Categoria: Fatti

  • Camigliatello, il mistero degli alberi numerati

    Camigliatello, il mistero degli alberi numerati

    Sul piazzale dell’ingresso agli impianti di risalita di Camigliatello –  fermi,  tra l’altro, per il consueto e irrisolto problema del collaudo dei cavi – ci sono numerosi alberi alti anche oltre venti metri. Su molti di essi qualcuno ha tracciato un numero con della vernice rossa. Generalmente questa procedura prelude a un solo destino: qualcuno abbatterà quegli alberi. Solo che nessuno, tra le autorità presumibilmente competenti (Ente Parco, Regione e Comune) è stato in grado di spiegare quale sarà il destino di ben 39 pini silani.

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    Il corso principale di Camigliatello Silano

    Il sindaco di Spezzano, nel cui territorio ricade l’area interessata, in una frettolosa telefonata ha rapidamente scaricato la responsabilità sulla Regione.
    Più disponibile a fornire spiegazioni, tuttavia insufficienti, è stato il direttore dell’Ente Parco, Ilario Treccosti. Al telefono ha chiarito che non può «essere informato su tutto», ipotizzando anche che gli alberi numerati siano quelli non destinati all’abbattimento. I sopravvissuti, in pratica. Poi ci ha invitati a scrivere una mail al Parco.
    E qui è partita la battaglia delle Pec.

    Gli alberi di Camigliatello e la battaglia delle Pec

    Una prima mail certificata l’abbiamo inviata al Parco il 21 giugno, restando senza risposta. Una seconda invece, anch’essa del 21, ha avuto come destinatario il settore “Parchi e Aree naturali protette” della Regione Calabria, da cui non abbiamo avuto repliche.
    Il dipartimento “Territorio e Tutela dell’ambiente”, sempre della Regione, il 29 ci ha risposto a sua volta affermando che «In riferimento alla Pec in oggetto si fa presente che la richiesta pervenuta non è di competenza dello scrivente settore».

    La cittadella regionale di Germaneto

    Dalla Pec del settore “Agricoltura e forestazione”, invece, ci spiegano che la nostra richiesta di informazioni «si trasmette per competenza e per opportuna conoscenza». Destinatario della trasmissione è il dipartimento “Territorio e Tutela dell’ambiente”. Lo stesso, cioè, che aveva negato ogni competenza quando lo abbiamo contattato. Visto, invece, che l’Agricoltura non ha coinvolto il dipartimento “Politiche della montagna, Foreste, forestazione e Difesa del suolo” abbiamo evitato di distogliere anche gli uffici in questione dal loro duro lavoro con una email.

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    Gianluca Gallo, assessore regionale all’Agricoltura

    Una Pec, per non farci mancare nulla, l’abbiamo mandata pure all’assessore Gallo. Certo, non apre lui stesso la posta, ma qualche suo assistente l’avrà pure trovata e letta, senza però degnarsi di fornire alcuna spiegazione. In questa specie di matrioska di competenze e ruoli, abbiamo mandato Pec pure a Calabria Verde. Anche lì la posta certificata deve risultare un seccante impiccio.

    Chi martella taglia

    Ma il bello viene adesso. Perché se numerare gli alberi vuol dire probabilmente segnare quelli da tagliare – o da salvare, secondo l’ipotesi di Treccosti – quanto si vede a Camigliatello è piuttosto bizzarro.
    Il modo corretto per realizzare il taglio di alberi in area boschiva è quello di procedere alla “martellatura”. È una pratica che impone l’apposizione di un sigillo col simbolo dell’Ente che ha scelto quanti e quali alberi abbattere, tramite appunto la martellatura da fare alla base del tronco dell’albero. Tutto questo al fine di conoscere sempre chi lo ha tagliato. Senza tale sigillo “martellato” adeguatamente dove tutti possano trovarlo, il taglio potrebbe essere opera di chiunque.

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    Uno degli alberi senza martellatura a Camigliatello

    Attorno a questi alberi numerati a Camigliatello fioriscono le ipotesi. Qualcuno parla di salvaguardia delle macchine poste sotto gli alberi, sulle quali d’inverno potrebbero cadere ammassi di neve. Altri sostengono si tratti di un semplice allargamento del parcheggio stesso. Non manca nemmeno chi con un’alzata di spalle assicura che ogni tanto qualcuno traccia numeri sui tronchi, ma poi nessuno li taglia davvero.
    Se però questa volta dovesse accadere, non sapremo mai chi l’ha deciso.

  • Via col vento: a Gizzeria tornano i Mondiali di kitesurf

    Via col vento: a Gizzeria tornano i Mondiali di kitesurf

    Si rinnova l’appuntamento con i Mondiali di kitesurf a Gizzeria presso il Circolo Velico Hang Loose. Protagonisti assoluti di questa edizione 2023 saranno i più giovani: sul litorale tirrenico si terranno due eventi assoluti per A’S Youth Foil U17 e Formula Kite Youth U21 World Championships. Quest’ultima formula farà il suo debutto anche alle prossime Olimpiadi che si terranno a Parigi. Dopo la registrazione dei partecipanti all’A’S Youth Foil U17 e la cerimonia di apertura di ieri, al via da oggi al 16 luglio le regate dei giovanissimi, con premiazione e chiusura del primo evento al termine delle sfide; dal 19 al 23 luglio spazio invece al Campionato Mondiale di Formula Kite U21.

    Gizzeria: il vento termico e i Mondiali di kitesurf

    All’Hang Loose di Gizzeria, in località Pesci e Anguille, i Mondiali di kitesurf sono ormai di casa da tempo. Chi non sfrutta il vento per cavalcare le onde potrebbe preferire altre destinazioni, ma la spiaggia della cittadina del Tirreno può contare sul suo famoso vento termico che ne fa uno spot ideale quando si parla di kitesurf.
    Per i due eventi assoluti di questa edizione del Mondiale si attende l’arrivo di oltre 200 atleti da 25 paesi del mondo. E quello di appassionati della disciplina provenienti da tutta Italia. Con l’immancabile contributo dei tanti curiosi attirati dalla formula dell’organizzatore Luca Valentini, che ha saputo creare per la tappa calabrese il «giusto mix mix tra sport, adrenalina, divertimento e promozione territoriale».
    La tappa dei mondiali di kitesurf organizzata dal Circolo Velico Hang Loose di Gizzeria – in collaborazione di Calabria Straordinariaè promossa da:

    • World Sailing (Federazione Internazionale Vela),
    • IKA (International Kiteboarding Association),
    • FIV (Federazione Italiana Vela),
    • CKWI (Classe Kiteboarding e Wingsport Italia)
  • Roccella pronta per il suo Festival di filosofia

    Roccella pronta per il suo Festival di filosofia

    È Physis il tema della XIV edizione della scuola estiva di altra formazione in filosofia “Remo Bodei” di Roccella Jonica, che si svolgerà dal 22 al 29 luglio 2023. La parola chiave è greca e significa “natura”, l’idea infatti è di ripensare a questo concetto antichissimo che nell’epoca della crisi ambientale globale è al centro di molteplici interessi e preoccupazioni.

    Il tema della natura si riconnette alla riflessione sul nesso scienza-tecnica che è stato filo conduttore dei due anni precedenti: «È urgente indagare con senso critico l’impatto della tecno-scienza sull’ambiente, ossia sull’insieme delle forme di vita che popolano la Terra. La materia vivente è sotto attacco – consumata, inquinata e mercificata – e tra le specie a rischio ormai c’è anche quella umana. Allora la domanda diventa: è possibile immaginare un’altra natura?». Così si legge in un comunicato stampa del direttivo di Scholé, l’associazione organizzatrice dell’iniziativa.

    La Scuola parte il 22 luglio 2023 alle ore 18.00 nel salone dell’ex Convento dei Minimi con la lezione inaugurale del direttore Bruno Centrone (Pisa): “Physis alle origini: generazione, natura, essenza”. Seguirà un programma molto fitto, composto da una trentina di appuntamenti animati da voci filosofiche, sociologiche, filologiche, scientifiche e giuridiche: Gennaro Avallone (Salerno), Paolo Bussotti (Udine), Fortunato Maria Cacciatore (Cosenza), Giancarlo Cella (Pisa), Claudio De Fiores (Napoli), Arianna Fermani (Macerata), Cristiana Franco (Siena), Anna Maria Urso (Messina).
    Le lezioni, gli inviti alla lettura e gli incontri serali, che toccheranno come d’abitudine diversi luoghi e spazi di Roccella, saranno trasmessi anche on-line tramite Zoom. La Scuola è libera perché si autofinanzia e da qualche giorno Scholé ha rilanciato la campagna “Think Sharing” finalizzata a sostenere l’iniziativa.

    Per tutte le informazioni sulle modalità di partecipazione basta consultare il sito web www.filosofiaroccella.it e le pagine Facebook e Instagram. Sempre sul sito è già disponibile il programma degli incontri. La Scuola è organizzata da Scholé in collaborazione con il Comune di Roccella Jonica, l’Università di Macerata, l’Università di Pisa e Radio Roccella.

  • Zinèe, Cosenza capitale delle fanzine a ottobre

    Zinèe, Cosenza capitale delle fanzine a ottobre

    Zinèe è il primo festival delle fanzine in programma a Cosenza nella sede di Gaia (Galleria indipendente autogestita) il 7 e 8 ottobre 2023.
    «Siamo un gruppo di amici appassionati di fotografia che crede nella contaminazione delle arti e nella condivisione dei processi creativi. Abbiamo scelto di organizzare un festival di fanzine (prevalentemente fotografiche ma aperto a tutte le forme espressive) per far conoscere nel nostro territorio questo versatile e libero mezzo comunicativo che, anche se un po’ vintage, è tutt’ora molto vivace». È quanto si legge nel comunicato stampa diramato dagli organizzatori del festival.

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    La presentazione del Festival negli spazi espositivi di Gaia a Cosenza

    Che cos’è una fanzine? La sua storia pare che abbia inizio negli anni ’40 e non è altro che una pubblicazione indipendente prodotta e divulgata dallo stesso autore per diffondere la propria arte, per condividere un’idea o per sollecitare una dissertazione.
    «Una fanzine (inglesismo esprimibile in italiano coi termini rivista amatoriale o fanzina) è una pubblicazione non professionale –  si legge su Wikipedia – e non ufficiale prodotta da entusiasti di un particolare fenomeno culturale (quale un genere letterario o musicale, o un particolare fandom) per il piacere di condividere i propri interessi con altri».
    La fanzine è un mezzo completamente libero perché consente l’autoproduzione e la realizzazione dei propri progetti artistici e dei propri esperimenti creativi senza dover passare dai canali dell’editoria ufficiale, Questo lascia totale spazio all’invenzione, oltre che del contenuto artistico anche dell’aspetto formale ed estetico, permettendo sperimentazioni su formati e tecniche di stampa differenti e sull’eterogeneità dei materiali utilizzati per la realizzazione.

    «Forse il nostro desiderio – affermano gli organizzatori – di produrre creatività su carta stampata può apparire in controtendenza in questo momento storico, dal momento che immagini, testi e musica ora viaggiano a milioni sotto forma virtuale, ma forse è proprio per questo che sentiamo il bisogno di realizzare qualcosa di concreto e che possa essere toccato e condiviso. Vogliamo che Zinèe sia una festa libera che abbia lo scopo di far incontrare e mettere insieme tutti coloro che hanno voglia di condividere le proprie fanzine. La nostra ambizione mira anche al rafforzamento della cultura fotografica sul nostro territorio favorendo l’incontro e lo scambio di esperienze artistiche».

    redazione@icalabresi.it

  • Cullurielli o cuddrurieddri d’estate, ecco i vincitori del Contest

    Cullurielli o cuddrurieddri d’estate, ecco i vincitori del Contest

    Cullurielli o cuddrurieddri, questione terminologica a parte, sono una sorta di ciambelle di pasta lievitata fritta, preparata con acqua e farina, a cui i più aggiungono anche delle patate, per rendere l’impasto ancora più soffice. Immancabili nella tradizione natalizia cosentina e non solo. A Cosenza si friggono e consumano per tradizione durante la vigilia dell’Immacolata.
    Una vera leccornia per grandi e piccini, ideali come aperitivo e antipasto, mettono subito il buonumore e l’allegria in tavola.
    Sabato 8 luglio è stata di scena la prima edizione del Culluriellu Contest, iniziativa organizzata dal birrificio “à Magara” di Nocera Terinese e Slow Food Italia.
    Il contest nasce con l’obiettivo di sviluppare e far conoscere la buona gastronomia del territorio.
    La manifestazione si è concentrata su questo sfizioso fritto della tradizione calabrese al fine di diffondere sempre più il messaggio che promozione e valorizzazione del territorio passano anche dalla cultura del “saper” mangiare.
    La giuria composta da Angela Sposato di Slow Food Italia nonché esperta di gastronomia regionale, Eugenio Furia giornalista e collaboratore di Repubblica e Slow Wine,
    Guglielmo Gigliotti, ingegnere e food writer.

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    Franco Roppo Valente, uno dei vincitori del contest

    Il primo premio è andato a Franco Roppo Valente di Cleto nella categoria “miglior culluriellu classico”.
    La cosa mi rende particolarmente orgoglioso dichiara Roppo – in quanto a insegnarmi questa nobile arte è stata mia madre.
    Il premio come “miglior culluriellu contemporaneo” è stato vinto invece da Domenico Casadonte di Montepaone (in provincia di Catanzaro). Uno smacco bello e buono per i cosentini che si considerano sedicenti depositari di una tradizione. Una menzione speciale è andata ad Angela Leo di Colosimi.

  • Un giorno sul centrale di Wimbledon

    Un giorno sul centrale di Wimbledon

    Se da giocatore il tennis non ti concede errori da spettatore è un museo senza tempo, un mondo che puoi mettere in pause (“ll“) e far ripartire con un ticket anno dopo anno. Wimbledon 2023 non cambia vestito ma toglie certezze e riferimenti ad una platea da anni divisa nelle tifoserie dai semidei che hanno riscriscritto l’era open dal 2001 ad oggi.

    Applausi per Roger Federer nel Royal Box di Wimbledon

    Roger Federer come Apollo figlio di Zeus, continua a splendere senza scendere più nell’arena. Rafa Nadal al pari di Eracle ha momentaneamente dismesso la pelle di leone ma noi tutti speriamo di rivederlo ruggire sui campi regalandoci quelle epiche battaglie per conquistare il posto più in alto nella storia del tennis, King of slam. Novak Djokovic da numero 1 sembra quasi uno zio che gioca con i nipoti emergenti, continuando a insegnare loro come si diventa campioni.

    Tra questi spicca per talento ed empatia un Danil Medvedev che strizza l’occhio alla storia nella speranza di costruirsi un futuro da quinto semidio. L’erba di Wimbledon ovatta i rimbalzi e l’umore di chi come me accarezza l’idea di accedere ad un paradiso dove le linee sono di gesso ed i Campi Elisi un tennis club dove udire i racconti e gli aneddoti infiniti di questo mondo intorno ad una palla gialla fluttuante ed armonica.

    Campo Numero 1 ore 13:15: la folla acclama un Medvedev che al pari di Hermes si muove ad una velocità ed un ritmo insostenibile per 5 set. Il suo avversario Marton Fucsovic lo sa bene che rivivrà le emozioni di Ettore davanti le mura di Troia e dopo aver vinto il primo set da gladiatore troverà devastante per il suo fisico mantenere quei ritmi pur regalando al pubblico la bellezza di un tennis completo e senza tempo, fatto di serve&volley, rovesci in backspin, tuffi sotto rete e bellissimi cambi di ritmo. Finisce 3 set a 1 per il russo, ma il pubblico in piedi acclama Marton che con onore lascia il campo tra applausi e pochi rimpianti.

    Era dagli Europei della nostra amata nazionale di calcio che non provavo la tensione che tutti noi italiani conosciamo bene, allorché scende in campo Matteo Berrettini contro Alexander Zverev. Si prospetta uno scontro tra titani fatto di diritti e servizi simili alle saette di Zeus e alle martellate del Mjöllnir di Thor. Un Match dove gli italiani sugli spalti hanno perso la voce per incoraggiare un Matteo che vuole tornare in alto e che vincendo quei pochi punti che contano, quei mini-break nei tie-break porta a casa un quarto turno che ha di nuovo il sapore della storia di Wimbledon a cui ci ha abituato. Ora è tempo di lasciarvi perché un buon Pimm’s on the hill mi aspetta al tramonto, e vi assicuro il più suggestivo a cui un tennista può e deve assistere.
    Goodbye friends.

    Fabio Aloe

    maestro di tennis

  • Da Teramo un calcio alle sbarre del razzismo e al razzismo delle sbarre

    Da Teramo un calcio alle sbarre del razzismo e al razzismo delle sbarre

    Le esperienze sociali attraversano il tempo, giocano d’anticipo sulla globalizzazione e sull’imperialismo. È nella loro propria natura avere fortissime radici territoriali e grande sensibilità internazionale e internazionalista verso chi vive le stesse condizioni, separato “soltanto” da centinaia di chilometri.
    In trasferta abruzzese e laziale per lavoro incastro in modo da poter essere alla splendida settimana di musica, partite, dibattiti e cucina promossa dalla Casa del Popolo di Teramo, dietro il titolo, senza cedimento alcuno, AMA LO SPORT, ODIA IL RAZZISMO. Un programma a domani, un filo rosso nella memoria.
    Un calendario bello fitto, sentito, carico. In cartellone, riflessioni su sanità e urbanistica in città, un’iniziativa a cura del Collettivo femminista Malelingue – esperienza molto briosa e curiosa, schierata e capace di essere trasversale ad anagrafe e lavoro -, revival calcistico e dibattiti sui temi della giustizia.

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    La tifoseria del Cosenza storicamente schierata contro il razzismo e da sempre solidale coi rifugiati

    Calcio e razzismo, da Cosenza a Teramo

    Chi scrive sente un po’ di piacevole malinconia, ricordando la partecipazione di tifoserie di tutta Italia (non solo nel calcio) ai “vecchi” mondiali Antirazzisti. Che poi lì di “vecchio” invero c’era molto poco, perché le analisi di partenza erano buone, fresche e attuali: il razzismo come prodotto di marketing, come pregiudizio per escludere, come virus da fare crescere per sostituire sicurezze rubate con insicurezze presunte.
    Ora la partecipazione ultras nel sociale è meno presente (e Cosenza anzi è una piazza ancora più reattiva di troppe altre) e soprattutto si è un po’ annacquata la valenza comunitaria e politica. L’apoliticità è stata dappertutto un modo per allentare frizioni, ma anche per espellere le pratiche di alternativa dal basso che sembravano più interessanti e radicali.

    Curve e politica

    E comunque a Teramo si respira dei gradoni il senso bello, non il mettere il cappello a una tifoseria per conto di pochi, ma i ricordi umani e sportivi che rendono ogni realtà con ancora un certo attaccamento calda e rituale. A latere di partitelle e grigliate, cori e fiaccolate per i ragazzi scomparsi e cresciuti in gradinata: pratica bella, anche se non hai una sciarpa al collo o ne porti una di un’altra bandiera. Il succo è lì: politica sociale e riti della curva sono parti di una cultura individuale e collettiva; le puoi e le devi discernere. Anzi, lo facciamo tutti sempre più spesso e con un po’ di autocritica dovremmo dire che è la conseguenza di un passato prossimo nel quale invece eravamo convinti dovessero essere per forza la stessa cosa. No, non lo sono, ma le connessioni esistono ed esisteranno.

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    I Los Fastidios a Teramo

    Nell’umida bolgia del campetto Smeraldo incontro i Los Fastidios: li ascolto, certo, ma soprattutto noto una cosa che appartiene alla vita dei musicisti e dei movimentisti. Il venirsi a trovare, il cercare di vedere le cose che accadono, i temi che scaldano. A me tocca una bella tavolata con gli amici di Napoli Monitor sulla questione carcere, in particolare ergastolo e 41bis. Presente Yairaiha Onlus e ben due stand di libri: uno di storia e memoria critica locale; uno su temi di pena e giustizia. Ed è emozionante come raziocinio e militanza civile si tocchino nella folla di centinaia di persone.

    Calcio, carcere e non solo

    Questo carcere (la sua regolazione formale e i suoi effetti sostanziali) colma sempre meno le promesse di sicurezza su cui si è fondato. E sempre di più squarci totalmente inediti si aprono davanti alle ingiustizie peggiori: quando emerge la foto del sovraffollamento, della mancanza di alternative, della impunità esibita di chi ne ha la forza e dell’annullamento totale di chi è considerato ormai smorzo di carne, parte di una discarica sociale.
    Sfumature nelle sfumature: reati che potrebbero essere depenalizzati, ad esempio. Maggiore attenzione alla prevenzione culturale e sociale in caso di violenze domestiche, stato di necessità e indigenza, politica sulle droghe.

    I tanti interventi s’affollano molto più critici e policromi delle nostre relazioni scolastiche: si sta bene, c’è il piacere di commentare, di stare assieme, senza la costrizione del torto e della ragione. Risuonano naturalmente sensibilità comuni. Mi appassiono nelle ore precedenti e successive a sentire cosa succeda in una piccola città del Sud e purtroppo certi costumi e malcostumi sembrano il racconto di una nazione intera. I crolli nelle case popolari, il costo della vita, la precarietà del lavoro. Una artigianale mostra fotografica racconta il vissuto di quartieri storici e periferici, coi loro personaggi, le loro panchine, lo sporco e il pulito, la generosità e il disservizio.

    Mostra fotografica nella settimana antagonista di Teramo

    Empatia, non volemose bene

    Chiacchiero con Davide e Giovanni, metalmeccanici. Schiena e braccia di quella parte di industria che non conosce sosta, talvolta nemmeno contro la vita degli altri. Ascolto volentieri come possa declinarsi la questione di genere in terre di provincia dove altrimenti il racconto sarebbe che rivendicare diritti è lezioso, fa perdere tempo e salute. C’è la carretta da tirare. C’è una buona presenza di migranti, accolta senza l’ipocrisia del volemose bene ma con la concretezza di alcune precedenti esperienze della rete Sprar. Abbiamo buttato via il bambino ancora prima dell’acqua sporca: anzi, quella la abbiamo lasciata nella bacinella, ma sulle migrazioni “navighiamo” male e a vista. Le uniche acritiche certezze sono accordi internazionali dagli effetti incompatibili alla dignità umana.

    L’immancabile mangia e bevi come da copione

    Tanta gastronomia e lì bello pure registrare la felicità e la simpatia di chi ha lavorato ore e forse giorni e continuano a non avere e non volere sosta. Tutto senza profitto. Una squadra che segna e continua a segnare.
    Me ne vado davvero leggero: leggero di questa robustissima costituzione che pratica la sua lotta con la comunità, i legami, la libertà. Questa Teramo, popolare e frizzante, colta e curiosa, empatica e rude, mi ha colpito in bene. I baci e gli abbracci camminano da soli tra pugni chiusi e pugni in tasca. La sera placa l’afa e la cassa suona. E dovunque siano queste feste scalciano le sbarre del grigio per liberare felicità e impegno.

    Domenico Bilotti
    Docente di “Diritto delle Religioni” e “Storia delle religioni”, Università Magna Graecia

  • I talenti della South Italy Fashion Week

    I talenti della South Italy Fashion Week

    Il giardino di Villa Rendano, gioiello in stile liberty avvolto dal centro storico della città, ha fatto da palcoscenico per l’evento di punta della South Italy Fashion Week giunta alla settima edizione. Anche quest’anno Moema Academy, che promuove l’evento e di cui è direttrice artistica e organizzativa Giada Falcone, ha dato l’opportunità ai suoi allievi di confrontarsi con prestigiose maison del panorama nazionale della moda e di vivere il fermento di un vero fashion show.

    A sfilare intorno alle palme del dehor dello storico palazzo, le collezioni firmate da Saverio Palatella, Giuseppe Fata, Maison Celestino (la stessa capsule collection reduce dall’ultima Paris Fashion Week), Sabrina Persechino, Callisto Lab, Luigia Granata, insieme agli abiti realizzati dalle allieve dell’accademia. Il maestro dell’arte orafa G.B. Spadafora ha realizzato il premio, una riproduzione dell’abazia florense, consegnato nel corso della serata agli stilisti ospiti dell’evento, in quanto riconosciuti come eccellenze nel settore della moda.

    Su tacchi vertiginosi in bilico sui sanpietrini della villa, si sono alternati capi genderless a creazioni pensate per esaltare la femminilità, silhouette verticali a tagli over size, palette cromatiche ridotte a poche nuance a coloratissime texture, davanti a una platea attenta ed entusiasta. Alla consolle, Laura Rizzuti, DjLo e i Free Loves hanno fatto da colonna sonora alla performance, mentre nei saloni di Villa Rendano, trasformati nel backstage della sfilata, si respirava l’atmosfera frizzante dei grandi eventi di moda.

    «Siamo orgogliosi del progetto che abbiamo realizzato con tanto impegno ma anche tanto entusiasmo, l’emozione più grande è vedere all’opera i nostri giovani talenti di Moema Academy», ha detto Giada Falcone. Insieme a questa soddisfazione anche l’ufficializzazione dell’ingresso di South Italy Fashion Week nel calendario nazionale degli eventi di Confartigianato. Questo significa che Cosenza si candida a diventare riferimento nel settore moda e a fare da catalizzatore per buyer ed eventi fieristici. E di promozione territoriale si è parlato ieri in occasione di un incontro che si è svolto nella sala congressi di Villa Rendano. A raccontare una Calabria che coniuga artigianato e intelligenza artificiale, Gianfranco Confessore, regista, direttore della fotografia e docente universitario, Giuliana Furrer, presidente Confartigianato Imprese Donne Calabria, il maestro Giuseppe Fata famoso per le sue “teste sculture” e Gianluca Gallo, assessore regionale all’Agricoltura e risorse agroalimentari e forestazione.

  • Nicola Gratteri, la Procura di Napoli si avvicina

    Nicola Gratteri, la Procura di Napoli si avvicina

    Il suo mandato in Procura a Catanzaro è agli sgoccioli – scadrà, dopo 8 anni, nel 2024 – ma per Nicola Gratteri potrebbe presto arrivare una sede ancora più prestigiosa: Napoli. Alle pendici del Vesuvio, infatti, c’è da riempire la casella lasciata vuota dall’addio, circa un anno fa, del procuratore Giovanni Melillo. Melillo passò alla Direzione Nazionale Antimafia, posto per il quale molti vedevano in pole proprio il magistrato calabrese. Che restò, invece, al suo posto in attesa di nuove destinazioni.

    Nicola Gratteri favorito per la Procura di Napoli

    E ora la nuova meta per Nicola Gratteri dopo Catanzaro, si diceva, sarà probabilmente la Procura di Napoli. Nella riunione di stamane della quinta commissione a Palazzo dei Marescialli è il suo nome ad essere emerso come il candidato migliore per il posto che fu di Melillo. Non l’unico, si badi bene, come sempre in occasioni simili. Ma la maggioranza dei voti (4 su 6) del Csm, al momento, ha indicato Nicola Gratteri come futura guida di quello che è il più grande ufficio direttivo d’Italia e d’Europa con 112 pubblici ministeri in pianta organica e 99 in servizio, competente su un territorio di quasi un milione e mezzo di abitanti.

    Ora toccherà al Plenum, entro la fine del mese, stabilire su quale candidato puntare. Gratteri questa volta sembra presentarsi da favorito. Ma gli avversari da battere – Giuseppe Amato, procuratore capo di Bologna, e Francesco Curcio (Potenza) in particolare – non sono certo da sottovalutare. Così come Aldo Policastro (Benevento) e Rosa Volpe, che a Napoli coordina la Direzione distrettuale antimafia e ha fatto da facente funzioni dopo l’addio di Melillo per un anno. Nomi prestigiosi, che rendono impossibile azzardare previsioni.

    La risposta del Plenum dovrà arrivare entro la pausa di inizio agosto. Se nessuna delle candidature proposte raggiungerà la maggioranza assoluta (17 voti su 33), si andrà al ballottaggio tra i due più votati. Lì a fare la differenza, più che i rispettivi curricula, saranno le correnti della magistratura e il voto dei membri laici. E il successo di oggi potrebbe rivelarsi inutile per Gratteri.

  • Vitalizi in Calabria: quanto ci costano le pensioni dei politici?

    Vitalizi in Calabria: quanto ci costano le pensioni dei politici?

    Capita a volte di pensare che i politici locali non abbiano dato un grande contributo per il futuro dei nostri territori. Certo è che grazie ai contribuenti calabresi il loro, di futuro, sarà più sereno di quello della maggior parte dei rispettivi elettori. Perché il periodo trascorso in Regione Calabria, oltre a uno stipendio tra i più alti del Paese durante il proprio mandato, garantirà ai vecchi eletti i sospirati vitalizi e le agognate indennità differite. Quelle finite nell’occhio del ciclone dopo il tentativo di farle elargire con «la legge che si illustra da sé» (poi ritirata) qualche anno fa. Stando alle stime più recenti, costano poco più di 7 milioni di euro ogni anno alla Calabria, oltre mezzo milione al mese.

    Vitalizi in Calabria: quelli che guadagnano meglio

    In Calabria c’è stato un tempo in cui Pino Gentile era il Maradona delle preferenze, oggi invece è il Cristiano Ronaldo dei vitalizi. Avrà anche dovuto cedere la poltrona in aula Fortugno alla figlia Katya, ma, forte delle numerose legislature trascorse tra Consiglio e Giunta, è ancora quello che incassa di più tra i nostri ex governanti per i servizi resi alla collettività. I suoi anni alla Regione valgono un assegno da circa 8.500 euro al mese. Come lui non c’è nessuno, gli altri meglio retribuiti non arrivano nemmeno a quota 8.000.
    Si ferma a circa 7.600, per esempio, Mario Pirillo, che troverà comunque modo di mettere insieme il pranzo e la cena con l’altro assegno da ex europarlamentare. Problema (e soluzione) simile per Mario Oliverio, ex governatore e consigliere che si ferma a soli 3.500 euro al mese: può contare comunque anche sulla pensione da deputato e quella maturata per il suo lavoro a scuola, seppur in perenne aspettativa per impegni politici.

    Di soldi ne vanno più del doppio, circa 7.100 euro, a Mimmo Tallini. Poca cosa, certo, al cospetto delle lezioni sul fascismo che il politico catanzarese ha generosamente regalato dai banchi dell’Aula Fortugno negli anni. Parrebbe quasi un premio alla cultura se non fosse che Mimmo Talarico, pur autoiscrivendosi al club dei principali pensatori del ‘900, ogni 30 giorni ha diritto a soli 2.700 euro. Al suo omonimo Francesco, preso da ben altri pensieri ultimamente, ne vanno invece 6.200.

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    La conclusione del curriculum presentato da Mimmo Talarico alle ultime elezioni regionali

    Inchieste, danni erariali e vitalizi in Calabria

    A volte capita che gli assegni in questione – o, almeno, parte della cifra – tornino automaticamente nelle casse di chi paga. È il caso di quanti, durante il loro mandato, si sono macchiati di danno erariale nei confronti della Regione Calabria, con conseguenze per i loro vitalizi. Solo per citare qualche nome finito in Rimborsopoli: Antonio Rappoccio e Giulio Serra, oppure Luigi Fedele.

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    Giuseppe Scopelliti, ex presidente della Regione Calabria

    Non sono gli unici percettori di vitalizio ad avere o aver avuto problemi con la giustizia italiana. Nell’elenco dei beneficiari, ad esempio, ci sono alcuni dei protagonisti della recente inchiesta che ha travolto Crotone e provincia. Vincenzo Sculco in primis, con i suoi 3.200 euro mensili, ma anche un habitué (suo malgrado) delle indagini sui politici calabresi come Nicola Adamo, che di euro ne prende quasi 6.900 ogni 30 giorni. O chi, come Peppe Scopelliti, è passato dalle patrie galere dopo gli anni nei palazzi del potere: per l’ex governatore ci sono circa 4.700 euro al mese dallo scorso ottobre. Sono pressappoco 1.500 in meno rispetto al suo predecessore Agazio Loiero, ma comunque più dei 3.900 toccati in sorte a un altro ex presidente della Regione, Giuseppe Chiaravalloti.

    In famiglia

    Gino e Michele nel resto d’Italia sono i due autori comici tra gli ideatori di Drive-In e Zelig; in Calabria i Trematerra, padre e figlio. A casa loro di euro ne arrivano circa 8.500 al mese, 4.100 al papà e il resto al pargolo. A casa Morrone invece, nell’attesa che Luca raggiunga l’età della pensione (e la relativa indennità) ci si accontenta dell’assegno da 6.400 euro mensili per il babbo Ennio. Nel remoto caso di difficoltà economiche da affrontare, c’è comunque la nuora Luciana De Francesco a poter dare una mano con lo stipendio da consigliera in aula Fortugno.

    Luigi Incarnato, a sua volta, si ritrova a lavorare gratis come braccio destro – per gli oppositori più maliziosi: alter ego – del sindaco di Cosenza, Franz Caruso, ma per fortuna ci sono i vitalizi della Regione Calabria. Nel suo caso, corrispondono a circa 3.800 euro mensili che gli consentono di entrare nel supermercato a fare la spesa senza eccessivi patemi.
    Menzione d’onore finale per Baldo Esposito: il suo, sarà che non si chiama più vitalizio tecnicamente, sembra quasi il moribondo reddito di cittadinanza. L’assegno, data la brevità dei suoi trascorsi in aula, si ferma infatti a poco meno di 1.000 euro mensili. Prendono come minimo il doppio di lui perfino i beneficiari degli assegni di reversibilità per gli ex consiglieri deceduti. Sono una cinquantina e costano in totale alla Regione poco meno di 120mila euro ogni mese.