Ester e il sovversivo: Pedretti racconta amore e Resistenza

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È con un avvio mozzafiato («Era arrivato alla fine del mondo») che il sovversivo Ludovico, protagonista di “Ester e il sovversivo” (Edizioni Efesto pag. 218 euro 15,00), esordio narrativo di Perluigi Pedretti – approda a Grimaldi, un borgo incastonato nel cuore della catena costiera cosentina, lì confinato dal lontano Trentino. Il libro del prof Pedretti cosentino ma di origini mitteleuropee sarà presentato lunedì 10 novembre alle 16:00 nella biblioteca Stefano Rodotà del liceo classico “Bernardino Telesio” di Cosenza. A dialogare con l’autore sarà la professoressa Marta Leonetti.

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Firmacopie di Pierluigi Pedretti, prof e scrittore

Ester e il sovversivo, Pedretti racconta il fascismo in provincia

È proprio il sovversivo attraverso l’incontro con Ester, «una giovane magrissima e dai folti capelli neri che lo scrutava con i suoi occhi» – ad illuminare uno dei quarantotto capitoli del romanzo. Se come ha opportunamente segnalato lo storico David Bidussa, in assenza dei testimoni è difficile raccontare e trasmettere la memoria delle atrocità e degli abusi commessi dal fascismo, Pedretti è riuscito ad accostare il triste contesto della Prima guerra mondiale a quello della seconda metà degli anni ’30 del Novecento non solo grazie ad alcune testimonianze orali (che riprendono «lunghe chiacchierate su antichi fatti grimaldesi») ma soprattutto alla documentazione relativa agli atti processuali (raccolti nell’appendice del libro) relativi ad alcuni fatti di sangue effettivamente verificatisi e che l’autore riprende e rielabora collocandoli in ambienti sociali e geografici agli antipodi, pur se permeati dalle medesime contraddizioni, innescate dall’avvento della dittatura fascista.

Un sovversivo dal Trentino a Grimaldi

Così di Ludovico Calza il “sovversivo” protagonista, vengono puntualmente ripercorsi non solo gli eventi più significativi della sua esistenza a Fiavè in Trentino – dal dolore per la morte della moglie Erminia, stroncata dal tetano alla struggente nostalgia per il figlio Teo, lasciato alle cure della nonna – ma anche la progressiva maturazione della sua scelta antifascista grazie all’incontro decisivo con l’insegnante d’arte e scultore Giuseppe Firiaci che lo guiderà sulla strada di una profonda educazione etico-letteraria. Assai più complesso è l’impatto con il paese sperduto di Grimaldi e con la Calabria stessa, una regione stupenda geograficamente anche se impervia, «un paradiso abitato da diavoli», segnata da una netta divisione di classe: da un lato gli «sciammergari», cioè i notabili, dall’altro i «turreri», ovvero i contadini sottomessi.

Ester e il sovversivo, gli antifascisti nelle parole di Pedretti

Nonostante l’apparente rassegnazione dei grimaldesi al regime, la rivalità e lo scontro tra il gruppuscolo di antifascisti e e la violenta squadraccia di miliziani che opera in paese la tensione rimane altissima al punto che il socialista Franco Lavorini, che aveva diretto la Società Operaia e aveva dato filo da torcere ai signorotti locali, viene trovato impiccato. I fascisti, capeggiati da Giovanni Fiore, che cova un bilioso risentimento per la sua condizione di reduce di guerra, avevano infatti giurato morte ai bolscevichi. Ludovico poco a poco entra nell’orbita di quei tenaci antifascisti locali che si ritrovano nella calzoleria di mastro Bruno Sefardelli, socialista dichiarato dopo l’esperienza come minatore in Carnia, e lì prende forma la sua coscienza politica.

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Partigiane nel 1943 (foto Istituto storico Modena /Anpi)

La forza di Ester

L’incontro fondamentale è però con Ester, ebrea orfana cresciuta dalla nonna Rachele, nota per il suo spirito anticonformista e per essere l’unica donna che aveva aderito alla “Società Operaia”. Entrambe vivono ai margini della società e sono additate come “strie” (streghe): in realtà entrambe eredi di una conoscenza ancestrale, di un sapere altro come era spesso tipico del mondo contadino, nel quale sopravvivevano ancora sacche non cristianizzate. Sarà proprio Ester a prendersi cura di Ludovico sanandolo nel corpo e nello spirito e l’amore che sboccia inarrestabile diventa, in qualche modo, motore di trasformazione: Ludovico impara, cambia prospettiva, entra più profondamente nella realtà calabrese; Ester abbandona la solitudine, da vulnerabile diventa più forte proprio grazie all’affetto e al legame con il “sovversivo”.

L’amore è sempre sovversivo

Il termine rimanda anche a questo: l’amore è visto come una forma di sovversione rispetto a un regime che cerca di livellare, reprimere, cancellare differenze e anche come una ribellione morale alla solitudine e all’ingiustizia. È chiaro che la relazione tra Ester e Ludovico non è una romance: è segnata dal tempo storico, dal contesto, dalle perdite. Ma proprio per questo acquista valore: il loro legame diventa simbolo di resistenza, di possibilità di futuro, di umanità.

Gian Marco Martignoni