Autore: Redazione

  • Depurazione, dieci misure cautelari nel Tirreno cosentino

    Depurazione, dieci misure cautelari nel Tirreno cosentino

    Stamane i carabinieri della compagnia di Scalea hanno eseguito dieci misure cautelari. Coinvolti anche un sindaco, un tecnico dell’Arpacal, imprenditori e tre funzionari degli uffici tecnici dei Comuni dell’Alto Tirreno cosentino.
    L’indagine, coordinata dal procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni, riguarda una serie di illeciti in relazione a procedure ad evidenza pubblica nel settore della depurazione.

    Si ipotizzano condotte collusive e fraudolente finalizzate ad avvantaggiare uno o più operatori economici con riguardo ad appalti e affidamento di servizi in diversi comuni dell’Alto Tirreno Cosentino, anche in violazione dei criteri di rotazione nell’affidamento di lavori e aggirando il dovere di effettuare indagini di mercato.

    Dalle indagini emerge la condotta di taluni imprenditori che avrebbero violato gli obblighi contrattuali assunti con comuni della fascia tirrenica con riguardo ad appalti afferenti la gestione e la manutenzione dell’impianto di depurazione e degli impianti di sollevamento e hanno smaltito fanghi di depurazione senza adeguato trattamento nei terreni agricoli anziché mediante conferimento in discarica autorizzata, talora anche attraverso lo sversamento del refluo fognario in un collettore occulto.

    In alcune circostanze sono state immesse nelle acque sostanze chimiche in assenza di un preciso dosaggio rapportato alle caratteristiche microbiche delle acque, con la finalità di occultare la carica batterica delle acque prima dei previsti controlli, la cui esecuzione veniva in anticipo e preventivamente comunicata al soggetto da controllare da parte di un tecnico dell’Arpacal che, violando il segreto d’ufficio, concordava direttamente con i gestori degli impianti di depurazione le modalità di esecuzione dei controlli, oltre che la scelta del serbatoio da verificare, così determinando una alterazione della genuinità delle analisi effettuate.

    I dettagli dell’operazione saranno spiegati questa mattina alle 11:00 in una conferenza stampa alla quale parteciperanno il procuratore della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni, il comandante provinciale di Cosenza, colonnello Piero Sutera, ed il comandante della Compagnia di Scalea, capitano Andrea Massari.

  • Cognato del boss investito a Reggio, due arresti per tentato omicidio

    Cognato del boss investito a Reggio, due arresti per tentato omicidio

    Avrebbero provato a uccidere investendolo Giorgio (detto Franco) Benestare, cognato del boss Orazio De Stefano, e ora l’accusa per loro è di tentato omicidio, ricettazione e danneggiamento a mezzo incendio. Tutti reati con l’aggravante mafiosa. La Squadra mobile di Reggio Calabria ha arrestato Emilio Molinetti e Marco Geria, entrambi 31enni, e, rispettivamente, figlio e uomo di fiducia del boss Gino Molinetti, arrestato nell’operazione “Malefix”. A disporre l’arresto, un’ordinanza emessa dal gip su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e dei pm della Dda Stefano Musolino e Walter Ignazitto. Secondo la Dda l’incidente sarebbe, infatti, l’atto finale di un piano premeditato.

    Il tentato omicidio

    Benestare, ritenuto un esponente di spicco del clan De Stefano-Tegano, era stato investito il 26 maggio nel quartiere di Archi. Stava percorrendo a piedi via Croce Cimitero quando un furgone Fiat Doblò bianco lo ha travolto procurandogli lesioni gravissime. L’ipotesi che si trattasse di un banale incidente stradale ha presto lasciato il posto a quella di un tentato omicidio programmato da tempo. E le immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza hanno indirizzato gli investigatori su questa pista.

    Il bis mancato

    Molinetti e Geria, secondo l’accusa, avrebbero saputo della presenza di Benestare nelle vie di Archi. Così, dopo aver recuperato il furgone, rubato nei mesi scorsi, si sarebbero appostati per colpire al momento giusto. Benestare stava percorrendo una strada isolata, senza marciapiede, al momento dell’impatto col veicolo. I due, poi, avrebbero fatto inversione di marcia, per cercare di colpirlo una seconda volta. Un bis fallito soltanto perché il primo colpo aveva sbalzato la vittima in un piccolo ballatoio di fronte a un’abitazione.

    Le indagini hanno consentito di accertare anche il percorso di fuga dei 31enni accusati del tentato omicidio. Molinetti e Geria si sono allontanati verso Gallico, dove hanno abbandonato il mezzo nel greto del torrente Scaccioti. È lì che il furgone è stato ritrovato, incendiato, il giorno seguente. A breve distanza c’erano le targhe del veicolo, le stesse comparse nel video. A dare alle fiamme il Doblò è stato un soggetto arrivato sul posto a bordo di uno scooter con la targa coperta.