Questi gli aggiornamenti di oggi (15 aprile) sulla diffusione del Covid in Calabria. I contagi comunicati dalla Cittadella sono sostanzialmente identici rispetto a ieri. Sono, infatti, 1.858 i nuovi casi. Un risultato che arriva a fronte di 9.033 tamponi. Il tasso di positività risulta, di conseguenza, pari 20,57%, un aumento infinitesimale rispetto alla giornata precedente. I guariti dal Coronavirus che il bollettino riporta sono 1.328. I morti della giornata sono 5.
A seguire, i dati delle singole province calabresi relativi alla pandemia comunicati dalle Asp di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia alla Regione e riportati nel bollettino quotidiano della Cittadella.
Dall’inizio della pandemia ad oggi (15 aprile): i dati sul Covid in Calabria
Territorialmente, dall’inizio dell’epidemia, i casi positivi sono così distribuiti:
Catanzaro: CASI ATTIVI 7.261 (87 in reparto, 8 in terapia intensiva, 7.166 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 38.982 (38.713 guariti, 269 deceduti).
Cosenza: CASI ATTIVI 41.061 (100 in reparto, 4 in terapia intensiva, 40.957 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 40.802 (39.776 guariti, 1.026 deceduti).
Crotone: CASI ATTIVI 4.510 (12 in reparto, 0 in terapia intensiva, 4.498 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 29.193 (28.981 guariti, 212 deceduti).
Reggio Calabria: CASI ATTIVI 13.123 (98 in reparto, 1 in terapia intensiva, 13.024 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 115.744 (115.011 guariti, 733 deceduti).
Vibo Valentia: CASI ATTIVI 18.077 (20 in reparto, 0 in terapia intensiva, 18.057 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 18.428 (18.264 guariti, 164 deceduti).
L’ASP di Cosenza comunica 566 nuovi soggetti positivi di cui 7 fuori regione.
Hanno perquisito la sua auto e hanno trovato all’interno 87 chilogrammi di cocaina ad alto grado di purezza. Un uomo di 36 anni, già noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato dai carabinieri della sezione radiomobile della Compagnia Carabinieri di Gioia Tauro con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti.
I militari, durante un servizio di controllo del territorio nella zona marina di Gioia Tauro, hanno notato, in piena notte, un’auto che alla vista della pattuglia ha repentinamente invertito il senso di marcia e si sono insospettiti raggiungendo la vettura. Nell’abitacolo, poggiati sul sedile posteriore, sono stati trovati tre borsoni scuri. Il sospetto era che si trattasse di armi ma all’interno c’erano numerosi “panetti” plastificati, tipici del confezionamento di stupefacente. Al termine della perquisizione veicolare sono stati contati 63 panetti per un totale complessivo di 87 chilogrammi di cocaina. La circostanza del ritrovamento in una zona poco distante dal porto, secondo gli investigatori, non esclude possibili collegamenti con lo scalo merci.
La regola dell’amico non sbaglia mai, dicevano gli 883 negli anni ’90. Invece, il ginepraio di polemiche sorte al seguito della nomina del “vecchio amico” di Roberto Occhiuto, il lametino Antonio Grande (detto Anton Giulio per l’haute couture) è arrivata a far porre dei dubbi persino al solitamente dormiente gruppo Pd in Consiglio regionale guidato da Nicola Irto. «Un atto incomprensibile», hanno stigmatizzato pubblicamente, senza annunciare (confidiamo nell’effetto sorpresa) alcun atto politico-istituzionale-ispettivo consequenziale.
Furgiuele plaude e si smarca
Il concittadino del neo commissario di Calabria Film Commission, il deputato della Lega Domenico Furgiuele, ha plaudito pubblicamente alla nomina. «Da tempo – il suo commento – l’amico Anton Giulio mostra interesse e sensibilità verso i temi della ripresa culturale e della promozione dell’immagine della Calabria». Poi ha smentito di essere il “suggeritore” della nomina, come pensato nell’immediato dai più. «La nomina l’ha fatta Occhiuto. Io l’ho condivisa in pieno», ha dichiarato a ICalabresi.
Domenico Furgiuele
Tre imprese, tutte chiuse
Invece, Antonio Grande, avvistato nell’estate 2021 agli eventi di presentazione della candidatura di Roberto Occhiuto, pare quasi sia stato ripescato a seguito della cessione formale delle sue attività aziendali.
Difatti, da quanto risulta dalla relativa Camera di Commercio e dalle Conservatorie, la società in nome collettivo “Antongiulio Grande di Giovannino Antonio Macrì & Antonio Grande”, è cessata nel 2008. «Il 18 febbraio 2008 il conservatore ha trasmesso al Giudice del registro imprese di Catanzaro la proposta di cancellazione d’ufficio dell’impresa», si legge nella visura camerale.
Nel contempo, la Anton Giulio Grande s.r.l. con sede a Roma, nata nel febbraio 1996, è finita in liquidazione (con Antonio Grande liquidatore) e poi definitivamente cancellata il 19 luglio del 2012.
È rimasta in piedi l’impresa artigiana “Antonio Grande”, nata subito dopo la chiusura della s.r.l. romana, nel novembre 2012. Una impresa iscritta con la qualifica di “Piccolo imprenditore” e annotata come impresa artigiana.
Una azienda di sartoria con un solo addetto (formalmente non dipendente), la cui attività è cessata il 31 dicembre 2020, con cancellazione dal registro delle imprese nel febbraio 2021.
Silenzi e divagazioni
Da allora non risulta nient’altro, né Antonio Grande risulta avere altre partecipazioni societarie. Eppure nel gennaio 2022 ha presentato alla Fashion Week di Torino la sua nuova collezione di Alta Moda con 30 abiti, per poi portarla anche al Digital fashion show in Sicilia. «Noto stilista con atelier a Roma e Firenze, amato dalle signore dell’aristocrazia internazionale e dal luccicante mondo dello showbiz», lo definisce l’intro dell’intervista da lui resa a AobMagazine. Mentre lui stesso dichiara nel marzo 2022 a VelvetMag «L’alta moda dovrebbe essere concepita e recepita come un’opera d’arte, sfiorare l’ideale e quindi approdare ad un concetto di eternità». A differenza delle sue aziende che, però, risultano, come si è detto, chiuse, nonostante le presentazioni dei nuovi abiti offerte alla stampa.
Interpellato direttamente sulla questione, Antonio Grande non ha ritenuto di rispondere alla domanda. Lo stesso deputato Domenico Furgiuele, alla domanda da noi posta se fosse opportuno nominare con un incarico di gestione apicale come risultano essere i compiti del commissario di Calabria Film Commission, una personalità che ha chiuso le sue aziende non ha risposto. Ha solo ripetuto che «La nuova Film commission si occuperà di cinema e non solo, ma di cultura e di arte. Grande è un uomo di arte e di cultura».
Ma la Lega si smarca
Lo pseudo sillogismo di Furgiuele – seguendo la stessa logica, perché non affidare la Film Commission a un ballerino o un pittore, visto che sempre di uomini di arte e cultura si tratta? – pare cozzare con la linea ufficiale dei suoi compagni di partito. Nel pomeriggio, infatti, Francesco Saccomanno, commissario regionale del Carroccio, si è affrettato a inviare una nota in cui precisa che eventuali suggerimenti su incarichi a nome del partito spettano solo e soltanto a lui. Che però «non ha mai avanzato nominativi non essendo neanche a conoscenza di tale possibile incarico». Un documento stringatissimo in cui balza all’occhio l’assenza di qualsivoglia apprezzamento per la scelta di Occhiuto.
Anton Giulio Grande al Festival di Venezia
L’incognita compensi
Il decreto con cui Occhiuto ha nominato Grande come commissario specifica che «il presente provvedimento non comporta oneri a carico del bilancio annuale e/o pluriennale regionale».
Lo Statuto della Fondazione, invece, dispone che «Al presidente spetta un compenso equiparato a quello dei Dirigenti generali della Regione Calabria», ossia circa 135mila euro annui. Nel nuovo Statuto (contenuto nel burc dello scorso 1 febbraio) la somma scende a 40mila euro annui, ma non è ancora in vigore.
Non risulta, però, che il ruolo di commissario sia legislativamente equiparato a quello di Presidente (soprattutto per quanto riguarda i compensi). Difatti, l’ex presidente Giuseppe Citrigno, dopo un triennio a titolo gratuito,nel 2019 ha avuto un compenso lordo di 44.379,11 annui. Giovanni Minoli, nella sua qualità, invece, di commissario straordinario nel 2020 e nel 2021 non ha percepito nessuna retribuzione. Difficile, quindi, arrivare a fare una “forzatura interpretativa” che non trova alcun riscontro né nell’atto di incarico, né nello Statuto della Fondazione, al fine di erogare compensi non specificamente previsti.
Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto
Doppio incarico per Vigna
Non c’è solo la questione del Commissario, ma anche quella del direttore di Calabria Film Commission. A ricoprire l’incarico è Luciano Vigna, ex assessore comunale a Cosenza, ex responsabile amministrativo (per un mese) della presidente Jole Santelli e poi suo capo di Gabinetto fino all’1 giugno 2021.
Proprio in quella stessa data Luciano Vigna viene individuato come Direttore della Fondazione e subito nominato con decreto del Presidente della Regione (Nino Spirlì) numero 43 del 1 giugno 2021, con un compenso annuo (previsto dall’articolo 12 dello Statuto della Fondazione) pari a quello stabilito per i Dirigenti Generali dei dipartimenti della Giunta Regionale, decurtato del 20%. In soldoni sono 129.971,21 euro lordi ogni dodici mesi.
Vigna, però, è stato nominato con Decreto n. 217 del 24 novembre 2021 a firma di Roberto Occhiuto, nuovamente Capo di Gabinetto del presidente. Seppur a titolo gratuito, tale incarico comporta una rilevante gestione del potere, come cristallizzato dall’articolo 9 della legge regionale 8 del 1996. Difatti, si legge che: “L’Ufficio di Gabinetto cura la trattazione degli affari connessi con le funzioni del Presidente, secondo le direttive dallo stesso impartite, ed è d’ausilio nei rapporti con gli altri organi regionali, con gli organi statali, centrali e periferici, nonché con le formazioni sociali e le comunità locali».
L’ex presidente facente fuzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì
Controllore e controllato: si dimette?
C’è da dire, però, che qualcosa deve essere sfuggito, perché nell’atto di nomina come Capo di Gabinetto, risulta che Vigna abbia dichiarato di non trovarsi in alcuna delle condizioni di incompatibilità previste dalla legge regionale 7 del 1996, né in cause di conflitto di interessi.
Eppure nella legge regionale 16 del 2005, che modifica la citata normativa del 1996 si legge che nell’ufficio di Gabinetto non può essere utilizzato chi «sia componente di organi statutari di enti, aziende o società regionali o a rilevante partecipazione regionale».
L’articolo 3 dello Statuto della Calabria Film Commission, invece, cristallizza che: «la Fondazione esercita la propria attività prevalente in favore del Socio fondatore Regione Calabria, nel senso che almeno l’80% delle proprie attività sono effettuate nello svolgimento dei compiti ad essa affidati dal predetto Socio fondatore Regione Calabria». Inoltre, secondo l’articolo 16 «le cariche di Presidente e di Direttore sono incompatibili con attività, incarichi e interessi che siano in conflitto con i compiti istituzionali della Fondazione, fatte salve le altre cause di incompatibilità/inconferibilità previste dalla legislazione vigente».
Siccome, secondo l’articolo 18 dello Statuto della Fondazione, la Regione Calabria esercita attività di vigilanza (e che la Giunta regionale sovrintende all’ordinamento ed alla gestione della Fondazione), risulta chiaro che con Vigna in entrambi i ruoli, il controllore ed il controllato corrispondono. Si dimetterà?
Letizia Battaglia sarà cremata a Cosenza. La fotoreporter palermitana si è spenta ieri all’età di 85 anni. Per molti anni ha lavorato per il quotidiano L’Ora di Palermo raccontando con i suoi scatti la guerra di mafia. Scatti che hanno raccontato un periodo storico. Nessuno dimentica la foto dell’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mentre tiene in mano il corpo del fratello ucciso da Cosa Nostra.
La carriera di Letizia Battaglia
Non amava essere etichettata come una reporter legata a temi della criminalità organizzata. Del resto è sempre stata molto di più. Insignita di numerosi premi come l’Eugene Smith e l’Eric Salomon Award, ha collaborato con le più importanti agenzie giornalistiche mondiali.
Tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 si è occupata anche di politica. È stata consigliera comunale con i Verdi ed assessore comunale in una delle giunte guidate da Leoluca Orlando che questa sera ha espresso il cordoglio della città per la scomparsa della grande fotografa.
Ha dato vita nella sua Palermo al Centro internazionale di Fotografia, fucina di talenti e memoria del mezzo fotografico.
Questi gli aggiornamenti di oggi (14 aprile) sulla diffusione del Covid in Calabria. I contagi comunicati dalla Cittadella diminuiscono rispetto a ieri. Sono, infatti, 1837 i nuovi casi. Un risultato che arriva a fronte di 8935 tamponi. Il tasso di positività risulta, di conseguenza, pari 20,56%. I guariti dal Coronavirus che il bollettino riporta sono 1501. I morti della giornata sono 4.
A seguire, i dati delle singole province calabresi relativi alla pandemia comunicati dalle Asp di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia alla Regione e riportati nel bollettino quotidiano della Cittadella.
Dall’inizio della pandemia ad oggi (14 aprile): i dati sul Covid in Calabria
Territorialmente, dall’inizio dell’epidemia, i casi positivi sono così distribuiti:
Catanzaro: CASI ATTIVI 7.193 (87 in reparto, 8 in terapia intensiva, 7.098 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 38.524 (38.255 guariti, 269 deceduti).
Cosenza: CASI ATTIVI 40.704 (109 in reparto, 3 in terapia intensiva, 40.592 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 40.600 (39.576 guariti, 1024 deceduti).
Crotone: CASI ATTIVI 4.505 (13 in reparto, 0 in terapia intensiva, 4.492 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 29.046 (28.834 guariti, 212 deceduti).
Reggio Calabria: CASI ATTIVI 13.135 (101 in reparto, 2 in terapia intensiva, 13.032 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 115.232 (114.502 guariti, 730 deceduti).
Vibo Valentia: CASI ATTIVI 17.976 (20 in reparto, 0 in terapia intensiva, 17.956 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 18.415 (18.251 guariti, 164 deceduti).
L’ASP di Cosenza comunica 605 nuovi soggetti positivi di cui 6 fuori regione. L’ASP di Vibo Valentia 186 di cui 1 fuori regione.
Era in possesso di un ingente quantitativo di file multimediali di natura pedopornografica, ritraenti minori anche di tenera età, archiviato sia sui propri dispositivi fissi e mobili, sia direttamente sul web, in cloud. Un uomo di 42 anni, residente nella provincia di Reggio Calabria, è stato arrestato dagli agenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Reggio Calabria con l’accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico mediante social network.
I poliziotti, nell’ambito dell’azione di contrasto al fenomeno della pedopornografia online, hanno eseguito una perquisizione locale, personale ed informatica con immediata attività di analisi forense effettuata da personale specializzato della Polizia di Stato, trovando il materiale pedopornografico (oltre 1000 tra immagini e video). L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta da Giovanni Bombardieri, è stata condotta dal Compartimento Polizia Postale per la Calabria mediante un’intensa attività di “pedinamento informatico”.
Così come accaduto in precedenti occasioni, anche in questa vicenda è stata fondamentale una segnalazione pervenuta attraverso il circuito internazionale di cooperazione in materia di contrasto allo sfruttamento dei minori online, con enti esteri e associazioni non governative, i cui sviluppi sono coordinati sul territorio nazionale dal C.N.C.P.O., Centro Nazionale per Contrasto alla Pedopornografia Online, incardinato a Roma nel Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Tutto slitta a dopo Pasqua. Se ne parlerà nella seduta del 19 aprile. La discussione del consiglio regionale sulla multiutility che dovrebbe governare in futuro il ciclo di acqua e rifiuti, sostituendosi di fatto agli Ato provinciali e all’Autorità idrica della Calabria, si era di fatto chiusa. Mancava solo il voto.
Tutto sembrava andare liscio verso l’approvazione, quando il consigliere del Pd Ernesto Alecci ha sollevato un problema procedurale: per leggi di questo genere, istitutive di un nuovo ente, probabilmente ci vuole una maggioranza qualificata, ovvero il voto favorevole di 21 consiglieri. Panico. Seduta in stand by e poi colpo di scena: il presidente Filippo Mancuso comunica la decisione, di concerto con la Giunta, di rinviare la trattazione del provvedimento alla prossima seduta.
Filippo Mancuso (Lega) è il presidente del Consiglio regionale della Calabria
La seduta lampo in Commissione Bilancio
È uno stop a sorpresa, di natura diversa da quello paventato nei giorni scorsi – ne avevamo scritto qui – fino a quando il punto, dopo una seduta della Commissione Bilancio in zona Cesarini durata solo 8 minuti, era stato inserito all’odg. Ora la questione riguarda lo stesso iter da seguire in Aula. E di certo non ne sarà contento Roberto Occhiuto che, fino all’ultimo, ha manifestato esplicitamente la volontà di non voler perdere altro tempo.
Tre ore di dibattito e poi lo stop
Invece dovrà ancora aspettare per assistere alla creazione della multiutility che, nei suoi propositi, dovrà governare il ciclo di acqua e rifiuti in un unico ambito territoriale regionale. La legge costitutiva dell’Authority è, al pari dell’Azienda zero per la sanità, un provvedimento che Roberto Occhiuto ha posto come pietra miliare sul suo cammino da presidente della Regione. La coalizione di centrodestra, rinfrancata da una pizza serale alla Cittadella, non aveva tradito in Aula nessuna sbavatura difendendo l’Authority dai rilievi dell’opposizione. Ma dopo una discussione di circatre ore e una lunga sospensione si è deciso di rinviare la votazione.
Cosa cambierebbe con la multiutility di Occhiuto
L’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria, ente di governance a cui dovrebbero partecipare obbligatoriamente tutti i 404 Comuni calabresi, a dispetto delle attese non è nata oggi. La legge portata in Consiglio prevede che entro dieci giorni dall’entrata in vigore Occhiuto nomini un commissario straordinario. Quest’ultimo rimarrà in carica fino alla costituzione degli organi ordinari (il direttore generale, il consiglio direttivo d’ambito, il revisore dei conti).
La nuova Autorità subentrerà subito nei rapporti giuridici attivi e passivi che fanno capo all’Aic (prendendosene patrimonio e personale). Stessa cosa, ma con sei mesi di interregno, per tutto ciò (impianti compresi) che fa riferimento alle Comunità d’ambito degli Ato, che dopo il semestre saranno sciolti di diritto e decadranno.
Tutti gli uomini del presidente
La multiutility sarà dotata di un’apposita struttura tecnico-operativa. E potrà, inoltre, avvalersi di personale della Regione, degli enti subregionali e degli enti locali. A costituire il consiglio direttivo sono 40 Comuni: ne fanno parte di diritto i cinque capoluoghi, gli altri rappresentanti li eleggeranno, con criteri proporzionali alla popolazione, tutti i sindaci calabresi. Il dg, che dura in carica 5 anni, sarà sempre il presidente della Regione a nominarlo. E nominerà anche «il Comitato consultivo degli utenti e dei portatori d’interesse» formandolo sulla base di una direttiva della giunta regionale.
Il nodo della Sorical
Resta il problema dell’acquisizione delle quote private di Sorical. Il settore Assistenza giuridica del consiglio regionale ha evidenziato perplessità sui costi di funzionamento dell’Autorità. Si prevede siano a carico di quota parte delle tariffe dei servizi senza però che qualcuno li abbia quantificati. Ma non mancano anche alcuni dubbi sul passaggio della legge che, in poche righe, autorizza Fincalabra ad acquisire le azioni di Sorical attualmente in mano ai privati.
L’acquedotto Abatemarco (dal sito Sorical)
L’articolo in questione «non fa riferimento alcuno alla disciplina dei rapporti» tra la società in house della Regione e il soggetto misto che gestisce le risorse idriche calabresi. Sorical è in liquidazione. Ma nella relazione descrittiva che accompagna la legge non c’è traccia di informazioni sulle sue condizioni finanziarie «né appare chiaro – hanno rilevato gli uffici di Palazzo Campanella – se allo stato attuale ci siano i presupposti per il superamento della fase liquidatoria». Sull’idrico c’è una trattativa ancora tutta da chiudere. Occhiuto sta cercando di convincere a cedere le azioni i referenti di un fondo governativo tedesco a cui la Depfa Bank ha ceduto i crediti (85 milioni di euro) che vantava verso Sorical.
Occhiuto vuole oneri e onori
Lo stesso Occhiuto in Aula non ha fatto riferimento al caso Sorical. Ha risposto, però, all’opposizione rivendicando per sé la nomina del dg dell’Authority – nel modello emiliano, mutuato per questa legge, la rappresentanza legale spetta invece al presidente, che viene nominato dai sindaci – e dicendo in sostanza che «se il governo regionale assume degli impegni vuole scegliere chi questi impegni li deve realizzare». Il concetto è chiaro: Occhiuto sta mettendo la faccia per intervenire su problemi atavici e, dunque, con le grane si prende anche il potere.
Roberto Occhiuto
«Non è una riforma contro sindaci e autonomie locali – ha assicurato – ma proprio loro hanno lamentato per anni di essere stati lasciati soli in questi due ambiti su cui oggi il governo regionale ha il coraggio di intervenire». Dunque massimo rispetto «per la concertazione», anche se l’Anci è stata convocata due giorni prima del Consiglio. Ma su certe cose, specie con il Pnrr alle porte e la Calabria che su acqua e rifiuti «non ha avuto ancora un centesimo», non si può tentennare. Il 19 maggio scade il bando che potrebbe far recuperare i 104 milioni persi a causa dell’errore fatale all’Aic sul bando React Eu. Ma il Duca Conte per ora deve inchinarsi alle procedure e aspettare almeno un’altra settimana.
Questi gli aggiornamenti di oggi (13 aprile) sulla diffusione del Covid in Calabria. I contagi comunicati dalla Cittadella tornano a salire, risultando poco più del doppio di quelli di ieri. Sono, infatti, 2.002 i nuovi casi. Un risultato che arriva a fronte di 9492 tamponi. Il tasso di positività risulta, di conseguenza, pari 21,09%, di poco inferiore rispetto a quello di ventiquattro ore fa. I guariti dal Coronavirus che il bollettino riporta sono 1.328. I morti della giornata sono 3.
A seguire, i dati delle singole province calabresi relativi alla pandemia comunicati dalle Asp di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia alla Regione e riportati nel bollettino quotidiano della Cittadella.
Dall’inizio della pandemia ad oggi (12 aprile): i dati sul Covid in Calabria
Territorialmente, dall’inizio dell’epidemia, i casi positivi sono così distribuiti:
Catanzaro: CASI ATTIVI 7.243 (83 in reparto, 9 in terapia intensiva, 7.151 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 37.961 (37.693 guariti, 268 deceduti)
Cosenza: CASI ATTIVI 40.276 (108 in reparto, 4 in terapia intensiva, 40.164 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 40.429 (39.405 guariti, 1.024 deceduti) .
Crotone: CASI ATTIVI 4.456 (15 in reparto, 0 in terapia intensiva, 4.441 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 28.906 (28.695 guariti, 211 deceduti).
Reggio Calabria: CASI ATTIVI 13.170 (103 in reparto, 2 in terapia intensiva, 13.065 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 114.853 (114.125 guariti, 728 deceduti).
Vibo Valentia: CASI ATTIVI 18.040 (20 in reparto, 0 in terapia intensiva, 18.020 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 18.166 (18.002 guariti, 164 deceduti).
L’ASP di Catanzaro comunica 534 nuovi soggetti positivi di cui 1 fuori regione. L’ASP di Cosenza comunica 519 nuovi soggetti positivi di cui 6 fuori regione.
La cittadinanza onoraria di Rende all’architetto Empio Malaraha fatto andare su tutte le furie Sandro Principe. Dal canto suo l’urbanista che ha dato il volto alla città d’oltre Campagnano dell’era Cecchino Principe, ha risposto per le rime. La polemica ha avuto almeno il merito di riportare all’attenzione il dibattito sulla città unica tra Cosenza e Rende e gli altri, Unical compresa.
Cosenza ormai caduta in basso da molti anni: perde abitanti ed è meno vivibile. Una decrescita infelice a tutto vantaggio di Rende. Lo stato delle cose della città di Telesio è raccontato in un video dall’architetto Pino Scaglione, che insegna Progettazione urbana all’Università di Trento. Un quadro senza sconti: Cosenza sempre più in basso, l’Unical che di fatto si disinteressa della questione dell’area urbana e Rende che gongola. Ma fino a quando?
Nove delibere di Giunta nello stesso giorno tutte annullate, con ogni probabilità, a Cosenza non si erano mai viste finora. Ma per tutto c’è una prima volta e a intestarsi il record sono Franz Caruso e i suoi assessori. Sono loro i protagonisti di una seduta (e dei relativi atti) che, forse perché si è svolta l’1 aprile, sembra quasi uno scherzo. Se finora i cittadini conoscevano concetti come il silenzio-assenso adesso dovranno confrontarsi con uno ben più all’avanguardia: i presenti-assenti.
La Giunta del primo aprile a Cosenza
Ma torniamo alla Giunta dell’1 aprile, perché quel giorno a Palazzo dei Bruzi c’era parecchio di cui parlare. Tant’è che di sedute se ne sono tenute due, una la mattina e l’altra il pomeriggio. Gli argomenti all’ordine del giorno erano, appunto, nove:
l’attivazione del tempo pieno in un grosso istituto scolastico cittadino
la necessità di un prelievo inatteso di circa 350.000 euro dalle (magre) riserve comunali.
Presenti e assenti
In sala c’è anche il neo segretario generale Virginia Milano, oltre a buona parte degli assessori. Nell’elenco dei partecipanti in ognuna delle nove delibere che produrrà la seduta si legge che a mancare sono solo Maria Teresa De Marco e Francesco Giordano. Gli altri otto – Franz Caruso incluso – stando alla lista rispondono tutti «presente» all’appello, anche se un paio collegandosi via internet da altrove. I due in videoconferenza sono Massimo Battaglia e il vice sindaco Maria Pia Funaro. O, meglio, sarebbero. Dieci giorni dopo dall’albo pretorio si apprende che in realtà Battaglia era assente. E che in sala – tantomeno in collegamento – non c’era neanche Veronica Buffone.
I presunti presenti
Gli assessori scomparsi
Tutto sbagliato, tutto da rifare quindi. La Buffone in sala potrebbe essere stata un ologramma capace di ingannare i colleghi. O, più semplicemente, la X nella sua casella è finita per sbaglio su “presente”, può capitare. Battaglia potrebbe aver finto di partecipare da principio, per poi spegnere webcam e microfono e dedicarsi ad altro, salvo venire scoperto o confessare a distanza di giorni. Se una X al posto sbagliato, poi, può capitare, perché non due? Nel secondo caso, però, si accompagna alla scritta «Si precisa che il Vice Sindaco Maria Pia Funaro e l’Assessore Massimiliano Battaglia partecipano alla seduta in video-conferenza, ai sensi dell’art. […]» e l’ipotesi della crocetta fuori posto perde un po’ di credibilità.
Giunta, Consiglio e regole anticovid a Cosenza
L’assessore allora, forse, potrebbe essere assente per un’altra ragione: con la fine dello stato d’emergenza il 31 marzo dovrebbe venir meno la possibilità di partecipare alle Giunte da remoto. Per il Consiglio comunale e le commissioni consiliari è così, lo aveva comunicato il presidente dell’aula Catera, Giuseppe Mazzuca, ai colleghi il 29 marzo. Permettere la Giunta (una dozzina di partecipanti, burocrati inclusi) a distanza e obbligare al Consiglio (una quarantina abbondante di politici a cui aggiungere uscieri, funzionari, municipale, giornalisti, eventuale pubblico) in presenza nello stesso comune dà l’idea del controsenso. L’assenza di Battaglia “perché in collegamento dopo il 31 marzo” parrebbe più plausibile, quindi.
Non c’è due senza tre?
Fatto sta che una raffica di annullamenti si abbatte sulle delibere del primo aprile. Tutti riportano come motivazione l’utilizzo di una «dicitura errata». Per rimarcare il concetto, nel caso non si capisca, gli uffici ci inseriscono pure qualche refuso extra: «assessori M. Battaglia e V. Buffone solo (sic) assenti», «in quanro asessori (sic) M. Battaglia e V. Buffone solo assenti». Fino al capolavoro: «annullato per dicitura errata assesssori (sic) M.Battaglia e», con Buffone scomparsa di nuovo. E pazienza se gli assenti erano di più e uno di loro era dato per presente.
Se fosse davvero stata la partecipazione a distanza a non valere per Battaglia, infatti, allora sarebbe stata assente (almeno in teoria) anche Funaro, collegata da remoto come il collega secondo i documenti. Fosse così, andrebbero annullati pure gli annullamenti. E annullare l’annullamento di un atto non farebbe tornare valido l’atto stesso? A quel punto toccherebbe anche annullare le nove delibere approvate oggi per sostituire le vecchie? Sembra roba da Le 12 fatiche di Asterix. Ma ci scapperebbe l’ingresso nel Guinness dei primati.
La realtà è un’altra ancora. Innanzitutto, alle sedute non ha mai partecipato nessuno in video-conferenza, né la mattina né il pomeriggio. Durante la prima, in cui si è parlato di tutto tranne della Fiera, c’erano tutti fisicamente, tranne De Marco e Giordano. Alla seduta del pomeriggio, invece, mancavano in quattro: gli assenti di qualche ora prima, più Battaglia e Buffone. E Funaro era presente sul posto entrambe le volte, anche se nelle motivazioni degli annullamenti nessuno ha ritenuto di citare l’errore che la faceva figurare in videoconferenza. Questa l’ultima versione ufficiale sull’albo pretorio, stando alle delibere ripubblicate. A meno che non annullino anche quelle, s’intende.
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