mimmo Gangemi fa vivere al fisico siciliano misteriosamente scomparso nella notte tra il 26 e 27 marzo 1938. Uno dei cold case italiani più noti, oppure semplicemente un uomo desideroso di far perdere le sue tracce? Lo scopriremo solo leggendo L’atomo inquieto, ultima fatica letteraria del narratore di origini aspromontane. Che ieri ha presentato il suo ultimo libro a Villa Rendano in occasione di “Libri in Villa”, l’iniziativa promossa di concerto con il Comune di Cosenza e le associazioni che lo scorso 24 febbraio hanno sottoscritto, con la Fondazione “Attilio e Elena Giuliani” e lo stesso ente cittadino, il Patto per lo sviluppo culturale del territorio.
    Walter Pellegrini, presidente della Fondazione “Attilio ed Elena Giuliani” ha aperto i lavori: «Sentimenti di amicizia e stima mi legano a Mimmo Gangemi, intellettuale capace di costruire una narrazione stupenda». E poi «Mimmo è stato pure autore della Luigi Pellegrini editore».

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    Da sinistra: Antonietta Cozza, consigliere comunale di Cosenza; Walter Pellegrini, presidente della Fondazione “Attilio e Elena Giuliani”; Mimmo Gangemi, scrittore di Santa Cristina d’Aspromonte

    A stimolare il dibattito e dialogare con lo scrittore aspromontano è stata Antonietta Cozza, consigliere comunale di Cosenza con delega alla Cultura. Secondo lei il libro è un po’ «una via di mezzo tra la spy story e il romanzo psicologico».
    La Calabria compare in questa storia. In primis per la ventilata presenza del fisico catanese nella Certosa di Serra San Bruno. Gangemi chiarisce il senso: «È un omaggio alla “Scomparsa di Majorana” di Leonardo Sciascia». Anche «Sharo Gambino» fece lo stesso.

    A Villa Rendano Mimmo Gangemi sottolinea la stranezza di una lettera. Quella inviata da Majorana a un suo amico dove annunciava il suo suicidio in mare, sul traghetto che lo avrebbe dovuto portare in Sicilia: «Uno che sa nuotare non si toglie la vita in mare e, soprattutto, non porta con sé cinque stipendi e la sua quota di eredità paterna».
    Suggestioni, spunti, riflessioni e indizi disseminati nel ragionamento e nel romanzo. A partire da quella foto che ritrae il criminale nazista Adolf Eichmann sul piroscafo nel porto di Buenos Aires. Insieme a lui un capitano della Wermacht e un tipo che somiglia tanto, troppo, allo scienziato italiano. Gangemi chiarisce: «Non è mai stato filonazista, ma filogermanico».
    “L’atomo inquieto” aggiunge un altro capitolo alla carriera letteraria di Gangemi. Autore di libri come “La signora di Ellis Island”, “Il giudice meschino” e “Marzo per agnelli”.

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    “L’atomo inquieto” di Mimmo Gangemi