Cosenza vecchia, il superbonus non basta per sognare Matera

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La sopravvivenza fisica di Cosenza vecchia passa per la necessità di intervenire sulle abitazioni private. Non serve essere urbanisti per capirlo. I crolli si moltiplicano, così come le famiglie costrette a vivere sotto la spada di Damocle di in un soffitto che può venire giù da un momento all’altro. Al fondo resta la domanda posta da Domenico Gimigliano, uno degli attivisti di Prima che tutto crolli: «Quale è il senso del centro storico di Cosenza»?
L’Atene della Calabria ha abbandonato Telesio per abbracciare la forza effimera e seducente della leggenda di Alarico tanto cara al sindaco Mario Occhiuto.
E come sempre, alla vigilia delle elezioni amministrative, tornerà ad affacciarsi, sotto forma di slogan o proposte fantasiose, il tema della ripresa della parte più antica della città. Senza tenere conto di quanto sia cambiata. Oggi interi quartieri sono un suk dove si mescolano culture e parlano lingue diverse.

I 90 milioni per il centro storico

Prosegue il percorso di avvicinamento dei 90 milioni di euro del Cis (Contratto istituzionale di sviluppo) per il centro storico di Cosenza. Anna Laura Orrico – parlamentare ed ex sottosegretario ai Beni Culturali in quota M5S – continua a seguire la vicenda: «Il Mibact compie passi in avanti con la procedura. Sta raccogliendo documentazione degli enti. In seguito saranno firmati i disciplinari. Quindi saranno indette le gare d’appalto, speriamo entro il 2021 affinché i lavori partano nel 2022». Ma con quei soldi si potrà intervenire solo su edifici pubblici, mentre quelli più a rischio sono tutti privati.

Superbonus 110%, un treno per pochi

In linea teorica il Superbonus 110% è quel treno che passa una sola volta anche per Cosenza vecchia. In pratica la parcellizzazione delle proprietà degli stabili ne rende improbabile un’applicazione generalizzata, producendo l’impossibilità della cessione del credito.
Cosa si può fare? Il coordinatore della commissione Lavori pubblici dell’Ordine degli ingegneri di Cosenza, Marco Ghionna, suggerisce comunque una «mappatura accurata di tutti gli stabili, un censimento degli immobili e, contestualmente, un’interrogazione pubblica sull’albo pretorio». Al termine di questa procedura, forse, il Comune avrà informazione utili e spazio di agibilità. Peccato che servirebbero 10 anni per legge. Tempo entro il quale anche l’erede più sperduto potrebbe legittimamente pretendere di esercitare un diritto su una porzione anche piccola di uno stabile.

Come muore una proposta di legge

Servirebbe una legge speciale per Cosenza vecchia allo stesso modo di Agrigento e Siracusa. Peccato non essere una Regione a Statuto speciale come la Sicilia. Ma per Vittorio Sgarbi, già assessore di Occhiuto proprio con delega al Centro storico, era tuttavia una strada da percorrere seppure impraticabile.
Un’altra strada è stata tentata da una serie di associazioni e cittadini raggruppati sotto il titolo “Prima che tutto crolli”, depositando in Regione una proposta di legge (273/10) di iniziativa popolare, applicabile ai centri storici calabresi. Anche il candidato a sindaco Franz Caruso ha di recente parlato di un legge speciale.

Crolli nel centro storico di Cosenza
Crolli all’ingresso del rione Santa Lucia

Nonostante la minuziosa analisi – completa di spunti storici e soprattutto dotata di copertura economica – il testo non ha riscontrato il favore concreto della maggioranza guidata dall’allora governatore Mario Oliverio. Dopo un primo passaggio favorevole in commissione Ambiente, presieduta da Mimmo Bevacqua, la proposta di legge non è arrivata mai in commissione Bilancio. Una morte lenta e annunciata, dopo un piccolo oblio.

Da vergogna a tesoro: il caso Matera

«Se il Mibact riconosce il centro storico di Cosenza come bene culturale è possibile che ci sia una legislazione alternativa a quella regionale». Sarebbe molto più semplice agire sui patrimoni privati preda dell’incuria e dell’abbandono. A suggerire questo percorso, di difficile attuazione, è Raffaello De Ruggieri, presidente della Fondazione Zetema, uno dei protagonisti del miracolo compiuto a Matera: da vergogna nazionale (come disse Togliatti) a Capitale europea della cultura 2019, anno in cui era sindaco della città lucana. «Siamo riusciti – sottolinea De Ruggieri – nell’impresa epica di trasformare la questione culturale in una questione politica, di instillare nella comunità il veleno buono dell’appartenenza. Il modello Matera è replicabile, abbiamo vinto perché ha partecipato la comunità».

Il centro storico di Matera
Matera, capitale europea della Cultura 2019

La storia di Matera insegna quanto contino – aggiunge – «costanza e caparbietà, oggi le configurano come resilienza». Quando tutti scappavano dai sassi, De Ruggieri nel 1969 comprò casa nel posto che avrebbe stregato Pierpaolo Pasolini, Henri Cartier-Bresson, Adriano Olivetti.
«Il notaio non voleva redigere l’atto, sconsigliandomi l’acquisto», commenta con ironia l’ex primo cittadino, aggiungendo: «Le battaglie si fanno con le testimonianze e noi creammo il partito dei salmoni, nuotando controcorrente».