Categoria: Fatti

  • Leo Battaglia alla Regione: è successo davvero

    Leo Battaglia alla Regione: è successo davvero

    Migliaia di litri di vernice dopo, in barba agli scettici o a chi nutre ancora fiducia nella politica, è successo: Leo Battaglia è alla Regione. In fondo mancava solo lui al variopinto campionario di portaborse, autisti e assistenti più o meno capaci transitati negli anni dalle strutture dei consiglieri a Palazzo Campanella.

    Dai muri al gemello

     

    Il percorso per il leghista con la passione per la vernice è stato lungo. Ha iniziato come imbrattatore seriale di muri, disseminando i suoi “Leo Battaglia alla Regione” nelle strade e gallerie di metà provincia di Cosenza. Ma la poltrona in Consiglio è rimasta un miraggio. Ci ha riprovato poi sdoppiandosi, ispirandosi forse al grande successo nelle sale cinematografiche di The Prestige. Come il protagonista della pellicola, il buon Leo può contare su un gemello e lo ha sfruttato in campagna elettorale: lui andava da una parte, magari accompagnando l’amato Salvini; il fratello andava da un’altra a far campagna elettorale spacciandosi per quello candidato.

    I santini anti covid

    Neanche quello è bastato. Così come finire sui giornali di tutta Italia quest’estate, quando ha pensato bene di lanciare dal cielo sulle spiagge (e in mare) buste di plastica con dentro l’invito a votarlo e una mascherina chirurgica. I cittadini, privi di fantasia, invece di ringraziarlo ed eleggerlo lo hanno preso per uno scemo che inquinava e provava a farsi pubblicità perfino col covid. Salvo imprevisti, ci toccherà attendere cinque anni per ammirare la sua nuova trovata.

    La "mascherina elettorale" protagonista dell'ultima campagna elettorale di Battaglia
    La “mascherina elettorale” protagonista dell’ultima campagna elettorale di Battaglia
    Leo Battaglia alla Regione

    Ma cotanto genio non farà mancare il suo contributo fattivo alla nuova maggioranza approdata alla Regione. Nel giorno della vigilia di Natale, infatti, il Burc ha fatto dono ai calabresi di questa rassicurante notizia: fino al 4 ottobre del 2026 Leo sarà a carico loro.
    La consigliera leghista Simona Loizzo lo ha scelto infatti come responsabile amministrativo al 50% della sua struttura. Significa che dividerà con un pari ruolo lo stipendio che gli competerebbe se rivestisse da solo l’incarico.

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    La leghista Simona Loizzo
    Quasi 100mila euro per lui

    E a quanto ammonta il salario in questione? Poco meno di 20.400 euro all’anno, che calcolati dal suo ingresso nello staff della Loizzo fino alle prossime elezioni fanno circa 98.000 euro. I primi 500 li prenderà per questo scorcio di dicembre, 20.400 per i successivi tre anni, e 15mila e rotti dal primo gennaio 2026 al termine della consiliatura.

  • L’ambiente ferito: dal mare sporco ai roghi assassini

    L’ambiente ferito: dal mare sporco ai roghi assassini

    In Calabria non ci facciamo mancare proprio nulla. Dalle terre dei fuochi nel Nord della nostra regione fino all’Aspromonte che brucia. Un inferno che è durato per molti giorni tra quelle foreste. L’ex Legnochimica di Cosenza continua ad essere uno dei tanti problemi irrisolti. Senza dimenticare l’incubo navi dei veleni. Mentre il mare, puntualmente, ci restituisce quello che non ci buttiamo dentro: liquami e rifiuti. Quella striscia che non è fioritura algale come ha sempre detto l’assessore Orsomarso. E l’ex assessore all’Ambiente? Il Capitano Ultimo ha inciso poco. Al di là dei suoi tanti annunci.

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  • Curiosità e meraviglia, la Calabria tra storia e leggenda

    Curiosità e meraviglia, la Calabria tra storia e leggenda

    Di cose strane in questa regione ne sono accadute nel corso dei secoli. Esistono storie così straordinarie che suscitano ancora meraviglia e curiosità. Personaggi al limite tra la storia e la leggenda come il principe Pignatelli. Tra le sue tante peripezie è riuscito persino a diventare imperatore di un piccolo stato a Sud del Messico. E nei nostri paesi le leggende sono così radicate nel tessuto sociale da diventare quasi vere. Quel giusto equilibrio tra razionale e irrazionale. Tra avvistamenti di animali misteriosi, maghi e quella truffa ai danni del Papa.

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  • Viaggio in Calabria, storie di uomini e di luoghi

    Viaggio in Calabria, storie di uomini e di luoghi

    Siamo andati sul campo. Raccontando i territori. Un termine che per noi significa la gente in carne ed ossa, le storie al limite. Ma anche i luoghi, quello che rappresentano, l’evoluzione e l’anima delle città. E dei paesi. Dalla frana di Cavallerizzo fino allo spirito di un capoluogo come Catanzaro. Senza dimenticare l’umanità e la sofferenza di chi vive in una tendopoli permanente. Sperando in una vita migliore.

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  • La Calabria delle piccole e grandi eccellenze

    La Calabria delle piccole e grandi eccellenze

    In questi primi cinque mesi di vita del nostro giornale siamo andati a caccia di piccole e grandi storie che potessero rappresentare anche una regione diversa. Lontana dagli stereotipi negativi che ci accompagnano. Restano i mali storici, ma c’è davvero una Calabria delle eccellenze. Che trova la forza di emergere nei vari ambiti della vita e del sapere, nella sapienza degli artigiani, nel coraggio di chi salva vite, negli uomini e nelle donne in grado di lasciare una traccia.

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  • Non solo cinema e libri nella cultura che diventa tik tok

    Non solo cinema e libri nella cultura che diventa tik tok

    Ma chi l’ha detto che cultura è solo il sapere ufficiale, pomposo, pesante e pedante. Di libri parliamo e di scrittori pure. Così come ci interessano le minoranze narrate nei libri di Carmine Abate. Elementi che facciamo convivere con le nuove forme di comunicazione delle giovani generazioni. Tik tok è cultura o meno? Noi non siamo così radicali e radical chic.  Abbiamo spesso riflettuto sul ruolo delle nostre università. Palazzi fortificati che non dialogano con il territorio. E la scuola? Non può essere cartografata da statistiche elaborate da un computer.

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  • Il bestiario della politica calabrese

    Il bestiario della politica calabrese

    Come un teatro popolare, la politica calabrese ha indossato le maschere di una sua personale commedia dell’arte. Dall’ex presidente facente funzioni, Nino Spirlì, fino al camaleontico Carlo Tansi (detto Tanzi), passando per il curriculum da “pensatore” dell’ex consigliere regionale Mimmo Talarico. Un anno di passaggio. Con un Occhiuto (Roberto) che diventa governatore e un altro (Mario) che lascia macerie e debiti dopo 10 anni da sindaco a Cosenza. Il gran balletto delle elezioni e il bestiario della politica raccontati nei primi cinque mesi de I Calabresi. Un giornale che ha preso una posizione netta sulla politica come cittadinanza attiva e difesa dei beni comuni.

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  • Regione Calabria: la guerra dei mandarini per la poltrona da 240mila euro

    Regione Calabria: la guerra dei mandarini per la poltrona da 240mila euro

    Nell’imbarazzante classifica dei privilegi di politici e papaveri di Stato, la Regione Calabria non fa certo distinzione. Quella dei burocrati che guadagnano quanto un Presidente della Repubblica sembra essere una caratteristica trasversale dal Nord al Sud del Paese. E il personale che occupa gli scranni più alti della Cittadella regionale si pone in piena continuità con i pari grado del resto d’Italia nell’usufruire a man bassa della generosità del settore pubblico.

    Va da sé che tutti questi soldi e privilegi solletichino gli appetiti di molti. E, spesso, dal momento che sedie per tutti non ce ne stanno, chi resta col cerino in mano le prova tutte per accasarsi sulle comode e ben retribuite poltrone regionali. Dunque non stupisce il fermento che si registra ai piani alti della Cittadella in vista della nuova infornata di nomine dirigenziali che andranno a comporre il nuovo spoils system regionale dopo la schiacciante vittoria del centrodestra di Roberto Occhiuto.

    Scontro in tribunale

    Non è un caso che lo scorso 15 dicembre ci sia stata la prima udienza della causa avviata dal “superdirigente” Maurizio Priolo (ex segretario/direttore generale del Consiglio regionale) contro colei a cui è stata affidata la reggenza del doppio incarico a capo della burocrazia regionale: la dirigente di ruolo Maria Stefania Lauria. Priolo si è rivolto ai giudici ritenendo «del tutto illegittima» la nomina di Lauria, «avvenuta senza alcuna valutazione comparativa dei dirigenti interni al ruolo del consiglio regionale e senza fornire alcuna motivazione della scelta compiuta». Questa procedura non gli avrebbe consentito di concorrere per la poltrona «nonostante vantasse requisiti e competenze maggiori rispetto a quelle dell’assegnataria dell’incarico».

    Maurizio Priolo
    Maurizio Priolo
    Centinaia di migliaia di euro in ballo

    Punti di vista argomentati in un ricorso di una trentina di pagine dai legali dell’ex capo della burocrazia. Ora toccherà al giudice Valentina Olisterno della sezione Lavoro del Tribunale di Reggio Calabria valutare la fondatezza dei rilievi di Priolo e decidere se la nomina di Stefania Lauria sia stata legittima o meno. Di mezzo c’è anche un discreto gruzzoletto: l’ex segretario sostiene di aver perso quasi 10mila euro al mese di guadagni dopo la “retrocessione”. E, oltre alla carica, vuole indietro pure quelli. Erano praticamente 120mila euro a settembre, quando Priolo ha presentato il ricorso. Ma – precisano i suoi legali – bisognerà calcolare la cifra finale al momento in cui Lauria sarà eventualmente destituita. Quindi, come minimo, la somma potrebbe raddoppiare.

    Il dirigente che non dovrebbe esserlo

    L’udienza, dopo la costituzione delle parti, è stata infatti rinviata al prossimo 22 settembre 2022. Qualcosa, però, è già filtrata. L’avvocato della Regione, Angela Marafioti, ha chiesto tutta la documentazione inerente l’inquadramento di Priolo nei ruoli del personale del Consiglio regionale per sollevare una eccezione di nullità del rapporto di lavoro. Quello che l’ex segretario/direttore generale non ha forse messo adeguatamente in conto, infatti, è che lui stesso, non avendo mai partecipato ad un concorso pubblico per occupare poltrone in Regione, nel tempo è stato fatto oggetto di una serie di interpellanze e mozioni arrivate fin dentro l’aula di Montecitorio.

    Un caso arrivato in Parlamento

    La Uil – Fpl ha dedicato alla sua vicenda una intera conferenza stampa per chiedere al consiglio regionale su quali basi giuridiche si fonda il suo mantenimento in servizio. Un dubbio sorto in Regione già nel 2013, quando l’allora segretario generale Nicola Lopez evidenziò «anomalie che sostanziano delle palesi illegittimità» nell’arrivo di Priolo in Cittadella. Non gli risposero che la situazione era legittima, ma che esistevano «altre situazioni soggettive analoghe».

    Qualche dubbio sulla vicenda, da consigliere d’opposizione, lo aveva anche Mimmo Tallini, che chiese lumi a riguardo. Poi, divenuto presidente del Consiglio regionale, era stato proprio lui a scegliere Lauria come capo della burocrazia. Nel 2017, invece, è stata la deputata grillina Federica Dieni a rivolgere una interrogazione a risposta scritta all’allora ministro Madia sul “caso Priolo”.

    Tallini e Lauria
    Mimmo Tallini e Stefania Lauria

    Dieni citava una delibera della Corte dei conti – la 143/2014 del 17 febbraio 2015 – che censura la prassi della mobilità dalle società controllate dalla Pubblica amministrazione nei ranghi della PA. Anche la Consulta ha più volte censurato le leggi regionali «che consentono i meccanismi di reinternalizzazione attraverso il passaggio da impiego privato (società partecipata) a quello pubblico (Ente territoriale) aggirando l’articolo 97 della Costituzione».

    La scalata della Regione

    Quest’ultima occorrenza sembrerebbe calzare a pennello al caso del grand commis calabrese. Maurizio Priolo, figlio dell’ex consigliere regionale (e attuale presidente dell’associazione degli ex consiglieri) Stefano, inizia infatti la sua folgorante carriera nel Consorzio per l’area di sviluppo industriale della provincia di Reggio Calabria il 14 settembre 1998. Il 1 aprile 2010 viene inquadrato nella dotazione organica del Consiglio regionale della Calabria. E da quel momento non si ferma più.

    Malgrado la fragilità giuridica della sua posizione, diventa segretario e direttore generale del Consiglio regionale nel 2015. Un ruolo a cui si sovrappongono nel tempo anche quelli di dirigente ad interim del Settore Tecnico e delle aree funzionali “Assistenza Commissioni”, “Relazioni Esterne, Comunicazione e Legislativa”, “Gestione” e quelli di responsabile anti corruzione e responsabile della trasparenza. Un potere in Regione degno di un oligarca che adesso dovrà passare al vaglio di un Tribunale per capire se l’interregno di Maurizio Priolo sia giunto o meno al capolinea.

    (ha collaborato Michele Urso)

  • I pianoforti Made in Calabria alla conquista della Cina

    I pianoforti Made in Calabria alla conquista della Cina

    Mentre dai mercati di Wuhan la Cina si preparava a infliggere al mondo la peggiore pandemia che si potesse immaginare, un imprenditore calabrese faceva un biglietto aereo per Changsha, capoluogo dello Hunan, nella Cina centro-meridionale, dove lo stavano aspettando per apprendere da lui l’arte di realizzare pianoforti con la sapienza italiana. Questa è la storia di un sogno che ha il profumo del legno laccato e il suono della musica di Beethoven.

    Un piano dalla Calabria

    Per raccontarcela Pasqualino Serra ci apre le porte della sua piccola fabbrica, nella zona industriale di contrada Gidora, a Luzzi, a due passi da Cosenza. Lui è uno dei pochi costruttori di piani a coda, a gran coda e verticali in Calabria, se non l’unico. Ce ne sono a Trento, a Pavia, pochissimi in tutta Italia, figurarsi in Calabria, che non ha questa vocazione. Bizzarrie della terra dell’enfant prodige Alfonso Rendano, che già a otto anni componeva le sue prime partiture e da adulto inventò il terzo pedale che ancora oggi porta il suo nome. Davanti a un imponente pianoforte a coda che sfiora i due metri e mette quasi soggezione, ci spiega cosa ci fa una fabbrica così di nicchia in questo dedalo di strade, dov’è facile perdersi tra capannoni di infissi di alluminio o montagne di pellet.

    Sessantaquattro anni, stazza di chi è abituato alla fatica, Serra ha
    imparato a costruire pianoforti nella mitica Bösendorfer, a Vienna e
    oggi collabora con un imprenditore cinese, «un amico – precisa Serra –
    oltre che un socio d’affari». Lai Zhiqiang, dice, è arrivato in Calabria per
    firmare l’esclusiva di questa intesa, grazie alla quale, negli ultimi anni,
    ha più che triplicato il suo fatturato.

    Pasqualino Serra si siede sullo sgabello di un pianoforte a coda, mentre parla lo accarezza, come se non fosse soltanto un oggetto.
    «Per ventisette anni ho lavorato in importanti fabbriche di strumenti, ho sviluppato e approfondito le tecniche di accordatura», racconta. «Ero affascinato dall’idea di creare in Calabria qualcosa di veramente innovativo». Il nuovo millennio è appena cominciato, lui ha il giusto know-how, passione e determinazione.

    L’uomo del destino

    Ma le aspettative si scontrano con l’impossibilità di trovare un mercato. «Di fronte ad una realtà molto diversa da quella che mi aspettavo ho dovuto desistere. Ho impacchettato tutti i macchinari e ho messo da parte il mio sogno. Per dieci anni mi sono dedicato ad altro, ho avviato un’azienda di prodotti in legno». Il sogno di “creare” rimane sopito, soffocato dalla razionalità e dalle contingenze economiche. È a questo punto, però, che avviene il primo incontro fortunato: quello tra Pasqualino Serra e Jaques Guenot, un matematico svizzero, studioso di Pitagora e pianista per passione.

    Il professor Jacques Guenot
    Il professor Jacques Guenot

    Guenot è tra i fondatori dell’Università della Calabria, preside della facoltà di ingegneria, docente dell’ateneo per 38 anni di fila. Un intellettuale fine e ricercato, schivo ma con un occhio attento e curioso. Sta per andare in pensione, accarezza l’idea di potersi finalmente dedicare alla sua più grande passione: la musica. «Quando gli dissi che costruivo pianoforti, Guenot rimase stupito, la cosa lo entusiasmò molto». Il professore chiese all’artigiano calabrese di mettersi a lavoro per realizzare insieme qualcosa di innovativo. «Jaques mi dava forza, mi trasmetteva il suo entusiasmo, lui ci credeva. Per un anno studio, progetto, provo, fallisco, ritento» racconta.

    Requiem per un amico

    Poi, l’idea vincente arriva, quella lampadina finalmente si accende. È l’innovazione che aspettavano: «Una bombatura, laterale al piano, con un incavo all’interno dove si mescola il suono della cassa armonica con quello anteriore, rendendo la timbrica più potente». Ma la “gestazione” è complessa: la struttura di legno una volta modellata deve riposare, i pezzi meccanici devono arrivare da lontano, nella maggior parte dei casi dalla Germania.

    Tempi lunghi, in questo caso troppo lunghi. «Nel 2015, quando il pianoforte era finalmente pronto,- sospira Serra – purtroppo Jaques è morto». La scomparsa del professore è un grande lutto. Ancora oggi, a ripensarci, gli occhi diventano lucidi. «Era un amico, una persona meravigliosa. È rimasto qui, tra questi strumenti, in tutto quello che ho continuato a fare grazie anche al suo supporto: ho brevettato quell’innovazione».

    Si vola in Cina

    Accantona l’idea di un’attività in Italia e cerca contatti con la Corea e con la Cina per dare un futuro commerciale ai suoi strumenti. È da Changsha, oggi metropoli con oltre otto milioni di abitanti, che gli arriva una risposta da una fabbrica, la Carod musical instrument, sponsorizzata dal pianista francese Richard Clayderman.

    Richard Clayderman e la sua Ballade pour Adeline, successo da 22 milioni di copie 

    Serra fa il suo primo viaggio in questa città incredibile, negli stessi anni in cui la major del mattone Broad Sustainable Building sta progettando di realizzarvi il grattacielo più grande del mondo (e intanto in diciannove giorni, tira su un prefabbricato di oltre cinquanta piani per i suoi quattromila lavoratori). La Carod piano vuole realizzare pianoforti di qualità e chiede a Serra di guidare gli operai iperspecializzati, praticamente macchine, in una produzione creativa, di alta gamma, con il savoir faire del made in Italy.

    Artigiani della quantità

    «Con la Carod piano è nato un feeling particolare. In Cina la manodopera è molto settoriale, non è flessibile, non è facile fargli intraprendere una lavorazione artigianale come la intendiamo noi. La proprietà ha chiesto la mia collaborazione e la mia guida … e ci ha visto bene». Nel giro di un anno, racconta, la vendita è cresciuta vertiginosamente. «Sono andato quattro volte in Cina. La prima, nel 2015, la fabbrica produceva 600 pianoforti l’anno. Nel 2018, anno del mio ultimo viaggio, ho trovato una realtà diversa: la Carod aveva intanto acquisito altre due fabbriche e ne costruiva quasi 5mila di piani».

    Nella Cina degli strumenti musicali intelligenti, che suonano da soli, senza musicisti, delle ricostruzioni italiane (proprio a Changsha c’è un parco tematico dedicato alle eccellenze tricolori, con riproduzioni di monumenti di Assisi, Venezia e La Spezia), l’imprenditore del Cosentino vede un futuro roseo. E discute di un progetto di extralocalizzazione al contrario: una linea produttiva di alto artigianato con il core businnes nello Hunan e i laboratori in Calabria.

    Pianoforti-i-calabresi
    Un pianoforte di Serra pronto per essere venduto sul mercato cinese
    Il sogno continua

    Tra i due imprenditori il rapporto di affari diventa un’amicizia. Poi, nel 2020, proprio dal Paese asiatico arriva il coronavirus e tutto si ferma. Oggi Serra guarda ancora verso l’estremo Oriente. Nessuno dei suoi figli lavora nel suo laboratorio: quel giovane imprenditore cinese non è solo un amico, ma rappresenta anche l’idea di non disperdere un patrimonio immateriale ma preziosissimo. «La mia speranza resta immutata: realizzare con la Carod in Italia una produzione d’eccellenza qui in Calabria».

    Per Serra è un cruccio la scarsa attenzione verso una sapienza unica, ricercata e valorizzata, invece, in altri paesi. A Changsha il suo metodo funziona. Là tutto è possibile, tutto è realizzabile, l’Italia è un modello da seguire e c’è spazio per la Calabria e – perché no? – anche per Rendano. Gli architetti della metropoli cinese potrebbero costruire un intero villaggio per il musicista calabrese, o dedicargli un grattacielo. Prefabbricato, gigantesco, tutto in freddo acciaio. Tanto poi ci pensa la musica a scaldare l’atmosfera.

  • Benvenuti nella regione del Sud dove la monnezza costa di più

    Benvenuti nella regione del Sud dove la monnezza costa di più

    Raccogliere, differenziare e riciclare. Sono questi i tre principi cardine dell’economia del rifiuto e i loro numeri fotografano lo stato di salute dei nostri paesi e della nostra Regione.
    Il rapporto 2021 diffuso dall’Ispra, elaborato su un campione di 177 comuni calabresi su 404, ci illustra dati alla mano tutte le luci e le ombre del sistema.

    In controtendenza con i dati europei, tra i pochi effetti collaterali positivi della pandemia c’è senza dubbio la riduzione della produzione dei rifiuti in tutta Italia. È dal 2016 che i rifiuti dichiarati dai Comuni della Calabria sono in calo anno dopo anno. Nel 2020 ogni calabrese ha prodotto in media 381,36 kg di rifiuti a differenza dei 405 kg dell’anno precedente. Un dato che ci posiziona al terzultimo posto della classifica nazionale dietro solo a Molise e Basilicata.

    Sarà che prodigi dell’era Covid altro non sono che l’effetto del lockdown sulle abitudini culinarie dei calabresi che ai cibi confezionati hanno preferito produzioni casalinghe. E la ressa per accaparrarsi il lievito di birra è ancora un vivido ricordo.
    Le province più virtuose nella produzione dei rifiuti sono state Cosenza, Vibo Valentia e Reggio Calabria.

    Calabria lumaca della differenziata

    La Calabria nel 2020 è riuscita a differenziare ben il 52,2% dei rifiuti prodotti.
    Un dato prodigioso se si pensa che nel 2016 la percentuale di raccolta differenziata era appena il 33,2%.


    Venti punti percentuali che però non possono essere un vanto se si considera che siamo partiti 20 punti in meno rispetto ai migliori che oggi segnano una percentuale di raccolta differenziata che arriva al 76% come in Veneto.
    E quei pochi rifiuti che produciamo non siamo in grado neanche di differenziarli bene.
    La Calabria, infatti, è tra le regioni con il valore di raccolta differenziata pro-capite più basso (199 kg).

    Le due province che vincono la maglia nera 

    Le province meno riciclone sono Crotone e Reggio Calabria. Per la provincia di Pitagora la magra consolazione di essersi migliorata di appena due punti percentuali: dal 30,8% del 2019 al 32,7%.
    Stesso discorso per la provincia dello Stretto che è passata dal 36,3% del 2019 al 39,6%. Solo 50 punti percentuali di distacco da Treviso, la migliore provincia d’Italia con l’88% dei rifiuti differenziati.
    E se si pensa che l’obiettivo da agguantare nel 2020 era il 65%, il gap in questo caso più che impallidire dovrebbe farci arrossire di vergogna. A mettere una toppa i dati della differenziata delle province di Cosenza e Catanzaro che superano anche se di poco il 60%. Un pessimo risultato che affonda le radici in una gestione fallimentare del settore rifiuti che in Calabria non per niente è commissariato da ben 17 anni. A nulla pare siano serviti i milioni di euro sversati per il potenziamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nella nostra regione.

    Meglio l’organico che la plastica

    Ma se proprio dobbiamo differenziare in Calabria siamo bravissimi a differenziare, nell’ordine: organico, carta, vetro e plastica.
    Ogni calabrese nel 2020 ha differenziato 88 kg di umido, 48 kg di carta, 27 kg di vetro e appena 9 kg di plastica e pensare che – secondo il WWF – in media un uomo all’anno ne produce 73 kg.

    Un solo inceneritore in Calabria

    «In linea generale – secondo l’Ispra – laddove esiste un ciclo integrato dei rifiuti grazie ad un parco impiantistico sviluppato, viene ridotto significativamente l’utilizzo della discarica. Vi sono regioni in cui il quadro impiantistico è carente e poco diversificato». In Calabria, ad esempio, esiste un solo impianto di biogas e si trova a Rende in provincia di Cosenza. E’ nel 2018 sul sito di Calabra Maceri, azienda specializzata nel recupero e smaltimento dei rifiuti urbani, il primo impianto di biometano del Centro-Sud connesso alla rete nazionale del gas naturale di Snam. L’impianto è in grado di trasformare 40mila tonnellate annue di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata in 4,5 milioni di metri cubi di biometano, oltre a produrre 10mila tonnellate di un fertilizzante per l’agricoltura biologica.

    Gli impianti di compostaggio, invece, in Calabria sono 11 con una quantità di rifiuti urbani smaltibili di 114.700 tonnellate l’anno. Anche il Trentino ha 11 impianti di compostaggio solo che smaltiscono appena 67.760 tonnellate.

    A Gioia Tauro sorge l’unico e tanto vituperato inceneritore della Regione usato per trattare appena 1,2% dei rifiuti prodotti anche se negli ultimi anni ha registrato un incremento del +17% con 19mila tonnellate incenerite.
    Giusto un po’ di storia, l’impianto di Gioia è stato avviato nel 2005, autorizzato nel 2015 e da qui a breve dovrà essere revisionato, la scadenza dell’autorizzazione segna la data 2025.

    Quanto smaltiamo in discarica

    Nel 2020 sei sono le discariche ufficiali in Calabria. L’analisi dei dati a livello regionale evidenzia un calo tra il 2019 ed il 2020, riferibile soprattutto al Mezzogiorno dove si registra un calo di oltre 259mila tonnellate di rifiuti collocati in discarica. Al Sud la riduzione maggiore si ha in Calabria (-36,6%), dove circa 23 mila tonnellate di rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani vengono smaltite fuori regione.
    In Calabria nel 2020 sono stati prodotti 715.976 tonnellate di rifiuti e smaltiti in discarica 196.169 di cui solo 596 tonnellate provenienti da fuori regione mentre 22.955 tonnellate li abbiamo smaltiti fuori dalla nostra regione.
    In media un calabrese smaltisce in discarica 104 kg di rifiuti. Ma c’è chi sta peggio come il Molise con 262 kg per abitante.
    Il pro capite nazionale di frazione biodegradabile in discarica risulta, nel 2020, pari a 59 kg per abitante, al di sotto dell’obiettivo stabilito dalla normativa italiana per il 2018 (81 kg/anno per abitante). La Calabria è fra le 12 Regioni che hanno invece conseguito l’obiettivo prefissato nel 2018.

    Tuttavia, i nuovi obiettivi di riciclaggio fissati dal d.lgs.152/2006 e successive modificazioni che prevedono entro il 2030 il raggiungimento di almeno il 65% di riduzione dello smaltimento in discarica ed entro il 2035 a non più del 10% dei rifiuti prodotti, renderanno necessario realizzare un sistema industriale di gestione che sia in grado di garantire il necessario miglioramento. La Calabria riuscirà a raggiungere l’obiettivo? Difficile dirlo, ma le premesse, soprattutto se guardiamo quanto accaduto nel settore negli ultimi vent’anni, non sono per nulla rosee.

    Mio caro rifiuto

    La Calabria è la regione del Sud dove i rifiuti costano di più: 50,35 centesimi al kg. Importo che purtroppo non può tenere conto del dato della città di Catanzaro perché non pervenuto per la stesura del rapporto.
    Per definire il costo del rifiuto e renderlo uniforme sul piano nazionale l’Autorità di Regolazione per l’Energia e le Reti e Ambiente (Arera) definisce il perimetro gestionale assoggettato al nuovo metodo tariffario, al fine di renderlo uniforme su tutto il territorio nazionale. Il perimetro gestionale comprende: spazzamento e lavaggio delle strade; raccolta e trasporto dei rifiuti urbani; gestione tariffe e rapporti con gli utenti; trattamento e recupero dei rifiuti urbani; trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani.
    La voce che maggiormente incide sul costo totale è quella relativa alla raccolta e trasporto delle frazioni differenziate (CRD). Il costo complessivo medio pro-capite nella nostra regione è di 190 euro mentre in Liguria ne sborsano la bellezza 263,3. Il raffronto numerico senza una spiegazione non dà l’idea: perché in Liguria è vero che si spendono più di 70 euro a testa ma è innegabile che la qualità dei servizi legati al rifiuto è colossale.

    Quanto costa differenziare

    Differenziare costa meno che smaltire. E’ un dato di fatto. Sebbene i dati di riferimento per la Calabria siano statisticamente poco rilevanti perché il campione analizzato non supera in alcuni casi i cinque Comuni , l’Ispra stima un costo di 27,56 centesimi al kg per la carta, 12,49 centesimi/kg per il vetro, 15,87 centesimi/kg per plastica, 15,05 centesimi/kg per metalli e 39,79 centesimi per l’organico.

    Economia circolare

    Nel futuro la gestione del rifiuto passerà soprattutto dal riutilizzo e dal riciclo. Dopotutto la road map della direttiva Ue 2018/851 prevede un riciclaggio e un riuso al 55% nel 2025, al 60% nel 2030 per raggiungere il 65% nel 2035.

    Il decreto legislativo 116/2020 ha introdotto, con il nuovo articolo 198 bis del d.lgs. 152/2006, la previsione del Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti, accanto ai piani regionali e ne disciplina i contenuti e le procedure per l’approvazione e l’aggiornamento. Il Programma è aggiornato almeno ogni 6 anni, tenendo conto, tra l’altro, delle modifiche normative, organizzative e tecnologiche intervenute nello scenario nazionale e sovranazionale.
    In considerazione dell’attuale e rinnovato sistema normativo e regolatorio, le Regioni dovranno provvedere all’aggiornamento dei Piani regionali di gestione dei rifiuti e dovranno inserirsi nel percorso delineato dall’Unione Europea con il “Nuovo Piano d’Azione per l’economia circolare” (COM/2020/98), che mira ad accelerare il cambiamento richiesto dal Green Deal europeo.

    L’aggiornamento rientra all’interno delle condizioni abilitanti, a livello regionale, per l’accesso a finanziamenti del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e al Fondo di coesione.
    In Calabria siamo fermi al D.G.R. n. 340 del 02/11/2020 Linee di indirizzo per l’adeguamento del “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 156 del 19 dicembre 2016.
    Alla nuova Giunta il compito di aggiornare il piano per restare agganciati al treno-Paese e dare finalmente concretezza e significato agli slogan green delle campagne elettorali.