Tag: cosenza

  • VIDEO | I cugini di Campagnano diverranno mai fratelli?

    VIDEO | I cugini di Campagnano diverranno mai fratelli?

    Una volta lì era tutto Campagnano, poi lungo quegli spazi si sono sviluppati due comuni che da anni dicono di volersi fondere in una città unica. Ma, come spesso accade a queste latitudini, di fatti alle parole ne sono seguiti ben pochi. E così Cosenza e Rende restano separate, tra beghe di campanile ormai anacronistiche. In una coppia, d’altra parte, per sposarsi devono essere d’accordo entrambi. Non scontato, tanto più quando in mezzo si mette il terzo incomodo. In questo caso è Castrolibero, ma in fondo potrebbe essere pure Montalto Uffugo dove i discorsi – rimasti tali, alle tradizioni non si rinuncia – su un’area metropolitana unificata non sono mancati in questi anni.

     

    Annessioni e referendum

    Come sempre in questi casi, non mancano gli scaricabarile. Ognuna delle parti in causa sostiene di aver già fatto il suo ed essere in attesa che gli altri facciano altrettanto. A Cosenza, per esempio, il consiglio comunale si è espresso in favore della nascita della città unica, con un documento che però a Rende hanno preso come una sottospecie di Anschluss ed è rimasto perciò lettera morta. A giugno dello scorso anno i sindaci Mario Occhiuto e Marcello Manna hanno pure annunciato di aver avviato l’inter burocratico per il referendum con cui i cittadini delle due sponde del Campagnano potranno dire sì o no alla fusione. Quindici mesi dopo non si sa a che punto sia.

    Scavalcati da Corigliano-Rossano

    E così nell’area urbana si continuano ad attraversare strade che da un punto all’altro cambiano comune di appartenenza e a gestire i servizi separatamente. Nel frattempo sullo Jonio, proprio grazie a una fusione, è nata la terza città della Calabria: Corigliano-Rossano. Che ora ha più abitanti del capoluogo, tant’è che tocca al suo primo cittadino guidare la Conferenza dei sindaci della provincia. Unirsi anche in riva al Campagnano permetterebbe di riprendersi quello scettro. Ma i candidati di queste amministrative 2021 bruzie vogliono davvero farlo? Ecco la loro risposta.

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    La cosa migliore dei 10 anni di Occhiuto?

    La cosa peggiore dei 10 anni di Occhiuto?

    Metro sì, metro no?

    Riapertura di viale Parco: favorevole o contrario?

    Quali sono i sette colli di Cosenza?

    Dove si trova U Tanninu? E contrada Ciomma?

    Nuovo ospedale: dove e perché?

    Perché vuoi fare il sindaco di Cosenza? 

    Le prime tre cose che farai se vinci?

    Se non fossi candidato, chi voteresti?

    Se altri due fossero al ballottaggio, chi voteresti?

    Sei di destra, sinistra o centro?

    Chi rappresenta di più Cosenza: Telesio, Alarico, Mancini, Totonno Chiappetta, Marulla?

    Centro storico, qual è la tua proposta più concreta?

     

     

  • VIDEO | Vecchio sito, Vagliolise o Rende: il dilemma del nuovo ospedale

    VIDEO | Vecchio sito, Vagliolise o Rende: il dilemma del nuovo ospedale

    Insieme alla metropolitana leggera, quello dell’ubicazione del nuovo ospedale di Cosenza era stato il tema principale della campagna elettorale del 2016. Tutti d’accordo sulla necessità di costruirlo, ma quando si è iniziato a discutere su dove farlo le cose hanno iniziato a complicarsi. E a nulla era servito lo studio di fattibilità commissionato (e pagato) dalla Regione per valutare la migliore ubicazione possibile. L’analisi dei tecnici, anzi, era finita nel calderone di Passepartout, l’inchiesta di Nicola Gratteri e i suoi che mira soprattutto a far luce sull’assegnazione e l’andamento di alcuni appalti nel Cosentino.

     

    Un’esigenza cresciuta con il Covid

    Cinque anni dopo, la pandemia ha reso ancora più evidente, se possibile, che il vecchio ospedale dell’Annunziata non è più in grado di erogare al meglio i servizi ai cittadini. Anacronostico nella sua conformazione, con una pianta organica insufficiente, semplicemente inadeguato ale sfide che la Sanità deve e dovrà affrontare. Nulla però si è ancora mosso, nonostante i soldi per realizzare una struttura moderna che lo sostituisca non manchino.

    I soldi non mancano

    Al contrario, ci sono circa 410 milioni di euro a disposizione da tempo: 365 per il nuovo ospedale, più altri 45 da spendere per un restyling dell’Annunziata. Serve solo capire dove debba sorgere il nuovo nosocomio e per quale motivo proprio in quella zona. L’ultima parola a riguardo spetta al consiglio comunale. Ergo, al sindaco e alla maggioranza che succederanno agli attuali inquilini di Palazzo dei Bruzi dopo le elezioni. Questi ultimi puntavano sui dintorni dell’ospedale che c’è già, i loro avversari sul sito individuato nello studio di fattibilità, ossia Vagliolise. Adesso c’è anche chi punta a realizzarlo fuori dai confini cittadini. E chi pensa che addirittura un nuovo ospedale non sia affatto la priorità per la Sanità cittadina. Nel video, tutte le posizioni dei candidati a sindaco di Cosenza sulla questione.

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    La cosa migliore dei 10 anni di Occhiuto?

    La cosa peggiore dei 10 anni di Occhiuto?

    Metro sì, metro no?

    Riapertura di viale Parco: favorevole o contrario?

    Quali sono i sette colli di Cosenza?

    Dove si trova U Tanninu? E contrada Ciomma?

    Città unica Cosenza-Rende: favorevole o contrario?

    Perché vuoi fare il sindaco di Cosenza? 

    Le prime tre cose che farai se vinci?

    Se non fossi candidato, chi voteresti?

    Se altri due fossero al ballottaggio, chi voteresti?

    Sei di destra, sinistra o centro?

    Chi rappresenta di più Cosenza: Telesio, Alarico, Mancini, Totonno Chiappetta, Marulla?

    Centro storico, qual è la tua proposta più concreta?

     

     

  • VIDEO | Un tuffo nel passato… e nel tannino

    VIDEO | Un tuffo nel passato… e nel tannino

    Se si dovessero individuare due parole che ricorrono più delle altre in questa campagna elettorale il risultato più probabile sarebbe “traffico” e “periferie”. Il perché della prima è lapalissiano: le scelte dell’amministrazione uscente hanno rivoluzionato la viabilità di Cosenza in nome di una mobilità dolce che, a dispetto dell’aggettivo, ha scatenato più che altro aspre polemiche e un bel po’ di amarezza tra gli automobilisti. E non è un caso che tra gli aspiranti sindaci ci sia finanche qualcuno intenzionato a sventrare un parco che è già costato quasi un milione e mezzo di euro – e altri 2,8 ne dovrebbe costare prima che sia completo – pur di rivedere un po’ di traffico scorrevole lungo l’asse Nord-Sud dell’area urbana.

     

    Corso Mazzini superstar

    Diverso è il discorso per le periferie. Le avete presenti, no? Sono quei quartieri della città in cui ogni cinque anni spuntano torme di candidati a promettere mirabilie ai residenti, per poi dileguarsi quasi sempre fino alle successive elezioni. O quelle contrade i cui abitanti raramente godono delle attenzioni dedicate ai loro concittadini. Tranne quando si vota, s’intende. E mai come quest’anno. A giudizio unanime o quasi dei cosentini, infatti, negli ultimi dieci si è pensato parecchio al centro e non altrettanto al resto della città. E questo nonostante i vincitori del 2016 avessero assicurato l’esatto opposto per il quinquennio a venire.

    Test di geografia

    Questa volta le cose andranno diversamente? Impossibile saperlo. Ma se ci sono candidati a sindaco espressione dei quartieri rimasti fuori dai riflettori che possono giocarsi le loro carte al primo turno è evidente che il problema sia sentito a Cosenza. E poi resta da capire se anche loro, così come i rivali, conoscono tutte le zone della città che vorrebbero governare. Così abbiamo fatto un piccolo test, chiedendo ai candidati di dirci dove si trovano un luogo storico, ma periferico, della città o una contrada abbastanza nota, ma che non tutti i cosentini saprebbero localizzare. E voi sapete dove sono U Tanninu e Ciomma?

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    La cosa migliore dei 10 anni di Occhiuto?

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    Metro sì, metro no?

    Riapertura di viale Parco: favorevole o contrario?

    Quali sono i sette colli di Cosenza?

    Nuovo ospedale: dove e perché?

    Città unica Cosenza-Rende: favorevole o contrario?

    Perché vuoi fare il sindaco di Cosenza? 

    Le prime tre cose che farai se vinci?

    Se non fossi candidato, chi voteresti?

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    Sei di destra, sinistra o centro?

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  • VIDEO | Gaffe, silenzi e fantasia: i sette colli secondo i candidati

    VIDEO | Gaffe, silenzi e fantasia: i sette colli secondo i candidati

    Chiunque passi davanti a Palazzo dei Bruzi li vede. Sono lì, in bella mostra, che campeggiano sul gonfalone comunale. E non potrebbe essere altrimenti: la città è sorta e si è sviluppata su di loro e per questo li ha scelti per il proprio stemma. Eppure tra i candidati a sindaco che si sfidano in queste elezioni amministrative del 2021 non ce n’è uno che conosca i nomi dei sette colli di Cosenza.

     

    Non sappiamo se lo stesso accada a Roma, altra città che si appresta a votare e ne conta altrettanti. I sette colli capitolini, d’altra parte, sono decisamente più famosi di quelli della città di Telesio. Anche la grandeur dei cosentini, spesso oggetto di sfottò nel resto della Calabria, uscirebbe con le ossa rotte da un eventuale confronto con la Città eterna.

    La memoria gioca brutti scherzi

    In teoria, ogni cosentino che tenga a definirsi tale dovrebbe riuscire a elencarli in sequenza, un po’ come si fa con le formazioni dei Lupi rimaste nella storia calcistica cittadina. In fondo sono anche meno di undici. Eppure, mentre è facile trovare persone capaci di sciorinare i nomi della rosa del Cosenza di Giorgi da Simoni a Padovano senza troppi problemi, le cose si complicano quando si tratta di elencare i fatidici colli.

    Niente di particolarmente grave, per carità. Probabile che tra i quasi 900 aspiranti consiglieri comunali in molti non supererebbero questo mini esame sulla storia di Cosenza. Ma da chi si propone come guida del municipio per i prossimi cinque anni ci si aspetterebbe che conosca almeno i nomi dei sette colli raffigurati sullo stemma del Comune che vorrebbe amministrare.

    Speranza vana: qualcuno ha rinunciato in partenza, altri non sono andati oltre quattro-cinque nomi. Altri ancora hanno dato sfogo alla fantasia nel tentativo di tagliare un traguardo rimasto invece lontano. Per i lettori meno preparati i nomi giusti li forniamo noi: Triglio, Pancrazio, Gramazio, Mussano, Guarassano, Venneri, Torrevetere. Ma lasciamo il piacere di ascoltare l’elenco fatto dagli aspiranti primi cittadini.

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    La cosa migliore dei 10 anni di Occhiuto?

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    Metro sì, metro no?

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  • VIDEO | Metro: il progetto è davvero tramontato?

    VIDEO | Metro: il progetto è davvero tramontato?

    Alle passate elezioni non si parlava d’altro, sembrava che niente fosse importante – in positivo o negativo, a seconda degli schieramenti – quanto la metro leggera. Cinque anni, qualche milione di euro e nessun binario montato dopo, della maxi opera che passava per imprescindibile pare non voler parlare più nessuno. Il motivo sembra chiaro: l’averla dapprima osteggiata e poi sostenuta è costato a Mario Occhiuto una discreta fetta di consensi tra i cittadini.

     

    Il balletto sulla metro

    A scottare gli elettori era stata l’ambiguità del sindaco, che dopo aver presidiato coi suoi uomini in bella mostra i banchetti no metro, sembrava essersi rimangiato l’impegno di proteggere viale Mancini dal passaggio dei vagoni. Era davvero così? Ni. Occhiuto in fondo nel 2011 si era candidato promettendo la metro sul viale. E poi aveva votato insieme a tutto il consiglio comunale – seppur con due documenti differenti, uno della maggioranza e l’altro dell’opposizione, l’ubicazione era identica – di realizzarla proprio lì nel 2014. Certo, complice l’onda anti metro che montava in città, a ridosso delle elezioni 2016 aveva scritto nel programma di preferirla lungo il vecchio rilevato ferroviario. Ma si era rimangiato la parola una volta eletto, siglando un accordo con Oliverio per riportare i binari sul viale.

    Volontà politica

    Nonostante sembri ormai un ricordo lontano, l’opera da 180 milioni di euro sulla carta resta finanziata. E potrebbe ancora vedere la luce, se ci fosse la volontà politica. Qualcuno dei candidati, che un tempo la sosteneva a spada tratta, oggi pare pensarla all’opposto. Altri non escludono che i tram possano ancora fare capolino lungo lo stradone che collega Cosenza a Rende. Altri ancora, infine, pensano che, sotto sotto, la metro esista già. E poi ci sono quelli che non vogliono nemmeno sentirla nominare. La parola d’ordine per il trasporto pubblico locale sembra essere tornata “bus”. Ma con l’Amaco in crisi nera sarà davvero così? Nel frattempo, ecco cosa ne pensano gli aspiranti sindaci.

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    La cosa migliore dei 10 anni di Occhiuto?

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  • VIDEO | Strade perdute: che si fa con viale Parco?

    VIDEO | Strade perdute: che si fa con viale Parco?

    Viale Mancini – o, come lo chiamano quasi tutti i cosentini, viale Parco – non è nato sotto una buona stella. Poco dopo l’inaugurazione si scoprì che sotto l’asfalto erano sepolti quintali di spazzatura, una discarica sommersa nel cuore della città. Chiuso il processo sulla vicenda e rimediato alle illegalità commesse, quello stradone è diventato fondamentale per smaltire il traffico cittadino. Il sogno del Vecchio leone socialista di abbattere la barriera che separava via Popilia dal centro di Cosenza con una strada grande, verde, finalmente accessibile era diventato realtà.

     

    Polmone verde ma non troppo

    Poi però in Comune ha rifatto capolino un altro grande progetto pensato da Giacomo Mancini Senior, quello della metro leggera. E il destino del viale, che fin dalle sue origini era stato pensato (anche) per ospitarla, è cambiato. L’idea iniziale prevedeva infatti che i binari lo attraversassero lungo la fascia centrale, divenuta però nel tempo il luogo prediletto di tanti appassionati di jogging. Non il polmone verde della città, come qualcuno pure lo definiva, visto che una strada a quattro corsie difficilmente può passare per una sottospecie di Amazzonia urbana. Ma di certo un’area fruibile (e apprezzata) anche dai pedoni.

    Central Park de’ noantri

    Il binario centrale avrebbe permesso di preservare la funzione per cui lo stradone era nato: snellire il traffico tra Cosenza e Rende. Ma a molti ricordava troppo la vecchia ferrovia che segnava la frontiera tra l’allora periferica via Popilia e la centralissima via XXIV maggio. Poi, dopo l’accordo tra Occhiuto e Oliverio, tutto è cambiato. Il viale avrebbe ospitato quello che il sindaco architetto, lanciandosi in arditi paragoni col newyorkese Central Park, aveva ribattezzato Parco del Benessere. Sparite due corsie e senso di marcia limitato a una sola direzione, quella da nord verso sud.

    Futuro ancora da scrivere

    Il Parco però resta un cantiere, il costo per realizzarlo è raddoppiato e di operai non se ne sono visti per mesi, con l’opera che giace a metà. Più che benessere, per adesso ha portato solo lamentele e traffico. Tant’è che tra i candidati a sindaco c’è chi lo vorrebbe raderlo al suolo per ripristinare la vecchia versione del viale. Altri valutano una soluzione a “metà”, nel tentativo di migliorare la viabilità senza sventrare per l’ennesima volta l’area pur di rifarla come era prima. E poi c’è chi esclude qualsiasi passo indietro. Dal voto del 3 e 4 ottobre si saprà, oltre al nome del nuovo sindaco, anche il destino di viale Mancini. Per comprenderlo, basta ascoltare le parole dei candidati nel prossimo video.

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    La cosa migliore dei 10 anni di Occhiuto?

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  • VIDEO | Il meglio di Occhiuto? I complimenti che non t’aspetti

    VIDEO | Il meglio di Occhiuto? I complimenti che non t’aspetti

    Eletto nel 2011 dopo il ballottaggio con Enzo Paolini e sfiduciato a pochi mesi dal termine del suo mandato, Mario Occhiuto è rientrato a Palazzo dei Bruzi a giugno 2016. Da trionfatore, sbaragliando i suoi avversari fin dal primo turno. Quasi sei elettori su dieci lo avevano riconfermato ritenendolo il miglior sindaco possibile per Cosenza. E per quanto la “congiura dei diciassette” che lo avevano mandato a casa potesse aver influito su quel giudizio, rivelandosi un boomerang elettorale per chi l’aveva ordita, è innegabile che l’operato dell’architetto avesse fatto breccia nel cuore dei cosentini.

     

    Il “sindaco del fare”

    Iperattivo (fin troppo per qualcuno) – specie nei primi cinque anni e a confronto dei suoi predecessori – nell’aprire cantieri, Occhiuto amava definirsi “il sindaco del fare”. Ma tutte quelle opere erano davvero farina del suo sacco? E cosa ne pensano i politici che oggi aspirano a prendere il suo posto sulla poltrona di primo cittadino bruzio? Dopo aver chiesto quale fosse a loro avviso il maggior errore commesso dall’architetto tra il 2011 e il 2021, siamo passati alla domanda diametralmente opposta. Qual è stata la cosa migliore dei dieci anni targati Occhiuto a Palazzo dei Bruzi?

    Il tributo che non ti aspetti

    Abbiamo scoperto che pure nel centrosinistra che più lo avrebbe dovuto criticare c’è chi riconosce a Occhiuto meriti nella gestione della città. Con sfumature varie, certo. Anche al veleno magari, come nel caso di Franz Caruso. Decisamente più critici gli alfieri del civismo, con Fabio Gallo – nonostante in passato non abbia fatto mistero di averlo sostenuto – a svettare su tutti per la severità nel giudizio sull’operato del fratello dell’aspirante governatore regionale. La carrellata di risposte dei candidati sul meglio degli ultimi dieci anni completa il quadro su una stagione politica che si concluderà tra poche settimane. Analizzato il passato, cercheremo di saperne di più sul presente e il futuro di Cosenza nelle prossime puntate dello Speciale Elezioni Cosenza 2021. Buona visione.

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  • VIDEO | Occhiuto infallibile? I silenzi di Caruso e le stoccate dei rivali

    VIDEO | Occhiuto infallibile? I silenzi di Caruso e le stoccate dei rivali

    Il sindaco a Cosenza non è soltanto il primo cittadino. Non negli ultimi dieci anni almeno, ossia da quando l’uso costante dei social network ha fatto dell’uscente Mario Occhiuto anche una specie di primo influencer della città. Cittadini suddivisi dal fratello dell’aspirante governatore in followers e haters – o, nella versione preferita dai primi e dal sindaco stesso per i suoi post, odiatori – si sono sfidati sulle bacheche a colpi di invettive e peana. Una “social-democrazia” che ha ridotto spesso il dibattito politico in riva al Crati a tifo da stadio o bisticci tra ragazzini. Nel corso del primo mandato a Palazzo dei Bruzi sembrava che tra l’architetto e la gran parte dei cosentini fosse tutto rose e fiori, tanto da assicurargli un trionfale bis dopo la sfiducia incassata a pochi mesi dalle elezioni.

     

    Luna di miele finita

    Dal 2016 in poi, però, l’idillio è andato in crisi. Non che le critiche mancassero già prima – specie su affidamenti diretti e consulenze – ma da quel momento si sono moltiplicate. Sempre di più. L’elenco dei motivi è lungo e ben assortito: un Comune per la prima volta della sua storia in dissesto, una condanna in primo grado per danno erariale, il sequestro della prediletta piazza Bilotti con relativo processo da affrontare al banco degli imputati, inchieste varie, le ambiguità sulla metro, l’aver messo forse in secondo piano la città ai tempi in cui ambiva a più prestigiose poltrone a Germaneto. Ma, soprattutto, scelte urbanistiche che hanno fatto discutere (o imprecare, nel caso degli automobilisti) e le promesse disattese sul recupero delle periferie, sacrificate sull’altare dell’amato “salotto buono” di corso Mazzini, e il nuovo stadio rimasto un annuncio.

    Il peggio secondo i candidati. Tranne uno

    Ma qual è stato l’errore più grave commesso dal sindaco, quale la cosa peggiore di Occhiuto nei suoi dieci anni alla guida del Comune? Lo abbiamo chiesto a sette degli otto candidati a succedergli. Purtroppo manca la risposta di Francesco De Cicco, che nonostante ripetuti inviti da parte nostra non ha partecipato alle interviste in redazione. Ed è un peccato, perché nessuna domanda – in totale ve ne proporremo quindici, con le risposte in altrettanti articoli con video annesso – più di questa avrebbe potuto chiarire meglio agli elettori come mai stia conducendo una campagna elettorale al grido di “mai col centrodestra!” e rivendichi un distacco politico ormai biennale dalla Giunta pur restandone ben retribuito assessore come se nulla fosse.

    Un silenzio assordante

    Avrebbe avuto da ridire parecchio su un’amministrazione di cui è parte integrante dal lontano 2014? Visto quanto sostiene (altrove), di certo più del suo collega Francesco Caruso. Abbiamo scelto proprio il lungo silenzio del vice di Occhiuto e la risposta che l’ha seguito per la prima carrellata del nostro approfondimento sulle elezioni comunali 2021 a Cosenza. Dopo il peggio di questi dieci anni, com’è giusto che sia, vi mostreremo quale sia stata la cosa migliore nello stesso periodo secondo i candidati, per un bilancio alla chiusura di un’epoca della politica cittadina. Una nuova si aprirà tra poche settimane. O forse no? Buona visione.

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  • Elezioni Cosenza, i conti in tasca a liste e candidati a sindaco

    Elezioni Cosenza, i conti in tasca a liste e candidati a sindaco

    Franco Pichierri un’elezione l’ha già vinta. Quella di chi prevede di spendere più soldi per la corsa a Palazzo dei Bruzi. Il candidato a sindaco, che vuole costruire il nuovo ospedale di Cosenza a Rende, ha presentato il bilancio preventivo più ricco. Complessivamente 75mila euro, divisi tra Noi con l’italia (29mila euro), Libertas Democrazia Cristiana (29mila euro) e Sindaco Pichierri (17mila euro). Potere della vecchia Balena Bianca. Guai a darla per morta.

    Franco Pichierri, candidato a sindaco a Cosenza
    La figura dello spilorcio

    Francesco Caruso fa un po’ la figura dello spilorcio rispetto al buon Pichierri e al centrosinistra di Franz Caruso. Otto liste del centrodestra aprono il portafogli e arrivano al massimo a 19500 euro. Da segnalare la presentazione del bilancio (2000 euro) scritto a penna da parte di Bella Cosenza, compagine ispirata da Marco Ambrogio e da Rosaria Succurro. La Lega, di tasca propria, ha tirato fuori 5000 euro. Completano il parterre: Coraggio Cosenza (2000 euro), Cosenza che vuoi (1500 euro), Forza Cosenza (2000 euro), Fratelli d’Italia (3000 euro), Occhiuto per Caruso (2000 euro), Udc (2500 euro).

    I socialisti mica vogliono passare per comunisti

    Giammai si dica che i socialisti giochino al risparmio. E così Franz Caruso, garofano che rivendica sempre la sua identità, racimola complessivamente oltre 34mila euro. Il Partito Democratico, nella speciale classifica dei paperoni elettorali, si piazza al terzo posto (17.700 euro) dopo Dc e Noi con ‘Italia. E poi si lamentano di essere diventati il partito delle Ztl.
    La lista Franz Caruso sindaco ha dichiarato 11.470 euro con 4000 euro in giornali così come il Pd. La cenerentola del gruppo è il PSI di Gigino Incarnato con 5.485 euro. Dove è finito l’orgoglio socialista di Franz e Gigino? Essere addirittura superati dagli ex comunisti. Suvvia.

    La Orrico almeno paga di tasca propria

    Anna Laura Orrico, parlamentare del Movimento 5 stelle, non è riuscita a comporre una lista di 32 persone, fermandosi a 21. Le va riconosciuto di essere la sola ad aver pagato di tasca propria le spese dei grillini. Solo 1500 euro, poca cosa. Però meglio di quelli che non ti offrono nemmeno un caffè al bar. O peggio, cambiano strada.

    La Rende non fa follie

    La lista coalizione che fa capo al candidato a sindaco, Bianca Rende, arriva complessivamente a 6600 euro. La lista di Tansi (detto anche Tanzi come da lui stesso indicato) raggiunge quota 3000 euro e quella dei grillini 1500. Tutto sommato non moltissimo per una che vuole arrivare al ballottaggio. Ma i soldi non sono tutto nella vita.

    Su la testa con Civitelli

    Uno che si chiama Civitelli non poteva che militare tra le formazioni civiche. Per lui molte ambizioni e una lista che inneggia a ribellarsi: Su la testa. O forse sta solo citando il film di Sergio Leone sulla rivoluzione messicana. Chi può dirlo?

    Civitelli si muove sempre con macchine lussuose e potenti. Non a caso nel suo programma compare la riapertura al traffico di viale Mancini e la soppressione delle piste ciclabili. Tutti questi proclami, per poi scrivere nero su bianco di spendere 2200 moltiplicato per cinque liste. Ha destinato 700 euro in manifestazioni. Civis Civitelli sum.

    L’assessore manutentore

    Per Francesco De Cicco assessore “manutentore” della giunta Occhiuto il bilancio preventivo delle spese elettorali registra 2050 euro per ogni lista. E sono sei, quindi 12300 euro totali. Niente di trascendentale, ma nemmeno col braccino corto. Resta da capire se e quanto costeranno quelle grafiche che De Cicco ha regalato al popolo dei social fino a poco tempo fa. Una su tutte: Popilian Texas ranger, dove emulava Chuck Norris.

    I rubli dei compagni

    La voce “stampa e propaganda” (4000 euro previste) di Valerio Formisani ci proietta prima del 1989. Il linguaggio del medico marxista ricorda quello prima della caduta del Muro di Berlino. Magari è un bene, in tempi di urlatori, qualunquisti, soliti trasformismi, solite minestre. Va bene l’eskimo e la Pravda, però il lider maximo di Cosenza in Comune per una sola lista spenderà 8000 euro. I compagni hanno sempre rubli da tirare fuori all’occorrenza.

    Gallo non acquisterà mascherine templari

    Il Movimento Noi promette di spendere al massimo 2480 euro. L’ispiratore e candidato a sindaco Fabio Gallo, oltre alla incrollabile fede in Dio, ha quella nelle nuove tecnologie. Nessun soldo da spendere in manifesti ma una quota andrà alle sponsorizzazioni dei post sui social. Nemmeno un euro per l’acquisto di ulteriori mascherine con la croce templare. Un vero must per gli adepti del Movimento Noi.

  • Se vinco a Cosenza faccio l’ospedale a Rende

    Se vinco a Cosenza faccio l’ospedale a Rende

    «Il nuovo ospedale troverebbe la giusta dislocazione nell’area dove insiste l’Università della Calabria». Lo scrive nero su bianco Franco Pichierri nel suo programma da sindaco. Pichierri è un democristiano in servizio permanente effettivo, trasversale, moderato e prudente, ma la sua idea circa il posto dove costruire il nuovo nosocomio è capace di far sgranare gli occhi. Per la verità è la sola idea che susciti attenzione, sommersa in mezzo a proposte che paiono senza vigore, ma è sufficiente per promuoverlo come sola voce fuori dal coro campanilistico.

    Sindaco di Rende o Cosenza?

    Pichierri dunque si candida ad essere non solo il primo sindaco della città, ma proprio il primo cosentino ad immaginare che l’ospedale debba sorgere a Rende. Ci vuole coraggio, ma pure una certa lungimiranza, per proporre una idea di tal genere. La lungimiranza risiede nell’immaginare un ospedale accanto all’università, dove è in arrivo la facoltà di medicina, ma soprattutto perché quell’area è più baricentrica rispetto ad un bacino territoriale parecchio vasto.

    Il coraggio, invece, è necessario per superare il campanilismo. Ma ancor di più per rinunciare alla promettente economia che si avrebbe attorno alla costruzione di un nuovo ospedale e ai sottostanti interessi, che poi sono le ragioni per le quali questo argomento si trova ancora solo nei programmi elettorali. Pichierri però è uno di quei candidati con non solidissime chance di affermarsi. E forse proprio per questo l’indossare l’abito del politico che guarda lontano può dargli un poco di lustro a poco prezzo.

    La lotteria per il centro storico

    Il resto del programma è rappresentato da una lista di buoni propositi, senza l’impegno che sarebbe necessario. Anche il candidato Dc fa riferimento alle risorse del Pnrr di Draghi per affrontare il dissesto, sulle cui responsabilità democristianamente tace. I cosentini posso stare tranquilli, perché «l’obiettivo è fare diventare l’amministrazione pubblica alleata dei cittadini» e ciò accadrà grazie alla «trasformazione digitale del Comune di Cosenza». Per quanto riguarda il lavoro il candidato vorrebbe «stimolare nuove imprenditorialità, avvicinando il talento alle aziende».

    Non manca lo sguardo rivolto alla città antica, che «deve rinascere e ritornare realmente a svolgere quel ruolo centrale e trainante che un tempo aveva nell’ambito dell’intero comprensorio, quale centro pulsante artistico, sociale e produttivo» e qui è verosimile che Pichierri faccia riferimento ai fasti del XV secolo. Il problema delle casse svuotate si può risolvere e il candidato dello Scudo crociato pensa di affrontarlo favorendo «anche il coinvolgimento dei privati promuovendo l’istituzione della “Lotteria Nazionale dei Brettii”».

    Dieci anni da cancellare

    Le idee di Cosenza in Comune, invece, sono precedute da una fotografia dolente della città, che racconta di disuguaglianze acuite dal Covid, ma causate anche da scelte politiche che hanno trascurato le persone e i bisogni reali. A guidare la lista è Valerio Formisani, medico che ha sovrapposto la sua militanza politica alla professione, impegnandosi, tra l’altro, nell’assistenza sanitaria agli ultimi con la creazione di un “Ambulatorio medico senza confini”. Nessuno stupore quindi se il suo programma parta dai temi sociali, dalla partecipazione democratica dei cittadini alle scelte.

    Formisani sa che le casse sono vuote, «a causa di sperperi, pessime gestioni finanziarie, bilanci falsi perpetrati da un decennio di cattiva amministrazione». Per questo occorre individuare le priorità di intervento, per esempio «il rafforzamento dei servizi pubblici essenziali, l’integrazione delle marginalità sociali e territoriali e il ripristino della salubrità ambientali, mortificati da un’azione amministrativa improntata ad una irragionevole e sfrenata cementificazione affaristica».

    La solitudine dei duri e puri

    Un cambio di passo che metta i cittadini al centro dell’azione politica, che prevede la creazione di un “Piano comunale del benessere”. Il “benessere” sociale di Formisani non è la striscia di cemento dove scorrazzare con le bici elettriche immaginata dal sindaco uscente, però. Consiste nel monitorare le condizione economiche della cittadinanza per «costruire interventi sociali, culturali ed economici mirati, favorire la redistribuzione del lavoro esistente, attraverso la “Contrattazione territoriale”, bloccare gli sfratti e aiutare i “morosi incolpevoli”. Quanto alle risorse del Pnrr «devono essere destinati al potenziamento dei servizi pubblici soprattutto a favore dei soggetti più disagiati».

    La città vecchia nei progetti del candidato di Cosenza in Comune vedrebbe l’apertura di cantieri per la manutenzione degli stabili, il censimento degli immobili pericolanti e il recupero delle attività commerciali. E poi la cultura, la lotta all’intolleranza e la spinta all’inclusione culturale. Temi e bandiere che rischiano di essere proposti e sventolate per pura testimonianza. Perché ancora una volta, probabilmente anche per difendere con orgoglio una idea di purezza, Cosenza in Comune corre in solitudine.