Un milione per un belvedere sul Crati, scontro a Palazzo dei Bruzi

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Milioni di euro destinati all’edilizia popolare nel centro storico di Cosenza dirottati su altre zone della città, incluso un belvedere sul Crati. Le ultime variazioni agli interventi previsti dall’Agenda Urbana – un maxi finanziamento destinato al capoluogo e alla vicina Rende – hanno animato il consiglio comunale di ieri a Palazzo dei Bruzi. A scontrarsi, la consigliera d’opposizione Bianca Rende e il vice sindaco – e probabile candidato alla successione di Occhiuto per il centrodestra – Francesco Caruso. Secondo la prima, infatti, la strategia adottata dalla maggioranza penalizzerebbe per l’ennesima volta la parte antica della città, privilegiandone, al contrario, altre. E alimentando il sospetto che, più che l’urbanistica, ad orientare le scelte possano essere state le elezioni alle porte.

I soldi li mette l’Aterp

Tutto ruota intorno a una delle linee d’intervento previste inizialmente. Era la numero 9.4.1 e prevedeva, tra le altre cose, «Riqualificazione e miglioramento sismici di Palazzo Bombini Longo». Nel corso dell’istruttoria è venuto fuori che buona parte del denaro destinato ai lavori – 2,5 milioni sui 3,35 totali stimati – sarebbe arrivato dall’Aterp. Pertanto sarebbe stato possibile dirottare i fondi del municipio su altri progetti in elenco. Uno in particolare ha fatto storcere il naso alla consigliera. Si tratta della «Realizzazione spazi di partecipazione e inclusione sociale nei parchi urbani della città di Cosenza: Belvedere sul fiume Crati», che, stando alla delibera di Giunta 72/2021, ha visto rimpinguato il budget di un milione e 100mila euro.

Dai palazzi decrepiti al belvedere sul Crati

Niente più contrasto al disagio abitativo a Cosenza vecchia, quindi, e un occhio di riguardo al turismo invece. «Perché – ha chiesto in aula Rende – le economie risultanti dall’intervento su palazzo Bombini, anziché essere reinvestite su questa misura, alla luce dei crolli quotidiani su Cosenza storica, si traducono in un rimpolpamento per un intervento che è il Belvedere sul fiume Crati?». Il riferimento all’altra misura riguarda soprattutto il rione Santa Lucia, nel quale sarebbero possibili gli agognati espropri (e la successiva riqualificazione) di fabbricati problematici.

«Agenda urbana – ha replicato Caruso – non prevede la possibilità di utilizzare risorse finanziarie per coprire spese di esproprio. Su Santa Lucia abbiamo elaborato una strategia specifica, destinando 2 milioni e 58 mila euro, che prevede interventi anche su edifici che attualmente sono ancora privati, ma che stiamo per espropriare avvalendoci del Contratto di quartiere, per un importo complessivo di circa 4 milioni, che ci consentirà di acquisire gli immobili su cui poi intervenire con i due milioni e 58 mila euro del programma di Agenda Urbana».

Una frattura ancora da ricomporre

Come mai non utilizzare la possibilità di espropriare edifici del centro storico, finora definita impossibile a più riprese dal municipio, per intervenire su qualcun altro di essi attraverso i 90 milioni in arrivo dal Mibact con il Cis allora? Una domanda che ieri nessuno ha fatto in aula.
E il belvedere sul Crati contestato dalla consigliera invece? Per il vice sindaco non si tratterebbe solo di «un intervento per valorizzare l’area a fini turistici». Stimolerebbe, al contrario, una «rigenerazione importante che si pone come elemento di ricucitura e ricomposizione di una frattura con il centro storico». Più o meno quello che è già stato detto a proposito del ponte di Calatrava, anch’esso realizzato con una quota di fondi destinati in origine all’edilizia popolare. Quanto la frattura con il centro storico si sia ricomposta grazie all’opera dell’archistar valeriana resta, per usare un eufemismo, poco evidente.