Categoria: Fatti

  • Una Calabria da licenza media, mentre la Princi spera nel Patto educativo

    Una Calabria da licenza media, mentre la Princi spera nel Patto educativo

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    Ecco le ultime lezioni dell’anno scolastico anche in Calabria e molti giovani, dopo gli esami e il diploma, si presenteranno da domani nel mondo del lavoro e nelle università.

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    Una classe semideserta in piena pandemia da Covid

    La scuola, non solo in Calabria ma anche a livello nazionale, non vive il suo momento migliore. Sul sistema formativo sono nati forti dubbi tra gli studenti in seguito alla morte nel 2022 di due giovani, Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, durante lo svolgimento di attività per l’alternanza scuola-lavoro. Lo sciopero del settore scolastico del 30 maggio, indetto dai sindacati confederati, a cui ha aderito un prof o maestro su cinque, ha chiesto con forza anche una modifica sostanziale del decreto del governo sulla scuola” attraverso più risorse, un nuovo percorso di abilitazione, la stabilizzazione dei precari.

    La didattica che cambia

    A causa della pandemia nel 2020 e nel 2021 il percorso scolastico degli studenti, inoltre, ha subito una delle più profonde ed inaspettate trasformazioni, passando da una didattica totalmente in presenza ad una a distanza; per poi procedere con la didattica mista nell’anno scolastico 2020/21. In un clima di incertezza, dunque, anche per chi nelle aule ci lavora, gli studenti si sono trovati di fronte a questi importanti cambiamenti e, forse, è arrivata l’ora di aprire un dibattito in Calabria per capire se qui ci sono le stesse possibilità e strumenti delle altre regioni. E se e quanto i giovani raggiungono capacità adeguate a conclusione del ciclo di studi.

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    I dati di Openpolis sulla dispersione scolastica

    Scuola in Calabria: il 14% tra i 18 e i 24 anni ha solo la licenza media

    In un recente studio elaborato da Openpolis e la impresa sociale “conibambini”, che prende in esame la povertà educativa, infatti, la Calabria risulta la regione con il più alto tasso di incidenza per quanto riguarda la dispersione scolastica totale. Non si tratta di una fotografia da incorniciare, bensì parliamo di un fotogramma in un film in piena evoluzione, come il periodo in cui ci troviamo a vivere. Tra i 18 e 24 anni, è di 14 giovani calabresi su 100 l’incidenza di quanti nel 2021 hanno solo una licenza media e non sono inseriti in percorsi professionali, “ma questo non è l’unico parametro attraverso cui valutare l’impatto della dispersione scolastica” – si legge nell’analisi di Openpolis.

    Competenze minime necessarie

    È importante considerare anche la percentuale di chi, pur concludendo formalmente il proprio percorso scolastico, non ha raggiunto le competenze minime necessarie. Quella che viene definita dispersione implicita. Rispetto all’anno precedente, in Calabria, come ha certificato anche Istat nel rapporto sul benessere equo e sostenibile 2021, ci sono peggioramenti netti sulle competenze alfabetiche e numeriche che raggiungono i giovani della III scuola secondaria di primo grado. Secondo Invalsi, attraverso le prove effettuate su tutto il territorio nazionale nel 2021, i livelli di competenza raggiunti dagli studenti italiani in Calabria dell’ultimo anno scolastico, sono scarsi: nelle materie di Italiano, Matematica e Inglese almeno 1/3 dei ragazzi non ha raggiunto i livelli adeguati (fermandosi al livello 1).

    Scuola in Calabria: il Patto educativo di Princi

    «Perché? La pandemia ha avuto un impatto sociale e culturale notevole, specialmente nelle zone in cui il divario è più evidente» – dice a ICalabresi.it Giusi Princi, vicepresidente e assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro. Per combattere questa emergenza sociale, secondo Princi, la Regione deve «trasformare la scuola in presidio sociale, oltre che culturale».

    Ma come? «In sinergia con l’Ufficio scolastico regionale, sarà inaugurato l’osservatorio sulla dispersione scolastica, attraverso cui sarà possibile un monitoraggio costante della dispersione sul territorio. Inoltre, saranno elaborate nuove linee guida relative al dimensionamento scolastico che sarà orientato a lasciare aperti i plessi che, pur risultando poco numerosi, rappresentano in alcune aree l’unico punto di riferimento e di aggregazione socio-culturale».

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    Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, università e ricerca

    Ma la vice presidente della giunta regionale ha informato il ministro competente di questo problema? Anche perché questi ragazzi corrono il rischio di finire nella rete della criminalità senza trovare un valido percorso lavorativo. «Sto lavorando – sostiene Princi – a stretto contatto con il ministro Patrizio Bianchi ad una nuova, importante riforma come il patto educativo per la Calabria, con l’obiettivo di ridurre la dispersione (attenzionando soprattutto gli studenti fragili) e di fermare la fuga dei cervelli, per consentire ai tanti giovani calabresi che si stanno affermando nel mondo di mettere a disposizione della loro terra le competenze acquisite. La Calabria ha bisogno dei calabresi».

    Il silenzio dell’Ufficio scolastico regionale

    Abbiamo provato a contattare un alto dirigente dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria e anche la direttrice, Antonella Iunti, per approfondire questa emergenza sociale. Al momento non hanno risposto alle nostre domande.
    Quanto è dato sapere sulla scuola in Calabria si può, sicuramente, leggere in relazione con i dati sui neet, alla (non) presenza di asili nido e alla (in)capacità di spesa dei Comuni calabresi per interventi per l’infanzia e i minori. Nel 2020 il capoluogo di regione, Catanzaro, ha speso 2,87 euro per abitante contro i 63,26 di Perugia in Umbria.

    Il problema dello scarso numero di asili nido si somma alle altre carenze strutturali della Calabria

    Asili nido: l’anno zero Calabria

    La disponibilità di asili nido a titolarità pubblica e privata a livello regionale è, come noto, caratterizzata da un forte divario dell’offerta del mezzogiorno rispetto al centro-nord. La gestione degli asili nido pubblici “rappresenta una delle materie di competenza dei comuni più impattanti sulla comunità” – si legge nei rapporti Openpolis – e rientra all’interno della missione di spesa dedicata alle politiche sociali. In Emilia-Romagna su 100 bambini ci sono 28 posti in strutture pubbliche e in Calabria invece solo 3.

    Il professor Nuccio Ordine

    Non solo scuola: sempre meno librerie, teatri, edicole in Calabria

    E si può ancora parlare di quanto influisca ciò sui dati disastrosi sulla lettura e sulla fruizione delle attività culturali che, come ci ha detto il prof Nuccio Ordine, «sono direttamente proporzionali agli scarsi investimenti, in Calabria e nel Sud in generale, dedicati alla cultura e all’istruzione, in una regione dove in molti paesi non esistono librerie, biblioteche, teatri e perfino edicole».
    In questo quadro, come visto, le carenze di base degli studenti si sono accentuate nei mesi dell’emergenza pandemica e, secondo la Princi, con un finanziamento di 10 milioni destinato ai ragazzi con bisogni educativi speciali (Bes), si potranno «tenere aperte le scuole anche nelle ore pomeridiane per supportare i ragazzi nell’apprendimento con laboratori incentrati sulle competenze chiave che sono quelle su cui vertono le prove Invalsi».

  • Ambiente: Crotone fa causa alla Regione per 14 milioni

    Ambiente: Crotone fa causa alla Regione per 14 milioni

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    Soldi per i rifiuti: troppa attesa inutile e il Comune di Crotone si rivolge al giudice.
    Lo ha deliberato la Giunta guidata da Vincenzo Voce su proposta di Sandro Cretella, l’assessore all’Avvocatura.
    Il motivo di questa decisione è contenuto in una vecchia delibera della Giunta regionale: la 380 del 13 ottobre 2015, emessa in piena era Oliverio.
    In base a questa delibera, Crotone avanza dalla Regione più di 14 milioni. Il credito deriva dall’utilizzo dell’impianto di trattamento di Ponticelli e della discarica di Columbra (privata ma a disposizione del Comune) che per anni ha servito tutte le Ato calabresi.
    Inoltre, alla delibera 380 sono seguiti altri atti, in base ai quali la Regione riconosce cinque euro a tonnellata ai Comuni sedi di trattamento rifiuti e di sette euro a tonnellata per i comuni sui cui territori ci sono discariche pubbliche o asservite al servizio pubblico.
    È proprio il caso di Crotone. Al riguardo, Voce ha dichiarato: «Crotone è stanca di essere considerata la pattumiera della Calabria. Ed oltretutto non aver ricevuto nemmeno quanto le spetta per aver raccolto i rifiuti da altre province al danno (ambientale) aggiunge la beffa. Procediamo giudizialmente per difendere i diritti della città. Soprattutto per spezzare il silenzio che su questa vicenda era calato negli scorsi anni». Perciò l’amministrazione, prosegue il sindaco, «ha deciso di procedere per via giudiziaria per il riconoscimento del benefit a titolo di ristoro ambientale per il disagio subito dal conferimento nelle discariche di rifiuti da altre province».

  • Scuole: lo beccano con l’auricolare al concorso per dirigente

    Scuole: lo beccano con l’auricolare al concorso per dirigente

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    Concorso col trucco, la Procura della Repubblica di Vibo Valentia invia l’avviso di conclusione delle indagini a due persone.
    L’inchiesta riguarda la selezione per dirigenti scolastici svoltasi nel 2017.
    In quell’occasione, un concorrente, tra l’altro impiegato della Regione, si era presentato alla prova munito di auricolare e microfono.
    Un comportamento anomalo, il suo, che aveva insospettito gli altri partecipanti, i quali si sono rivolti alla Polizia di Vibo.
    Le indagini, condotte dalla Squadra mobile e completate da successive perquisizioni domiciliari, hanno consentito di verificare che il candidato aveva effettivamente auricolare e microfono, attraverso i quali comunicava con una terza persona all’esterno.
    Gli inquirenti sono riusciti a identificare anche quest’ultima.
    Secondo l’accusa, il concorrente avrebbe dettato attraverso l’auricolare le domande della prova al presunto complice, che, a sua volta, avrebbe fornito le risposte e quindi consentito al “compare” di scalare le graduatorie.

  • Cirò Marina, il padel dei Farao con il permesso del Comune

    Cirò Marina, il padel dei Farao con il permesso del Comune

    Su Cirò Marina, come è noto, quattro anni fa si è abbattuta la scure giudiziaria della Dda di Catanzaro. L’operazione “Stige” ha colpito fortemente il clan Farao-Marincola, egemone su quel territorio ma con ramificazioni nel crotonese, in Germania e, soprattutto, nel Nord Italia, come sottolineato nell’ultima relazione della Dia del 2021.

    Il processo Stige

    Stige «è una delle più grandi operazioni degli ultimi 23 anni per numero di arrestati» disse il procuratore Nicola Gratteri subito dopo l’operazione. E aggiunse che «ormai nelle istituzioni locali la ‘ndrangheta ha messo suoi uomini funzionali agli interessi dell’organizzazione criminale». Difatti, Stige portò agli arresti anche il sindaco di Cirò Marina e presidente della Provincia di Crotone, Nicodemo Parrilla, poi condannato in primo grado per concorso esterno. Non c’era di mezzo solo la politica, però. Le ramificazioni ‘ndranghetistiche si estendevano nei più svariati settori. Lo stesso procuratore aggiunto Vincenzo Luberto spiegò: «Non possiamo più parlare di infiltrazione dei clan nella vita economica, ma siamo di fronte a una immedesimazione tra ‘ndrangheta e imprenditoria».

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    Il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri (foto Tonio Carnevale)

    Sotto quest’ultimo aspetto, l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti nella proposta allegata al decreto di scioglimento scrisse: «Gli accertamenti svolti in sede di indagini hanno interessato la cornice criminale e il contesto ambientale ove si colloca l’ente con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le consorterie locali e hanno evidenziato come l’uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato nel favorire soggetti e imprese collegati direttamente e indirettamente ad ambienti controindicati». Il processo Stige ha portato ad un fiume di condanne in primo grado, mentre per molti di quelli che hanno scelto il rito abbreviato, è già giunta la condanna in appello.

    Un permesso che fa discutere

    Nel 2020 Cirò Marina è tornata alla normalità amministrativa con un voto che ha premiato l’ex assessore comunale al bilancio, simpatizzante di Forza Italia, Sergio Ferrari. Quest’ultimo ha battuto alle urne l’esponente del Pd Giuseppe Dell’Aquila. Oggi Ferrari è, al pari del suo predecessore Parrilla, presidente della Provincia di Crotone.

    Il sindaco Ferrari con il sottosegretario Dalila Nesci

    Il sindaco di Cirò Marina non si esime dal partecipare ad iniziative sulla legalità. Per esempio era di recente al convegno cittadino “Sport: giovani e legalità”, alla presenza, tra gli altri, della prefetta di Crotone Maria Carolina Ippolito e del colonnello della Legione Carabinieri del Comando Provinciale di Crotone, Gabriele Mambor. Ma ha ricevuto anche la visita dello scorso ottobre della sottosegretaria al Sud, la pentastellata Dalila Nesci. Il tema quel giorno era la necessità di «coniugare legalità e sviluppo».

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    Il permesso rilasciato dal Comune di Cirò marina alla Signor Padel Srls di Giuseppe Farao

    Farà discutere ora, però, un permesso di costruire (il numero 18 del 1 giugno 2022) rilasciato per l’intervento di “realizzazione di una tensostruttura da adibire a campo da Padel con relativi servizi da ubicare in Loc.ta Taverna Comune di Cirò Marina (KR)” su un terreno qualificato come “Uliveto” dal catasto.

    Padel e ‘ndrangheta

    Ad ottenerlo, previo il pagamento a favore del Comune di 9.859,43 euro di oneri concessori, è il “proprietario”, nonché amministratore unico e legale rappresentante della ditta “Signor Padel Srls”, Giuseppe Farao. A suo carico, nell’ambito del processo Stige, risulta una condanna in primo grado a 13 anni e 6 mesi di reclusione  per associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori aggravato dall’agire mafioso.

    La cattura di Silvio Farao

    Giuseppe Farao è figlio del boss Silvio Farao (condannato, invece, a 30 anni nello stesso processo) ed è stato condannato anche alle pene accessorie dell’incapacità a contrarre con la pubblica amministrazione per 5 anni, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici a all’interdizione legale durante l’espiazione della pena.

    La “Signor Padel Srls”

    Sul sito della società, contenente anche l’apposito volantino sulla prossima “nuova apertura”, si legge che il progetto Signor Padel Srls «è in fase di realizzazione, siamo in attesa di ricevere i campi per l’installazione», specificando che “I nostri campi di padel a Cirò Marina sono di ultima generazione” e che il Padel “può essere anche semplicemente un’occasione di incontro e di “ritrovo”…può essere un’attività praticata da tutta la famiglia”.

    La società, nata il 19 gennaio di quest’anno (quindi, dopo la sentenza Stige, risalente agli inizi del 2021) ha come codice Ateco 749099 “Altre Attivita’ Professionali Nca” come attività prevalente (possono rientrare, sotto questa codificazione, ad esempio, attività di intermediazione aziendale, ad esempio per la compravendita di piccole e medie imprese e attività di intermediazione per l’acquisto e la vendita di licenze d’uso) e il codice 93113 “Gestione Di Impianti Sportivi Polivalenti”, come attività secondaria.

    Farao e Garrubba, il signore e la signora Padel

    Amministratore unico e legale rappresentante dell’impresa è Giuseppe Farao (che risulta residente allo stesso indirizzo in Cirò superiore dove risultavano residenti all’epoca dell’ordinanza cautelare di Stige, i boss Giuseppe e Silvio Farao, suo zio e suo padre). Come socia unica, invece, è presente Antonietta Garrubba, sua moglie, che è anche la proprietaria del terreno (qualificato dal catasto come “uliveto” con un reddito agrario di 5,86) su cui dovranno sorgere i campi di Padel.

    Il capitale sociale conferito alla società alla sua nascita di gennaio scorso è stato di 500 euro, mentre i soli oneri concessori pagati al Comune di Cirò Marina (alla fine di aprile) per il permesso di costruire sono stati, come si è detto pari, a 9.859,43 euro.

    L’ex latitante Giuseppe Nicastri

    Il progetto, come si legge nella relativa pratica edilizia, è stato presentato dall’architetto Giovanni Ciccopiedi di Cirò superiore, che ne è anche il progettista e il direttore dei lavori. Ciccopiedi, non condannato né indagato, è il nipote di Giuseppe Nicastri, esponente di rilievo della cosca Farao-Marincola e noto pregiudicato ex latitante. Il fratello di quest’ultimo, Leonardo Nicastri, viene definito dalla Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri «medico di professione, persona particolarmente vicina ai componenti la famiglia Farao».

    Farao: prima del padel, le lavanderie

    Nella sentenza Stige si legge che «la cosca Farao-Marincola monopolizzava ‘ndranghesticamente i servizi di lavanderia industriale attraverso le società “Wash Plus s.a.s.” e la “Industrial Laundry s.r.l.” entrambe riconducibili a Giuseppe Farao (detto “Peppone”), figlio del capo-cosca promotore Silvio Farao».

    Per i giudici del Tribunale di Crotone (e per la Dda di Catanzaro), Giuseppe Farao «gestiva per conto della cosca diverse imprese, operanti nel settore della lavanderia industriale che lavoravano in regime di monopolio grazie all’appartenenza alla famiglia Farao nonché alla collaborazione di sodali appartenenti alla consorteria cirotana e altri locali affiliati».

    La Wash Plus s.a.s., società che si occupava di lavanderia industriale, nacque nel 2007 con un capitale sociale di mille euro e due soci («fasulli», disse espressamente il boss Giuseppe Farao durante un colloquio in carcere). Due anni dopo, nella compagine societaria entrò direttamente Giuseppe Farao.

    Da una società all’altra

    Il giovane nipote del boss, il 24 ottobre 2012 costituiva una nuova società operante nel medesimo settore del lavaggio industriale, la Industrial Laundry s.r.l., con capitale sociale di 25mila euro. Le quote di quest’ultima venivano poi suddivise in 17.500 in capo a lui (che era amministratore unico) e 7.500 euro in capo a Antonietta Garrubba, che divenne poi sua moglie. Pochi giorni dopo, Farao cessava la qualità di socio della Wash Plus s.a.s. e il 25 febbraio 2013, dopo soli 4 giorni dal recesso, la Wash Plus conferiva parte del suo capitale, 90mila euro, proprio alla Industrial Laundry srl di cui Farao era socio e amministratore.

    Introiti incompatibili

    «Questa successione di società nel medesimo business, è stata esercitata attraverso una serie di operazioni societarie, a seguito delle quali l’azienda della prima società è confluita nella seconda, entrambe di fatto amministrate e gestite da Giuseppe Farao come delegato della cosca», scriveva il Gip De Gregorio a fine 2017.

    Come si legge, inoltre, nella sentenza di primo grado, «con un investimento iniziale di soli 8mila euro (immediatamente rientrati sul suo conto) Giuseppe Farao nel 2013 ha acquisito la titolarità e la piena gestione di un’impresa fortemente capitalizzata (mediante conferimenti di 115mila euro oltre riserve accantonate) perfettamente avviata e senza alcuna posta passiva».

    La Wash Plus raggiunse un volume d’affari nel 2012 di 575.325 euro, mentre la Industrial Laundry di 566.283,00 l’anno successivo. Introiti, secondo giudici e inquirenti, incompatibili con la situazione reddituale di Giuseppe Farao e della moglie.

    Padel e Farao, interverrà la Prefettura?

    La legge regionale n. 9 del 26 aprile 2018 recante: “Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della ‘ndrangheta e per la promozione della legalità, dell’economia responsabile e della trasparenza” all’articolo 28 impone il rilascio del permesso di costruire previa acquisizione della comunicazione antimafia, ma solo per interventi dal valore superiore a 150mila euro. Si deve presumere, quindi, rispetto al permesso di costruire rilasciato dal Comune di Cirò Marina al figlio del boss Silvio Farao, che l’intervento richiesto inerente il progetto presentato, sia al di sotto di tale soglia.

    Vedremo nel prosieguo se, in merito all’attività societaria posta in essere da Farao quale amministratore unico della Signor Padel srls (unitamente alla moglie) la Prefettura di Crotone interverrà con una informazione antimafia ai sensi dell’articolo 91 del D.lgs. 6 ottobre 2011, n. 159 (codice antimafia), anche alla luce delle citate pene accessorie (in primis il divieto di contrarre con la P.A.) alla condanna per associazione mafiosa di Giuseppe Farao.

  • Cannabis terapeutica e “trasversale”: la proposta di legge in Calabria

    Cannabis terapeutica e “trasversale”: la proposta di legge in Calabria

    Presentata una proposta di legge per legalizzazione della Cannabis terapeutica. Un testo firmato da consiglieri regionale di varia estrazione politica. Il testo porta la firma del promotore Ferdinando Laghi (De Magistris presidente) e degli altri membri della commissione Sanità: Michele Comito (Forza Italia); Amalia Bruni (Gruppo Misto); Giuseppe Graziano (Udc); Simona Loizzo (Lega); Giuseppe Neri (Fratelli d’Italia).

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    La sede del Consiglio regionale della Calabria

    Si tratta di «un elemento di civiltà che vuole mettere la Calabria al pari delle più avanzate Regioni italiane, ma non solo». Sono parole espresse dal promotore della proposta di legge Ferdinando Laghi. Che continua: «Si tratta infatti di uno strumento importante per ridare un aspetto del diritto alla salute a persone assai sofferenti che, finora, non hanno potuto averlo riconosciuto. O che hanno paradossalmente subito, in assenza di una legge regionale attuativa delle disposizioni nazionali vigenti, addirittura problemi e traversie legali».

    Laghi ricorda il caso del giovane «Cristian Filippo, affetto da fibromialgia, mandato sotto processo a Paola per la coltivazione di poche piantine di cannabis, con le quali alleviare i dolori determinati dalla malattia. Non deve più ripetersi.

    Gli italiani non hanno potuto votare, invece, per la depenalizzazione dell’uso personale della cannabis. La Corte costituzionale ha bocciato il quesito posto nel referendum.

     

  • “Alla Salute”: on line il video di Jovanotti girato a Scilla e Gerace

    “Alla Salute”: on line il video di Jovanotti girato a Scilla e Gerace

    Da oggi è on line il video della canzone di Jovanotti “Alla Salute” girato in Calabria. Lorenzo Cherubini, 55 anni e non sentirli, diventa guida una banda per le strade di Gerace e poi canta su una barca nel mare davanti a Chianalea di Scilla. Il regista del video è un talento calabrese come Giacomo Triglia, che ha realizzato lavori per altri musicisti importanti come Dario Brunori.  Il videoclip è stato realizzato in collaborazione con la Calabria Film commission guidata dal neo presidente Anton Giulio Grande.

    Jovanotti tornerà in Calabria per il doppio appuntamento (12-13 agosto a Roccella Jonica) del Jova Beach party 2022.

  • Versace punta sulla Calabria: il nuovo spot a Capo Vaticano

    Versace punta sulla Calabria: il nuovo spot a Capo Vaticano

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    Versace torna a casa e adagia la sua nuova collezione sugli scogli di Capo Vaticano, baciati dalle onde e dal sole di questo caldissimo inizio d’estate. Il 15 luglio saranno 25 anni dalla morte del fondatore, l’indimenticato Gianni Versace. Ed è proprio nella sua Calabria che la maison di moda torna per la nuova campagna pubblicitaria La Vacanza lanciata oggi sui canali wordwide.
    La location scelta è la spiaggia di Grotticelle di Ricadi, una meravigliosa insenatura di sabbia bianca e acqua color cobalto circondata dalle scogliere e dominata dal promontorio di Capo Vaticano.

    Versace sceglie la Costa degli Dei

    Foulard, costumi, tacchi vertiginosi, stampe colorate che si abbinano a nuove silhouette sartoriali: gli iconici codici della casa di moda sono incastonati nella bellezza selvaggia della Costa degli Dei ripresa in pochi essenziali dettagli. In sottofondo si sente il rumore del vento e quello della risacca. “Mesmerize, Tantalize, Versace” è uno dei refrain della campagna pubblicitaria la cui testimonial è la modella 21enne Iris Law, figlia dell’attore Jude Law. È lei il volto scelto da Versace per incarnare, negli scatti di Camille Summersvalli, sensualità e passione tra le acque cristalline di Capo Vaticano.

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    La Calabria di Versace  contro i cliché di Muccino

    Quasi un remake di quanto già fecero Dolce&Gabbana, che diedero una visibilità internazionale alla loro Sicilia. Sulla stessa scia, la scelta di campo di Versace potrebbe imporre l’immaginario calabrese all’attenzione di una smisurata platea. Dopo la sponsorizzazione di Jovanotti che nelle scorse settimane ha girato il suo nuovo video della canzone Alla salute (diretto dal regista calabrese Giacomo Triglia) tra Scilla e Gerace, la Calabria pare vivre il suo momento d’oro. E riscattarsi da campagne pubblicitarie a pagamento, come lo spot di Gabriele Muccino commissionato dalla Regione Calabria e costato un milione e mezzo. In cui, più che promuovere il territorio, venivano riesumati stereotipi e cliché.

     

     

     

     

  • Lettere dal carcere: «Ho visto mia madre nella bara in videochiamata»

    Lettere dal carcere: «Ho visto mia madre nella bara in videochiamata»

    Francesco è detenuto nel carcere di Cosenza. Il suo fine pena è fissato per ottobre 2022. Ma il dolore che filtra dalle sue lettere è evidentemente molto più grande del debito che sta per finire di scontare con la giustizia. Dice di non avere nessuno al mondo, a parte la madre. Che però è morta lo scorso 8 maggio senza che lui potesse dirle addio. Ha potuto darle un ultimo saluto, sì, ma solo in videochiamata. E solo quando lei era già morta, in una bara, attraverso lo schermo di uno smartphone.

    Una storia ordinaria sofferenza

    La sua storia, assicura Sandra Berardi dell’associazione Yairaiha, è «molto più frequente di quanto si possa immaginare». Le due lettere che Francesco le ha scritto dal carcere di Cosenza sono datate 22 aprile e 11 maggio. Ma sono arrivate alla onlus intorno al 20 maggio, per cui «non è stato possibile intervenire in nessuna maniera».

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    Il carcere di Cosenza

    La malattia

    Nella prima Francesco manifesta «un disperato bisogno di aiuto». È recluso nel reparto alta sicurezza, benché sia stato condannato per «un reato comune» e gli restino meno di 6 mesi da scontare. Dice di beneficiare di permessi premio da due anni perché la madre è malata: tumore maligno al fegato, le hanno sospeso pure la chemioterapia. A Pasqua il primo no alla richiesta di permesso. «Il magistrato, assieme agli educatori ed alla direttrice, hanno stabilito che i permessi, anche quelli Covid, li danno ogni 45 giorni».

    Un focolaio nel carcere

    In effetti in quel reparto, nel momento in cui scrive (22 aprile), sarebbero «quasi tutti contagiati», lui compreso. «Mentalmente sono distrutto: mancano gli educatori – scrive Francesco – e mi dicono che non posso richiedere altri permessi. In questa situazione non so più dove sbattere la testa. Necessito disperatamente di un aiuto; non auguro a nessuno di avere la madre morente e trovarsi chiuso dietro 4 mura dove ti vengono negati i tuoi diritti».

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    Nessuna risposta

    Quando scrive la seconda lettera la madre è già morta. Glielo ha comunicato un ispettore di sorveglianza e, il giorno dopo, gli hanno concesso la videochiamata. «Malgrado avessi mandato la richiesta per un permesso premio per starle vicino nell’ultimo periodo della sua vita, mi è stato rigettato». Poi, allegando il certificato di morte, ha presentato la richiesta di permesso di necessità per poter andare al funerale. Non gli è stato concesso dal magistrato di sorveglianza, «che non si è degnato nemmeno di rispondere».

    «È tortura»

    Lui la chiama tortura. Anzi, dice che «non esiste tortura peggiore». Ora vuole solo che la sua storia sia raccontata fuori dalle mura in cui è recluso perché questo non accada più a nessuno. «Io avevo solo mia madre – scrive – e, ormai, non ho più nessuno né un posto dove andare. Ormai a me hanno tolto la voglia di vivere».

    L’incontro con l’attivista

    Una madre in fin di vita, fa notare Berardi, è, per qualsiasi persona, un evento tragico, doloroso. Ancor più se la morte arriva dopo una lunga malattia. «Francesco – racconta l’attivista che ha fondato Yairaiha – l’ho incontrato una sola volta, durante una ispezione. Dalla chiacchierata che facemmo emerse l’amore per la madre, il desiderio di poterle stare vicino, la volontà di cambiare vita anche, e soprattutto, per lei».

    Rieducazione o vendetta?

    Un legame, un pensiero costante, che è rimarcato anche in altre lettere che Francesco scrive all’associazione ormai da qualche anno. «Una figura senz’altro positiva nella sua vita, non una di quelle “frequentazioni con soggetti controindicati” registrate nelle informative di p.s. fino al 2008, piuttosto uno stimolo – osserva ancora Berardi – ad operare quel cambiamento che il carcere si propone quale fine della pena».

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    La possibilità di rimediare

    Il Got (Gruppo di osservazione e trattamento) avrebbe dovuto, secondo l’attivista, «mettere a valore» l’elemento positivo del rapporto con la madre «per permettere a Francesco di recuperare gli sbagli del passato». Magari «anche facendo un piccolo strappo alla regola laddove non ci fossero stati i requisiti; oppure suggerendo di presentare subito la richiesta di permesso di necessità in vece del permesso premio perché Francesco aveva tutto il diritto di beneficiare di un permesso di necessità».

    Cosa dice la legge

    L’articolo 30 della legge sull’Ordinamento penitenziario recita: «Nel caso di imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente, ai condannati e agli internati può essere concesso dal magistrato di sorveglianza il permesso di recarsi a visitare, con le cautele previste dal regolamento, l’infermo. Agli imputati il permesso è concesso dall’autorità giudiziaria competente a disporre il trasferimento in luoghi esterni di cura ai sensi dell’articolo 11. Analoghi permessi possono essere concessi eccezionalmente per eventi familiari di particolare gravità».

    La pietà perduta

    Nel caso riguardante il carcere di Cosenza però il magistrato di sorveglianza non ha risposto. «Dimenticandosi – conclude amaramente Berardi – del suo ruolo di garante principale della correttezza dell’esecuzione penale che dovrebbe essere sempre ispirata, e guidata, da quei principi di umanità e dignità espressi dall’articolo 27 della nostra Costituzione». Vedere attraverso un anonimo cellulare la madre nella bara «è tortura». Un atto «di una brutalità mostruosa del quale dovremmo vergognarci tutti se avessimo ancora il senso della pietas».

  • Faide, figli e portaborse: Catanzaro pronta a votare

    Faide, figli e portaborse: Catanzaro pronta a votare

    A Catanzaro – nonostante la decantata riscoperta o, comunque, il solito riscatto della “catanzaresità” tipico delle elezioni amministrative – il voto sta assumendo sempre più i tratti di una sfida nazionale. Lo dimostra l’attenzione mediatica di molte testate nazionali, decisamente maggiore a quella rilevata nella scorsa tornata del 2017. Ma anche la sfilata di leader che si sono presentati – o che a breve arriveranno – nella città dei tre colli.

    Certo, alcuni di loro (si vedano Giorgia Meloni e Enrico Letta) arrivano con la premura di mettere toppe a profondi imbarazzi. Sono lì a cercare di arginare spaccature. O, anche, a salvare il salvabile. Altri poi, come ad esempio Matteo Salvini, sono stati praticamente bollati come “indesiderati” dai relativi candidati.
    Quanto ai partiti, invece, a impazzare sono scissioni, riesumazioni, liquefazioni, sdoppiamenti, camuffamenti di simboli, giochi delle tre carte. In sintesi: un gran casino.

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    Gli assessori Danilo Russo e Alessandra Lobello con il presidente del consiglio comunale Marco Polimeni (al centro)

    Catanzaro alle elezioni: Azzurri sbiaditi

    Forza Italia è stato il partito di riferimento del ventennale sindaco Sergio Abramo. Ha dominato elettoralmente in città per decenni, ma ora si cela dietro il brand Catanzaro Azzurra, una lista a favore dell’ex Pd Valerio Donato. La capeggia il presidente del consiglio comunale uscente ed ex portaborse di Baldo Esposito: Marco Polimeni. Il senatore Giuseppe Mangialavori ha affidato a lui il coordinamento cittadino di Forza Italia dopo l’uscita dell’ex presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini, dell’assessore Ivan Cardamone (andati in Noi con l’Italia) e dello stesso sindaco Abramo (finito in Coraggio Italia).

    Mimmo Tallini, ex presidente del consiglio regionale

    In Catanzaro Azzurra alle elezioni si presenteranno vari assessori uscenti. Quella al Turismo, Alessandra Lobello, il cui padre, Francesco, è stato nominato autista del già citato Baldo Esposito nel 2020. Ma anche Nuccia Carrozza (Pari opportunità) e Danilo Russo (Personale). Insieme a loro, il consigliere comunale Ezio Praticò e lo storico consigliere provinciale e comunale Giulio Elia, nel 2020 nominato portaborse dell’esponente di centrosinistra Francesco Pitaro.

    Curiosità: in lista è presente il lametino Paolo Marraffa. È parente di Cettina Marraffa, già presidente del movimento apostolico sciolto dal Vaticano lo scorso anno (poco prima delle dimissioni del vescovo Bertolone) e figlio della attivista del M5S di Lamezia Terme, Dora Rocca. Insomma, di storici forzisti non se ne vedono. Sarà per questo che, finora, Roberto Occhiuto non si è pronunciato sulle elezioni amministrative di Catanzaro, limitandosi a fare gli auguri a tutti i candidati. Né risultano in programma discese di big azzurri.

    Coraggio Italia: la faida

    Coraggio Italia in Regione sostiene il centrodestra di Occhiuto. A Pizzo il centrosinistra. A Vibo Valentia si colloca all’opposizione dell’esecutivo guidato dalla forzista Maria Limardo. E a Catanzaro? È letteralmente scoppiato, facendo emergere la faida tra Sergio Abramo e Francesco De Nisi.

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    Francesco De Nisi (a sinistra) con Valerio Donato

    Il “big” Frank Santacroce, uscito dal partito dopo le Regionali e dato in un primo momento in avvicinamento alla Lega, è main sponsor di “Azione Popolare” a sostegno di Antonello Talerico. Sergio Abramo, rimasto politicamente vicino al deputato Maurizio D’Ettore e al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, dopo un primo avvicinamento al citato Talerico, è divenuto sponsor della candidatura della meloniana Wanda Ferro. E ha inserito (curiosamente) i candidati espressione di Coraggio Italia, come il membro della direzione nazionale Dario Gareri, nella lista con il simbolo di Fratelli D’Italia.

    Le scelte di De Nisi per le elezioni a Catanzaro

    Francesco De Nisi, consigliere regionale di Coraggio Italia, invece è divenuto il mese scorso segretario regionale di Italia al Centro. A capeggiare l’omonima lista che sostiene Valerio Donato è la consigliera comunale uscente e signora delle preferenze nel quartiere Aranceto, Anna Altomare, con il supporto attivo dell’ex assessore comunale allo sport Giampaolo Mungo, condannato in primo grado per traffico di influenze.

    De Nisi ha nominato coordinatore per Catanzaro di Italia al Centro è il consigliere comunale Andrea Amendola, ex autista del già citato Tallini e indagato per truffa nell’ambito dell’inchiesta Gettonopoli. Amendola è ispiratore della lista Catanzaro prima di tutto, formazione in cui si candidano l’assessora comunale all’Ambiente uscente Lea Concolino (il cui parente Salvatore Aloi è portaborse di De Nisi, mentre lei stessa lo è stata di Tallini negli anni scorsi) e la consigliera comunale ex talliniana Manuela Costanzo. Con loro anche Danilo Gironda, cugino di Valerio Donato e fratello del consigliere comunale Francesco Gironda rinviato a giudizio per corruzione nell’ambito del processo “Corvo”.

    Il consigliere comunale Francesco Gironda, cugino di Valerio Donato

    Viscomi si smarca

    Non farà notizia, ma occorre dirlo: il Pd si è diviso. Volti noti, storici dirigenti e amministratori sono transitati con il candidato Valerio Donato. Alcuni di loro sono candidati nella lista Rinascita e nella lista Avanti, promossa dai fratelli Fabio e Roberto Guerriero. Sono molto vicini al ministro Andrea Orlando, ma ora strizzano l’occhio a Matteo Renzi e Italia Viva.

    Antonio Viscomi (a sinistra) con Nicola Fiorita

    Sta facendo discutere tra i dem, però, il mancato apporto alla lista per le comunali, a sostegno di Nicola Fiorita, del deputato del Pd Antonio Viscomi. «Non è riuscito ad indicarci nemmeno un nome per la lista» si lamentano i dirigenti locali. Eppure, nonostante l’invito del responsabile enti locali del partito, Francesco Boccia, a candidarsi in prima persona, Viscomi se l’è data a gambe. Lapidaria la sua chiosa: «Ci si candida dove si vive». Peccato che nemmeno nella “sua” Pizzo abbia dato seguito all’invito del nazionale, a differenza della ex candidata alle regionali e oggi presidente regionale del Partito, Giusy Iemma.

    Portaborse e parenti

    A “sbarrare la strada” della Iemma su Catanzaro ci hanno pensato i malefici del Partito. Ricandidatura quindi per la giovane esponente dem Arianna Luppino, compagna dell’ex portaborse cicontiano Andrea Iemma, fratello di Giusy. A proposito di portaborse, nella lista Pd per le comunali troviamo Nadia Correale, cognata del segretario cittadino Fabio Celia (che è candidato capolista), nonché sorella di Giuseppe Correale, portaborse del consigliere regionale Ernesto Alecci.

    Il segretario provinciale del Pd Domenico Giampà con il segretario regionale Nicola Irto

    Presente anche Fabrizio Battaglia, figlio di Marziale, consigliere comunale di Isca sullo Ionio, già vicepresidente della Provincia e oggi autista del citato Alecci. Posto in lista pure per Giancarlo Devona, anch’esso portaborse di Alecci, ma con un particolare: è di Crotone, città dove è stato assessore comunale, mentre oggi il fratello Andrea è consigliere.

    Fabrizio Battaglia è il figlio di Marziale Battaglia, autista di Ernesto Alecci

    Elezioni, la balena bianca si è arenata a Catanzaro

    La collocazione dell’Udc in vista delle amministrative di Catanzaro ha riempito le pagine dei giornali locali per settimane. Da una parte, Vincenzo Speziali (con il placet del segretario nazionale Lorenzo Cesa) aveva la delega a comporre la lista in città a sostegno di Antonello Talerico. Dall’altra, il consigliere uscente Giovanni Merante e il presidente nazionale Antonio De Poli spingevano per sostenere Valerio Donato.

    Risultato: Merante è candidato con la lista espressione del candidato sindaco ex Pd, ma dello scudocrociato si sono perse le tracce su tutti i fronti. I big che si erano avvicinati al partito – come l’ex candidato regionale Baldo Esposito ed il consigliere comunale e provinciale Sergio Costanzo – hanno virato verso altri lidi. L’ex presidente della commissione Sanità alle prossime elezioni sostiene Catanzaro Azzurra. Costanzo, invece, è a capo della lista del suo movimento, Fare per Catanzaro, insieme alla consigliera uscente Cristina Rotundo.

    Sergio Costanzo con Valerio Donato (a destra)

    Anche qui, un piccolo particolare: Costanzo è a processo per truffa per la sua presunta assunzione fittizia presso l’azienda Zoomarket di Salvatore La Rosa (anch’esso imputato). Secondo gli inquirenti, Costanzo avrebbe ricevuto un rimborso complessivo, da gennaio 2016 a dicembre 2018 di 78.749,00 euro. Per questo la Giunta comunale, su proposta dell’assessore Danilo Russo (oggi, come si è detto, candidato con Catanzaro Azzurra nella stessa coalizione di Costanzo) ha deliberato con atto 275 del 22 giugno scorso di costituirsi parte civile nel processo penale (R.G.N.R. 4961/2018 pendente dinanzi al Tribunale di Catanzaro) a carico, tra gli altri, proprio del consigliere comunale Costanzo. La circostanza starebbe causando non pochi imbarazzi al candidato sindaco Donato.

    Wanda e i giovani

    Alla fine è venuta Giorgia Meloni a mettere una toppa dopo le giravolte “donatiane” di Wanda Ferro, con l’imprimatur ad una candidatura di rappresentanza partitica della commissaria regionale.
    Una candidatura “fake”, perché la deputata catanzarese ben poteva essere la candidata unitaria di tutto il centrodestra fin dalla prima seduta delle trattative ai tavoli tra i big. Ha preferito, però, concentrarsi su “trame” che hanno condotto alla creazione della candidatura di Valerio Donato (il quale, fino a poche settimane prima, ospitava le riunioni sulla candidatura di Nicola Fiorita nel suo studio), salvo poi usare come “scudo umano-politico” prima l’assessore regionale Filippo Pietropaolo poi Rino Colace, l’ex coordinatore di Noi con l’Italia.

    Luana Tassone, ex attivista del Movimento 5 stelle

    Oggi, con una sola lista composta prettamente da giovani (i portatori di voti e consiglieri uscenti vicini al consigliere regionale Antonio Montuoro sono candidati nella lista “Progetto Catanzaro” con Valerio Donato), svolge una campagna elettorale per “contarsi” (e per contare?). Tra i candidati troviamo personalità politicamente curiose come Carmen Chiefalo, commessa che sui social si dichiara di centrosinistra, Elisabetta Condello, che su Facebook scrive di lavorare come “Fan di Marco Carta”, cantante per cui, evidentemente, stravede. Ma anche l’ex attivista del M5S Luana Tassone (in lizza per diventare candidata sindaca dei pentastellati nel 2017) e l’estetista Maria Giovanna Moniaci.

    Pittelli e Pietropaolo

    Oltre loro, però, troviamo i “pittelliani”. Già, perché tra i candidati spunta Francesco Saverio Nitti, il commercialista comparso nelle intercettazioni della “vicenda Copanello” con l’ex parlamentare imputato nel maxi-processo Rinascita-Scott, Giancarlo Pittelli. Presente anche Luca De Nardo, che della figlia di Pittelli è il fidanzato.
    Gaetana Pittelli, inoltre, ha in comproprietà con l’assessore regionale Filippo Pietropaolo (usufruttuario risulta il padre Giancarlo) un immobile a Catanzaro, in piazza Roma 9. Un indirizzo non casuale, dato che la “Roma 9 s.r.l.” era la società che aveva proprio Pietropaolo quale amministratore unico.

    Luca de Nardo candidato di Fdi e fidanzato con la figlia di Giancarlo Pittelli

    Tramite la società veniva acquistato un «immobile di cui figuravano solo formalmente intestatari lo stesso avvocato Pittelli e Pietropaolo Filippo, nella qualità di amministratore unico della Roma 9 s.r.l., ma sostanzialmente destinato alla nuova allocazione dello studio Pittelli» (come si legge nel decreto di perquisizione e sequestro datato 26 novembre 2008 della Procura di Salerno, emanato nell’ambito dei procedimenti a carico delle toghe catanzaresi).

    Nessun amico da sistemare

    E se la Meloni a Catanzaro ha dichiarato che Wanda «non ha amici degli amici da sistemare» con le elezioni, allora verrebbe da chiedersi come mai il figlio di Michele Traversa, Cesare, sia portaborse dell’assessore Filippo Pietropaolo, mentre la compagna (nuora dell’ex parlamentare e sindaco) Valentina Talarico è assunta presso aziende riconducibili allo stesso assessore regionale. E verrà anche da chiedersi se il risultato che conseguiranno sarà offerto in dote dalla Ferro all’ “amico” Valerio Donato nel probabile ballottaggio, con buona parte delle critiche a Lega e Forza Italia che, per dirla alla Meloni, «non stanno nella loro metà campo».

    Cesare Traversa
  • La conduttrice di Vicenza al bambino di Cosenza: «Verrete qui a chiedere lavoro»

    La conduttrice di Vicenza al bambino di Cosenza: «Verrete qui a chiedere lavoro»

    Le polemiche tra cosentini e vicentini non sembrano fermarsi. Dopo l’episodio del tifoso del Vicenza che ha chiamato “scimmie calabresi” (guarda il video) i tifosi del Cosenza all’uscita dello stadio Menti, si è verificato un altro fatto spiacevole. Una vicenda riportata dal giornale on line Open. Al termine della partita, ritorno dei Playout di serie B al San Vito-Marulla, un bambino si avvicina con il padre al microfono dell’inviato di una tv veneta. Dicendo: Lupi si nasce. Da studio la conduttrice di Terzo Tempo biancorossa, Sara Pinna, ha detto al ragazzino: «Non ti preoccupare che venite anche voi in Pianura a cercare qualche lavoro».

    Il papà del tifoso rossoblù: «La Padania deve tanto ai meridionali»

    Non si è fatta attendere la risposta del papà del piccolo tifoso cosentino. Che sui social -. riporta sempre Open – ha scritto: «Domenico è figlio di due imprenditori calabresi che amano la propria terra e che certamente con non poca fatica dimostrano quotidianamente di voler contribuire per migliorarla e supportarla». Ha poi aggiunto: «In ogni caso, qualora nella propria terra mancasse lavoro non ci sarebbe comunque da vergognarsi a cercarlo altrove. Dovrebbe saperlo perché la storia lo insegna se lei avesse avuto modo di studiarla, che la Padania deve tanto anche ai meridionali». E infine ha affermato: «Lei con la sua qualifica da giornalista dovrebbe ben sapere e dimostrare a coloro i quali si rivolge cosa sono etica e morale. Due qualità a lei a quanto pare sconosciute»