Categoria: Speciale Elezioni Cosenza

Nel 2021 si rinnova l’appuntamento con le elezioni comunali a Cosenza. Il 3 e 4 ottobre sarà sfida a otto per la poltrona più importante del Comune, molti dei quali sventolano per l’occasione la bandiera del civismo.

Chi si candida a sindaco di Cosenza? Francesco Caruso, Franz Caruso, Bianca Rende, Francesco De Cicco, Francesco Civitelli, Valerio Formisani, Franco Pichierri, Fabio Gallo.

Li abbiamo invitati tutti in redazione, chiedendo a ognuno le stesse cose. Quindici domande e un video per ciascuna con le risposte. Solo di sette sfidanti però: Francesco De Cicco, nonostante numerosi inviti, non ha partecipato alle interviste impedendo ai lettori di confrontare le sue idee sulla città con quelle degli altri candidati a sindaco di Cosenza.

  • Si spengono le luci, l’addio di Mario Occhiuto

    Si spengono le luci, l’addio di Mario Occhiuto

    È probabile che non siano in tanti a ricordarselo, ma c’è stato un tempo (breve) in cui a Cosenza si poteva perfino sciare. Succedeva agli inizi di questi dieci anni targati Mario Occhiuto. Il sindaco aveva fatto innalzare nei dintorni dei “Due Fiumi” una struttura dalla quale si poteva scendere con gli sci ai piedi. La pista era lunga poche decine di metri ma era costata ai cittadini circa 80 mila euro e avrebbe rappresentato l’inizio di una lunga stagione caratterizzata dal “fare”.

    Dopo gli anni incolori dell’amministrazione Perugini, fu anche per questa frenesia del “fare” che Mario Occhiuto, il sindaco-architetto vide crescere il consenso attorno alla sua persona, imponendo la sua visione della città ludica ed effimera, molto costosa e alla lunga separata dai reali bisogni dei cittadini. Furono gli anni delle luminarie e prima ancora dei cerchi, noleggiati a caro prezzo e poi acquistati. Ma anche quelli delle determine di somma urgenza, tutte una virgola sotto i 40 mila euro, per lavori spesso assegnati alle stesse ditte.

    I cerchi luminosi, una delle costanti dei 10 anni di Occhiuto

    Un sistema che produsse un record difficilmente superabile: 61 determine firmate in una sola notte. Intanto la città cambiava volto. Dove prima c’erano strade nascevano piazze e slarghi pedonabili, sempre implacabilmente pavimentate con le stesse piastrelle. Il salotto cittadino si arricchiva di nuove statue, al fianco delle quali ogni tanto sorgevano pupazzi colorati a foggia di dinosauri o altri animali. In alcuni luoghi topici della città nascevano locali per giovani, animando spazi fin lì silenti: il sindaco poteva affermare con orgoglio di aver vivificato «una città che alle dieci di sera andava a letto».

    Il realismo magico

    È difficile comprendere la dinamica di fascinazione e consenso di cui Occhiuto è stato protagonista senza ricorrere a un riferimento culturale: il realismo magico, cioè la capacità di costruire trame narrative che mischiano e sovrappongono la realtà con l’immaginifico. Su questo piano l’ex sindaco è stato insuperabile. Ogni volta che faceva circolare sui social il rendering di un progetto, con le figure di abitanti gioiosi, i viali alberati, i palazzi bellissimi i cosentini cominciavano a sognare. Immaginavano loro stessi in quegli spazi idilliaci, trascurando di domandarsi come e quando quel sogno avrebbe trovato realizzazione.

    Particolare della statua di Alarico alla confluenza dei fiumi Crati e Busento

    Il sindaco architetto conduceva per mano i suoi cittadini nel mondo incantato della grafica digitale. E i cosentini, grati, lo premiavano con il loro diffuso consenso. Da qualche parte giacciono progetti di campi di calcio, tutti diversi e tutti buoni per catturare l’attenzione della città nei momenti del bisogno; ospedali che sembrano usciti da un film americano; perso in qualche cassetto c’è pure il progetto in cui la strada di viale della Repubblica sparisce in un sottopassaggio, mentre sopra c’è un rigoglioso viale alberato. Ma la scommessa più immaginifica resta quella della ricerca del tesoro di Alarico, per il ritrovamento del quale furono scomodati il politologo Luttwack e i droni israeliani. Questi ultimi per fortuna mai arrivati sulle rive del Busento.

    Le opere

    Le cose realizzate da Occhiuto nei dieci anni della sua amministrazione affondano le radici nell’epopea manciniana. È in quella fase storica che furono pensati i progetti di piazza Fera, del ponte di Calatrava, del Planetario. A Mario Occhiuto va il merito di averle realizzate, facendo sbiadire la figura del vecchio leone socialista e intestandosi le opere.
    Non senza qualche smagliatura nell’opera edificatoria. Il ponte di Calatrava è sorto (anche) grazie alle risorse destinate alla costruzione di case popolari. Lo hanno inaugurato – così ha denunciato l’ex assessore De Cicco – con il denaro che era stato stanziato per le periferie, mentre su piazza Fera pende come una scomunica l’indagine della Dda. Un capitolo a parte meritano le giravolte sulla metro e la realizzazione del viale del benessere, quello dove si registra il maggior tasso di maledizioni da parte degli automobilisti.

    Un momento della faraonica inaugurazione del ponte di Calatrava nel 2018
    Gli inciampi giudiziari

    Dieci anni da sindaco e una parte di essi da indagato. Le vicende personali e quelle legate al suo ruolo di sindaco si sovrappongono in una sequela impressionante di problemi sospesi con la giustizia: indagato per associazione a delinquere transnazionale; indagato per le spese personali con i fondi del comune; indagato per bancarotta fraudolenta, condannato in primo grado al pagamento di 262 mila euro per danno erariale. Con in più un marchio: essere il primo sindaco ad aver dovuto dichiarare il dissesto del Comune.

    L’assalto alla Regione

    Sono stati questi inciampi giudiziari a fermare la candidatura di Mario Occhiuto alla Regione, interrompendo una cavalcata sapientemente costruita e poi abbandonata per far spazio a Jole Santelli, verso cui aveva avuto parole da tragedia greca, prima di santificarla pubblicamente dopo la morte. Oggi la Regione l’ha conquistata per interposta persona, dal fratello Roberto. Non è la stessa cosa, ma ci si può accontentare.

    In questi dieci anni la frase più celebrativa del governo di Occhiuto è stata “Il bello è buono”, concetto con cui si il sindaco uscente spiegava che quello che a lui piaceva era certamente per ciò stesso anche giusto. Da oggi chi guiderà la città dovrà costruire un nuovo senso di bello. Quello che si lega col giusto.

  • Caruso vs Caruso, la spunta Franz: chi è il nuovo sindaco di Cosenza

    Caruso vs Caruso, la spunta Franz: chi è il nuovo sindaco di Cosenza

    Comunque sia, alla fine ha vinto un Caruso.
    Nelle Amministrative finalmente al termine, Cosenza ha vantato la particolarità di due contendenti a sindaco con lo stesso cognome. La prima poltrona di Palazzo dei Bruzi va a Franz Caruso.
    Una vittoria non facile per il campione di un centrosinistra a dir poco problematico, a cui si deve riconoscere il merito di aver saputo ricompattare il suo schieramento, che finora era diviso in due tronconi (quello che faceva capo a lui e quello che aveva scommesso su Bianca Rende) e di aver tirato dalla sua l’ex assessore occhiutiano Francesco De Cicco, a sua volta candidato sindaco nelle vesti di leader popolare e popolano.

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    Franz Caruso sul palco del suo comizio finale insieme ad altri tre sfidanti del primo turno: Fabio Gallo, Bianca Rende e Francesco De Cicco
    Il vincitore: una vita da socialista

    Alzi la mano chi non ha trovato qualche riferimento a Franz Caruso nelle cronache cosentine e calabresi dell’ultimo ventennio almeno una volta alla settimana.
    Avvocato di lungo corso e big dei penalisti calabresi, Caruso è quel che la vecchia retorica definiva “principe del foro”. Appartiene alla generazione di legali successiva a quella “classica” e azzerata dall’anagrafe, di cui furono esponenti di primo piano Orlando Mazzotta, Ernesto d’Ippolito e Fausto Gullo.

    All’attività forense Caruso ha accoppiato sin da giovanissimo una passione politica viscerale, vissuta tutta sotto le insegne del garofano del vecchio Psi, poi della rosa di Nencini e di nuovo col garofano 2.0 dell’attuale Psi.
    Questa ambivalenza spiega gli spazi più che generosi accordati dai media all’avvocato cosentino, presenza fissa delle cronache giudiziarie e presenza frequente di quelle politiche, dove affiorava periodicamente in occasione delle elezioni.

    Da jolly ad asso da giocare

    Già: Franz Caruso è stato il jolly delle Amministrative cosentine, una carta sempre esibita da quell’asse del centrosinistra che fa capo a Nicola Adamo e Luigi Incarnato ma mai calata con convinzione. Accadde, ad esempio, nel 2011, quando la candidatura di Caruso spuntò nel caos politico che seguì la fine dell’amministrazione Perugini e rientrò nel giro di pochi giorni. Alla fine, il Pd dilaniato dalla lotta intestina tra Adamo e Mario Oliverio, confermò Salvatore Perugini.

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    Mario Oliverio e Nicola Adamo

    Anche nel 2016 emerse, più timidamente, la candidatura dell’avvocato. Ma durò secondi, perché quell’anno il centrosinistra riuscì a far peggio della tornata precedente. Addirittura, risparmiò a Mario Occhiuto la fatica del ballottaggio.
    Stavolta il jolly ha acquisito il valore di un asso, e da tale si è comportato. Con sole tre liste è riuscito ad arrivare al ballottaggio e ha dato un po’ di polvere agli altri avversari. Sia che avessero il suo stesso numero di liste (Rende) sia che, addirittura, avessero schierato interi quartieri (De Cicco e Civitelli).

    Dalla panchina al goal

    D’altronde non ci si improvvisa politici né avvocati. Chi lo ha visto in azione in Tribunale ne apprezza lo stile asciutto, tutto midollo e sostanza, con cui arringa i giudici e le corti senza averne quasi l’aria.
    Stesso discorso per la comunicazione politica: forte ma mai ridondante e con quel po’ di retorica che non guasta mai.

    Dopo anni di panchina politica, a volte sofferta a volte vissuta col sollievo di aver scansato il bagno di sangue, Franz Caruso è sceso seriamente in campo come centravanti di sfondamento. E ha segnato il goal decisivo, grazie anche a una strategia politica efficace.
    E a chi gli ha detto che rappresenta il vecchio ha fatto capire che neppure il suo avversario, l’altro Caruso, era nuovo: alle sue spalle ha altrettanti vecchi.

    Lo sconfitto

    Un volto giovane per una coalizione stagionata. Il vicesindaco uscente Francesco Caruso è un occhiutiano di lungo corso, che ha respirato politica sin da bambino attraverso i polmoni del papà, il compianto Roberto Caruso, che fu deputato di Alleanza nazionale nella seconda metà degli anni ’90.
    Mite, fine e garbatissimo, il giovane ingegnere è il classico bravo ragazzo di cui si innamorano le mamme con la speranza che i loro generi gli somiglino almeno un po’.

    Francesco Caruso è entrato a Palazzo dei Bruzi quasi in punta di piedi ed è rimasto tra i fedelissimi di Mario Occhiuto anche durante la fine prematura dell’amministrazione precedente, caduta per un golpe di corridoio sei mesi prima della scadenza naturale.
    Questa fedeltà politica gli è valsa prima la delega al decoro urbano (2017), poi l’ascesa a vicesindaco, dopo l’addio di Luciano Vigna, altra storica “spalla” di Occhiuto e, al pari di Caruso, proveniente dall’ex destra (quella vera).

    Le deleghe di questi anni

    I paragoni possono essere ingenerosi. Ma in politica si fanno e chi vuol azzardarne uno non può fare a meno di notare la differenza di stile tra i due “vice Mario”. Piuttosto forte e presenzialista Vigna, che ha gestito i conti di Cosenza per sette anni a botte di virtuosismi e rattoppi, molto pacato Caruso, a cui ora tocca la delega al Bilancio.
    E con altrettanta pacatezza Caruso gestisce altre due deleghe: Riqualificazione urbana e Agenda urbana, che sommate e tradotte significano Lavori pubblici.

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    Francesco Caruso e Mario Occhiuto durante la campagna elettorale

    Difficile dire se Francesco Caruso sia una controfigura scelta dallo stato maggiore di Occhiuto per assicurare la continuità non solo dell’amministrazione ma anche del potere.
    Di sicuro, il giovane ingegnere ha dalla sua un’immagine neutrale, che gli è tornata preziosa durante le negoziazioni dell’estate. Non a caso, il nome e il volto di Francesco Caruso sono stati spesi con una certa sicurezza solo dopo che i mal di pancia (ad esempio, quello di Fdi, che aveva ventilato la candidatura Pietro Manna), i dubbi e i giochini erano cessati.

    Un vantaggio dilapidato

    Ed ecco che, grazie a sei liste agguerrite fino ai denti, il “vice Mario” è arrivato al ballottaggio in scioltezza, forte di 14 punti di vantaggio sul suo avversario diretto, il quasi omonimo Franz Caruso.
    Questo risultato prova per l’ennesima volta una regola non scritta della politica: le personalità non appariscenti (e quella di Francesco a volte sembra evanescente) piacciono agli addetti ai lavori e sono funzionali alle negoziazioni.

    Tuttavia, le personalità forti attirano di più gli elettori. E questo spiega come mai Francesco sia arrivato alla sfida finale soprattutto grazie al sostegno delle liste. Poi Franz, personalità più forte e per questo divisiva, è comunque riuscito a giocarsi meglio la partita.
    Essere vice paga. Ma non troppo.

  • Il valzer del ballottaggio a Cosenza

    Il valzer del ballottaggio a Cosenza

    Eccoci, iniziato il valzer del ballottaggio a Cosenza. Scaduti i termini per gli apparentamenti. Nessuno ha raggiunto un accordo ufficiale.
    La sfida a due ha ringalluzzito il candidato del centrodestra, Francesco Caruso. Che ha attaccato frontalmente il candidato del centrosinistra Franz Caruso.
    Ma la domanda che tutti si pongono è: Cosa farà Francesco De Cicco?

     

    De Cicco fa gola a tutti

    I voti non sono pacchi postali. Una di quelle frasi retoriche che si sentono a tutte le latitudini. Un po’ tutti pensano che Francesco De Cicco abbia la possibilità di incidere molto sul suo elettorato. Forte anche dei molti voti in più presi rispetto alle liste. Sta ancora giocando ad alzare il tiro e il prezzo politico. Ha rotto ufficialmente con Occhiuto pur restandone assessore in Giunta. Però le sirene del centrodestra sono convincenti, soprattutto quando hai il presidente della Regione dalla tua parte. Su una cosa non dovrebbero esserci dubbi: tra le deleghe che chiederà De Cicco per militare da una parte o dall’altra non mancheranno – pur desiderando di essere vicesindaco – la solita Manutenzione, pure Welfare, centro storico e quartieri. Una nuova versione di Popilian Texas Ranger, come amava definirsi su Facebook qualche anno fa.

    Tra democristiani ci si capisce

    Sulla collocazione di Franco Pichierri non dovrebbero esserci dubbi. Tifoso del proporzionale e della alleanze a geometria variabile. In questa sfida per Palazzo dei Bruzi dovrebbe essere al fianco di Francesco Caruso. Le lodi a Roberto Occhiuto e le parole di apprezzamento per la vittoria alla Regione del capogruppo di Forza Italia alla Camera, non lasciano troppi dubbi.

     

    Civitelli non ha scelto

    Francesco Civitelli non è ancora pervenuto. Da qui a poco dovrebbe comunicare le sue intenzioni, al termine di una consultazione con i suoi candidati al consiglio comunale. Per sua stessa ammissione è stato il più manciniano dei candidati a sindaco in lizza. Un manifesto che ha agitato anche tante polemiche lo conferma. Se due più due fa quattro dovrebbe sostenere l’avvocato socialista Franz Caruso. Siamo sul terreno del condizionale. Ancora.

     

    Sì, no, ancora sì. Formisani confuso

    L’appoggio o non l’appoggio? Ma sì. La posizione di Valerio Formisani, il candidato a sindaco più a sinistra, è cambiata nel giro di pochi giorni. Dopo un iniziale possibilità di sostenere Franz Caruso, si era espresso polemicamente contro. Alla fine ha scelto di non favorire il candidato del centrodestra.

     

    Rende e grillini con Franz

    Finite le acredini del primo turno, il fronte del centrosinistra prova a compattarsi. Bianca Rende non parla di posti in giunta ma solo di programmi e progetti in comune con Franz Caruso. Si allinea pure il Movimento 5 stelle. Sul punto è intervenuto il deputato Massimo Misiti, che ha coordinato le campagne elettorali dei grillini in Calabria.

     

    Franz convince l’ultracattolico Gallo

    Senza esitazioni. Fabio Gallo, a capo del Movimento Noi, ha espresso un chiaro endorsement per Franz Caruso. Pur essendo un cattolico di orientamento centro-destra, ha deciso di sostenere il penalista.
    La Lega dirama un comunicato stampa. Solo per dire: stiamo con Francesco Caruso al ballottaggio. Ma perché ribadirlo pur essendo già insieme al primo turno? Misteri del Carroccio.

  • Cosenza, una poltrona per due: eletti, bocciati e strategie verso il ballottaggio

    Cosenza, una poltrona per due: eletti, bocciati e strategie verso il ballottaggio

    I dati grossolani si sapevano già, perché la sciatteria amministrativa di Cosenza non poteva arrivare al punto di “imboscare” i risultati dei candidati a sindaco.
    Il capoluogo bruzio, grazie a questo risultato, farà notizia: due candidati quasi omonimi (ma non parenti e, addirittura, diversissimi) che si contendono la poltrona di primo cittadino.

    Una poltrona per due

    Sulla carta resta confermata la previsione più facile, in base alla quale Francesco Caruso, il vicesindaco uscente, sarebbe arrivato al ballottaggio senza alcun problema: d’altronde la compilazione delle liste, effettuata col solo scopo di far incetta di voti e senza andar troppo per il sottile, non lasciava spazio al minimo dubbio.
    Veniamo alla previsione un po’ meno facile: l’arrivo al ballottaggio di Franz Caruso, principe del foro dalla smodata passione socialista, sopravvissuto alla divisione del centrosinistra.
    Il primo ha preso il 37,4% dei voti, il secondo si è attestato sul 23,8%.

    Votati, ma non abbastanza

    Non parliamo, va da sé, di una metropoli, ma di una cittadina in collasso demografico che ha un elettorato di circa 41mila abitanti su 67mila circa residenti. Cioè briciole. Che si rimpiccioliscono ancora, se si considera che ha votato il 68% virgola qualcosa degli aventi diritto.
    In mezzo a loro, si agitano, in ordine di preferenze, l’ultrapopulista e iperpopolare Francesco De Cicco, assessore uscente dell’amministrazione Occhiuto, che col suo 13,9% ha superato Bianca Rende, dissidente altoborghese del centrosinistra cittadino che si è fermata al 12,8%.

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    Bianca Rende
    Gli outsider

    Seguono l’outsider di sinistra-sinistra Valerio Formisani (4,8%) e l’evergreen Dc Franco Pichierri (3,5%).
    Questi ultimi quattro sono gli unici che possono vendere cara la pelle nel ballottaggio in corso (anche Pichierri a cui, tuttavia, non scatterebbe comunque il consigliere).
    Dopo di loro, l’altro populista biturbo Francesco Civitelli, praticamente ex aequo con il catto-civico Fabio Gallo: 2%.
    Fin qui, nessuna notizia degna di nota.

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    Fabio Gallo
    La grande mattanza

    Ciò che non ha fatto notizia a dovere è l’esagerato numero di candidati, quasi 900. Il che fa capire che alleanze e apparentamenti non sarebbero indolori comunque.
    Prendiamo l’esempio di Annalisa Apicella, consigliera uscente di Fratelli d’Italia che ha preso, nella medesima lista, 483 voti. In caso di sconfitta di Francesco Caruso, la Apicella resterebbe fuori.

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    Annalisa Apicella (FdI)

    Ma non è detto che sarebbe favorita da alleanze e apparentamenti: troppo forte la lista, in cui l’avvocata cosentina è schiacciata dai big delle preferenze e rischia di diventare “sacrificabile”.
    Lo stesso discorso per Franz Caruso, che è costretto ad apparentarsi e allearsi più del suo avversario. Comunque vada, sarà un massacro di consiglieri.

    I record

    Con 1.172 voti, Francesco Spadafora, poliziotto di lungo corso e donnicese doc candidato in Fratelli d’Italia, è il consigliere comunale più votato. In assoluto: stavolta ha aumentato il record del 2016 (902 preferenze) e ha superato la ex vicesindaca Katya Gentile, risultata la consigliera più votata nel 2011(911 preferenze).
    Spadafora ha fatto di più: ha trascinato in consiglio la esordiente Ivana Lucanto, che ha guadagnato, anche grazie a questo ticket, 845 voti.
    Certi risultati non si improvvisano, ma sono il frutto di un impegno sul territorio di lunghissimo corso.

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    Francesco Spadafora si conferma per la seconda volta consecutivo il consigliere comunale più votato in città

    Un discorso simile vale per Michelangelo Spataro, che coi suoi 527 voti è il secondo più votato di Forza Cosenza, e per Damiano Covelli, altro evergreen della politica cittadina che ha “salvato” il Pd con 532 voti, tallonato a breve distanza, nella stessa lista, da Maria Pia Funaro, che ne ha presi 498.

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    Maria Pia Funaro
    Menzione d’onore

    Ma il vero miracolo politico, per giunta di lungo corso, è Antonio Ruffolo, alias ’a Mmasciata, ’u Scienziatu e Lampadina.

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    Antonio Ruffolo

    Ruffolo, che si è segnalato per il suo silenzio continuo in circa vent’anni di consiliatura (le sue dichiarazioni di voto sono sempre consistite in fonemi e alzate di braccio), è stato il più eletto in Forza Cosenza con 732 voti, ottenuti tra l’altro senza ticket.

    E ci mancherebbe: questi consensi sono il frutto di pluriennali clientelismi di quartiere, tutti low cost, ma che richiedono un impegno 24h. Cioè, sostituire lampadine nei condomini, aiutare anziani a fare la spesa ecc. Se le cose stanno così, Ruffolo più che di una quota rosa, ha bisogno di un’assistente: certi voti si “lavorano”, eccome.

    I trombati

    La lista potrebbe essere lunga. Ma, in tanto casino, il primato spetta senz’altro a Carlo Tansi, che batte due record, anzi tre: è il neofita della politica più sconfitto in assoluto.
    Primo record: la sua Tesoro Calabria, in coalizione con Bianca Rende, ha preso “solo” l’1,8% dei consensi.
    Secondo record: nonostante la candidatura da capolista (imposta dal ruolo da leader e dall’ego) Tansi ha ottenuto 128 voti ed è stato superato dall’architetto urbanista Maurizio Lupinacci, che ne ha presi 190.

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    Il geologo Carlo Tansi, leader del movimento “Tesoro di Calabria”

    Terzo record: nonostante tre candidature in Consiglio regionale da capolista, il geologo-ricercatore del Cnr non è riuscito a prendere consensi neppure a Cosenza, dove pure aveva sfondato alle Regionali solo un anno e mezzo fa. Segno che il “suo” messaggio “rivoluzionario” non ha funzionato. D’altronde è poco credibile infilarsi due volte nel centrosinistra, sostenendovi due leadership d’élite (oltre alla Rende, quella di Amalia Bruni) e pretendere di “cambiare le cose dal basso”.

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    Franco Pichierri, storico esponente democristiano

    Più sfumato il discorso per Franco Pichierri, la cui esclusione (salvi apparentamenti) sa di beffa, perché la sua mini-coalizione è riuscita a prendere il quorum senza ottenere un solo consigliere. Nessuno nega la sua bravura politica, maturata in una militanza quasi cinquantennale iniziata nella Dc (quella vera). Però è evidente che Pichierri è rimasto fregato dalla sua stessa abilità.

    L’ago della bilancia

    Per le sei liste dell’assessore uscente Francesco De Cicco vale il principio della mattanza: tantissimi candidati “immolati” alla elezione di un solo consigliere.
    Eppure i mille e rotti voti di De Cicco, ottenuti nei quartieri popolari – in particolare via Popilia – hanno il sapore di una rivoluzione: per la prima volta, i voti di determinate zone hanno un valore autonomo, capace di influenzare o, peggio, di determinare scelte politiche.

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    Francesco De Cicco

    L’ex assessore è diventato l’ago della bilancia a dispetto della sua inesistente cultura politica. E di sicuro in tanti “bussano” alla sua porta badando bene a non farsi scoprire o a non farsi scoprire troppo.

    Il quadro complessivo

    Difficile ipotizzare che Bianca Rende decida di appoggiare Francesco Caruso, perché in questo caso significherebbe andare con la Lega e Fdi. Un po’ troppo anche per il neocentrismo renziano a cui la Nostra sembra ispirarsi. Stesso discorso per Formisani e, in parte, Gallo.

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    Valerio Formisani

    Viceversa, con altrettanta difficoltà Pichierri potrebbe schierarsi con Franz Caruso, dato che Noi con l’Italia (la sua lista “principale”) si è schierata con Roberto Occhiuto alla Regione.
    Quindi, se non ci fosse De Cicco, i due schieramenti si equivarrebbero. Lui farà davvero la differenza e potrebbe trascinare con sé Civitelli che, da solo, è quasi ininfluente.

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    Francesco Civitelli
    Un’altra voglia di civismo

    Con troppa frettolosità si è detto che Fdi è il partito più votato, mentre “Franz Caruso sindaco” è la lista più votata.
    In realtà, Fdi è “solo” una lista, piena di candidati che in realtà hanno poco a che spartire con la storia politica di Giorgia Meloni e di Fausto Orsomarso. Ed è lista come quella di Franz Caruso, che mescola volti noti (Mimmo Frammartino, che ha ottenuto 200 preferenze) e volti nuovi (la criminologa Chiara Penna, che ha ottenuto 165 voti).

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    Domenico Frammartino, presenza fissa in Consiglio – tranne nell’ultimo quinquennio – dagli anni ’80 ad oggi

    Se l’avvocato Caruso la spuntasse, si ritroverebbe un seguito più personale che di partito, segno che a Cosenza i cittadini, specie a sinistra, hanno preferito l’impegno di persone senza tessera.
    Diverso il discorso per i meloniani: dopo i tentativi di condizionamento di agosto, Orsomarso & co. hanno tentato il tutto per tutto, cioè una lista civica con uno stemma di partito.

    Tra i litiganti Colla gode

    La lista Coraggio Cosenza, com’è noto, è nata da una crisi della Lega, “mollata” da Vincenzo Granata alla vigilia delle elezioni. È altrettanto noto che, per tamponare il vuoto, lo stato maggiore del Carroccio ha chiesto aiuto a Simona Loizzo, la quale ha investito su un altro evergreen: Roberto Bartolomeo, arrivato primo coi suoi 219 voti.

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    Vincenzo Granata, passato dalla Lega al movimento di Toti e Brugnaro (foto Alfonso Bombini)

    In Coraggio Cosenza, il record è toccato a Massimo Colla, che con 253 voti ha doppiato Granata. Secondo i maligni (e forse bene informati) Colla sarebbe stato aiutato a ottenere questo risultato anche dalla Loizzo, che gli avrebbe “spalmato” qualche consenso proprio per impedire che Granata esplodesse.

    Per finire

    Chi temeva di annoiarsi, può stare tranquillo: chiunque vinca, a Cosenza avremo un Consiglio comunale rissoso, chiacchierone (tranne Ruffolo) e a volte inconcludente.
    Proprio come in passato, sebbene sia difficile battere i primati dell’era Perugini.
    Comunque vada, sarà un casino.

  • VIDEO | Pichierri: C’è pure la Lega, ma al ballottaggio sì al centrodestra

    VIDEO | Pichierri: C’è pure la Lega, ma al ballottaggio sì al centrodestra

    E se un ballottaggio viene fuori, allora «con grande sofferenza» Franco Pichierri potrebbe stare pure con la Lega. Intendiamoci, la Lega di Giorgetti non quella di Salvini. Pichierri è il candidato a sindaco più centrista e moderato di queste elezioni comunali di Cosenza. Scuola Dc e Prima Repubblica. Anche nel linguaggio utilizzato si capisce che la sua cassetta degli attrezzi non è quella di una politica urlata. Con lui due liste: proprio la Democrazia Cristiana e Noi con l’Italia, il movimento che fa capo a Maurizio Lupi.

    Pichierri è un fan del proporzionale spinto. Lo dice espressamente: «Il problema del Paese è la legge elettorale». Che, a suo, avviso non consente a chi ha una storia come la sua alle spalle, di trovare uno spazio adeguato di agibilità politica.

     

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  • VIDEO | E una parte del Pd non dispiaceva a Formisani

    VIDEO | E una parte del Pd non dispiaceva a Formisani

    Con una parte del Pd l’accordo per le elezioni comunali di Cosenza era possibile. Valerio Formisani, il candidato a sindaco più a sinistra di Cosenza, torna su una questione che ha animato il dibattito politico degli ultimi mesi prima del voto. Tutto comincia con il tavolo Miccoli, l’ex commissario provinciale del Pd di Cosenza. Si dimette e torna a Roma.

     

    Miccoli va via e arriva Francesco Boccia a mettere mano alla complicata matassa cosentina e calabrese. Cambiano gli equilibri e tutto il Pd si arrocca sul socialista Franz Caruso. Si interrompe il dialogo con le altre forze del centrosinistra e della sinistra come Formisani. Bianca Rende, ex Pd e Italia Viva, corre da sola. Dopo un iniziale accenno di intesa con Formisani, anche questo percorso si interrompe.

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    VIDEO | Gallo: Noi saremo con la Lega di Giorgetti

    Il Movimento Noi sarà con Lega di Giorgetti. Lo ha detto espressamente Fabio Gallo, leader della formazione ultracattolica e candidato a sindaco per le prossime elezioni comunali di Cosenza. La genesi di Noi è – per bocca del suo stesso fondatore – sturziana. Sulla scia di quella Dc, guardando a destra. Quindi adesso diventa centrodestra.

     

    Fabio Gallo ci tiene a precisare che non ha mai avuto intenzione di militare nelle file di quello che lui definisce «questo centrodestra», cioè quello dei quadri locali di Forza Italia e Lega. In particolare il Movimento Noi ha espresso, nel corso del tempo, parole dure nei confronti dell’amministrazione comunale guidata da Mario Occhiuto. Ma le forze politiche sono in fermento e i cambiamenti all’orizzonte. E la grande coperta del centrodestra può fornire riparo e ristoro a tutti.

    Le parole di apertura di Fabio Gallo verso la Lega e il centrodestra possono essere lette pure in chiave ballottaggio a Cosenza. Se dovesse arrivarci Francesco Caruso, può riconoscere in Gallo un interlocutore che si è già prenotato.

     

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  • VIDEO | Chi ha tradito davvero le idee di Giacomo Mancini?

    VIDEO | Chi ha tradito davvero le idee di Giacomo Mancini?

    Tutti si sentono eredi di Giacomo Mancini. E addirittura c’è chi lo scrive sui manifesti. Una delle storie più divertenti che animano la campagna elettorale per le comunali a Cosenza è quella di Francesco Civitelli, candidato a sindaco di Cosenza. Ha tappezzato la città con i suo manifesti, dove compare la sua immagine e quella del leone socialista. E un testo che non richiede troppe interpretazioni: “Il mio nome, le tue idee”.

    Apriti cielo. Coro di indignazione per lesa maestà da parte della intellighenzia socialista cosentina. Sul punto è intervenuto pure il nipote di Giacomo Mancini, rivendicando l’eredità politica, a suo dire, indebitamente sottratta da tanti, compreso il Civitelli.

     

     

    Civitelli viene da una famiglia di sinistra, ma adesso ritiene opportuno superare la politica delle contrapposizioni tra partiti per un civismo popolare. Alle Regionali manifesta il suo sostegno a Luigi de Magistris. A suo avviso osteggiato anche dal centrosinistra che farebbe parte del sistema.

    In merito alla affermazioni di Giacomo Mancini jr sui suoi manifesti elettorali Civitelli ha espresso parole dure. Senza sconti e senza briglie.

     

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  • VIDEO | M5S? Per ora no, sono civica ma non come Manna

    VIDEO | M5S? Per ora no, sono civica ma non come Manna

    Per ora pensa alle imminenti elezioni comunali di Cosenza. Per ora. Però qualcosa vorrà pur dire il pieno sostegno del leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, a Bianca Rende. L’ex presidente del consiglio dei ministri, accolto dalla folla cosentina, ha pronunciato il suo endorsement alcuni giorni fa: «Con lei ci metto la firma».

    Del resto tra moderati ci si capisce. L’unica candidata a sindaco donna nelle amministrative di Cosenza è cresciuta a pane e Dc prima, poi un passaggio col Pd per finire con Italia Viva di Renzi. Una superenziana pentita battezzata sul palco da Conte. Sembra una commedia degli equivoci. Non lo è.

     

    Il Movimento 5 stelle di Cosenza ha presentato una lista a sostegno di Bianca Rende soprattutto grazie all’azione della parlamentare pentastellata Anna Laura Orrico, che è una socia di What Women Want, l’associazione di cui la Rende è co-fondatrice. Il grillismo del 2021 assume per volontà di Conte connotati più riformisti e centristi. C’è spazio in entrata.

    La Rende sa che dovrà uscire fuori da questo limbo senza patria prima o poi, scegliendo un partito o un movimento. Adesso si limita a citare e seguire esempi illustri di civismo: Sala e Pisapia. Un «civismo di sinistra», non quello di «destra alla Marcello Manna» – puntualizza quando le si chiede un raffronto tra il suo progetto politico e quello dell’avvocato al governo sull’altra sponda del Campagnano. Chissà cosa ne pensano i militanti del Laboratorio civico del sindaco di Rende?

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  • VIDEO | Franz, fidati del Pd ma controlla

    VIDEO | Franz, fidati del Pd ma controlla

    Fidati ma controlla. Recita così un vecchio proverbio russo citato nella serie tv Chernobyl. E Franz Caruso, candidato a sindaco del centrosinistra, nelle elezioni comunali di Cosenza, conosce bene le insidie di un partito per ora pacificato ma sempre pieno di guerre intestine nella città dei bruzi. Due commissari democratici per sbrogliare la matassa degli accordi in vista delle elezioni. Dopo Marco Miccoli è arrivato Francesco Boccia. Polemiche e mancata unità delle forze di centrosinistra hanno fatto da cornice al gioco delle alleanze mancate.

     

    Nessuno dimentica la prima elezione a sindaco di Mario Occhiuto. La profonda divisione tra Nicola Adamo e l’asse Guccione-Oliverio (allora andavano d’amore e d’accordo) favorì enormemente la vittoria dell’architetto che poi avrebbe bissato con il secondo mandato. Oggi sembra tornata la quiete tra Adamo e Guccione. Entrambi sosterranno pure Franco Iacucci alle Regionali.

    E Mario Oliverio? Non pervenuto alle amministrative di Cosenza. Lo stesso Franz Caruso sottolinea come l’ex presidente della Regione Calabria non sia presente in nessun modo nella competizione.

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