Categoria: Fatti

  • Vino su Tela, l’altra Sangineto si diverte in quota

    Vino su Tela, l’altra Sangineto si diverte in quota

    La nebbia fitta, una faggeta immensa e un sentiero che porta al lago La Penna. Un palcoscenico naturale per il “Concerto di Vino su Tela”, l’evento promosso dalla Pro Loco di Sangineto (CS) – con la partecipazione del gruppo volontari del CAI sezione di Verbicaro – giunto alla seconda edizione.

    La sommelier Rachele Grandinetti (foto di Marioenrico Valente)

    Una lunga passeggiata lungo il Sentiero Italia CAI fino al Lago La Penna con sosta pic-nic e bosco terapia. Sport, relax e, dulcis in fundo, lo spettacolo organizzato e realizzato dal gruppo “WAM – Wine, Art, Music”. Il progetto è un dialogo tra le arti e anche quest’anno Rachele Grandinetti (sommelier), Pietro De Seta (pittore) e Riccardo Galimi (pianista), insieme al violinista Pietro Perrone e alla sommelier Valentina Cozmuta, hanno portato in scena una nuova storia da ascoltare sulle note di piano e violino, da vedere sulla tela realizzata live e da degustare nel calice.

    Il vino di Cirò al centro della narrazione perché l’inizio della nostra tradizione enologica ci porta dritti a quei coloni Greci che fondarono Krimisa e rimasero talmente impressionati dalla fertilità delle vigne che la ribattezzarono Enotria, terra del vino. Un viaggio nello spazio e nel tempo perché Cirò ci ha trascinati pure nel ‘500 quando Luigi Lilio, medico, astronomo e scienziato cirotano, rivoluzionò il modo di misurarlo il tempo cancellando dieci giorni dalla storia dell’umanità. Il

    Una platea in scarpe da trekking accomodata su seggioline ha partecipato ai giochi sensoriali e alla performance musicale senza mai levare gli occhi dall’opera che stava prendendo forma. Adesso basta guardarla e, senza parlare, sarà in grado di raccontare dei primi uomini che pigiavano l’uva con i piedi, della rivoluzione di Lilio che, nel quadro di De Seta. Il Concerto di Vino su Tela ad alta quota (il Lago La Penna si trova a 852 metri sul livello del mare) è stato un viaggio sensoriale nel mondo del vino, nella musica e nell’arte.

  • Raganello, 5 anni dopo: guide assolte, ma Gole ancora chiuse

    Raganello, 5 anni dopo: guide assolte, ma Gole ancora chiuse

    Il 20 Agosto di cinque anni fa una piena improvvisa nelle Gole del Raganello si portava via dieci escursionisti, causando il ferimento di altre decine. In quella occasione il Soccorso Alpino calabrese dispiegò tutte le sue energie, impegnandosi in quello che resterà l’intervento di soccorso più lungo e difficile. Come era prevedibile la Procura di Castrovillari avviò delle indagini che si concretizzarono in due inchieste. La prima riguardava l’accusa di omicidio colposo e coinvolgeva anche il sindaco di Civita e due responsabili delle società coinvolte nell’accompagnamento dei turisti quel giorno. La seconda invece si concentrò sulle guide che in generale conducevano il tour della discesa delle gole.

    Raganello: due gradi di giudizio, tutti assolti

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    Luca Franzese

    Questo secondo filone giudiziario si avvia oramai alla conclusione dopo aver affrontato due gradi di giudizio che hanno visto l’assoluzione delle guide e dei soci delle società turistiche perché il fatto non sussiste.
    «Dopo essere riusciti ad affermare le nostre tesi circa l’inconsistenza delle accuse alle guide e soci delle società turistiche in primo grado e in appello, ora aspettiamo la Cassazione», spiega Luca Franzese, avvocato e al tempo della tragedia presidente del Soccorso alpino. Franzese in quella circostanza fu tra i primi ad intervenire e a coordinare i soccorsi, trovandosi ad affrontare una emergenza che mai era stata immaginata. Infatti numerose erano state le esercitazioni che i tecnici del Soccorso aveva tenuto nelle gole, ma sempre avevano riguardato il recupero di una ipotetica vittima di un incidente, non una tragedia di quelle dimensioni.

    L’esposto delle Guide alpine

    A causare il coinvolgimento dei soci e guide delle associazioni che portavano i turisti nelle gole fu un esposto che presentò il Collegio nazionale delle Guide alpine, . Queste da Milano sollevarono, qualche giorno dopo la tragedia, la questione della legittimità di quelle escursioni. Nessuna  delle guide del Raganello aveva, infatti, il titolo professionale di Guida Alpina. In sua assenza, le guide del Raganello non avrebbero avuto l’abilitazione a condurre le escursioni nelle Gole sia per la difficoltà tecnica del percorso sia per la necessità dell’uso di corde e imbraghi per la progressione in sicurezza nel torrente. In sintesi, le si accusava di esercizio abusivo della professione.

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    Escursione lungo le gole del Raganello

    «L’accusa era completamente infondata ed ingiusta. L’esposto del Collegio delle Guide Alpine fu firmato da chi non era mai stato nella sua vita a Civita e dunque non conosceva le Gole del Raganello. Ci toccò spiegare ai giudici che per quelle escursioni non si poteva applicare la legge 6 del 1989 che obbliga, in terreni particolari di montagna, per gli accompagnatori il titolo professionale di Guida Alpina,. Nel tratto turistico delle Gole non occorreva alcun imbrago, né uso di corde. Di conseguenza, le guide che operavano in quel territorio, in possesso del titolo di Guida Ambientale ed Escursionista non erano assolutamente abusive», afferma Franzese.

    Raganello e Marmolada: due pesi e due misure?

    Serviva però un parere autorevole a riguardo. Così la difesa delle guide chiamò, come perito di parte, dalla Valle D’Aosta Adriano Favre, maestro guida alpina ed istruttore di guida alpina, di indiscusso valore. Favre discese il Raganello, ispezionando con meticolosità ogni passaggio. E certificò la non applicazione della legge sulle Guide Alpine e la mancata necessità di usare corde ed imbraghi.
    La sua perizia finì per risultare determinante nel sostenere la tesi dell’avvocato Franzese. Portò infatti al proscioglimento delle guide del Raganello anche in sede di appello, con sentenza di alcuni mesi fa.

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    I soccorsi sulla Marmolada dopo il distacco del ghiacciaio a luglio 2022

    Se dunque uno dei filoni d’indagine si avvia verso una conclusione, resta dai giorni della tragedia la chiusura delle gole. Erano state per molto tempo attrazione turistica e fonte economica per i territori circostanti, ma ancora oggi risultano sotto sequestro.
    Franzese non si rassegna all’uso nazionale di pesi e misure differenti davanti a tragedie assai somiglianti. Il suo riferimento è alla tragedia della Marmolada, quando agli inizi di luglio dell’anno scorso una valanga travolse e uccise 11 persone.
    Dopo le prime indagini, i sentieri che conducono sulla montagna furono riaperti immediatamente e con essi il flussi turistico. Qui invece dopo molto più tempo nessuno si assume la responsabilità di riaprire le Gole al turismo.

    Le possibili soluzioni e il dibattito che non c’è

    «Eppure – sostiene Franzese – si potrebbe fare. Risulta che la Regione abbiano stanziato cifre importanti per mettere in sicurezza la Gola, attraverso strumenti per monitorare la portata dell’acqua e la collocazione di allarmi. Inoltre, per rendere ancora più sicura la discesa del torrente si potrebbe contingentare il flusso dei visitatori con regole chiare e sicure». In realtà ad impedire di prendere in considerazione l’apertura delle Gole e ridare fiato all’economia del territorio è stata anche una certa arrendevolezza della popolazione. Così come una mancanza di iniziativa dei Comuni e della politica in generale.

    «Nel Nord Italia la pressione dell’opinione pubblica, determinata a non accettare la chiusura di interi suoi territori e risorse naturali da una parte, e gli interessi degli operatori turistici dall’altra hanno svolto un ruolo efficace», conclude l’avvocato.
    Purtroppo il recente incidente avvenuto sul fiume Lao, evento assai differente per molti aspetti, non aiuta la discussione a riguardo. E invece bisognerebbe affrontarla con l’obiettività necessaria e la sensibilità verso i territori che fin qui è sembrata mancare.

  • Teatro Rendano, nuovi fondi dal ministero

    Teatro Rendano, nuovi fondi dal ministero

    Anche quest’anno – dopo lo stop del recente passato – il Ministero della Cultura contribuirà alle attività del Teatro Rendano di Cosenza. I finanziamenti saranno due e ammontano a quasi 250mila euro.
    Il primo stanziamento per il Teatro Rendano riguarda il Fondo unico per lo Spettacolo. Grazie a un decreto della Direzione generale dello spettacolo del Ministero appena pubblicato, il Comune di Cosenza otterrà poco più di 100 mila euro. Lo scorso anno il contributo ammontava a 90 mila euro. Si tratta, nello specifico, della seconda annualità del triennio Fus 2022-20024 e riguarda le attività liriche ordinarie.

    Teatro Rendano: attesa per Puccini e Mascagni

    Un altro piccolo passo avanti per ritorno ai fasti di un tempo del Teatro Rendano, dunque. Il sindaco Franz Caruso ha sottolineato come si sia «ripreso a programmare la stagione lirica dopo anni di fermo». Il Rendano tornerà davvero fiore all’occhiello della città grazie all’Opera? Non resta che attendere. Per il momento da Palazzo dei Bruzi informano che a curare la stagione sarà ancora il maestro Luigi Stillo. Due i titoli in programma: Madama Butterfly di Giacomo Puccini, del quale ricorrerà nel 2024 il 100° anniversario della morte, e Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Le due opere andranno in scena al Teatro Rendano tra novembre e dicembre prossimi.

    I fondi per l’Orchestra Sinfonica Brutia

    E gli altri finanziamenti romani? Riguardano l’assegnazione del contributo alle nuove istituzioni concertistico-orchestrali. Tra queste, nel medesimo decreto che assegna i soldi per l’opera al Teatro Rendano,  figura anche l’Orchestra Sinfonica Brutia. Beneficerà quest’anno di un contributo di oltre 137 mila euro. L’OSB, attualmente in tournée con tappe previste anche al di fuori della regione, si conferma quindi un progetto di valore nonostante i timori sorti alla sua istituzione.
    Caruso, nel sottolineare il risultato ottenuto, ha inteso spendere parole di ringraziamento per il dirigente del Settore Cultura, Giuseppe Bruno, e la funzionaria dello stesso settore, Annarita Callari. Senza il loro impegno nel seguire l’intero iter procedurale i finanziamenti ministeriali per il 2023 ministeriali rischiavano di finire altrove.

  • “Caro diario”, il contemporaneo a portata di clic

    “Caro diario”, il contemporaneo a portata di clic

    Ogni esperienza, si sa, fa storia a sé, anche dopo anni testardi di disincanto, e questa con i ragazzi di “Caro diario”, campus sull’accoglienza promosso dalla Fondazione Antonino Scopelliti in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, di cui ho curato la realizzazione del volume finale, è sicuramente fra quelle che infondono nuova energia e nuove motivazioni.

     

    Soprattutto per la capacità di sorprendere con narrazioni e visioni mai scontate, che a dispetto di certo disincanto da sorrisetto adulto, che conosce e capisce come ogni anelito venga alla fine risucchiato, tornano a dare fiducia alla possibilità di costruire per la nostra terra un quotidiano ed una società che non languiscano di rassegnazione.
    Lontane da rappresentazioni stereotipate o peggio, da tentazioni edulcoranti, le immagini di quanti si sono messi in gioco con questo workshop fotografico curato da Michele Furci appaiono intrise della lucida passione di chi pur non nascondendosi pragmaticamente la realtà, è ancora capace di proiettarsi in un futuro che non è semplice immaginario da inclinazione anagrafica, ma autentica voglia di cambiamento.

    Ed è stato confortante verificare come i ragazzi, ancora scevri da certi condizionamenti formativi, dall’estetica ghirriana a tutta la scuola di paesaggio italica, si siano approcciati istintivamente alla poetica contemporanea dell’insignificante e del banale piuttosto che del monumentale e del bello canonicamente inteso, rivelando una sorta di rifiuto del sin troppo celebrato momento decisivo a favore dell’in-between. Approccio che traduce in visione fotografica un manifesto esistenziale della vita intesa come realtà fatta dallo scorrere di infiniti momenti qualsiasi mentre si è in attesa del proprio treno. E non c’è nulla di più identitario di questa consapevolezza, forgiata rudemente dalla nostra terra.
    Dai ricordi bambini che legano con forza alle proprie origini al tappeto accasciato su un balcone dalla precarietà senza ringhiera, metafora della medesima caducità di sogni e aspirazioni che viaggiano su quel tappeto, le immagini tracciano un percorso disseminato di indizi che invitano alla scoperta, suggerendo come l’accoglienza sia un lento, reciproco divenire.
    Per chi vorrà, l’appuntamento con questi ragazzi dallo sguardo profondo di visioni è per mercoledì 9 agosto a Reggio Calabria, Palazzo San Giorgio, con la mostra e la presentazione del libro “Caro diario”.

    Attilio Lauria

  • Sottoscritto protocollo di intesa tra Anpi e Comune di Casali del Manco

    Sottoscritto protocollo di intesa tra Anpi e Comune di Casali del Manco

    Sottoscritto un protocollo di intesa tra Anpi Presila e Comune di Casali del Manco. Si tratta di un «protocollo per la memoria, la coscienza, la resistenza». È quanto si legge nel comunicato stampa dell’Anpi Presila “Eduardo Zumpano”. «Motivazioni dal grande valore ideale, di cittadinanza attiva – sottolinea la nota – e di profondo rispetto per le istituzioni democratiche nate dalla resistenza e dalla lotta partigiana». A firmare il documento sono stati il presidente Anpi Presila, Massimo Covello e la sindaca di Casali del Manco, Francesca Pisani. Erano presenti anche il vicepresidente dell’Anpi Presila “E. Zumpano”, Maria Cristina Guido e gli assessori del Comune di Casali del Manco, Michele Rizzuti e Gianluca Ferraro.
    «La Presila e nello specifico Casali del Manco sono storicamente riconosciuti come “culla” dell’antifascimo non solo calabrese. Un territorio che ha visto personaggi come Zumpano, Gullo, Curcio, Prato, Caruso, i Martire, Vencia, Nicoletti, Carravetta, Pisano e tantissimi altri essere protagonisti, anche a costo della vita, nella lotta partigiana. Il protocollo di intesa vuole favorire l’ideazione e la promozione di percorsi di memoria, conoscenza e divulgazione. La Costituzione, l’antifascismo e l’impegno civile per la democrazia e la giustizia sociale verranno promossi e sostenuti attraverso azioni e appuntamenti non solo come il 25 Aprile ed il 2 Giugno (ma anche il 25 Luglio e tanti altri). E così tenere vivi gli ideali di libertà, democrazia ed uguaglianza soprattutto tra le giovani generazioni».
    La sindaca di Casali del manco ed il presidente dell’Anpi Presila hanno infine dichiarato congiuntamente: «La stipula di questo protocollo segna una pagina importante in questa fase storica contrassegnata da derive preoccupanti per la pace, la democrazia, l’unità del Paese. Questa amministrazione e l’Anpi intendono far rivivere, anche con questo protocollo, la migliore storia politica, sociale e culturale della Presila».

     

  • Serie B: il Tar boccia ancora la Reggina, ok per il Lecco

    Serie B: il Tar boccia ancora la Reggina, ok per il Lecco

    Non c’è spazio per la Reggina in serie B secondo il Tar. Per i giudici amministrativi il ricorso degli amaranto è «improcedibile». Confermata così la prima bocciatura delle settimane scorse, con la società dello Stretto che non potrà procedere all’iscrizione della squadra tra i cadetti. Il Tar del Lazio ha quindi fatto sue le decisioni che aveva preso il consiglio federale del 7 luglio, facendo precipitare nello sconforto la tifoseria.

    Serie B: no alla Reggina, sì al Lecco

    Verdetto opposto, invece, per il Lecco. Dopo l’iniziale esclusione, apparsa ai più paradossale, è arrivato il dietrofront. Se non c’è spazio per la Reggina in serie B, ci sarà invece per il Lecco. E presto potrebbe aggiungersi anche un altro club lombardo. Il Brescia, infatti, dopo la retrocessione sul campo nella doppia finale dei playout contro il Cosenza è la principale candidata a riempire la casella lasciata vuota dal club che Saladini aveva rilevato soltanto un anno fa dopo l’arresto dell’allora patron Gallo.

    Per la stesura definitiva del calendario dei cadetti, però, toccherà attendere ancora qualche settimana. La Federcalcio, infatti, ha deciso di attendere il 29 agosto, giorno in cui il Consiglio di Stato dovrà dire l’ultima parola sulla questione delle iscrizioni. E così il campionato – la prima giornata è prevista il 19 agosto – inizierà con una X e una Y al posto di due squadre.

  • Tropea: gelato a peso d’oro, esulta il sindaco

    Tropea: gelato a peso d’oro, esulta il sindaco

    Spennati e contenti. A quanto pare ci sarebbe da festeggiare per i turisti a Tropea dopo che Omio – piattaforma di prenotazione di treni, autobus e voli – ha rivelato come una pallina di gelato sulle spiagge della Perla del Tirreno risulti tra le più care d’Europa. Secondo la ricerca, che ha coinvolto 75 spiagge di 20 Paesi diversi – si spenderebbero di media, infatti, 3,50 euro.
    Per pagare di più toccherebbe andare nella ben più dispendiosa Francia a Tolone, Cannes, Marsiglia oppure, in alternativa, a Bournemouth nel Regno Unito. Negli altri 70 litorali sotto esame si spende o quanto nella località calabrese  – a Saint Tropez, Nizza, Positano, San Pietro-Ording (Germania) – o decisamente meno. Basti pensare che in templi del turismo di lusso come Capri o la Costa Smeralda il prezzo di una pallina di gelato è di parecchio inferiore a quello che Omio attribuisce a Tropea.

    Caro gelato, esulta il sindaco di Tropea

    Il mini salasso in questione però, si diceva, incontra i favori dell’amministrazione comunale. Che prima mette in dubbio l’attendibilità del dato – «non ci risulta» – poi lo dà per buono. E lo valuta così: «Non una bocciatura ma semmai una promozione».

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    Il sindaco di Tropea, Giovanni Macrì

    Il sindaco Giovanni Macrì, novello Elkann/Briatore de noantri per l’occasione, lo dice apertamente. Il dato «confermerebbe l’esatta e coerente direzione intrapresa da Tropea in questi anni: posizionarsi in alto nei mercati turistici, per la sempre maggiore qualità complessiva della proposta ricettiva ed esperienziale, inclusa quella enogastronomica ed artigianale di cui il gelato è forse il simbolo più forte». E pensare che qualcuno tende ancora ad associare l’enogastronomia di Tropea alla cipolla e non al gelato…

    Ciao poveri

    Quindi, largo ai sillogismi. «Se il gelato a Tropea risulta tra i più costosi d’Europa significa anzitutto che è anche uno dei gelati più buoni, per qualità delle materie prime e della preparazione artigianale delle nostre gelaterie», continua Macrì. Che poi si complimenta con i gelatai locali per l’ottima posizione nella classifica degli esosi.
    «La qualità – afferma – si paga sempre e Tropea continua a non voler essere una destinazione per tutti i target, per i tutti i gusti e per tutte le tasche».

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    La Tropea da cartolina

    Il sindaco vuole «selezionare la domanda dei visitatori e non ricercare o accontentarsi dell’indistinto sovraffollamento stagionale» Perché, se non fosse chiaro, fare in modo che chi ha poco in tasca ma vorrebbe comunque godersi il mare della Costa degli Dei non si faccia vedere da quelle parti è «doveroso ed auspicabile».

  • Emergenza incendi: l’Aspromonte rinasce mentre Reggio brucia

    Emergenza incendi: l’Aspromonte rinasce mentre Reggio brucia

    Incendi a Reggio. Ricorderemo il 2023 come un nuovo annus horribilis. 
    Quasi negli stessi giorni in cui nel 2021 sono andati in cenere oltre 8.000 ettari di aree protette in Aspromonte, le fiamme hanno divorato vaste aree del Reggino e lambito tutto il perimetro del capoluogo.

    Incendi: a Reggio un record infame

    Alcuni dati elaborati da Legambiente sulle rilevazioni satellitari Effis sono utili a tracciare il disastro: su base nazionale le province più colpite risultano Palermo, Agrigento, Reggio Calabria, Messina e Siracusa. Messe insieme, fanno il 75,62% del totale distrutto da incendi di vegetazione dall’1 gennaio al 27 luglio di quest’anno.
    In questo stesso periodo, nella sola provincia di Reggio Calabria c’è l’86,44% di tutte le superfici arse nella nostra Regione.
    Il dato reggino fa ancora più impressione confrontato alle altre province italiane interessate dai roghi. Sono 6.388 gli ettari di vegetazione persi e corrispondono al 12,43% su base nazionale.
    È un triste primato, secondo solo a Palermo coi suoi 17.957 ettari distrutti (il 34,95% a livello nazionale).

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    Alberi dell’Aspromonte a due anni dell’incendio

    Incendi a Reggio: l’assemblea e la marcia

    Proprio a Mosorrofa, una delle aree più colpite nel Reggino, in queste ore si è tenuta un’assemblea pubblica di confronto sui danni verificatisi.
    La marcia per l’Aspromonte indetta per lo scorso 29 luglio dall’Associazione delle Guide Ufficiali del Parco e organizzata già dai mesi precedenti ha avuto la curiosa coincidenza di realizzarsi a ridosso dell’emergenza roghi 2023. Il fuoco, in questo caso (e per fortuna!) ha interessato solo relativamente l’area del Parco di Aspromonte. Ma ha inevitabilmente alimentato feroci polemiche sui soliti nervi scoperti: il sottodimensionamento di Calabria Verde e del corpo dei Vigili del fuoco, la carenza di mezzi, i ristori, l’abbandono percepito dalla cittadinanza.

    Aspromonte: una ripresa lenta

    Ho partecipato anch’io alla marcia, un’iniziativa per la memoria e un tentativo di fare comunità per rafforzare un presidio di tutela diffuso. Vedere con i propri occhi un prato di felci in cui svettano carcasse di vegetazione carbonizzata, un tempo foreste di pini larici ultracentenari, dà la misura del disastro occorso.
    È il primo passo di un lungo percorso appena iniziato, che mira al coinvolgimento di tutti gli attori del territorio, secondo quanto annunciato dall’Associazione delle Guide. Un passo per posizionarsi saldamente ai blocchi di partenza, ma che appare timido.

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    Escursionisti in marcia

    La testimonianza delle guide

    Secondo Luca Lombardi, presidente dell’organizzazione, non esistono ristori per un tale patrimonio andato perso. Tuttavia, qualcosa è cambiato: «Appena partiti gli incendi che hanno interessato l’area di San Luca, in via informale mi ha contattato un funzionario del Parco che, a margine di una conversazione privata, ha tenuto a informarmi delle azioni di contrasto al fuoco in corso. Una cosa mai accaduta prima».
    Giunti a ridosso di Roccaforte del Greco, dopo diversi chilometri di cammino abbiamo potuto toccare con mano cosa fosse rimasto dopo il passaggio del fuoco: nulla.

    Il parere della studiosa

    Piuttosto dura, al riguardo, la particolare testimonianza dell’entomologa Elvira Castiglione: «Al di là della perdita di un patrimonio inestimabile e al netto del fatto che la Natura ha capacità rigenerative ben superiori ai danni causati dall’uomo, la ricostituzione di quell’ecosistema sarà lunga e non è detto che produca gli stessi risultati». Così esordisce la studiosa, che si chiede: «Ci saranno le stesse condizioni che hanno portato ad avere delle foreste originarie con i caratteristici giganti di pino laricio distrutti?».
    «Come gruppo di ricerca del Laboratorio Lea del Dipartimento patrimonio architettura e urbanistica dell’Università di Reggio Calabria, abbiamo realizzato uno studio entomologico nell’area di Acatti», spiega Castiglione.
    Eccolo lo studio in dettaglio: «Abbiamo campionato insetti di tre aree diverse: una impattata dagli incendi di chioma, una di transizione e una incombusta. A due anni l’area è stata lentamente ripopolata da 19 specie di insetti contro le 28 precedentemente presenti nella parte incombusta e le 21 di quella di transizione».
    Il risultato non è esaltante: «Sono scomparse le specie più tipiche della foresta, oggi sostituite da quelle più comuni che rappresentano le cosiddette specie pioniere, i coleotteri stafilinidi del genere Ocypus meno specializzati. Gli Ocypus Italicus che sono la specie caratteristica della lettiera del bosco sono spariti completamente, sono invece arrivati i “fratellini” Ocypus Olens. Cioè la specie che troviamo nei nostri giardini, o nelle nostre cantine».

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    L’entomologa Elvira Castiglione (la seconda da sinistra)

    Parla il generale Battaglia

    Riusciranno questi insetti ad aprire la strada al nuovo ecosistema in formazione? Qualche segnale positivo lo danno le felci, a cui seguiranno le ginestre. A patto che l’area non sia interessata dal pascolo abusivo.
    Cosa che, purtroppo, è all’ordine del giorno: lo scampanio di vacche e capre in piena zona A (tutela integrale) ci ha accompagnato per lunga parte del nostro tragitto. Non è un dettaglio: svela, invece, lo scarso monitoraggio di una montagna per lo più desertificata.
    Lo ha detto chiaramente il generale Giuseppe Battaglia, già alla guida del comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, autore e escursionista esperto: «Il problema degli incendi è complesso e sfaccettato. Da una parte è vero che un territorio abbandonato diventa preda di piccoli e grandi interessi; dall’altra il principio di emulazione ha un forte impatto. Qualche anno fa arrestammo in flagranza un anziano. Davanti al giudice dichiarò che stava appiccando il fuoco per proteggere le centinaia di capi del suo bestiame dagli attacchi dei lupi. Non solo non aveva quel numero di animali, ma fu sostenuto da una testimonianza che attestava le sue affermazioni. Dopo aver affrontato la carcerazione domiciliare, fece causa per ingiusta detenzione e vinse. Danno e beffa».

    Incendi a Reggio: l’ipotesi di Bombardieri

    In un recente incontro pubblico il procuratore Giovanni Bombardieri ha inquadrato il fenomeno come particolare e variegato e non imputabile a una strategia complessiva delle criminalità. Dolo, colpa, errore umano, emulazione sono alla base di certi disastri. La scarsa prevenzione, unita alla difficoltà di individuare strategie investigative efficaci e a deficit culturali rendono il tema di difficile gestione. In poche parole non è sufficiente inquadrare la questione in termini investigativi e repressivi, ma formare alleanze tra tutti gli attori del territorio coinvolti.

    Un momento dell’escursione commemorativa degli incendi del 2021

    I guai di Calabria Verde

    Calabria Verde si porta dietro enormi problemi legati a una finanza dissestata, all’esiguità del personale (8.076 unità iniziali passate alle circa 5.800 di oggi con 4.000 di questi addetti alla forestazione) e alla carenza di ricambio generazionale.
    La storia dell’azienda è costellata di fallimenti operativi, scandali, dimissioni, commissariamenti, arresti.
    La proposta di una sua trasformazione in ente pubblico economico operante secondo il diritto privato potrebbe avere diversi risvolti.
    I sindacati, al riguardo, parlano dei pericoli dell’esternalizzazione. Tuttavia, il cambio di natura giuridica potrebbe risolvere altri problemi, tra cui l’ampliamento dell’organico.
    A causa del dissesto pluriennale – un buco da 80 milioni non rendicontati e un bilancio non approvato da almeno tre anni – mancano i fondi per le assunzioni. I sindacati oscillano tra il timore che vengano intaccati i diritti contrattuali e la paura che i fondi pubblici per il contrasto al dissesto idrogeologico finiscano altrove. Questi timori che potrebbero cadere ove la vigilanza dello Stato e del ministero competente funzionasse a dovere.

    L’intervento del Parco

    Lo scorso 28 luglio l’Ente Parco Aspromonte ha diramato una nota in cui vengono elencate le azioni intraprese a tutela della riserva naturale. Queste vanno dal monitoraggio, dai contratti di responsabilità con enti di protezione civile e del terzo settore, alle pianificazioni di settore, alla piattaforma per il potenziamento dell’intervento aereo per antincendio e soccorso pubblico.
    Una nota doverosa e minuziosa se non fosse per certi toni e una chiosa finale poco istituzionale.

    Incendi a Reggio: una coincidenza?

    I roghi di Reggio, va da sé, hanno caratteristiche diverse da quelli del 2021 in Aspromonte.
    Oggi, a parte l’incendio nel sottobosco di San Luca, il territorio del Parco non è stato intaccato. E comunque gli interventi tempestivi hanno contenuto i danni. Resta una domanda inquietante: perché gli incendi reggini sono esplosi proprio nei giorni del picco di calore e con il forte vento di scirocco? Cioè proprio quando le fiamme potevano fare più danni, com’è puntualmente avvenuto?
    Anche considerando tutte le variabili in gioco, si prova grande difficoltà a ritenere tutto questo una sfortunata ed aberrante coincidenza. O no?

    Gli scheletri degli alberi carbonizzati nel Parco

    Un problema culturale

    Che ci sia un enorme problema culturale è palese. È lo stesso problema che tra gli anni ’80 e ’90 minacciava i rapaci migratori sullo Stretto.
    Le Guide hanno ribadito che, dentro o fuori dal Parco, Reggio e provincia vanno tutelate come aree a maggiore biodiversità di tutto il Mediterraneo. Zone collinari comprese, dove trovano rifugio flora e fauna specialistica di rilevanza europea. «Dal singolo cittadino ai massimi livelli, tutti sono coinvolti e devono ritenersi necessari nella tematica, dalla prevenzione allo spegnimento, fino alle indagini successive».

  • Salgemma, un agosto da festival a Lungro

    Salgemma, un agosto da festival a Lungro

    È entrata nel vivo la prima edizione del “Salgemma Lungro Festival.” Il cartellone prevede eventi artistici, culturali e di intrattenimento nel territorio di LungroCittà del Risorgimento. Il primo agosto tocca alla Festa del Mate. «Il festival nasce – afferma il Sindaco Carmine Ferraro–  con la volontà di accendere i riflettori sulla miniera, sulla sua storia, sulla salgemma, con la doppia finalità di ricordarci cosa siamo stati e cosa è stata la nostra salina e di attirare, attraverso questa nostra unicità, un maggiore flusso di visitatori che possa conoscere le nostre peculiarità».

    Il progetto, voluto dall’amministrazione comunale e ideato e realizzato da Erika Liuzzi (Piano-B) intende ripartire da qui, offrendo attività culturali ed artistiche collegate tra loro dal “sale” come elemento di vita, sostenendo il territorio e il suo indotto economico, contribuendo a fornire un’offerta culturale e turistica di alta qualità.

    Tra gli ospiti il cantautore Daniele Moraca, l’attore, drammaturgo co-fondatore di Scena Verticale, Dario De Luca e tanti altri musicisti. Il Salgemma Lungro Festival propone infatti un cartellone di eventi ricco e adatto a tutti, costruito in sezioni che hanno il sapore del Sale: “Serenate di sale”, “Sale fino” e “Sali&Saponi”. Il “Salgemma Lungro Festival” comprende inoltre una programmazione “OFF”. La sezione off, pertanto, si pone come un cartellone del tutto complementare che raccoglie gli eventi provenienti da Pro Loco, Accademia del Mate e dalle associazioni culturali del territorio.

  • Il mare blues di Roccella Jonica

    Il mare blues di Roccella Jonica

    Roccella Jonica: non solo il longevo Festival del Jazz e l’ormai scontata bandiera blu. Anche il “Rocca Blues Festival” – patrocinato dal Comune di Roccella – la cui ormai prossima terza edizione si svolgerà dal oggi al 31 luglio, attira nella bella cittadina schiere di appassionati della musica che affonda le sue radici nelle piantagioni di cotone del Sud degli States e nel Delta del Mississippi.

    Gli organizzatori di Radio Roccella hanno scelto un angolo particolarmente seducente per piazzare il palco. I musicisti si esibiranno infatti con le spalle il mare della Magna Graecia e davanti il Largo Rita Levi Montalcini, dove svettano due colonne monolitiche in porfido egiziano, dette Melissari dal luogo del loro ritrovamento nel 1868. Tre serate gratuite di grande musica, e non solo. Il 29 luglio aprirà la manifestazione la Freddie Maguire Band, ideale ponte tra Italia e Stati Uniti.

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    Il musicista Alberto Lombardi

    Il 30 salirà sul palco il chitarrista e performer Alberto Lombardi, che ha al suo attivo partecipazioni ai tour e collaborazioni con artisti di fama mondiale. Tra essi l’australiano Tommy Emmanuel, uno dei chitarristi migliori al mondo. Arriverà invece da Cosenza, per la serata di chiusura, la band White Bread 69, coi suoi coinvolgenti ritmi groove. Di Radio Roccella gli speaker incaricati di condurre gli spettacoli: Manuela Cricelli, Nicola Procopio e Tiziana Romeo. Non solo musica, dicevamo: il direttore artistico, Ilario Ierace, ha previsto per ogni serata, alle ore 20:00, L’AperiBlues con il DJ Set di Tony L, e alle 21:30 la proiezione di filmati d’epoca con Racconti e aneddoti del Blues, dalle origini ai giorni nostri, a cura dello speaker Gianfranco Piria, ideatore e conduttore del programma Me&Blues.

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    White Bread 69

    In sella alle Harley d’Aspromonte

    Il villaggio del “Rocca Blues Festival” ospiterà inoltre una esposizione motociclistica curata dall’associazione Harley-Davidson “Aspromunti Calabria”, una mostra fotografica, una esposizione di oggettistica di vario genere. E, per allietare il gusto oltre che l’udito e la vista, si potranno degustare prodotti tipici locali. Il “Rocca Blues Festival” costituisce l’ennesima scommessa vinta dagli animatori, tutti volontari, di Radio Roccella, emittente senza scopo di lucro e senza vincoli commerciali. Dal 1976 essa mantiene una particolare connotazione che ancora oggi, dopo quasi quarant’ anni, ci consente di poterla associare allo spirito originario che caratterizzava quelle che allora erano definite “radio libere”.  È indicativo il fatto che per l’informazione Radio Roccella si avvalga del gemellaggio con Radio Popolare, storica emittente con una ben precisa collocazione culturale e politica. Radio Roccella organizza, proprio per ancorarsi maggiormente al territorio di riferimento, un Rock Contest per giovani gruppi emergenti e segue in diretta manifestazioni come il Festival jazz ma anche congressi, eventi sportivi, teatrali e cinematografici.

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    Agli albori di Radio Roccella, storica radio libera nata nel 1976

    La roulotte di Radio Roccella

    La ciliegina sulla torta è lo studio mobile Azzurra, una roulotte vintage che da sette anni racconta quanto di rilevante accade in giro per la costa Jonica reggina e non solo. Insomma, una realtà viva e pulsante perfettamente in sintonia con una cittadina che già al primo sguardo si segnala come una vera e propria oasi, conosciuta e apprezzata da tanti in Italia e all’estero. Le ragioni di questa diversità in positivo andrebbero indagate e analizzate per cercare di esportare il modello Roccella al di fuori dei suoi confini territoriali.