Domani, giovedì 15 Febbraio, nella sala convegni di Villa Rendano, alle ore 15.30, la Fondazione Attilio e Elena Giuliani presieduta da Walter Pellegrini condurrà la conferenza stampa di presentazione del Progetto “Insieme si cresce”, finanziato nell’ambito del PNRR e attuato sotto la responsabilità dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, in collaborazione con numerosi partner tra i quali Accademia da Vinci -presieduta dal dottor Volpentesta– in qualità di principale soggetto attuatore con compiti importanti di formazione e coordinamento grazie alla figura di Gustavo Di Santo e Licia Ferraro.
Istituzioni importanti coinvolte sono il Comune di Cosenza -specificatamente il Settore Welfare nella persona dell’Assessore Veronica Buffone che insieme alla struttura comunale ha consentito la costante crescita del progetto e la sua capillare penetrazione nel tessuto urbano; la parrocchia San Francesco d’Assisi di Cosenza, con il dott. Carmine Reda, che consente ai soggetti partner di raggiungere persone con esigenze partecipative difficilmente individuabili; l’Istituto Comprensivo Statale “Gullo Cosenza Quarto” sapientemente guidato dalla dirigente Rosa Maria Paola Ferraro, grazie al quale centinaia di bambini fruiscono quotidianamente di attività gratuite, esperienziali e formative con il coordinamento della professoressa Roberta Coscarella quale referente del progetto. Numerosi gli attori del Terzo settore coinvolti: Arci Cosenza, Ops l’arte in corso, Paolab, Accademia Karate Costabile, Movimento statico, Arca di Noè.
Il Progetto, avviato nel mese di maggio 2023 e sinora rivolto a oltre 100 bambini con le rispettive famiglie, si adopera per realizzare un ambiente formativo coinvolgente e partecipato per i minori di età compresa tra i 5 e i 10 anni che versano in situazioni di disagio sia per l’appartenenza a comunità a rischio di emarginazione sociale, ma anche per ragioni connesse alla presenza di disabilità e povertà. La Fondazione Attilio e Elena Giuliani, capofila del progetto, coniuga con questo progetto il suo ruolo sociale e quello culturale supportando la comunità educante attraverso alleanze tra istituzione scolastica, famiglie e territorio. L’intento è quello di generare migliori prassi e strategie formative per l’inclusione di ogni minore e della loro famiglia nella valorizzazione della multiculturalità delle appartenenze e del sapere.
Villa Rendano, che da sempre pone la città al centro delle sue attività, ha sinora realizzato azioni connesse allo sviluppo della creatività, alla comprensione e uso del digitale, al recupero della manualità e delle antiche tradizioni, alla crescita di competenze ad esempio nel campo della fotografia mentre future azioni riguarderanno l’ascolto delle emozioni, la musica e la conoscenza delle attività radiofoniche. Altrettanto diversificate e formative le azioni condotte dagli altri partners, quali percorsi formativi sulle tecnologie digitali, iniziative incentrate sull’esperienza teatrale, attività sportive quali karate e danza, scrittura creativa e tanto altro. Un copioso carnet a favore del contesto territoriale cosentino svolto in termini di sussidiarietà e dedizione alla città.
Il pomeriggio del 15 Febbraio sarà arricchito da numerosi interventi, in cui verranno presentati, dai vari referenti degli Enti convolti, i risultati ottenuti in questi ultimi otto mesi, ovvero dall’inizio del Progetto e verranno introdotte le prossime attività da svolgere, previste dal Progetto.
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“Insieme si cresce”, giovedì la presentazione a Villa Rendano
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La forza delle donne nel libro di Maria Feoli
Cento anni di storia vissuti attraverso i personaggi di Maria Feoli, autrice del libro Il Lume azzurro, edito da Albatros. Una vicenda che si snoda tra i vicoli di Morano Calabro, uno dei paesi più belli d’Italia. È una vicenda dove le protagoniste sono essenzialmente le donne, il vero motore di questo romanzo. Il libro è stato presentato giovedì pomeriggio a Villa Rendano.

L’intervento di Linda Catanese (consigliera d’Amministrazione della Fondazione Attilio e Elena Giuliani) durante la presentazione del libro di Maria Feoli a Villa Rendano Leggendo si compone un «mosaico di piccoli personaggi che danno un senso al romanzo corale. Personaggi ben caratterizzati da Maria Feoli. Ma questo è un libro che ci ricorda anche le nostre tradizioni. E riannoda i fili della grande storia che si insinua nelle persone che vivono in un piccolo paese del Pollino. Una storia dove le donne occupano un posto centrale».
È quanto ha sottolineato Linda Catanese, consigliera del CdA della Fondazione Attilio e Elena Giuliani. Alla presentazione del libro erano presenti anche Walter Pellegrini e Francesco Kostner, rispettivamente presidente e consigliere d’amministrazione della Fondazione Giuliani.Maria Feoli ha raccontato il contesto in cui è nata la sua opera: «Vivevo a Morano e giravo nei vicoli del paese. E quei pomeriggi con mia nonna davanti al caminetto acceso sono stati una fonte di ispirazione. Mia nonna sapeva raccontare storie, riusciva a farmi vedere le cose, descriveva personaggi e ambienti».
«Quello della Feoli è un libro che nasce da una narrazione reale. Una storia dell’anima, del cuore, una saga familiare». Sono parole espresse da Antonietta Cozza, consigliera delegata alla Cultura del Comune di Cosenza.
«Mi hanno conquistato – ha affermato la giornalista Rai, Gabriella D’Atri – i personaggi femminili, la loro resilienza e capacità di adattarsi. Ho visto le battaglie per l’emancipazione femminile nella tenacia della giovane Elisa. Questo libro ti porta dentro le case di Morano».
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“Il lume azzurro” della Feoli giovedì a Villa Rendano
La scrittrice Maria Feoli presenterà il suo ultimo libro, “Il lume azzurro”, giovedì 8 febbraio alle ore 17:00 a Villa Rendano (Cs). L’evento fa parte del cartellone di Libri in villa, organizzato dalla Fondazione “Attilio e Elena Giuliani Onlus”.
Sono previsti gli interventi di Linda Catanese, consigliera di amministrazione della Fondazione “Attilio e Elena Giuluani onlus” e della giornalista Rai, Gabriella D’Atri. L’incontro sarà moderato da Antonietta Cozza, consigliera delegata alla Cultura del Comune di Cosenza. Maria Feoli è una scrittrice calabrese apprezzata a livello nazionale per le sue non comuni qualità narrative. A conferma del valore di questa nostra brava conterranea, che si fa apprezzare per originalità e forza narrativa, al romanzo “Il lume azzurro” negli ultimi mesi sono stati assegnati numerosi riconoscimenti.
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Magia a sette note: si torna a comporre a Villa Rendano
Il nome sembra altisonante: Mf Songwriting Camp. In realtà la sigla iniziale sta per Mario Fanizzi, l’ideatore dell’iniziativa: un corso full immersion di tecniche compositive (songwriting, appunto).
La manifestazione – una masterclass, per la precisione – si è svolta in tre densissimi giorni, dal 15 al 18 dicembre, a Villa Rendano, trasformatasi per l’occasione in un incrocio tra uno stage e uno studio di produzione.
Vi hanno partecipato quarantadue musicisti di tutte le estrazioni artistiche e di tutte le parti d’Italia. «Ma per il futuro voglio internazionalizzare l’evento», spiega Fanizzi.
Il Songwriting Camp ha già una presenza internazionale prestigiosa: Tommy Parker, il produttore di Britney Spears, Drake, Ariana Grande, Justin Bieber e tanto altro pop che conta (o sta per contare).
Con questo popò di professori, la situazione è più che interessante. Cerchiamo di saperne di più.
A lezione con Tommy Parker e Mario Fanizzi Mario Fanizzi: artista internazionale e calabrese adottivo
Pugliese d’origine, Mario Fanizzi è approdato in Calabria (per la precisione, a Rende, dove vive) dopo un percorso formativo bello tosto, culminato in un corso di studi al prestigiosissimo Berkleee college of music di Boston e in una intensa attività professionale a Los Angeles come compositore e produttore.
Anche la vocazione di Fanizzi è internazionale: nel suo carnet di collaborazioni figurano Renato Zero, Tom Jones e Carlos Santana, per citarne alcuni… e scusate se è poco.
L’idea alla base del corso è piuttosto semplice: «Ho circa seicento allievi in tutto il mondo, a cui insegno le mie tecniche di composizione», che si basano su un metodo intuitivo (e olistico, preciserebbero quelli davvero bravi).
In parole più povere: «Tutti noi apprezziamo alcuni brani perché ci colpisce la loro struttura musicale. Io parto proprio da questo approccio estetico per insegnare le strutture compositive». Quasi l’esatto contrario dell’insegnamento tradizionale, che parte dagli schemi armonici per arrivare ai brani.
Un primo piano di Mario Fanizzi Quarantadue virtuosi alla carica
Tre giorni tutto incluso, quindi sale per esercitarsi e fare lezione, catering per pranzo e cena e albergo.
C’è il batterista pugliese che cerca di addentrarsi nella composizione. E c’è il cantante marchigiano che prova a diventare cantautore. E ci sono le vocalist che cercano il salto di qualità culturale.
In un modo o nell’altro, sotto la guida di Fanizzi e Parker, le sale antiche della sede della Fondazione Giuliani si riempiono di note e arte.
Da una generazione di musicisti, di cui Alfonso Rendano fu capofila, a un’altra, nel medesimo segno della qualità e dell’internazionalità.
Ciò che cambia davvero sono la comunicazione e l’interconnessione: quelle magie del web che diamo per scontante ma che consentono “miracoli” di questo tipo.
«Normalmente svolgo i miei corsi online, ma stavolta ho reputato importante un contatto diretto e, a giudicare dai risultati, sono soddisfatto».
Fanizzi ipotizza il bis dell’iniziativa, anche in tempi brevi. Come dire: l’appetito vien mangiando. O meglio: la musica vien suonando.
Questo articolo fa parte di un progetto socio-culturale finanziato dalla “Fondazione Attilio e Elena Giuliani ETS”. L’impegno de I Calabresi e della Fondazione Attilio ed Elena Giuliani è quello di arare il terreno della memoria collettiva e trovare le radici da cui proveniamo per riscoprire la fierezza di una appartenenza.
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Fondazione Giuliani: vittoria al Tribunale di Roma
Seconda sentenza sulle controversie tra la Fondazione “Attilio e Elena Giuliani” e il suo ex presidente, Franco Pellegrini. Lo comunicano gli attuali vertici della Fondazione.
Per Pellegrini, la decisione presa dal giudice del Lavoro di Roma lo scorso 9 novembre e pubblicata di recente, è la seconda sconfitta in circa diciotto mesi (tanti ne sono trascorsi dal cambio di vertice dell’istituzione cosentina.
Pellegrini, rappresentato dall’avvocato Stefano Antonelli, aveva chiesto all’istituzione, che aveva presieduto fino all’estate del 2022, circa 500mila euro.
Questa somma, secondo Pellegrini, era dovuta per la sua attività di direttore della Fondazione Giuliani prestata dal ricorrente.
Tuttavia, il giudice ha deciso altrimenti, per un motivo persino banale da raccontare: Pellegrini, che pure aveva presentato memorie e documentazione corposissime, non è riuscito a provare la natura reale del rapporto tra lui e la Fondazione.
Villa Rendano, sede della Fondazione “Attilio e Elena Giuliani” Prove scarse contro la Fondazione Giuliani
Detto altrimenti: la Fondazione doveva pagare Pellegrini per l’attività svolta?
Il Tribunale ha dovuto faticare poco per rispondere no, perché le prove prodotte dal ricorrente sono risultate insufficienti. Quindi ha potuto tralasciare le rivendicazioni dell’ex presidente. E, addirittura, alcune eccezioni della Fondazione Giuliani, rappresentata dagli avvocati Massimiliano Vento e Matteo Pollaroli. In particolare, quella relativa a una donazione di circa 540mila euro ricevuta da Pellegrini proprio per gestire la Fondazione.
Invece, al momento resta un dato: l’ex presidente dovrà pagare 12mila euro circa tra spese legali e tasse. -

Un paese felice: Carmine Abate riscopre Eranova
Una tappa importante di un tour particolare: Carmine Abate ha presentato, il 25 novembre a Villa Rendano, Un paese felice, il suo ultimo romanzo uscito per Mondadori a fine ottobre.
Sala piena nella sede della Fondazione “Attilio e Elena Giuliani” per ascoltare il dialogo dello scrittore di Carfizzi con Antonietta Cozza, consigliera comunale di Cosenza delegata alla cultura. In più, un piccolo tocco di internazionalità che non guasta: la presenza in prima fila di Lendita Haxhitasim, l’ambasciatrice del Kossovo in Italia (tra l’altro formatasi all’Unical).
Un segno come un altro che la cultura arbëreshë (di cui Abate fa parte a pieno titolo) è un elemento di primo piano nei rapporti tra l’Italia e i Balcani.
La presentazione di “Un paese felice” a Villa Rendano Una storia italiana di Carmine Abate
È più di un mese che Abate gira l’Italia per raccontare il suo paese felice, ovvero la vicenda di Eranova, un borgo rurale della periferia di Gioia Tauro, distrutto nei primi anni ’70 per consentire l’allargamento del bacino del Porto e la creazione del quinto polo siderurgico.
In altre parole, l’eterno baratto tra ambiente (e salute) contro sviluppo. È senz’altro una storia meridionale (e calabrese in particolare). Ma è anche la storia di tutto il Paese, pieno di cimiteri industriali e di borghi deserti da Nord a Sud: il lascito di un sogno di benessere non sempre affrontato con la consapevolezza dovuta. Ma forse, ha spiegato lo scrittore durante l’incontro di Villa Rendano, per Eranova non è stato davvero così.Amore e altre battaglie
«Mi sono imbattuto nella storia di Eranova anni fa, quasi per caso», ha spiegato Carmine Abate durante la sua conversazione con Antonietta Cozza.
Questa storia consiste in due righe sul sito istituzionale del Comune di Gioia Tauro e in una voce di Wikipedia dedicata alla stazione ferroviaria che serviva il piccolo centro, soppressa nel lontano 2023.
Tutto il resto, ha specificato lo scrittore deriva da fonti orali (le consuete memorie degli anziani) e da documenti d’epoca, inclusi i ritagli dei giornali.
Da sinistra, Carmine Abate e Antonietta Cozza Ma, in un romanzo, ciò che fa la differenza è il racconto. E Un paese felice non fa eccezione. Anzi.
«Ho deciso di raccontare questa vicenda non con gli occhi degli abitanti, ma di un testimone coinvolto emotivamente», ha spiegato ancora Abate. È Lorenzo, universitario calabrese fuori sede a Bari, che s’innamora di Lina, altra universitaria calabrese. Lina si batte per salvare la sua Eranova, pronta a cadere sotto le ruspe attivate dal pacchetto Colombo.Eranova: da una ribellione all’altra
Lina e i suoi compaesani si battono a fondo e le provano tutte per salvare il borgo e le sue piantagioni, che comunque danno un po’ di benessere.
Non potrebbe essere altrimenti per una comunità nata a fine ’800, in seguito alla ribellione di un gruppo di massari al feudatario del luogo.
Nata da una ribellione, Eranova muore ribellandosi. Gli eranovesi picchettano il territorio, si frappongono alle ruspe e alle escavatrici e protestano come possono e sanno.
Lina scrive tantissimo, anche al presidente della repubblica e ad Andreotti, allora presidente del Consiglio e a Pasolini, conosciuto per caso in una libreria di Bari.
Ma è tutto inutile. Tranne che per l’amore. Lorenzo la segue e capisce il perché di tanto accanimento, quasi terapeutico.
La copertina di “Un paese felice” Tradizione vs Modernità secondo Carmine Abate
«Non è il solo il consueto binomio tradizione-modernità, che anima le proteste degli abitanti di Eranova e, quindi, la lotta di Lina», racconta ancora Abate.
La distinzione può essere più sottile e riguarda due modi di concepire lo sviluppo. Da un lato l’industrializzazione pianificata da fuori e calata dall’alto, quindi poco rispettosa delle vocazioni del territorio.
Dall’altro, invece il desiderio di far crescere la comunità nel rispetto delle sue tradizioni. A nulla di diverso si è riferito Abate nel corso della discussione di Villa Rendano: «L’economia agricola, alla fin fine, ha consentito a Lina e Lorenzo di studiare fuori sede: segno che comunque generava da sola un certo benessere. Una piccola sicurezza a cui gli eranovesi non volevano rinunciare in cambio di iniziative di cui non percepivano bene il senso. Di più: che temevano si sarebbero risolte in un salto nel buio». O nel vuoto, visto che il centro siderurgico non si realizzò.Una fine che sa di beffa
«Altrove, anche in Calabria, siamo pieni di cimiteri industriali, è vero. Ma si trattava dei ruderi di industrie che, almeno avevano funzionato. Ciò non si può dire per Gioia Tauro, che oltre al danno ambientale ha subito la beffa di cattedrali nel deserto mai entrate in funzioni», ha proseguito Abate.

Da sinistra, l’ambasciatrice Lendita Haxhitasim e Walter Pellegrini, presidente della Fondazione Giuliani Un paese felice racconta gli ultimi sussulti di dignitosa agonia di Eranova sotto le mentite (ma non troppo) spoglie della storia d’amore e del romanzo storico carico di esistenzialismo.
Il tutto, ha aggiunto Cozza, «impreziosito dal linguaggio particolare dello scrittore di Carfizzi: potente, creativo e – a modo suo – virtuosistico». Le espressioni gergali arricchiscono un racconto robusto e sobrio. Ma soprattutto avvincente.
«Il finale di questa storia è noto, perché fa parte delle cronache», ha concluso Carmine Abate. Eranova fu demolita e i suoi abitanti “dispersi” nelle zone vicine, con l’aiuto dell’edilizia pubblica.
Ma la storia è solo una componente di un romanzo storico. Il resto, cioè le vicende dei personaggi che interpretano (e attualizzano) questa storia, fa parte del romanzo.
Ma, come giustamente ha detto in chiusura Antonietta Cozza, meglio non anticipare altro… -

Violenza di genere: un dibattito di esperti a Villa Rendano
Femminicidi e non solo. Un argomento tornato alla ribalta dopo l’assassinio di Giulia Cecchettin. La Fondazione “Attilio e Elena Giuliani” e l’associazione culturale Xenia dedicano un incontro-dibattito al tema Violenza di genere: conoscere, agire, educare, prevenire.
L’iniziativa si svolgerà a Villa Rendano il 30 novembre 2023 alle 17, col patrocinio del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Cosenza, della Fondazione scuola forense della provincia di Cosenza e della Scuola forense “Bernardino Alimena” di Cosenza.
Villa Rendano, sede della Fondazione Attilio ed Elena Giuliani ETS Violenza di genere: la parola a prof e legali
La serata è aperta dai saluti istituzionali.
Li porgeranno:
• Walter Pellegrini, presidente della Fondazione “Attilio e Elena Giuliani”;
• Ornella Nucci, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Cosenza;
• Claudio De Luca, presidente della Fondazione scuola forense della provincia di Cosenza;
• Laura Monteforte, direttrice della Scuola forense “Bernardino Alimena”.Gli interventi nel dibattito, invece, sono a cura di:
• Antonella Veltri, presidente nazionale dell’associazione D.i.re;
• Rosa Masi, avvocata del Foro di Cosenza;
• Antonella Paura, avvocata, socia Ami (Associazione matrimonialisti italiani) e membro del direttivo della Camera civile di Cosenza;
• Vanessa Piluso, avvocata e legale del Centro antiviolenza “R. Lanzino” di Cosenza;
• Elisa Mazzei, docente di materie letterarie;
• Elena Palermo, docente di materie letterarie.Introduce e modera la discussione Gabriella Coscarella, presidente di Xenia.
Il dibattito sarà arricchito dalla mostra grafica “La ribell(e)” di Luigi Fabbricatore Strigaro. -

Un paese felice: Carmine Abate a Villa Rendano
Eranova è un paese particolare, nato dalla ribellione di una comunità di contadini calabresi al loro feudatario. Eranova è lo sfondo narrativo di Un paese felice, l’ultimo romanzo di Carmine Abate, uscito lo scorso ottobre per Mondadori.
Eranova, soprattutto, è la metafora delle contraddizioni di una modernità cattiva, che travolge le tradizioni senza costruire realmente: è il volto di Gorgone con cui spesso si è presentato il progresso in Calabria.
Di queste e altre cose legate al suo romanzo, parlerà l’autore in persona a Villa Rendano il 25 novembre alle 17 nel corso di una intervista dal vivo con Antonietta Cozza, consigliera comunale di Cosenza con delega alla Cultura.
Due parole su Carmine Abate
Carmine Abate è il classico migrante di successo: è nato nel 1954 a Carfizzi, in provincia di Crotone.
Di famiglia arbëreshë, dopo gli studi in Lettere a Bari ha seguito il padre emigrato. Perciò si è trasferito per alcuni anni in Germania. Per la precisione ad Amburgo, dove ha insegnato in una scuola per i figli degli emigranti e dove ha pubblicato i primi libri in tedesco. Sono l’antologia di racconti Den Koffer und weg! (inedita in Italia) e il saggio Die Germanesi (scritto con Meike Behrmann), pubblicato in Italia nel 1986 con il titolo I Germanesi da Luigi Pellegrini.
Tornato in Italia, Abate vive a Besenello, in Trentino. Il suo La collina del vento, (Mondadori, Milano 2012) ha vinto il Premio Campiello. -

Ai capaci e meritevoli: al via il Premio Sergio Giuliani
«I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi…»: così recita l’articolo 34 della Costituzione, per conciliare merito e bisogno nel diritto allo studio.
Ed è quel che ha fatto la Fondazione Attilio e Elena Giuliani con la prima edizione del Premio “Sergio Giuliani”: la consegna di due borse di studio, destinate ad altrettanti studenti scelti secondo il doppio criterio della bravura e della necessità economica.
I premi sono stati consegnati durante una cerimonia svoltasi lo scorso 11 novembre a Villa Rendano, sede della Fondazione.
I destinatari delle borse sono il Dipartimento studi umanistici e il Dipartimento di Farmacia e Scienze della salute e della nutrizione, entrambi dell’Università della Calabria.
Un momento della cerimonia del Premio Giuliani a Villa Rendano La storia del Premio Sergio Giuliani
«Con l’istituzione del Premio “Sergio Giuliani” abbiamo realizzato uno dei nostri scopi sociali, inseriti nello statuto proprio su iniziativa del fondatore», spiega Walter Pellegrini, editore e presidente della Fondazione Giuliani.
Questo obiettivo è semplice: «Valorizzare la crescita culturale e civile dei giovani e della nostra amata città», prosegue Pellegrini.
Altrettanto lineare il meccanismo: «Quest’anno abbiamo scelto due dipartimenti in diversi ambiti disciplinari, a cui abbiamo affidato i premi. Toccherà loro assegnarli agli studenti che saranno selezionati secondo i criteri indicati da noi: merito e necessità», ha concluso il presidente della Fondazione.
La consegna è avvenuta durante un dibattito vivace, moderato dal giornalista Mario Tursi Prato, a cui hanno partecipato, tra gli altri, Maria Luisa Panno, la direttrice del Dipartimento di Farmacia, e la docente di Storia contemporanea Katia Massara, in rappresentanza del Dipartimento studi umanistici.
Katia Massara ritira il premio Altre iniziative
Alla cerimonia è seguito un approfondimento sulle attività svolte dalla Fondazione in collaborazione col Comune di Cosenza.
Due i testimoni di questi dieci anni di iniziative: l’ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, sotto la cui amministrazione la Fondazione Giuliani ha acquistato Villa Rendano, e l’attuale primo cittadino Franz Caruso, con cui la Fondazione ha avviato una serie importante di attività pubbliche, tra cui il Festival nazionale della poesia.
Nessuna frecciata politica tra i due, ma solo una riflessione pacata. E poi l’anticipazione sul recupero di una importante istituzione: la Biblioteca civica.
«Collaboreremo volentieri alla rinascita della Civica, che tornerà a disposizione della città», ha spiegato Pellegrini.
«I luoghi storici della città», ha chiosato ancora il presidente della Fondazione Giuliani, «possono rivivere se si legano a funzioni specifiche: ad esempio, Villa Rendano è il luogo delle idee». Quindi anche la Biblioteca civica «dovrà diventare sede di iniziative specifiche rivolte alla città».
Intanto il premio, l’ennesima iniziativa, c’è. Vinca il migliore. -

La Calabria possibile di Santo Strati
La terra raccontata dal giornalista e saggista Santo Srati, nel suo ultimo libro dal titolo “Calabria, Italia”, è un luogo utopico, straordinariamente ricco di opportunità eppure trascurate. Una colpa grave, cui tuttavia l’autore non dispera si possa porre rimedio. La potenza della bellezza della Calabria, la sua atavica incapacità di metterla a buon frutto, le vie da percorrere per mutare il destino, son stati i temi dell’incontro promosso dalla Fondazione Giuliani, uno degli appuntamenti che il presidente Walter Pellegrini apostrofa come «Libri in Villa».

Il libro di Santo Strati presentato ieri a Villa Rendano Al fianco dell’autore c’era il professore Mauro Alvisi e in platea il sindaco Franz Caruso. Qual è la Calabria raccontata da Strati? E’ la terra che sembra sommersa dalle criticità e che pare disconoscere invece la bellezza di cui è portatrice. Un libro, come spiega Walter Pellegrini, che non elude i problemi, ma che suggerisce un mutamento di rotta, sembra indicare un cambiamento possibile. Si tratta solo di una “narrazione” negativa? Chiede Francesco Kostner stimolando il dibattito. Certamente no, pur esistendo un problema di comunicazione. Il dato che maggiormente sembra impedire ai calabresi di capovolgere il destino di Cenerentola del Paese sta nella storica incapacità dei calabresi di fare comunità, di vincere il localismo.
Strati ne è certo e questo spiegherebbe una delle ragioni per le quali numerosi calabresi, lontani dalla loro terra, riescono ad affermarsi con grandi successi, trovando altrove contesti sociali maggiormente favorevoli. Manca, per dirla con la parole di Alvisi «l’intelligenza di connessione», la capacità, o forse la volontà, di fare squadra, di uscire dal proprio piccolo orizzonte e avviare progetti di cooperazione, i soli in grado di offrire a una comunità periferica come la nostra «la possibilità di pesare» nelle decisioni politiche nazionali. Ma questo tuttavia potrebbe non bastare, l’obiettivo più ambizioso riguarda la “reputazione”, concetto che nelle parole di Alvisi ha una sua materialità misurabile, in termini di affidabilità delle istituzioni e qualità concreta della vita, mentre nelle parole dell’autore assume anche un senso più vasto, propriamente politico e civile. Reputazione intesa come senso di appartenenza e cittadinanza orgogliosa. Sarebbe un primo passo, faticoso ma ineludibile.