Nel 2021 si rinnova l’appuntamento con le elezioni comunali a Cosenza. Il 3 e 4 ottobre sarà sfida a otto per la poltrona più importante del Comune, molti dei quali sventolano per l’occasione la bandiera del civismo.
Chi si candida a sindaco di Cosenza? Francesco Caruso, Franz Caruso, Bianca Rende, Francesco De Cicco, Francesco Civitelli, Valerio Formisani, Franco Pichierri, Fabio Gallo.
Li abbiamo invitati tutti in redazione, chiedendo a ognuno le stesse cose. Quindici domande e un video per ciascuna con le risposte. Solo di sette sfidanti però: Francesco De Cicco, nonostante numerosi inviti, non ha partecipato alle interviste impedendo ai lettori di confrontare le sue idee sulla città con quelle degli altri candidati a sindaco di Cosenza.
Se si dovessero individuare due parole che ricorrono più delle altre in questa campagna elettorale il risultato più probabile sarebbe “traffico” e “periferie”. Il perché della prima è lapalissiano: le scelte dell’amministrazione uscente hanno rivoluzionato la viabilità di Cosenza in nome di una mobilità dolce che, a dispetto dell’aggettivo, ha scatenato più che altro aspre polemiche e un bel po’ di amarezza tra gli automobilisti. E non è un caso che tra gli aspiranti sindaci ci sia finanche qualcuno intenzionato a sventrare un parco che è già costato quasi un milione e mezzo di euro – e altri 2,8 ne dovrebbe costare prima che sia completo – pur di rivedere un po’ di traffico scorrevole lungo l’asse Nord-Sud dell’area urbana.
Corso Mazzini superstar
Diverso è il discorso per le periferie. Le avete presenti, no? Sono quei quartieri della città in cui ogni cinque anni spuntano torme di candidati a promettere mirabilie ai residenti, per poi dileguarsi quasi sempre fino alle successive elezioni. O quelle contrade i cui abitanti raramente godono delle attenzioni dedicate ai loro concittadini. Tranne quando si vota, s’intende. E mai come quest’anno. A giudizio unanime o quasi dei cosentini, infatti, negli ultimi dieci si è pensato parecchio al centro e non altrettanto al resto della città. E questo nonostante i vincitori del 2016 avessero assicurato l’esatto opposto per il quinquennio a venire.
Test di geografia
Questa volta le cose andranno diversamente? Impossibile saperlo. Ma se ci sono candidati a sindaco espressione dei quartieri rimasti fuori dai riflettori che possono giocarsi le loro carte al primo turno è evidente che il problema sia sentito a Cosenza. E poi resta da capire se anche loro, così come i rivali, conoscono tutte le zone della città che vorrebbero governare. Così abbiamo fatto un piccolo test, chiedendo ai candidati di dirci dove si trovano un luogo storico, ma periferico, della città o una contrada abbastanza nota, ma che non tutti i cosentini saprebbero localizzare. E voi sapete dove sono U Tanninu e Ciomma?
Chiunque passi davanti a Palazzo dei Bruzi li vede. Sono lì, in bella mostra, che campeggiano sul gonfalone comunale. E non potrebbe essere altrimenti: la città è sorta e si è sviluppata su di loro e per questo li ha scelti per il proprio stemma. Eppure tra i candidati a sindaco che si sfidano in queste elezioni amministrative del 2021 non ce n’è uno che conosca i nomi dei sette colli di Cosenza.
Non sappiamo se lo stesso accada a Roma, altra città che si appresta a votare e ne conta altrettanti. I sette colli capitolini, d’altra parte, sono decisamente più famosi di quelli della città di Telesio. Anche la grandeur dei cosentini, spesso oggetto di sfottò nel resto della Calabria, uscirebbe con le ossa rotte da un eventuale confronto con la Città eterna.
La memoria gioca brutti scherzi
In teoria, ogni cosentino che tenga a definirsi tale dovrebbe riuscire a elencarli in sequenza, un po’ come si fa con le formazioni dei Lupi rimaste nella storia calcistica cittadina. In fondo sono anche meno di undici. Eppure, mentre è facile trovare persone capaci di sciorinare i nomi della rosa del Cosenza di Giorgi da Simoni a Padovano senza troppi problemi, le cose si complicano quando si tratta di elencare i fatidici colli.
Niente di particolarmente grave, per carità. Probabile che tra i quasi 900 aspiranti consiglieri comunali in molti non supererebbero questo mini esame sulla storia di Cosenza. Ma da chi si propone come guida del municipio per i prossimi cinque anni ci si aspetterebbe che conosca almeno i nomi dei sette colli raffigurati sullo stemma del Comune che vorrebbe amministrare.
Speranza vana: qualcuno ha rinunciato in partenza, altri non sono andati oltre quattro-cinque nomi. Altri ancora hanno dato sfogo alla fantasia nel tentativo di tagliare un traguardo rimasto invece lontano. Per i lettori meno preparati i nomi giusti li forniamo noi: Triglio, Pancrazio, Gramazio, Mussano, Guarassano, Venneri, Torrevetere. Ma lasciamo il piacere di ascoltare l’elenco fatto dagli aspiranti primi cittadini.
Alle passate elezioni non si parlava d’altro, sembrava che niente fosse importante – in positivo o negativo, a seconda degli schieramenti – quanto la metro leggera. Cinque anni, qualche milione di euro e nessun binario montato dopo, della maxi opera che passava per imprescindibile pare non voler parlare più nessuno. Il motivo sembra chiaro: l’averla dapprima osteggiata e poi sostenuta è costato a Mario Occhiuto una discreta fetta di consensi tra i cittadini.
Il balletto sulla metro
A scottare gli elettori era stata l’ambiguità del sindaco, che dopo aver presidiato coi suoi uomini in bella mostra i banchetti no metro, sembrava essersi rimangiato l’impegno di proteggere viale Mancini dal passaggio dei vagoni. Era davvero così? Ni. Occhiuto in fondo nel 2011 si era candidato promettendo la metro sul viale. E poi aveva votato insieme a tutto il consiglio comunale – seppur con due documenti differenti, uno della maggioranza e l’altro dell’opposizione, l’ubicazione era identica – di realizzarla proprio lì nel 2014. Certo, complice l’onda anti metro che montava in città, a ridosso delle elezioni 2016 aveva scritto nel programma di preferirla lungo il vecchio rilevato ferroviario. Ma si era rimangiato la parola una volta eletto, siglando un accordo con Oliverio per riportare i binari sul viale.
Volontà politica
Nonostante sembri ormai un ricordo lontano, l’opera da 180 milioni di euro sulla carta resta finanziata. E potrebbe ancora vedere la luce, se ci fosse la volontà politica. Qualcuno dei candidati, che un tempo la sosteneva a spada tratta, oggi pare pensarla all’opposto. Altri non escludono che i tram possano ancora fare capolino lungo lo stradone che collega Cosenza a Rende. Altri ancora, infine, pensano che, sotto sotto, la metro esista già. E poi ci sono quelli che non vogliono nemmeno sentirla nominare. La parola d’ordine per il trasporto pubblico locale sembra essere tornata “bus”. Ma con l’Amaco in crisi nera sarà davvero così? Nel frattempo, ecco cosa ne pensano gli aspiranti sindaci.
Viale Mancini – o, come lo chiamano quasi tutti i cosentini, viale Parco – non è nato sotto una buona stella. Poco dopo l’inaugurazione si scoprì che sotto l’asfalto erano sepolti quintali di spazzatura, una discarica sommersa nel cuore della città. Chiuso il processo sulla vicenda e rimediato alle illegalità commesse, quello stradone è diventato fondamentale per smaltire il traffico cittadino. Il sogno del Vecchio leone socialista di abbattere la barriera che separava via Popilia dal centro di Cosenza con una strada grande, verde, finalmente accessibile era diventato realtà.
Polmone verde ma non troppo
Poi però in Comune ha rifatto capolino un altro grande progetto pensato da Giacomo Mancini Senior, quello della metro leggera. E il destino del viale, che fin dalle sue origini era stato pensato (anche) per ospitarla, è cambiato. L’idea iniziale prevedeva infatti che i binari lo attraversassero lungo la fascia centrale, divenuta però nel tempo il luogo prediletto di tanti appassionati di jogging. Non il polmone verde della città, come qualcuno pure lo definiva, visto che una strada a quattro corsie difficilmente può passare per una sottospecie di Amazzonia urbana. Ma di certo un’area fruibile (e apprezzata) anche dai pedoni.
Central Park de’ noantri
Il binario centrale avrebbe permesso di preservare la funzione per cui lo stradone era nato: snellire il traffico tra Cosenza e Rende. Ma a molti ricordava troppo la vecchia ferrovia che segnava la frontiera tra l’allora periferica via Popilia e la centralissima via XXIV maggio. Poi, dopo l’accordo tra Occhiuto e Oliverio, tutto è cambiato. Il viale avrebbe ospitato quello che il sindaco architetto, lanciandosi in arditi paragoni col newyorkese Central Park, aveva ribattezzato Parco del Benessere. Sparite due corsie e senso di marcia limitato a una sola direzione, quella da nord verso sud.
Futuro ancora da scrivere
Il Parco però resta un cantiere, il costo per realizzarlo è raddoppiato e di operai non se ne sono visti per mesi, con l’opera che giace a metà. Più che benessere, per adesso ha portato solo lamentele e traffico. Tant’è che tra i candidati a sindaco c’è chi lo vorrebbe raderlo al suolo per ripristinare la vecchia versione del viale. Altri valutano una soluzione a “metà”, nel tentativo di migliorare la viabilità senza sventrare per l’ennesima volta l’area pur di rifarla come era prima. E poi c’è chi esclude qualsiasi passo indietro. Dal voto del 3 e 4 ottobre si saprà, oltre al nome del nuovo sindaco, anche il destino di viale Mancini. Per comprenderlo, basta ascoltare le parole dei candidati nel prossimo video.
Eletto nel 2011 dopo il ballottaggio con Enzo Paolini e sfiduciato a pochi mesi dal termine del suo mandato, Mario Occhiuto è rientrato a Palazzo dei Bruzi a giugno 2016. Da trionfatore, sbaragliando i suoi avversari fin dal primo turno. Quasi sei elettori su dieci lo avevano riconfermato ritenendolo il miglior sindaco possibile per Cosenza. E per quanto la “congiura dei diciassette” che lo avevano mandato a casa potesse aver influito su quel giudizio, rivelandosi un boomerang elettorale per chi l’aveva ordita, è innegabile che l’operato dell’architetto avesse fatto breccia nel cuore dei cosentini.
Il “sindaco del fare”
Iperattivo (fin troppo per qualcuno) – specie nei primi cinque anni e a confronto dei suoi predecessori – nell’aprire cantieri, Occhiuto amava definirsi “il sindaco del fare”. Ma tutte quelle opere erano davvero farina del suo sacco? E cosa ne pensano i politici che oggi aspirano a prendere il suo posto sulla poltrona di primo cittadino bruzio? Dopo aver chiesto quale fosse a loro avviso il maggior errore commesso dall’architetto tra il 2011 e il 2021, siamo passati alla domanda diametralmente opposta. Qual è stata la cosa migliore dei dieci anni targati Occhiuto a Palazzo dei Bruzi?
Il tributo che non ti aspetti
Abbiamo scoperto che pure nel centrosinistra che più lo avrebbe dovuto criticare c’è chi riconosce a Occhiuto meriti nella gestione della città. Con sfumature varie, certo. Anche al veleno magari, come nel caso di Franz Caruso. Decisamente più critici gli alfieri del civismo, con Fabio Gallo – nonostante in passato non abbia fatto mistero di averlo sostenuto – a svettare su tutti per la severità nel giudizio sull’operato del fratello dell’aspirante governatore regionale. La carrellata di risposte dei candidati sul meglio degli ultimi dieci anni completa il quadro su una stagione politica che si concluderà tra poche settimane. Analizzato il passato, cercheremo di saperne di più sul presente e il futuro di Cosenza nelle prossime puntate dello Speciale Elezioni Cosenza 2021. Buona visione.
Il sindaco a Cosenza non è soltanto il primo cittadino. Non negli ultimi dieci anni almeno, ossia da quando l’uso costante dei social network ha fatto dell’uscente Mario Occhiuto anche una specie di primo influencer della città. Cittadini suddivisi dal fratello dell’aspirante governatore in followers e haters – o, nella versione preferita dai primi e dal sindaco stesso per i suoi post, odiatori – si sono sfidati sulle bacheche a colpi di invettive e peana. Una “social-democrazia” che ha ridotto spesso il dibattito politico in riva al Crati a tifo da stadio o bisticci tra ragazzini. Nel corso del primo mandato a Palazzo dei Bruzi sembrava che tra l’architetto e la gran parte dei cosentini fosse tutto rose e fiori, tanto da assicurargli un trionfale bis dopo la sfiducia incassata a pochi mesi dalle elezioni.
Luna di miele finita
Dal 2016 in poi, però, l’idillio è andato in crisi. Non che le critiche mancassero già prima – specie su affidamenti diretti e consulenze – ma da quel momento si sono moltiplicate. Sempre di più. L’elenco dei motivi è lungo e ben assortito: un Comune per la prima volta della sua storia in dissesto, una condanna in primo grado per danno erariale, il sequestro della prediletta piazza Bilotti con relativo processo da affrontare al banco degli imputati, inchieste varie, le ambiguità sulla metro, l’aver messo forse in secondo piano la città ai tempi in cui ambiva a più prestigiose poltrone a Germaneto. Ma, soprattutto, scelte urbanistiche che hanno fatto discutere (o imprecare, nel caso degli automobilisti) e le promesse disattese sul recupero delle periferie, sacrificate sull’altare dell’amato “salotto buono” di corso Mazzini, e il nuovo stadio rimasto un annuncio.
Il peggio secondo i candidati. Tranne uno
Ma qual è stato l’errore più grave commesso dal sindaco, quale la cosa peggiore di Occhiuto nei suoi dieci anni alla guida del Comune? Lo abbiamo chiesto a sette degli otto candidati a succedergli. Purtroppo manca la risposta di Francesco De Cicco, che nonostante ripetuti inviti da parte nostra non ha partecipato alle interviste in redazione. Ed è un peccato, perché nessuna domanda – in totale ve ne proporremo quindici, con le risposte in altrettanti articoli con video annesso – più di questa avrebbe potuto chiarire meglio agli elettori come mai stia conducendo una campagna elettorale al grido di “mai col centrodestra!” e rivendichi un distacco politico ormai biennale dalla Giunta pur restandone ben retribuito assessore come se nulla fosse.
Un silenzio assordante
Avrebbe avuto da ridire parecchio su un’amministrazione di cui è parte integrante dal lontano 2014? Visto quanto sostiene (altrove), di certo più del suo collega Francesco Caruso. Abbiamo scelto proprio il lungo silenzio del vice di Occhiuto e la risposta che l’ha seguito per la prima carrellata del nostro approfondimento sulle elezioni comunali 2021 a Cosenza. Dopo il peggio di questi dieci anni, com’è giusto che sia, vi mostreremo quale sia stata la cosa migliore nello stesso periodo secondo i candidati, per un bilancio alla chiusura di un’epoca della politica cittadina. Una nuova si aprirà tra poche settimane. O forse no? Buona visione.
«Il nuovo ospedale troverebbe la giusta dislocazione nell’area dove insiste l’Università della Calabria». Lo scrive nero su bianco Franco Pichierri nel suo programma da sindaco. Pichierri è un democristiano in servizio permanente effettivo, trasversale, moderato e prudente, ma la sua idea circa il posto dove costruire il nuovo nosocomio è capace di far sgranare gli occhi. Per la verità è la sola idea che susciti attenzione, sommersa in mezzo a proposte che paiono senza vigore, ma è sufficiente per promuoverlo come sola voce fuori dal coro campanilistico.
Sindaco di Rende o Cosenza?
Pichierri dunque si candida ad essere non solo il primo sindaco della città, ma proprio il primo cosentino ad immaginare che l’ospedale debba sorgere a Rende. Ci vuole coraggio, ma pure una certa lungimiranza, per proporre una idea di tal genere. La lungimiranza risiede nell’immaginare un ospedale accanto all’università, dove è in arrivo la facoltà di medicina, ma soprattutto perché quell’area è più baricentrica rispetto ad un bacino territoriale parecchio vasto.
Il coraggio, invece, è necessario per superare il campanilismo. Ma ancor di più per rinunciare alla promettente economia che si avrebbe attorno alla costruzione di un nuovo ospedale e ai sottostanti interessi, che poi sono le ragioni per le quali questo argomento si trova ancora solo nei programmi elettorali. Pichierri però è uno di quei candidati con non solidissime chance di affermarsi. E forse proprio per questo l’indossare l’abito del politico che guarda lontano può dargli un poco di lustro a poco prezzo.
La lotteria per il centro storico
Il resto del programma è rappresentato da una lista di buoni propositi, senza l’impegno che sarebbe necessario. Anche il candidato Dc fa riferimento alle risorse del Pnrr di Draghi per affrontare il dissesto, sulle cui responsabilità democristianamente tace. I cosentini posso stare tranquilli, perché «l’obiettivo è fare diventare l’amministrazione pubblica alleata dei cittadini» e ciò accadrà grazie alla «trasformazione digitale del Comune di Cosenza». Per quanto riguarda il lavoro il candidato vorrebbe «stimolare nuove imprenditorialità, avvicinando il talento alle aziende».
Non manca lo sguardo rivolto alla città antica, che «deve rinascere e ritornare realmente a svolgere quel ruolo centrale e trainante che un tempo aveva nell’ambito dell’intero comprensorio, quale centro pulsante artistico, sociale e produttivo» e qui è verosimile che Pichierri faccia riferimento ai fasti del XV secolo. Il problema delle casse svuotate si può risolvere e il candidato dello Scudo crociato pensa di affrontarlo favorendo «anche il coinvolgimento dei privati promuovendo l’istituzione della “Lotteria Nazionale dei Brettii”».
Dieci anni da cancellare
Le idee di Cosenza in Comune, invece, sono precedute da una fotografia dolente della città, che racconta di disuguaglianze acuite dal Covid, ma causate anche da scelte politiche che hanno trascurato le persone e i bisogni reali. A guidare la lista è Valerio Formisani, medico che ha sovrapposto la sua militanza politica alla professione, impegnandosi, tra l’altro, nell’assistenza sanitaria agli ultimi con la creazione di un “Ambulatorio medico senza confini”. Nessuno stupore quindi se il suo programma parta dai temi sociali, dalla partecipazione democratica dei cittadini alle scelte.
Formisani sa che le casse sono vuote, «a causa di sperperi, pessime gestioni finanziarie, bilanci falsi perpetrati da un decennio di cattiva amministrazione». Per questo occorre individuare le priorità di intervento, per esempio «il rafforzamento dei servizi pubblici essenziali, l’integrazione delle marginalità sociali e territoriali e il ripristino della salubrità ambientali, mortificati da un’azione amministrativa improntata ad una irragionevole e sfrenata cementificazione affaristica».
La solitudine dei duri e puri
Un cambio di passo che metta i cittadini al centro dell’azione politica, che prevede la creazione di un “Piano comunale del benessere”. Il “benessere” sociale di Formisani non è la striscia di cemento dove scorrazzare con le bici elettriche immaginata dal sindaco uscente, però. Consiste nel monitorare le condizione economiche della cittadinanza per «costruire interventi sociali, culturali ed economici mirati, favorire la redistribuzione del lavoro esistente, attraverso la “Contrattazione territoriale”, bloccare gli sfratti e aiutare i “morosi incolpevoli”. Quanto alle risorse del Pnrr «devono essere destinati al potenziamento dei servizi pubblici soprattutto a favore dei soggetti più disagiati».
La città vecchia nei progetti del candidato di Cosenza in Comune vedrebbe l’apertura di cantieri per la manutenzione degli stabili, il censimento degli immobili pericolanti e il recupero delle attività commerciali. E poi la cultura, la lotta all’intolleranza e la spinta all’inclusione culturale. Temi e bandiere che rischiano di essere proposti e sventolate per pura testimonianza. Perché ancora una volta, probabilmente anche per difendere con orgoglio una idea di purezza, Cosenza in Comune corre in solitudine.
«Con questa destra mai più. Al ballottaggio non farò accordi con loro». La mano sul cuore, lo sguardo fermo sulla telecamera, Francesco De Cicco ha annunciato che con Mario Occhiuto e Francesco Caruso non ha intenzione di dialogare. De Cicco è stato assessore proprio della Giunta guidata dall’architetto e ha affidato a un video su Facebook le sue decisioni.
Da due anni diserta la Giunta
Queste parole valgono più di ogni dettagliato programma elettorale e lasciano immaginare un possibile accordo col centro-sinistra. Ma mai fare l’errore di considerarle la pietra tombale su un possibile ritorno dell’amore tra Occhiuto e De Cicco. Basta guardare indietro nel tempo, quando De Cicco mobilitava le sue truppe a via Popilia contro il sindaco che voleva portare i rom a Vaglio Lise, salvo poi deporre le armi davanti alla nomina ad assessore.
Nessuno dimentica le tante volte in cui ha minacciato di far cadere l’amministrazione, per poi rientrare prontamente nel recinto della maggioranza. Questa volta a marcare la distanza lo stesso De Cicco nel video spiega che «sono due anni che non partecipo alle riunioni di Giunta, né firmo i bilanci», tuttavia continuando, presumibilmente, ad incassare l’indennità di assessore.
Gallo, Civitelli e De Cicco: i tre civici
De Cicco, assieme a Francesco Civitelli e Fabio Gallo, rivendica il ruolo di portabandiera del civismo. Leggendo il programma dell’ancora assessore troviamo la negazione dell’idea di viabilità costruita in questo decennio da Occhiuto. E quindi con «la rimodulazione stradale a viale Mancini, via Roma, corso Umberto, via XXIV Maggio e relative traverse». Una proposta che potrebbe trovare l’entusiasmo degli automobilisti. Contorta e di difficile interpretazione la parte in cui si parla della «introduzione di trasporto di massa veloce, certo e sicuro che potrà avvenire solo se realizzato su linee di mobilità che devono prevedere sedi stradali libere dal traffico privato». Praticamente è una metro leggera che forse si chiamerà in un altro modo. Su tutto questo vigilerà una «assemblea cittadina aperta ai “competenti”», che però non si comprende chi possano essere.
Francesco Civitelli, impegnato in un selfie allo specchio
Drive in e festival medievali
Se quel passaggio resta vago, deciso è chiaro è l’intento di De Cicco sindaco per quanto concerne il lavoro: assumerà 240 impiegati comunali nell’arco del suo mandato. Lo sguardo sul centro storico non manca, con l’impegno a “chiamare” l’Università per aprire una facoltà nella parte antica della città. De Cicco promette pattuglie di vigili che avranno il ruolo di “educatori”, impedendo le occupazioni abusive e aiutando i giovani.
Se la cultura in questi anni ha sofferto, l’assessore pensa di rilanciarla attraverso «la creazione di cinema drive in, per poter guardare il film in macchina». E poi con «il rilancio del teatro Rendano attraverso l’invito di artisti famosi, l’organizzazione di festival medievali nel centro storico e la creazione di un festival culinario».
Auto a viale Parco e zero piste ciclabili
Stringatissimo il programma prodotto da Francesco Civitelli, che rivendicando un lontano impegno politico accanto a Mancini, si limita ad un elenco di emergenze. Si parte dal Welfare per finire alla crisi idrica, passando per i rifiuti e la viabilità. Senza tralasciare la necessità di eliminare le piste ciclabili, aumentare le aree con le strisce bianche, attivare le Ztl solo nei fine settimana e riaprire viale Parco.
L’audace similitudine con Mancini
Assai più articolata invece la visione della città proposta da Fabio Gallo. Ha pazientemente costruito la sua candidatura, senza però mai dichiararne la volontà. Nel corso del secondo mandato di Occhiuto organizzò una kermesse nell’auditorium del Telesio. Invitò tutte le anime che rappresentavano forme di opposizione al sindaco, una assemblea ecumenica che non sortì alcun effetto.
Da allora, tenacemente, ha dato vita al Movimento Noi, che ha la pretesa di avere carattere nazionale, ma che pare esistere solo qui. Forme di autorefenzialità che hanno partorito il topolino di una sola lista. La cosa non preoccupa il candidato, che recentemente ha affermato in una sua diretta Fb che «anche Mancini aveva solo due liste e stravinse», lanciandosi in un confronto che pare fuori misura.
Gallo pensa al Pnrr
La concretezza dei buoni propositi del Movimento Noi viene affidata a una serie di provvedimenti finalizzati al finanziamento di progetti, partendo dal Pnrr fino ai fondi europei. Ma Gallo nel programma non scende nel dettaglio di spesa per ogni idea, né ai tempi necessari per attuarle. Si passa quindi dalla genericità di un impegno per la costruzione del nuovo ospedale, ai particolari sulla viabilità. Un tema che gli è caro come agli altri candidati. In merito pensa di «ripristinare la circolazione di Via R. Misasi, ristabilendo i sensi di marcia precedenti, eliminare il doppio senso di marcia di Piazza Bilotti, renderla uno spazio vivibile ed accogliente».
Fabio Gallo, cattolico militante del Movimento Noi
Basta monopattini indisciplinati, servono regole
Ha intenzione di «riaprire Viale Parco alla circolazione privata e pubblica, attuare un piano di reale manutenzione e riasfaltatura di tutte le strade della città, utilizzare le linee ferrate esistenti per collegare Cosenza all’Unical, acquistare una flotta di Electrobus a inquinamento “zero”». Ma per fortuna a tutto questo aggiunge «la regolamentazione dell’uso dei monopattini», questione evidentemente molto urgente.
La cultura al centro del progetto città pensato dal Movimento Noi, con un non meglio precisato «sostegno all’artigianato locale e la restituzione dei Bocs art alla città e al mondo del lavoro». Soprattutto è prevista la nascita della Fondazione Cosenza, una realtà con lo scopo di «riunire in essa tutti i Beni di proprietà del Comune, dunque pubblici, destinati alla manifestazione dell’arte e della cultura in generale perché essi siano tutelati da eventuali derive privatistiche e resi produttivi e realmente utili ai Cittadini».
Energia idroelettrica da Crati e Busento
Gallo ha pensato anche a produrre energia per la città dai suoi fiumi – dove evidentemente si smetterà di cercare il tesoro di Alarico – e di riportare le Colombe di Baccelli a piazza Kennedy, in una operazione nostalgia. Sulla scuola il candidato prende uno scivolone, quando immagina «la riduzione degli alunni per classe fino a un massimo di 15». Gli sfugge il dettaglio che il numero di studenti per classe e dunque l’organico dei prof è deciso dal Ministero, non dal sindaco.
Il centrosinistra arriva diviso alla linea di partenza, ma con programmi non troppo diversi. Segno che a separare non sono le idee quanto una certa predisposizione ai personalismi. Franz Caruso e Bianca Rende dunque l’uno contro l’altra, suscitando l’ottimismo dell’altro Caruso, quello di Occhiuto.
Quel che i due candidati vorrebbero fare della città è raccontato nelle loro proposte: stringate e sintetiche quelle di Rende, più dettagliate quelle dell’avvocato sostenuto dal Pd. Comprensibilmente non mancano punti coincidenti, come la preoccupazione per le condizioni della casse comunali, prosciugate dal dissesto firmato Occhiuto.
Verità sul bilancio
Per far fronte alla voragine che erediterà chiunque vada a sedersi sulla poltrona di sindaco, Bianca Rende propone di utilizzare «con correttezza e trasparenza» le risorse del Pnrr, mentre Caruso pensa anche a costruire un «percorso di verità sul dissesto», che spieghi ai cittadini come si sia arrivati al fallimento della città, «segnalando situazioni anomale agli organi competenti». Per entrambi i candidati la preoccupazione sembra essere quella di dire: se vinciamo e troviamo le casse saccheggiate, sappiate che non siamo stati noi.
Un assillo del tutto comprensibile, perché le cose da fare per risanare la città sono parecchie, ma «gli effetti di questo dissesto sono e saranno sulle spalle dei cosentini per diversi anni».
Più acqua nelle case
Da dove partire? Per esempio da uno dei temi più urgentemente avvertiti dai cosentini: l’acqua. Per Rende e Caruso serve un nuovo servizio idrico. La candidata pensa a coinvolgere «i competenti dipartimenti dell’Unical per risolvere definitivamente la questione idrica cittadina». Caruso è più cauto e immagina tappe di avvicinamento alla soluzione, anche con un’App attraverso la quale i cittadini saranno avvisati «sulle variazioni della fornitura idrica». Sarà grande motivo di soddisfazione per i cosentini leggere sul proprio telefonino quando non potranno lavarsi. Ma, a parte ciò, l’idea forte è quella di dare vita a un “Servizio idrico integrato in Calabria”, mentre per adesso si tratterà di razionalizzare le risorse idriche, facendo in mondo che «nessun quartiere resti sfavorito rispetto ad altri».
Welfare e rifiuti
Grandi novità pure per i rifiuti. Per Bianca Rende infatti deve essere «ripensato il sistema di raccolta e riorganizzato attraverso sistemi innovativi e alternativi», visto che per la candidata la raccolta “porta a porta” ha fallito. Di opinione diversa è invece il candidato del Pd, per il quale quel metodo va proseguito, ma implementandolo con «isole ecologiche a scomparsa».
Per due candidati che rivendicano radici riformiste, il welfare è terreno strategico. Il diritto alla casa e a una vita dignitosa, per esempio, questioni che la Rende vuole affrontare «partendo dal censimento del bisogno abitativo, di servizi socio sanitari… per corrispondere con progetti mirati», mentre per Caruso la risposta potrebbe giungere dal Recovery Found, per «incrementare la squadra e la struttura» dei servizi sociali.
Dimenticare Occhiuto
Per entrambi i candidati è necessario dimenticarsi della favola di Alarico e puntare su identità culturali autentiche, come «gli 800 anni della cattedrale di Cosenza», come suggerisce Bianca Rende. O sulla nascita di un «Ufficio dell’Immaginazione pubblica, per i giovani o le associazioni che hanno idee per Cosenza vecchia», promette Caruso, avanzando una proposta che però già nel nome, pare una cosa piuttosto effimera.
Per il centrosinistra disunito sui nomi, ma coerente sulle idee, si tratta di far rivivere la città dopo dieci anni di governo Occhiuto. E di farlo partendo proprio dalle cose più care all’architetto sindaco uscente. Rende infatti pensa al «ripristino della viabilità su Viale Mancini e via Roma e al ridisegno – attraverso concorso di idee- di piazza Bilotti, dell’area ex Jolly e piazza Riforma». Caruso vorrebbe dare vita ad un “Ufficio per la vivibilità dei luoghi”, «con delega a ricevere tutte le segnalazioni che riguardano situazioni di degrado», mentre per rendere più alberata la città, saranno assunti «lavoratori verdi».
Stesse parole, voci differenti
Il tema rovente della sanità pubblica non manca. Il centrosinistra a guida Franz Caruso pensa ai fondi del Piano di risanamento di Draghi, grazie al quale annuncia potrebbero essere realizzate strutture sanitarie di prossimità, ben tre in città, mentre il nuovo ospedale verrebbe costruito a Vaglio Lise, capovolgendo le intenzioni dell’amministrazione uscente. E poi integrazione, solidarietà, digitalizzazione e commercio. Il centro sinistra dice le stesse parole, ma con due voci differenti.
Scrivere un programma elettorale può essere una fatica immane: deve essere breve, convincente e deve fare sognare. Il programma di Francesco Caruso potrebbe riuscirci: otto pagine di buoni propositi, il lessico è lo stesso che ha fatto il successo del sindaco uscente, parole come “rigenerazione urbana”, “città smart e green”, “decoro”. Quella che sembra mancare è la parola “continuità”, ma si percepisce sin da subito, per esempio nella promessa di realizzare «nuove piazze che nasceranno a Sud della città».
Finalmente le periferie
La prima preoccupazione che emerge dal programma di Caruso/Occhiuto è quella di smentire la convinzione diffusa di essersi in questi anni impegnati solo per il salotto buono della città. Ed ecco quindi sin da subito l’idea di dare vita a «veri e propri comitati di quartiere» nelle periferie. A questi comitati sarà delegato il compito di individuare gli obbiettivi che l’amministrazione dovrà raggiungere, come la definizione di un progetto denominato “Quartiere 2030”, «capace di offrire una nuova prospettiva di sviluppo alle periferie». L’obiettivo, non proprio inedito, è quello di fare una città policentrica, senza tuttavia spiegare dove trovare il denaro.
Espropri ai privati
Molto più lunga è la parte dedicata all’Agenda urbana, che vede la riqualificazione energetica di molti palazzi e la promessa di un impegno contro il disagio abitativo attraverso la riqualificazione di appartamenti nella città vecchia. Qui vale la pena di sottolineare il cambio di rotta annunciato da Caruso, che smentendo quanto sostenuto lungamente da Occhiuto, intende espropriare gli edifici privati e ristrutturarli.
Dissesto, anche quello idrogeologico
Tre sono le righe destinate al dissesto idrogeologico, con l’impegno di «mitigazione del rischio frane» in alcune aree della città, come per esempio nel centro storico, quindi c’è speranza che la strada che conduce a Porta piana, bloccata da una frana da parecchio, sia restituita ai cittadini. Tra le promesse non manca «l’adeguamento sismico, l’efficientamento e la rifunzionalizzazione della Biblioteca civica», patrimonio della città dimenticato e condannato a morte proprio dall’amministrazione uscente. I cittadini che si lamentano della spazzatura nelle strade possono stare tranquilli, visto che Caruso immagina di risolvere la questione anche grazie «all’incremento di uomini e mezzi per velocizzare la raccolta».
I soldi sono finiti da un pezzo
La nota dolente sono i soldi: quelli sono finiti da un pezzo. La causa è il dissesto, le cui responsabilità, secondo alcune sentenze, sono di Occhiuto. Caruso questo non può dirlo e quindi ci dice che in Calabria «l’80% degli enti locali è soggetto a procedure di dissesto», ma l’essere in questa compagnia non rallegra per nulla. Anche perché «con il Piano di riequilibrio – approvato dalla Corte dei conti – le aliquote dei tributi sono elevate al massimo». La sola soluzione possibile per uscire dall’abisso in cui la città è stata trascinata dall’amministrazione uscente «è quella di mettere in campo tutti gli strumenti per incassare i tributi» e solo dopo, forse, «pensare a una diminuzione della pressione tributaria».
Vuole essere sindaco, dimenticando che è stato vice
A pagare il prezzo di tutto ciò è il Welfare, verso il cui il candidato della destra dedica poche righe, senza spiegare coperture finanziare. Intanto Caruso è certo che Cosenza abbia «sperimentato una crescita economica esponenziale» grazie al «maniero di Federico II…al Planetario…e alle piazze monumentali come Piazza Bilotti».
Restando all’economia, che in città è molto rappresentata dal commercio, coloro che sono impegnati in questo settore possono stare tranquilli, perché «il Comune stimolerà gli operatori verso l’individuazione di un proprio rappresentante di quartiere». A ben guardare il programma di Francesco Caruso sembra quello di uno che vuole fare il sindaco, dimenticando di aver già fatto il vice.
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