Autore: Valeria Esposito Vivino

  • Civica, 10 milioni per salvare il tesoro di Cosenza dall’oblio

    Civica, 10 milioni per salvare il tesoro di Cosenza dall’oblio

    La Biblioteca Civica è uno scrigno prezioso che custodisce al suo interno un patrimonio librario a stampa e manoscritto di oltre 250mila testi. Difficilissimo riuscire ad avere un catalogo aggiornato. Perché? Non esiste, mai fatto per mancanza di personale specializzato. Un grande limite, che nel corso degli anni ha consentito la sottrazione di diversi testi senza che la direzione della Civica avesse piena contezza del maltolto. Un elenco in questi anni ha provato a stilarlo la giornalista cosentina Francesca Canino. Tra i titoli rubati figurano:

    • Telesio B., La Philosophia, Napoli, 1589;
    • Manilius M., Poetae clariss. Astronomicon ad Caesarem Augustum, Lugduni, 1566;
    • Tasso T., Le sette giornate del mondo creato, Venezia, 1608;
    • Tasso T., Il Rinaldo, Milano, 1618;
    • Galenus C., Ars medicinalis. Nicolao Leonicino interprete, Venezia, 1538;
    • Hippocrates, Aphorismi, cum Galeni. Commentariis Nicolao Leoniceno…, Venezia, 1538;
    • Galilei G., Dialoghi, Firenze, 1632;
    • Galenus C., De usu partium…, Lugduni, 1550;
    • Sallustio con altre belle cose. Volgarizzate per Agostino Ortica della Porta, Venezia, 1531;
    • Privilegi et capitoli della città di Cosenza, Napoli, 1571;
    La Civica custodisce secoli di cultura
    Alcuni corali di proprietà della Civica, restaurati di recente dal Mibact

    Fanno ancora parte del tesoro della Civica corali miniati del XVI-XVII secolo; testi manoscritti filosofici autografi del 1500, 1600 e 1700; carteggi privati; pergamene di epoche dal Rinascimento all’Illuminismo; incunaboli (tra cui un San Tommaso); una raccolta imponente della produzione tipografica italiana e straniera del Seicento.
    Al suo interno si trovano fondi monastici, opere antiche e rare a stampa di diversi ordini religiosi, sia cittadini che dei dintorni, oggi ormai soppressi.

    Tra i fondi religiosi anche uno liturgico, costituito da trenta codici musicali membranacei del ‘500 arricchiti da artistiche miniature fatte a mano.
    Presente anche un fondo diplomatico costituito da 54 pergamene, un insieme di bolle, atti privati, testamenti, costituzioni di date e censi, tutti di epoche comprese tra la fine del ‘200 e la metà del ‘700. Costituiscono per lo studioso un unicum nel loro genere.

    Le donazioni dei privati alla Civica

    Diversi i fondi privati, tra i più importanti quelli Salfi, Muzzillo, Conflenti e De Chiara. Il primo comprende circa 12.000 pezzi fra volumi anche di edizioni del ‘500 e del ‘600, opuscoli, riviste e giornali. Riguardano prevalentemente letteratura, storia, arti, viaggi, teatro. E contengono collezioni di classici antichi e moderni, grandi enciclopedie e trattati generali. Il fondo Muzzillo comprende oltre 5.000 volumi di letteratura, archeologia e storia dell’arte. Al suo interno, diverse edizioni di classici antichi e moderni, più numerose pubblicazioni periodiche e una ricca dotazione di opuscoli, in gran parte sulla Calabria.

    Il fondo De Chiara, ereditato sin dal 1929, consta all’incirca di 2.500 esemplari. Tra di essi, testi di letteratura italiana, di storia, di arte e di critica letteraria. Di grande rilevanza è anche una raccolta di opuscoli della critica dantesca.
 Si aggiungono le dotazioni dei fondi Guarasci e Muti e di quelli, più recenti, Rendano e Campagna, con molti libri e lettere autografe di pregio. È andato distrutto invece, durante la seconda guerra mondiale, il fondo Zumbini di circa tremila testi tra volumi e opuscoli. Tra i fondi speciali detenuti dalla Civica di fondamentale importanza è la sezione dedicata alla Calabria, ricca di libri, giornali e altri materiali riguardanti la storia, la cultura e la civiltà calabrese nelle sue diverse sfaccettature.

    Non ci sono solo opere antiche, però. Ai fondi di ricerca e conservazione si affianca infatti anche una dotazione libraria moderna di cultura generale di grande spessore bibliografico costantemente aggiornata, con una larga presenza di libri sulle scienze umane e sociali. La Biblioteca Civica dispone di una vasta emeroteca. Comprende oltre 2000 testate fra riviste e giornali, che spaziano tra storia, letteratura, filosofia, arte, scienze dell’educazione, teatro, cinema, diritto, economia, informazione.

    I cinque milioni per il Comune
    Alcuni dettagli del progetto per la Civica presentato al Governo da Palazzo dei Bruzi

    Le porte della Civica sono chiuse però da oltre un anno e mezzo, prima per la pandemia e ora per evidenti deficit strutturali. Per salvare quel che ne resta e renderlo finalmente fruibile si attendono i 10 milioni del CIS (Contratto Istituzionale di Sviluppo), parte dei 90 destinati al centro storico. Si prevedono due progetti di recupero e valorizzazione della biblioteca. Il primo, in capo al Comune di Cosenza, promette adeguamento sismico, efficientamento energetico e rifunzionalizzazione della Civica. Prospetta la riorganizzazione e il rinnovamento dell’intero sistema bibliotecario attraverso l’uso di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Il progetto contempla inoltre la realizzazione di spazi di allestimento espositivi e di percorsi di visita accessibili a tutti. Parla di modalità innovative di fruizione e di realizzazione dei servizi per la gestione e cura del bene, integrati da un opificio di digitalizzazione, restauro e conservazione del libro e della pergamena. Il finanziamento complessivo ammonta a quasi 5,1 milioni di euro.

    Il polo pensato dal Mic

    Il secondo progetto, proposto dal Mic, implica restauro, conservazione e rifunzionalizzazione del complesso di Santa Chiara. Al suo interno si pensa di creare un polo orientato alla promozione della lettura e alla comunicazione culturale mediante la conservazione e valorizzazione del patrimonio cartaceo della Civica. Il polo in questione sarebbe destinato a interfacciarsi con quelli delle altre città beneficiarie di un Cis: Napoli, Taranto e Palermo. Il finanziamento, anche in questo caso, è di circa 5 milioni.

    Anna Laura Orrico, all’epoca sottosegretario ai Beni culturali, sigla il Cis a settembre del 2020
    La politica litiga

    Al ministero sono pronti a nominare il Ruc, responsabile unico del contratto istituzionale di sviluppo. Manca solo il via libera da Invitalia, che però per procedere attende parte della documentazione da Comune, Provincia e Segretariato regionale del Mic. Il più in ritardo pare essere Palazzo dei Bruzi, che non ha brillato per celerità nemmeno nella fase propedeutica alla firma del Cis. Un film già visto, dunque, col consueto corredo di polemiche politiche a riguardo. Le vecchie diatribe sui soldi in arrivo per il centro storico tra Morra e Occhiuto hanno lasciato il posto a quelle sull’iter burocratico tra Anna Laura Orrico e il vice sindaco Francesco Caruso. Quest’ultimo già l’anno scorso si era scontrato a lungo sui presunti ritardi del Comune con il democrat Carlo Guccione. Cambiano i nomi, non la sostanza. E mentre i partiti litigano, i dubbi sull’arrivo dei dieci milioni aumentano.

     

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  • Trent’anni di solitudine, per la Civica è profondo rosso

    Trent’anni di solitudine, per la Civica è profondo rosso

    Il pianto del coccodrillo. È paradossale come Provincia e Comune si siano strette al capezzale della Civica, la biblioteca che custodisce l’inestimabile patrimonio librario della città sin dal 1871, dal momento che sono le stesse istituzioni che hanno contribuito al suo crack economico.
    Un milione e 63mila euro, il rendiconto economico della Civica al 31 dicembre 2020 segna un passivo monstre. A farla da padrone sono i debiti con dipendenti, fornitori e demanio. Gli unici creditori, invece, sono Provincia e Comune di Cosenza, che da statuto avrebbero dovuto versare rispettivamente 80mila e 120mila euro ogni anno. Solo che nel tempo i versamenti sono diventati sempre meno cospicui e frequenti. E così si è generato il buco, non solo economico, della Civica.

    Il dissesto colpisce ancora

    Ad oggi la Provincia deve complessivamente 48.509 € riferiti alle annualità 2018 e 2019. Più indietro nei pagamenti il Comune di Cosenza, complice anche la procedura di dissesto finanziario. Da decine di mesi non versa un quattrino e dal 2018 ad oggi Palazzo dei Bruzi ha accumulato un debito di 261mila euro.
    Il sindaco Occhiuto ha precisato più volte di avere erogato, dal suo insediamento nel 2011 ad oggi, alla Civica 1 milione 426mila euro, di cui 104mila nel 2018 solo di arretrati. Attualmente, i contributi del 2019 (106mila euro) sono oggetto di insinuazione alla massa passiva. Sarà la commissione straordinaria di liquidazione ad occuparsene e comunque saranno trattati come un normale credito a beneficio di terzi. Tradotto: nel migliore dei casi alla biblioteca andrà la metà del dovuto. Sempre che i commissari ritengano legalmente obbligatorio saldare parte degli arretrati all’ente morale. Sui versamenti 2020 e 2021 è buio pesto.

    C’è l’allarme debiti, non quello antifurto

    La metà dei debiti della Biblioteca – 556mila euro – spetta al Demanio per canoni di locazione non versati cui vanno aggiunti i 79mila euro per il passaggio della Civica alla Provincia avvenuto nel 2020. Seguono quelli con il personale, che tra stipendi arretrati dal 2019, tfr, contributi, quote sindacali e coattivo Inps, arrivano a 352mila euro. Sono 57mila, accumulati tra il 2014 e il 2020, gli euro che spetterebbero invece alla società che assicura la struttura e il patrimonio librario. Dal 2018 si trascina un debito di 14mila euro per l’impianto di non intrusione, difatti la Civica al momento è sprovvista di sistema d’allarme. Nello stesso periodo è stata erogata una consulenza del valore di 15mila euro ma non è stato possibile risalire al beneficiario. Riscossioni fermo al 2017 a 52mila euro e le spese per la vigilanza e la manutenzione degli impianti ferme al 2018 con un paradossale saldo zero.

    La scure dell’Agenzia delle Entrate

    Non compiutamente rendicontata, invece, è l’entità del debito nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Che però pesa come un macigno sulle possibilità di ripresa della Civica: eventuali contributi destinati al conto della biblioteca sarebbero intercettati dal fisco e dagli istituti previdenziali prima di arrivare in piazza XV marzo. È successo anche con i fondi – un contentino da circa 35mila euro – stanziati qualche anno fa dalla Regione quando in Giunta sedeva l’assessore Corigliano, mai incamerati dalla struttura cosentina.
    In queste condizioni, le spese aumentano e il debito è fatalmente destinato ad ingrossare. La politica litiga sul futuro della Biblioteca. Nell’attesa della statalizzazione e di due progetti di rilancio finanziati di recente, le associazioni provano a dare una mano con una campagna di crowdfunding internazionale senza nascondere mire ambiziose. Ma mentre il medico studia il malato rischia di morire. Tutti dicono di voler salvare la Civica, ma coi soldi di qualcun altro.

    Trent’anni di solitudine

    Il rischio chiusura per default non è una novità per la Civica. Il primo grido d’allarme a riguardo risale all’aprile 1990, trentuno anni fa, e a lanciarlo fu l’allora Cda della Biblioteca cosentina.
    La prova è in una lettera indirizzata ai candidati di Regione, Provincia, Comune e Circoscrizione, firmata da Giacinto Pisani, Fausto Cozzetto, Franco Crispini, Wanda Lombardi, Gustavo Valente e Luigi Gullo. I sei denunciavano l’insostenibilità economico-finanziaria della Civica con i soli contributi di Comune, Provincia e Regione. Quei soldi, scrivevano, bastavano a coprire appena il cinquanta per cento delle spese di gestione. E avevano sempre avuto «la caratteristica del più burocratico e disattento adempimento». Un controsenso, vista l’importanza di quella struttura che aveva poche eguali nel Meridione.

    La lettera inviata ai candidati dal Cda della Civica nel 1990

    Una lunga decadenza

    Nel corso degli anni, alle perdite economiche si sono aggiunte importanti perdite nel patrimonio librario. Nel 1998, sotto la direzione Pisani, sono stati trafugati cinquanta testi rari scritti a mano dai monaci tra il Cinquecento e il Settecento di inestimabile valore culturale ed economico. Dove siano finiti è un mistero ancora irrisolto. Una storia di decadenza civile che fa il paio con quella strutturale. Nel 2010 a causa del «precario stato di conservazione dei fondi antichi della Biblioteca» la Soprintendenza ha proposto l’istituzione del deposito coattivo presso l’Archivio di Stato per il riordino e la ristrutturazione della sede.

    La missiva della Soprintendenza
    Oggi la struttura della Biblioteca presenta danni al tetto e durante i temporali piove dentro. I due dipendenti (sui 27 previsti dalla pianta organica) rimasti a dar man forte all’attuale direttrice Gentile, non possono nemmeno lavorare. La Civica non rispetta gli standard minimi di sicurezza. E così aspettano la pensione, tra decine di stipendi arretrati accumulati, sperando nell’Inps per recuperare parte di ciò che le istituzioni locali hanno loro negato.
  • Oliverio cerca casa, Iacucci sfratta la sua fondazione

    Oliverio cerca casa, Iacucci sfratta la sua fondazione

    Da un po’ di tempo convivevano da separati in casa, poi Franco Iacucci ha sfrattato Mario Oliverio. Il consiglio provinciale di Cosenza, nell’ultima seduta, ha approvato la restituzione dei locali concessi dall’ente alla Fondazione Europa Mezzogiorno Mediterranea (FEMM). Quella, cioè, presieduta dall’ex governatore regionale.

    Il presidente della Provincia ha affidato a poche righe il suo punto di vista. «La attività culturali della Fondazione si sono ridotte nel tempo e non sono più attinenti alle funzioni fondamentali della Provincia. C’è necessità di reperire nuovi locali da allestire ad uffici per la gestione e l’attuazione delle misure provenienti dal PNRR».

    Il megafono di Oliverio

    La FEMM è stata costituita dalla Provincia di Cosenza nel 2005. Lo scopo? Promuovere lo scambio culturale, commerciale ed economico tra il territorio e i Paesi del Mediterraneo. Da più di un anno, però, è il megafono di Oliverio. Complice lo strappo politico (e non solo) avvenuto tra i due, i ben informati parlano di uno Iacucci su tutte le furie, tanto da essersi rivolto al prefetto di Cosenza per riuscire ad ottenere copia degli ultimi bilanci della Fondazione. Da quando tra i due ex sodali non corre più buon sangue l’ente provinciale è stato tagliato fuori da ogni comunicazione o partecipazione alle attività della fondazione. Lontani i tempi in cui era utilizzata da entrambi per fini e progetti comuni.

    La FEMM conta più di 23mila follower su Facebook. Un miracolo dei social, se non fosse che è frutto del cambio nome della pagina La Voce della Calabria, aperta il 1 settembre 2014 e riconducibile – come si evince dai primi post – all’omonimo sito di informazione diretto da Gianfranco Bonofiglio, ex socialista, ex leghista, ora vicino a Luigi de Magistris.

    La pagina diventa ufficialmente Fondazione Europa Mezzogiorno Mediterraneo il 10 ottobre 2020 e cambia l’immagine di profilo con il logo della FEMM il 16 ottobre 2020 (il giorno dei funerali di Jole Santelli). Da quel giorno al 29 aprile 2020 è un susseguirsi di post, interventi, video. Sono tutti incentrati sulla figura di Mario Oliverio e sulle sue proposte, ben lontane dagli obiettivi statutari di cooperazione tra i paesi del Mediterraneo.

     

    La cronologia della pagina della Fondazione mostra la modifica di precedenti intestazioni come La Voce della Calabria

    La Fondazione Europa Mezzogiorno Mediterraneo

    Ma facciamo un passo indietro. Il 20 settembre del 2004 l’allora presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio ottiene dal Consiglio il via libera per la costituzione della Fondazione Europa Mezzogiorno Mediterraneo con una variazione urgente di bilancio di 200mila euro. Soldi pubblici da destinare a titolo di quota del patrimonio della personalità giuridica della Fondazione.
    Ufficialmente la FEMM nasce per incentivare «il dialogo tra le culture e le civiltà dei Paesi del Mediterraneo coinvolgendo Università Calabresi, Comuni, Regione, forze sociali e soggetti privati». Su 33 consiglieri provinciali presenti 22 votano a favore, 11 si astengono.

    La variazione di bilancio da 200.000 euro votata dalla Provincia per costituire la FEMM

    Ma il riconoscimento per la personalità giuridica non è automatico. La Prefettura di Cosenza interviene (con nota del 20 giugno 2005 prot. 187/3Area 5°) rilevando delle osservazioni sulla struttura organizzativa. La Provincia non può sostituirsi al Cda.
    Nella nota la Prefettura consente la partecipazione dell’assemblea generale della Provincia alla Fondazione, ma puramente come organo consultivo per approvare le linee di indirizzo dei programmi annuali e pluriennali. Tutto viene demandato al consiglio di amministrazione, ritenuto “organo fondamentale della stessa”.
    Il Consiglio provinciale il 26 giugno 2005 prende atto dei rilievi e approva le modifiche statutarie con voto unanime.

    Le modifiche allo Statuto della Fondazione approvate dopo i rilievi della Prefettura

    Le attività della fondazione hanno inizio ufficialmente il 2 settembre 2005 con la sottoscrizione a Napoli del protocollo d’intesa tra Oliverio, il segretario generale della MdM Walter Schwimmer e il presidente della “Fondazione Mediterraneo” Michele Capasso. La FEMM sarà la sede calabrese della Fondazione Mediterraneo. Negli anni si svolgono diversi eventi: “II meeting euromediterraneo”, la mostra “Stracciando i veli”, il “Premio Mediterraneo per le Scienze e la Ricerca”, il “Concerto euromediterraneo” e i seminari sul ruolo del Mezzogiorno nel Mediterraneo.

    Come il PCI degli anni ’50

    «Molte associazioni calabresi sono “progettate” dai politici e dai loro consulenti per strategie di interesse personale e non per l’interesse collettivo ne è il prototipo l’Associazione Europa Mezzogiorno Mediterraneo onlus, il cui Statuto – o meglio, l’organigramma sociale e l’organizzazione gerarchica all’interno dello Statuto – ricorda quello del Partito Comunista degli anni Cinquanta».
    Così, Saverio Alessio, sangiovannese e presidente di Emigrati.it commenta la nascita della FEMM.

    «Mario Oliverio, fondatore filantropo di questa associazione, ha pensato bene, appena insediatosi alla guida della Giunta provinciale di Cosenza, di operare – scrive in un suo intervento – una variazione di bilancio per trasformarla in fondazione. Tutto questo senza alcuna commissione scientifica a valutare l’effettiva validità delle attività svolte dal sodalizio. Se Mario Oliverio è davvero convinto che una fondazione euromediterranea, partorita dalla sua associazione onlus e da nessun’altra delle centinaia che esistono in Calabria sia assolutamente indispensabile per lo sviluppo futuro della nostra Regione, perché non investe i suoi soldi personali in tale ente privato anziché quelli dei contribuenti? E le associazioni onlus che lavorano davvero con quali soldi saranno finanziate se una consistente variazione di bilancio provinciale è stata dovuta all’associazione del presidente della Provincia?». Interrogativi tutti caduti nel vuoto, almeno fino ad oggi.

    Otto euro al mese

    Tutto cambia nella seduta del consiglio provinciale del 28 novembre 2013. Oliverio, con la mente già alla Cittadella, riesce a far approvare un nuovo statuto della Fondazione. Il documento introduce una norma che consente la partecipazione di banche locali e associazioni dei produttori. Un bel modo per finanziarsi l’imminente campagna elettorale.

    Il piano di Oliverio – avallato da Franco Iacucci, suo caposegreteria all’epoca – si compie nel 2014. Il politico sangiovannese è riuscito a imporre la sua candidatura a governatore, mancano pochi giorni alle elezioni regionali. Il 9 ottobre il Consiglio provinciale approva il cambio di sede della Fondazione dall’iniziale Corso Telesio n. 7 a Piazza XV Marzo n. 5. Per questa nuova sede la Fondazione dovrà versare alla Provincia un canone annuo di cento euro. Ovvero 8,33 euro al mese.

    A ratificare l’atto di concessione è il vicepresidente della Fondazione Mario Bozzo. Poco opportuna sarebbe stata infatti una firma da parte di Oliverio nella triplice veste di presidente della Provincia, della Fondazione stessa nonché candidato alla presidenza della Regione.

    FEMM fatale

    Tutto fila liscio per qualche anno. Poi, nel 2019, tra Iacucci e Oliverio qualcosa si rompe e la FEMM non contribuisce a ricucire i rapporti. Il 20 luglio 2020, infatti, Oliverio ritorna sulla scena politica attraverso la fondazione con tanto di conferenza stampa, apertura di sito internet (in manutenzione) e della pagina social, molto attiva fino a poco tempo fa. Meno, parrebbe, dopo la decisione di Iacucci di andare dal prefetto. L’attuale presidente della Provincia ha optato per le maniere forti – o, se preferite, i dispetti – contro il suo predecessore. E ora alla FEMM, dopo aver cambiato orizzonti trascurando il Mediterraneo per la più montana Palla Palla, toccherà cambiare anche casa. Al prezzo di prima non sarà facile trovarne una nuova.

     

  • Civica allo Stato? La politica si divide, l’Accademia sogna

    Civica allo Stato? La politica si divide, l’Accademia sogna

    Il presidente dell’Accademia cosentina, Antonio D’Elia, ne è convinto: la Civica si salva solo se si statalizza. Nei piani ottimistici dell’accademico entro due anni l’operazione si dovrebbe concludere con l’istituzione di una Sezione Civica della Biblioteca Nazionale di Cosenza. A spiegare il da farsi è l’avvocato Antonio Gerace: «Per poter avviare la procedura di statalizzazione è necessario saldare prima i debiti. Su questo lo Stato non transige. Posto che si riesca a sanare il deficit, il procedimento prevede cinque step: parere favorevole del Consiglio comunale e di quello provinciale; delibera dirigenziale Mibact o decreto ministeriale; parere del Cda della Civica; scioglimento dell’ente morale e trasformazione della Biblioteca in sezione Civica della Biblioteca Nazionale». Non esattamente il più rapido degli iter burocratici per una struttura ridotta alla canna del gas.

    Oneri allo Stato, onori all’Accademia

    Morta la vecchia Civica, resterebbe in vita l’Accademia Cosentina. Che di lasciare il passo proprio non ne ha intenzione. Saldati tutti i debiti pregressi – salvo un provvidenziale e sperato condono – tutti gli oneri resterebbero in capo al Mibact (lavoratori, manutenzione, etc.) mentre gli onori all’Accademia. Che, estromessi Comune e Provincia, si aprirebbe all’associazionismo cittadino mantenendo il controllo sul patrimonio librario in qualità di comitato scientifico. Oltre alla valutazione di tutte le opere da acquisire, manterrebbe la paternità sui circa 250mila volumi attualmente presenti che resterebbero nella sede di piazza XV marzo perché beni vincolati dalla Soprintendenza e inalienabili. Il pennacchio sarebbe salvo, gli scempi delle passate gestioni a braccetto con gli enti locali un ricordo da non rinverdire.

    Il bluff a Santa Chiara per risparmiare sull’affitto
    L'ingresso del complesso di Santa Chiara
    L’ingresso del complesso di Santa Chiara

    Qualcosa di simile è già accaduto di recente. Il 24 luglio 2020 il Mibact-Segretariato regionale per la Calabria ha acquisito il Complesso di Santa Chiara, costola della Civica, dall’Agenzia del Demanio. Questo passaggio ha consentito alla Biblioteca di non avere più l’onere di versare i 7000 euro di canone di affitto mensile per la struttura. In che modo? Grazie a un successivo accordo, si è prevista la cessione per un controvalore simbolico di 79mila euro del complesso di Santa Chiara alla Provincia. Il patto non cancella i debiti nei confronti del Demanio, ma almeno non ne genera di nuovi. «Un bluff» lo ha definito il presidente della Provincia, Franco Iacucci, che, se fosse stato fatto per tempo, avrebbe consentito un risparmio di 600mila euro invece di creare un debito di pari entità. Nessuno, però, ci ha pensato prima, neanche Occhiuto che pure per un breve periodo ha guidato contemporaneamente sia il Comune che la Provincia. O, se lo ha fatto, ha aspettato a lungo prima di passare dalle idee ai fatti. Intanto il debito aumentava.

    Civica allo Stato? I debiti non si cancellano

    Il professore Gimigliano propone «l’iscrizione della Civica nel registro dell’Unesco come patrimonio culturale del mondo». L’ipotesi che sia ancora lo Stato a levare le castagne dal fuoco, d’altra parte, al momento non è affatto scontata come si potrebbe credere. Chiare a riguardo le parole di Anna Laura Orrico, ex sottosegretario di Stato ai Beni e le Attività culturali del Governo Conte: «La statalizzazione non risolve la problematica debitoria pregressa. Tale evenienza può verificarsi solo nel momento in cui i soggetti che governano la Civica esprimono in maniera formale una volontà precisa in tal senso». Il Governo ha già stanziato 10 milioni per la biblioteca, chiedere anche che a Roma rinuncino agli affitti arretrati sembrerebbe troppo. Se l’unica speranza a cui aggrapparsi secondo l’Accademia è il trasferimento della biblioteca allo Stato, non sembrano del tutto d’accordo però gli altri soci.

    Municipalizzare la Civica: l’idea c’è, i soldi no

    Il meno intransigente è il presidente della Provincia, Franco Iacucci. «Anche se come ente non abbiamo più la delega alla Cultura, alla statalizzazione pura preferirei una formula mista». Mario Occhiuto, invece, ad aprile 2020 si è rivolto a D’Elia dicendo di essere stanco di foraggiare la Civica, dimenticando forse che Palazzo dei Bruzi non versa un centesimo da un paio d’anni. Poi ha avanzato l’ipotesi di una municipalizzazione dell’ente morale. Se la Biblioteca fosse del Comune – questa la posizione del sindaco – sarebbe possibile un «nuovo indirizzo gestionale». A quello, sosteneva, seguirebbero le «attività propedeutiche al suo effettivo rilancio».

    Non semplice, però, secondo il parere del dirigente comunale del settore Cultura, Francesco Giovinazzo. Che a novembre 2020 ha spiegato ai consiglieri che nel bilancio post dissesto al vaglio del Governo «quello alla Biblioteca è stato considerato come un contributo. Come tale non rappresenterebbe una spesa obbligatoria. Il servizio che ne deriva è catalogato tra quelli non essenziali». Una dichiarazione che, se dovesse trovare conferma, metterebbe una seria ipoteca sul futuro della Civica. Sempre Giovinazzo: «Va sviluppato un ragionamento per stabilire se si configura a carico del Comune un obbligo di partecipazione, se si tratta veramente di un contributo e come è possibile prevedere somme che nel bilancio stabilmente riequilibrato non ci sono». Con la municipalizzazione si troverebbero? Visti i recenti investimenti sulla cultura è difficile dirlo.

    Barricate bipartisan

    Rigida la posizione della consigliera comunale di opposizione Bianca Rende, che boccia la statalizzazione e tira in ballo la Regione. «Per me i volumi della Biblioteca Civica sono inalienabili come i Bronzi di Riace. Difendere la Civica è difendere il genoma di Cosenza. Serve una classe dirigente che pensi alla cultura, nessuno ha ancora portato a compimento la legge regionale che istituisce un sistema unico delle Biblioteche regionali».
    Sulla stessa barricata la collega di maggioranza Annalisa Apicella. «Non si può rinunciare a un patrimonio identitario di Cosenza e di tutta la provincia. Bisogna avere il coraggio di affrontare il tema, anzitutto partendo dallo statuto e senza pregiudizi ideologici, altrimenti non ne usciremo».
    Agli oltranzisti dell’inamovibilità dei libri, la direttrice della biblioteca, Antonella Gentile, ha replicato con sconsolata ironia. «A lasciare deperire e perdere definitivamente il patrimonio librario preferisco un trasferimento ovunque purché i libri siano tutelati e valorizzati».