Ah quanto sono ingrati questi libici. Li trattiamo con tutti i favori, gli proponiamo affari, gli diamo navi da guerra per pattugliare il Mediterraneo e fermare i barconi dei migranti e poi loro ci prendono a schiaffi. Per non parlare della celerità e della premura con cui gli abbiamo restituito con un volo di Stato quell’ Osama Najeem Elmasri, inseguito da un mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, torturatore nei lager libici e accolto a casa sua come un eroe. In cambio di tutto ciò che fanno gli amici libici? Ci rimandano indietro con sdegno un ministro e non uno qualunque, ma forse quello più importante: Piantedosi
Rimandato indietro come un qualunque clandestino
Respinto come un qualunque migrante clandestino, uno di quelli verso cui si è sempre mostrato un discreto grado di disumanità. Piantedosi, arcigno ministro dell’Interno, non ha fatto in tempo ad abituarsi allo sbalzo termico dell’aria condizionata del suo aereo di Stato rispetto al caldo libico, che è stato rimandato indietro come persona “indesiderabile”. Non c’è chi non veda quanta impietosa ironia ci sia dentro un fatto come questo. Non solo sul piano della semantica, perché la parola “indesiderabile” è carica di significato in un Paese come il nostro che della caccia al migrante ha fatto la cifra rappresentativa di una linea di governo, ma pure perché l’aver “rimandato casa sua” il ministro italiano è uno schiaffo al governo intero.
Gli affari tra Italia e Libia
Giusto per spiegare un poco: nell’Ottobre del 2024 Giorgia Meloni annunciava di aver fatto quattro viaggi diplomatici di cui ben tre erano stati in Libia. Un modo per spiegare che quel Paese era un partner speciale. Speciale di sicuro, ma non da andarne fieri. Quattro viaggi per stringere accordi commerciali, promettere la costruzione di una autostrada, investimenti per circa 13 miliardi di dollari in tre anni, comprese cinque navi per la Guardia costiera libica con cui impedire ai disperati di partire. Insomma i cannoni che sparano su chi prova ad attraversare il Mediterraneo dentro bagnarole sono nostri.

La liberazione di un carnefice
Il capolavoro del governo Meloni per mostrare quanto siamo amici dei libici giunge quando Elmasri viene arrestato in Italia. Dovremmo consegnarlo ai giudici dell’Aja, che vorrebbero processarlo per una serie di cosette assai raccapriccianti, ma a noi serve che torni a casa, perché comanda il carcere di Mitiga, dove sono rinchiusi quelli che dal resto dell’Africa giungono sulle sponde del mare per tentare sottrarsi a guerre e miserie. Insomma il personaggio controlla il collo di bottiglia della migrazione clandestina verso l’Italia, quindi ecco trovato un cavillo deboluccio ma utile per restituirlo subito al suo ruolo.

Dopo tutto questo qualcuno si aspettava che Piantedosi venisse trattato alla stregua di un migrante clandestino? Lui pronto a scendere dal suo aereo di Stato indossando il suo sobrio abito da sartoria, mica una maglietta stracciata, lui bianco come un giglio, non certo nero e col volto disfatto da un viaggio drammatico, lui che durante il viaggio è stato sicuramente idratato da fresche bevande e non ha dovuto condividere qualche bottiglia di acqua stantia con altre quaranta persone. Eppure, malgrado queste differenze, Piantedosi ha dovuto subire l’oltraggio del respingimento, praticato da chi è stato foraggiato e sostenuto proprio dal governo di cui è parte. Per un attimo ce lo siamo immaginato dritto sulla scaletta dell’aereo gonfiare il petto e dire stentoreo «Potete respingere, non riportare indietro». Ma questo è il frammento di una poesia di Erri De Luca e racconta dei veri indesiderabili.
