Autore: Redazione

  • VIDEO | Un tuffo nel passato… e nel tannino

    VIDEO | Un tuffo nel passato… e nel tannino

    Se si dovessero individuare due parole che ricorrono più delle altre in questa campagna elettorale il risultato più probabile sarebbe “traffico” e “periferie”. Il perché della prima è lapalissiano: le scelte dell’amministrazione uscente hanno rivoluzionato la viabilità di Cosenza in nome di una mobilità dolce che, a dispetto dell’aggettivo, ha scatenato più che altro aspre polemiche e un bel po’ di amarezza tra gli automobilisti. E non è un caso che tra gli aspiranti sindaci ci sia finanche qualcuno intenzionato a sventrare un parco che è già costato quasi un milione e mezzo di euro – e altri 2,8 ne dovrebbe costare prima che sia completo – pur di rivedere un po’ di traffico scorrevole lungo l’asse Nord-Sud dell’area urbana.

     

    Corso Mazzini superstar

    Diverso è il discorso per le periferie. Le avete presenti, no? Sono quei quartieri della città in cui ogni cinque anni spuntano torme di candidati a promettere mirabilie ai residenti, per poi dileguarsi quasi sempre fino alle successive elezioni. O quelle contrade i cui abitanti raramente godono delle attenzioni dedicate ai loro concittadini. Tranne quando si vota, s’intende. E mai come quest’anno. A giudizio unanime o quasi dei cosentini, infatti, negli ultimi dieci si è pensato parecchio al centro e non altrettanto al resto della città. E questo nonostante i vincitori del 2016 avessero assicurato l’esatto opposto per il quinquennio a venire.

    Test di geografia

    Questa volta le cose andranno diversamente? Impossibile saperlo. Ma se ci sono candidati a sindaco espressione dei quartieri rimasti fuori dai riflettori che possono giocarsi le loro carte al primo turno è evidente che il problema sia sentito a Cosenza. E poi resta da capire se anche loro, così come i rivali, conoscono tutte le zone della città che vorrebbero governare. Così abbiamo fatto un piccolo test, chiedendo ai candidati di dirci dove si trovano un luogo storico, ma periferico, della città o una contrada abbastanza nota, ma che non tutti i cosentini saprebbero localizzare. E voi sapete dove sono U Tanninu e Ciomma?

    GUARDA GLI ALTRI VIDEO DELLO SPECIALE ELEZIONI

    La cosa migliore dei 10 anni di Occhiuto?

    La cosa peggiore dei 10 anni di Occhiuto?

    Metro sì, metro no?

    Riapertura di viale Parco: favorevole o contrario?

    Quali sono i sette colli di Cosenza?

    Nuovo ospedale: dove e perché?

    Città unica Cosenza-Rende: favorevole o contrario?

    Perché vuoi fare il sindaco di Cosenza? 

    Le prime tre cose che farai se vinci?

    Se non fossi candidato, chi voteresti?

    Se altri due fossero al ballottaggio, chi voteresti?

    Sei di destra, sinistra o centro?

    Chi rappresenta di più Cosenza: Telesio, Alarico, Mancini, Totonno Chiappetta, Marulla?

    Centro storico, qual è la tua proposta più concreta?

     

     

  • VIDEO | Gaffe, silenzi e fantasia: i sette colli secondo i candidati

    VIDEO | Gaffe, silenzi e fantasia: i sette colli secondo i candidati

    Chiunque passi davanti a Palazzo dei Bruzi li vede. Sono lì, in bella mostra, che campeggiano sul gonfalone comunale. E non potrebbe essere altrimenti: la città è sorta e si è sviluppata su di loro e per questo li ha scelti per il proprio stemma. Eppure tra i candidati a sindaco che si sfidano in queste elezioni amministrative del 2021 non ce n’è uno che conosca i nomi dei sette colli di Cosenza.

     

    Non sappiamo se lo stesso accada a Roma, altra città che si appresta a votare e ne conta altrettanti. I sette colli capitolini, d’altra parte, sono decisamente più famosi di quelli della città di Telesio. Anche la grandeur dei cosentini, spesso oggetto di sfottò nel resto della Calabria, uscirebbe con le ossa rotte da un eventuale confronto con la Città eterna.

    La memoria gioca brutti scherzi

    In teoria, ogni cosentino che tenga a definirsi tale dovrebbe riuscire a elencarli in sequenza, un po’ come si fa con le formazioni dei Lupi rimaste nella storia calcistica cittadina. In fondo sono anche meno di undici. Eppure, mentre è facile trovare persone capaci di sciorinare i nomi della rosa del Cosenza di Giorgi da Simoni a Padovano senza troppi problemi, le cose si complicano quando si tratta di elencare i fatidici colli.

    Niente di particolarmente grave, per carità. Probabile che tra i quasi 900 aspiranti consiglieri comunali in molti non supererebbero questo mini esame sulla storia di Cosenza. Ma da chi si propone come guida del municipio per i prossimi cinque anni ci si aspetterebbe che conosca almeno i nomi dei sette colli raffigurati sullo stemma del Comune che vorrebbe amministrare.

    Speranza vana: qualcuno ha rinunciato in partenza, altri non sono andati oltre quattro-cinque nomi. Altri ancora hanno dato sfogo alla fantasia nel tentativo di tagliare un traguardo rimasto invece lontano. Per i lettori meno preparati i nomi giusti li forniamo noi: Triglio, Pancrazio, Gramazio, Mussano, Guarassano, Venneri, Torrevetere. Ma lasciamo il piacere di ascoltare l’elenco fatto dagli aspiranti primi cittadini.

    GUARDA GLI ALTRI VIDEO DELLO SPECIALE ELEZIONI

    La cosa migliore dei 10 anni di Occhiuto?

    La cosa peggiore dei 10 anni di Occhiuto?

    Metro sì, metro no?

    Riapertura di viale Parco: favorevole o contrario?

    Dove si trova U Tanninu? E contrada Ciomma?

    Nuovo ospedale: dove e perché?

    Città unica Cosenza-Rende: favorevole o contrario?

    Perché vuoi fare il sindaco di Cosenza? 

    Le prime tre cose che farai se vinci?

    Se non fossi candidato, chi voteresti?

    Se altri due fossero al ballottaggio, chi voteresti?

    Sei di destra, sinistra o centro?

    Chi rappresenta di più Cosenza: Telesio, Alarico, Mancini, Totonno Chiappetta, Marulla?

    Centro storico, qual è la tua proposta più concreta?

     

  • VIDEO | Metro: il progetto è davvero tramontato?

    VIDEO | Metro: il progetto è davvero tramontato?

    Alle passate elezioni non si parlava d’altro, sembrava che niente fosse importante – in positivo o negativo, a seconda degli schieramenti – quanto la metro leggera. Cinque anni, qualche milione di euro e nessun binario montato dopo, della maxi opera che passava per imprescindibile pare non voler parlare più nessuno. Il motivo sembra chiaro: l’averla dapprima osteggiata e poi sostenuta è costato a Mario Occhiuto una discreta fetta di consensi tra i cittadini.

     

    Il balletto sulla metro

    A scottare gli elettori era stata l’ambiguità del sindaco, che dopo aver presidiato coi suoi uomini in bella mostra i banchetti no metro, sembrava essersi rimangiato l’impegno di proteggere viale Mancini dal passaggio dei vagoni. Era davvero così? Ni. Occhiuto in fondo nel 2011 si era candidato promettendo la metro sul viale. E poi aveva votato insieme a tutto il consiglio comunale – seppur con due documenti differenti, uno della maggioranza e l’altro dell’opposizione, l’ubicazione era identica – di realizzarla proprio lì nel 2014. Certo, complice l’onda anti metro che montava in città, a ridosso delle elezioni 2016 aveva scritto nel programma di preferirla lungo il vecchio rilevato ferroviario. Ma si era rimangiato la parola una volta eletto, siglando un accordo con Oliverio per riportare i binari sul viale.

    Volontà politica

    Nonostante sembri ormai un ricordo lontano, l’opera da 180 milioni di euro sulla carta resta finanziata. E potrebbe ancora vedere la luce, se ci fosse la volontà politica. Qualcuno dei candidati, che un tempo la sosteneva a spada tratta, oggi pare pensarla all’opposto. Altri non escludono che i tram possano ancora fare capolino lungo lo stradone che collega Cosenza a Rende. Altri ancora, infine, pensano che, sotto sotto, la metro esista già. E poi ci sono quelli che non vogliono nemmeno sentirla nominare. La parola d’ordine per il trasporto pubblico locale sembra essere tornata “bus”. Ma con l’Amaco in crisi nera sarà davvero così? Nel frattempo, ecco cosa ne pensano gli aspiranti sindaci.

    GUARDA GLI ALTRI VIDEO DELLO SPECIALE ELEZIONI

    La cosa migliore dei 10 anni di Occhiuto?

    La cosa peggiore dei 10 anni di Occhiuto?

    Riapertura di viale Parco: favorevole o contrario?

    Quali sono i sette colli di Cosenza?

    Dove si trova U Tanninu? E contrada Ciomma?

    Nuovo ospedale: dove e perché?

    Città unica Cosenza-Rende: favorevole o contrario?

    Perché vuoi fare il sindaco di Cosenza? 

    Le prime tre cose che farai se vinci?

    Se non fossi candidato, chi voteresti?

    Se altri due fossero al ballottaggio, chi voteresti?

    Sei di destra, sinistra o centro?

    Chi rappresenta di più Cosenza: Telesio, Alarico, Mancini, Totonno Chiappetta, Marulla?

    Centro storico, qual è la tua proposta più concreta?

     

  • VIDEO | Strade perdute: che si fa con viale Parco?

    VIDEO | Strade perdute: che si fa con viale Parco?

    Viale Mancini – o, come lo chiamano quasi tutti i cosentini, viale Parco – non è nato sotto una buona stella. Poco dopo l’inaugurazione si scoprì che sotto l’asfalto erano sepolti quintali di spazzatura, una discarica sommersa nel cuore della città. Chiuso il processo sulla vicenda e rimediato alle illegalità commesse, quello stradone è diventato fondamentale per smaltire il traffico cittadino. Il sogno del Vecchio leone socialista di abbattere la barriera che separava via Popilia dal centro di Cosenza con una strada grande, verde, finalmente accessibile era diventato realtà.

     

    Polmone verde ma non troppo

    Poi però in Comune ha rifatto capolino un altro grande progetto pensato da Giacomo Mancini Senior, quello della metro leggera. E il destino del viale, che fin dalle sue origini era stato pensato (anche) per ospitarla, è cambiato. L’idea iniziale prevedeva infatti che i binari lo attraversassero lungo la fascia centrale, divenuta però nel tempo il luogo prediletto di tanti appassionati di jogging. Non il polmone verde della città, come qualcuno pure lo definiva, visto che una strada a quattro corsie difficilmente può passare per una sottospecie di Amazzonia urbana. Ma di certo un’area fruibile (e apprezzata) anche dai pedoni.

    Central Park de’ noantri

    Il binario centrale avrebbe permesso di preservare la funzione per cui lo stradone era nato: snellire il traffico tra Cosenza e Rende. Ma a molti ricordava troppo la vecchia ferrovia che segnava la frontiera tra l’allora periferica via Popilia e la centralissima via XXIV maggio. Poi, dopo l’accordo tra Occhiuto e Oliverio, tutto è cambiato. Il viale avrebbe ospitato quello che il sindaco architetto, lanciandosi in arditi paragoni col newyorkese Central Park, aveva ribattezzato Parco del Benessere. Sparite due corsie e senso di marcia limitato a una sola direzione, quella da nord verso sud.

    Futuro ancora da scrivere

    Il Parco però resta un cantiere, il costo per realizzarlo è raddoppiato e di operai non se ne sono visti per mesi, con l’opera che giace a metà. Più che benessere, per adesso ha portato solo lamentele e traffico. Tant’è che tra i candidati a sindaco c’è chi lo vorrebbe raderlo al suolo per ripristinare la vecchia versione del viale. Altri valutano una soluzione a “metà”, nel tentativo di migliorare la viabilità senza sventrare per l’ennesima volta l’area pur di rifarla come era prima. E poi c’è chi esclude qualsiasi passo indietro. Dal voto del 3 e 4 ottobre si saprà, oltre al nome del nuovo sindaco, anche il destino di viale Mancini. Per comprenderlo, basta ascoltare le parole dei candidati nel prossimo video.

    GUARDA GLI ALTRI VIDEO DELLO SPECIALE ELEZIONI

    La cosa migliore dei 10 anni di Occhiuto?

    La cosa peggiore dei 10 anni di Occhiuto?

    Metro sì, metro no?

    Quali sono i sette colli di Cosenza?

    Dove si trova U Tanninu? E contrada Ciomma?

    Nuovo ospedale: dove e perché?

    Città unica Cosenza-Rende: favorevole o contrario?

    Perché vuoi fare il sindaco di Cosenza? 

    Le prime tre cose che farai se vinci?

    Se non fossi candidato, chi voteresti?

    Se altri due fossero al ballottaggio, chi voteresti?

    Sei di destra, sinistra o centro?

    Chi rappresenta di più Cosenza: Telesio, Alarico, Mancini, Totonno Chiappetta, Marulla?

    Centro storico, qual è la tua proposta più concreta?

     

  • VIDEO | Il meglio di Occhiuto? I complimenti che non t’aspetti

    VIDEO | Il meglio di Occhiuto? I complimenti che non t’aspetti

    Eletto nel 2011 dopo il ballottaggio con Enzo Paolini e sfiduciato a pochi mesi dal termine del suo mandato, Mario Occhiuto è rientrato a Palazzo dei Bruzi a giugno 2016. Da trionfatore, sbaragliando i suoi avversari fin dal primo turno. Quasi sei elettori su dieci lo avevano riconfermato ritenendolo il miglior sindaco possibile per Cosenza. E per quanto la “congiura dei diciassette” che lo avevano mandato a casa potesse aver influito su quel giudizio, rivelandosi un boomerang elettorale per chi l’aveva ordita, è innegabile che l’operato dell’architetto avesse fatto breccia nel cuore dei cosentini.

     

    Il “sindaco del fare”

    Iperattivo (fin troppo per qualcuno) – specie nei primi cinque anni e a confronto dei suoi predecessori – nell’aprire cantieri, Occhiuto amava definirsi “il sindaco del fare”. Ma tutte quelle opere erano davvero farina del suo sacco? E cosa ne pensano i politici che oggi aspirano a prendere il suo posto sulla poltrona di primo cittadino bruzio? Dopo aver chiesto quale fosse a loro avviso il maggior errore commesso dall’architetto tra il 2011 e il 2021, siamo passati alla domanda diametralmente opposta. Qual è stata la cosa migliore dei dieci anni targati Occhiuto a Palazzo dei Bruzi?

    Il tributo che non ti aspetti

    Abbiamo scoperto che pure nel centrosinistra che più lo avrebbe dovuto criticare c’è chi riconosce a Occhiuto meriti nella gestione della città. Con sfumature varie, certo. Anche al veleno magari, come nel caso di Franz Caruso. Decisamente più critici gli alfieri del civismo, con Fabio Gallo – nonostante in passato non abbia fatto mistero di averlo sostenuto – a svettare su tutti per la severità nel giudizio sull’operato del fratello dell’aspirante governatore regionale. La carrellata di risposte dei candidati sul meglio degli ultimi dieci anni completa il quadro su una stagione politica che si concluderà tra poche settimane. Analizzato il passato, cercheremo di saperne di più sul presente e il futuro di Cosenza nelle prossime puntate dello Speciale Elezioni Cosenza 2021. Buona visione.

    GUARDA GLI ALTRI VIDEO DELLO SPECIALE ELEZIONI

    La cosa peggiore dei 10 anni di Occhiuto?

    Metro sì, metro no?

    Riapertura di viale Parco: favorevole o contrario?

    Quali sono i sette colli di Cosenza?

    Dove si trova U Tanninu? E contrada Ciomma?

    Nuovo ospedale: dove e perché?

    Città unica Cosenza-Rende: favorevole o contrario?

    Perché vuoi fare il sindaco di Cosenza? 

    Le prime tre cose che farai se vinci?

    Se non fossi candidato, chi voteresti?

    Se altri due fossero al ballottaggio, chi voteresti?

    Sei di destra, sinistra o centro?

    Chi rappresenta di più Cosenza: Telesio, Alarico, Mancini, Totonno Chiappetta, Marulla?

    Centro storico, qual è la tua proposta più concreta?

     

  • VIDEO | Occhiuto infallibile? I silenzi di Caruso e le stoccate dei rivali

    VIDEO | Occhiuto infallibile? I silenzi di Caruso e le stoccate dei rivali

    Il sindaco a Cosenza non è soltanto il primo cittadino. Non negli ultimi dieci anni almeno, ossia da quando l’uso costante dei social network ha fatto dell’uscente Mario Occhiuto anche una specie di primo influencer della città. Cittadini suddivisi dal fratello dell’aspirante governatore in followers e haters – o, nella versione preferita dai primi e dal sindaco stesso per i suoi post, odiatori – si sono sfidati sulle bacheche a colpi di invettive e peana. Una “social-democrazia” che ha ridotto spesso il dibattito politico in riva al Crati a tifo da stadio o bisticci tra ragazzini. Nel corso del primo mandato a Palazzo dei Bruzi sembrava che tra l’architetto e la gran parte dei cosentini fosse tutto rose e fiori, tanto da assicurargli un trionfale bis dopo la sfiducia incassata a pochi mesi dalle elezioni.

     

    Luna di miele finita

    Dal 2016 in poi, però, l’idillio è andato in crisi. Non che le critiche mancassero già prima – specie su affidamenti diretti e consulenze – ma da quel momento si sono moltiplicate. Sempre di più. L’elenco dei motivi è lungo e ben assortito: un Comune per la prima volta della sua storia in dissesto, una condanna in primo grado per danno erariale, il sequestro della prediletta piazza Bilotti con relativo processo da affrontare al banco degli imputati, inchieste varie, le ambiguità sulla metro, l’aver messo forse in secondo piano la città ai tempi in cui ambiva a più prestigiose poltrone a Germaneto. Ma, soprattutto, scelte urbanistiche che hanno fatto discutere (o imprecare, nel caso degli automobilisti) e le promesse disattese sul recupero delle periferie, sacrificate sull’altare dell’amato “salotto buono” di corso Mazzini, e il nuovo stadio rimasto un annuncio.

    Il peggio secondo i candidati. Tranne uno

    Ma qual è stato l’errore più grave commesso dal sindaco, quale la cosa peggiore di Occhiuto nei suoi dieci anni alla guida del Comune? Lo abbiamo chiesto a sette degli otto candidati a succedergli. Purtroppo manca la risposta di Francesco De Cicco, che nonostante ripetuti inviti da parte nostra non ha partecipato alle interviste in redazione. Ed è un peccato, perché nessuna domanda – in totale ve ne proporremo quindici, con le risposte in altrettanti articoli con video annesso – più di questa avrebbe potuto chiarire meglio agli elettori come mai stia conducendo una campagna elettorale al grido di “mai col centrodestra!” e rivendichi un distacco politico ormai biennale dalla Giunta pur restandone ben retribuito assessore come se nulla fosse.

    Un silenzio assordante

    Avrebbe avuto da ridire parecchio su un’amministrazione di cui è parte integrante dal lontano 2014? Visto quanto sostiene (altrove), di certo più del suo collega Francesco Caruso. Abbiamo scelto proprio il lungo silenzio del vice di Occhiuto e la risposta che l’ha seguito per la prima carrellata del nostro approfondimento sulle elezioni comunali 2021 a Cosenza. Dopo il peggio di questi dieci anni, com’è giusto che sia, vi mostreremo quale sia stata la cosa migliore nello stesso periodo secondo i candidati, per un bilancio alla chiusura di un’epoca della politica cittadina. Una nuova si aprirà tra poche settimane. O forse no? Buona visione.

    GUARDA GLI ALTRI VIDEO DELLO SPECIALE ELEZIONI

    La cosa migliore dei 10 anni di Occhiuto?

    Metro sì, metro no?

    Riapertura di viale Parco: favorevole o contrario?

    Quali sono i sette colli di Cosenza?

    Dove si trova U Tanninu? E contrada Ciomma?

    Nuovo ospedale: dove e perché?

    Città unica Cosenza-Rende: favorevole o contrario?

    Perché vuoi fare il sindaco di Cosenza? 

    Le prime tre cose che farai se vinci?

    Se non fossi candidato, chi voteresti?

    Se altri due fossero al ballottaggio, chi voteresti?

    Sei di destra, sinistra o centro?

    Chi rappresenta di più Cosenza: Telesio, Alarico, Mancini, Totonno Chiappetta, Marulla?

    Centro storico, qual è la tua proposta più concreta?

     

  • Terme Luigiane, è l’ora del confronto: Molinaro dice sì, gli altri?

    Terme Luigiane, è l’ora del confronto: Molinaro dice sì, gli altri?

    Lo stop alle attività delle Terme Luigiane nel 2021 rappresenta, a prescindere da chi ne sia responsabile, una sconfitta per l’intero territorio e la sua economia. In questi giorni abbiamo provato ad approfondire per i nostri lettori i dettagli della vicenda, dando voce ai protagonisti. Abbiamo fatto parlare prima i lavoratori, gli utenti, la società che aveva in gestione il compendio, per poi ascoltare l’altra campana, quella della politica locale.

    Una scelta precisa, all’insegna dell’imparzialità e dell’approfondimento per il bene della comunità, che il nostro direttore intende portare avanti fino in fondo. Per trovare una soluzione, ha scritto nel suo ultimo editoriale, c’è bisogno che gli attori protagonisti del dramma delle Terme Luigiane si incontrino. E che parlino apertamente con i cittadini di ciò che è stato fatto e di ciò che bisognerà fare per arrivare a una soluzione come tutti auspicano.

    Il primo a dare la sua disponibilità per un confronto pubblico a più voci è stato il consigliere regionale Pietro Molinaro (Lega), inviandoci la lettera che potete leggere poche righe più sotto. La risposta del direttore, riportata subito dopo, conferma le nostre intenzioni di non lasciare che tutto si limiti a un rimpallo di responsabilità o al chiacchiericcio pre-elettorale.

    Ma, soprattutto, è un invito a tutti gli altri protagonisti – politici, imprenditori, lavoratori – della diatriba ad aderire a questa proposta.
    Confidiamo che contattino, così come ha fatto il consigliere Molinaro, la nostra redazione per partecipare a un dibattito aperto. Il dialogo e il confronto sono l’unico modo per restituire ai cittadini la fiducia nella politica e nell’imprenditoria locale.

    La lettera a I Calabresi del consigliere regionale Pietro Molinaro 

    Egregio direttore,

    mi riferisco al suo articolo Le Terme Luigiane muoiono, annegate dalle chiacchiere, ed in particolare alla parte in cui sollecita i politici a parlarne pubblicamente, “vis-à-vis con i lavoratori che hanno perso il lavoro, con gli operatori commerciali – albergatori in primo luogo – già messi K.O. dal Covid, con quei calabresi che alle terme ci debbono andare, nella propria terra, specie se qui possiamo vantare una volta tanto «un fiore all’occhiello»”.

    Condivido la sua opinione che i politici parlino in pubblico della vicenda delle Terme Luigiane, confrontandosi con le principali vittime dello scempio costituito dalla chiusura degli stabilimenti. Per questo, le esprimo la mia disponibilità ad accogliere il suo eventuale invito a parlare pubblicamente della vicenda delle Terme Luigiane ed a confrontarmi con chi riterrà opportuno. Se con il suo giornale vorrà organizzare un incontro pubblico a più voci sulla vicenda, non mancherò. Con l’auspicio che non serva ad alimentare polemiche ma a trovare soluzioni.

    I miei atti pubblici documentano il mio impegno, non a chiacchiere ma con atti politici ed amministrativi, per l’apertura delle Terme Luigiane. Ho preso posizione pubblicamente sulla vicenda fin dal dicembre 2020. Ho sollecitato, con comunicazioni scritte ufficiali, Orsomarso e Spirlì a far svolgere alla Regione un ruolo attivo per garantire le prestazioni sanitarie e l’occupazione. E l’ho fatto sia pubblicamente che in incontri personali.

    Ho scritto al Direttore generale del Dipartimento Attività produttive che il 1° luglio mi ha risposto ma successivamente ha interrotto la comunicazione, nonostante sia stato sollecitato più volte, sempre in forma scritta. Ho incontrato i lavoratori nel corso dell’occupazione pacifica dello stabilimento termale. Ho partecipato alla manifestazione pubblica dei lavoratori. Ho presentato una interrogazione alla Giunta regionale alla quale non ho ricevuto risposta. Ho presentato una mozione in Consiglio regionale che non è stata discussa. Mi sono mosso anche in altre direzioni istituzionali che per ora ritengo opportuno mantenere riservate. Non è bastato e ne sono dispiaciuto, ma onestamente, da consigliere regionale credo che non avrei potuto fare di più.

    Per svolgere il mio compito ho assunto una posizione di cui sono fermamente convinto anche se è molto distante da quella dell’Assessore Orsomarso e del Presidente ff. Spirlì. Facciamo parte della stessa maggioranza ma questo, per me, non vuol dire accettare tutto quello che fa la Giunta regionale. Su singoli atti, nel merito, considero doveroso e legittimo dissentire ed io l’ho fatto senza farmi frenare da vincoli di maggioranza. Da eletto, rispondo innanzitutto alla mia coscienza ed ai miei elettori e poi alla maggioranza di cui faccio parte. Ognuno legittimamente sostiene le proprie posizioni, ed io sarei disposto a cambiare posizione se Orsomarso e Spirlì mi fornissero motivazioni valide che finora non mi hanno fornito.

    Dunque, ben venga anche un’iniziativa pubblica organizzata dal suo giornale, per un confronto schietto tra le diverse posizioni che ci sono in merito alle Terme Luigiane. In ultimo, mi permetto di formularle i miei auguri per la nuova iniziativa editoriale de I Calabresi. Fin dalle prime settimane di vita il suo giornale si sta caratterizzando per essere realmente il “giornale d’inchiesta” che ha dichiarato di voler essere. Per questo mi complimento con lei e con i suoi collaboratori. La Calabria potrà trarre grande utilità da un’informazione sempre più ricca di inchieste che aiutino i cittadini ad andare oltre le apparenze ed il qualunquismo. Un cordiale saluto.

    Pietro Molinaro

     

    La risposta del direttore de I Calabresi, Francesco Pellegrini

    Egregio consigliere,

    Apprezzo molto la sua disponibilità ad un confronto pubblico con gli altri soggetti politici e istituzionali, ma anche con altri attori coinvolti nella crisi delle Terme Luigiane, di cui tutti, i lavoratori in primo luogo, auspicano e richiedono una pronta soluzione.
    Vi sono altri, molti altri problemi in Calabria a forte impatto economico e sociale che impongono alla classe politica, a tutela della sua credibilità ed onorabilità, che non pare godere di buona salute, un reale e trasparente confronto con i cittadini. Si preferisce invece – anche con la compiacenza di alcuni professionisti della “disinformazione” – il gioco stucchevole e penoso delle promesse avveniristiche, meglio se collocate in un tempo lontano – decenni, non mesi – che assicurano l’immunità ai falsi profeti.

    Noi, come Lei cortesemente ricorda, siamo nati per introdurre o rendere più ampia la pratica del confronto e della comunicazione pubblica, la sola idonea a determinare scelte politiche e convincimenti consapevoli della comunità dei cittadini.
    Quindi accogliendo la sua disponibilità chiediamo ai sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, all’assessore Orsomarso, al presidente Spirlì, alla Sateca e, soprattutto, ai lavoratori delle Terme Luigiane di comunicare la loro condivisione della proposta del consigliere Molinaro. Noi, con le necessarie intese, provvederemo all’organizzazione dell’incontro presso le Terme – o, in alternativa, presso la nostra sede a Cosenza – e alla sua diffusione in streaming.

    Cordiali saluti
    Francesco Pellegrini

  • Ucciso dai clan, il Comune vuol spostare la scultura in sua memoria

    Ucciso dai clan, il Comune vuol spostare la scultura in sua memoria

    La malavita ha tolto la vita a Luigi Gravina trentanove anni fa, ora il Comune di Paola potrebbe ucciderne il ricordo rimuovendo la scultura in sua memoria dal luogo dell’omicidio per spostarla chissà dove. A denunciarlo sono Luigina Violetta, la vedova di Gravina, e i suoi figli con una lettera indirizzata al sindaco Roberto Perrotta e al segretario generale della cittadina tirrenica.

    Dal luogo del delitto a chissà dove

    La signora racconta che a contattarla in questi giorni sarebbe stato un dirigente comunale, Fabio Iaccino, informandola della volontà dell’amministrazione di spostare la statua da via Nazionale – lì dove uccisero Gravina – e sollecitandola a collaborare «al fine di individuare con urgenza altra zona della città idonea ove spostare la scultura». Una proposta, questa, che non poteva che cogliere di sorpresa i familiari della vittima, che vorrebbero comprenderne le ragioni.

    Stesso sindaco, idee diverse

    L’aspetto più singolare della vicenda è che a volere quella scultura, la cui inaugurazione risale al 2004, in quel punto era stato proprio lo stesso Perrotta, all’epoca come oggi sindaco di Paola. A quei tempi l’amministrazione comunale scrisse di avvertire «in maniera molto forte, l’esigenza di onorare il ricordo del compianto Luigi Gravina, figlio di questa terra, deceduto tragicamente a Paola il 25.3.1982, per mano mafiosa, essendosi rifiutato, reiteratamente e con forte determinazione, di cedere alle insistenti e minacciose richieste estorsive della criminalità organizzata locale».

    La cerimonia inaugurale

    Il movente del delitto, infatti, era stato il coraggio di Gravina, allora 33enne, di denunciare i malavitosi che si erano presentati per estorcergli denaro in cambio di protezione. L’artigiano pagò quel rifiuto col sangue. E la sua città, seppur con grande ritardo, decise di omaggiarlo preservando la memoria di quella scelta letale. Era il 25 aprile del 2004 e all’inaugurazione, oltre ai familiari parteciparono in tanti oltre ai familiari. C’era Perrotta ovviamente e con lui Jole Santelli, all’epoca sottosegretario alla Giustizia, l’ex presidente della Camera Luciano Violante, l’allora procuratore capo Luciano d’Emmanuele, l’Avvocato generale dello Stato f.f. Francesco Italo Acri, gli ex sindaci Antonella Bruno Ganeri e Giovanni Gravina. Ma anche un’altra donna del Tirreno cosentino che aveva perso il marito per mano della ‘ndrangheta, la vedova di Giannino Losardo.

    Le ultime parole famose

    In quell’occasione Perrotta pronunciò parole che la signora Violetta ancora ricorda: «Con tutto il dolore che può esistere – disse il sindaco quel pomeriggio – io vorrei essere sempre il figlio di chi è stato ucciso e non di chi ha ucciso. A Luigi va il nostro ricordo, il nostro pensiero e la nostra gratitudine per aver trovato il coraggio della denuncia. Era una persona affettuosa e un artigiano onesto; la sua morte violenta e crudele ci fa sentire ancor più vicini alla sua famiglia, a cui va tutto il nostro calore. Quanto accaduto non deve succedere più soprattutto nella città di san Francesco, dove un fatto di questi è mille volte più scandaloso. Paola vuole essere una città civile che vive così come il suo grande primo cittadino ci ha insegnato».

    Un passo indietro delle istituzioni

    Non è dato sapere cosa penserebbe il santo paolano del trasferimento della scultura a distanza di 17 anni fa. Né si può conoscere il suo giudizio sulla profanazione, era il 2012, di due targhe dedicate allo stesso Gravina in ricordo della sua morte. In quel caso i colpevoli erano dei vandali, stavolta è il Comune e alla famiglia della vittima la scelta del municipio è andata di traverso: «Spostare quel simbolo antimafia in altro luogo, significherebbe, a nostro avviso, svilire la figura di Luigi Gravina e indebolire la lotta alla mafia. È come se la Istituzione si fosse in un certo senso tirata indietro, togliendo lustro all’iniziativa di allora».

  • Un mese con I Calabresi: 100mila grazie, non ci fermeremo

    Un mese con I Calabresi: 100mila grazie, non ci fermeremo

    Quando, era il 19 luglio, il nostro sito è apparso sul web per la prima volta sapevamo di dover affrontare una sfida. Conquistare lettori, specie in una regione dove i giornali online abbondano, è difficile. Riuscirci per un giornalista significa cercare di raccontare quello che accade in maniera diversa dai colleghi delle altre testate e noi in questi trenta giorni abbiamo provato a farlo. E a mantenere quanto, fin dal primo editoriale del nostro direttore Francesco Pellegrini – che vi riproponiamo in home page – avevamo promesso: non avere vincoli di alcun genere, essere immuni da pregiudizi.

    Giudicare se ci siamo riusciti o meno non è certo compito nostro, ma di voi lettori. Quelli che come noi credono che «nessuno dei calabresi possa accettare passivamente che l’immagine della loro, della nostra splendida terra sia insozzata dal crimine mafioso, dalle connivenze occulte, più o meno deviate, da amministrazioni opache e autoreferenziali, da una politica – fatte le debite e non poche eccezioni – che si autoperpetua nella irrilevanza e nel discredito dei cittadini». Quelli a cui abbiamo chiesto di non lasciarci soli, aiutandoci a crescere insieme.

    A un mese dalla prima uscita, i risultati de I Calabresi ci dicono che non mancano i cittadini disposti a sostenerci. E di ora in ora nuovi lettori si aggiungono a quelli che già avevamo: 100mila visitatori sul sito, oltre 12mila followers sulla nostra pagina Facebook. Numeri alti o bassi? Di certo numeri che non erano scontati prima di cominciare, di cui andiamo orgogliosi e che vogliamo far crescere ancora.

    Se non ci avete mai letti prima, qui sotto potete trovare una piccola selezione degli articoli più apprezzati di questo primo mese. Non possiamo che ringraziarvi per l’attenzione che ci state dedicando in queste settimane. Cercheremo di meritarne ancora di più, giorno dopo giorno.

     

     

     

  • Elezioni, via ai sondaggi: Bruni in testa, Occhiuto insegue

    Elezioni, via ai sondaggi: Bruni in testa, Occhiuto insegue

    Strana cosa i sondaggi politici: sempre validi per chi è in testa o risibili per chi non lo è, spesso controversi per chi li legge. Rientra nella casistica anche l’ultimo pubblicato da Affari Italiani sulle prossime elezioni regionali in Calabria. La ricerca è opera di Winpoll, il committente il sito scenaripolitici.com, il risultato quello che non ci si aspetterebbe.

    Stando ai sondaggisti, infatti, a prendere più voti dagli elettori calabresi in questo momento sarebbe l’ultima ad essere scesa in campo: Amalia Bruni (36,3%). Dietro di lei, seppur di poco, Roberto Occhiuto (35,8%). Ultimo proprio chi ha iniziato la campagna elettorale per primo, Luigi de Magistris. Finisce in un 27,9% che oltre a lui include anche Mario Oliverio ed eventuali altri possibili aspiranti governatori. Il primo partito in Calabria resta quindi quello degli indecisi e/o astenuti, col loro solidissimo 38%.

    Non è l’unico dato inatteso. Delle 1300 persone che hanno risposto a Winpoll tra il 30 luglio e il 4 agosto meno della metà (46%) dice di conoscere la Bruni, percentuale che sale al 72% con il forzista e schizza addirittura a 85% con l’ex magistrato. Il più noto in Calabria tra i tre candidati sarebbe dunque l’unico non calabrese, la più votata invece la meno conosciuta tra gli elettori.

    Voti, quelli alla Bruni, che aumenterebbero ulteriormente se si va a considerare l’intera coalizione: il 38,4% dei calabresi sostiene di voler votare per una delle sue liste, una percentuale superiore a quella relativa ad Occhiuto e i suoi (35,3%) di oltre tre punti. Il divario si quadruplica quando si parla del sindaco di Napoli (26,3%).

    Ma l’aspetto più bizzarro del sondaggio sono i passaggi sulla fiducia degli elettori nei tre candidati. Winpoll, infatti, ha suddiviso gli intervistati in aree politiche di riferimento in base a quelle che erano state le loro intenzioni di voto prima delle ultime europee. E poi ha chiesto loro quanta fiducia avessero nella Bruni, in Occhiuto e in de Magistris.

    È venuto fuori che del parlamentare di FI sono in pochissimi a fidarsi molto o abbastanza, soltanto un intervistato su tre (34%). Anche in questo caso la scienziata si conferma in cima alle preferenze col suo 58%, cinque punti in più del terzo sfidante. Ed entrambi, anche solo grazie a chi si fida abbastanza senza contare quelli che lo fanno molto, superano (rispettivamente con il 38% e il 35%) il dato complessivo dell’azzurro.

    Del candidato del centrodestra, che pure viene dato per favorito, insomma, sembrerebbero diffidare in tanti. Perfino quelli del suo stesso partito non disdegnerebbero la Bruni o de Magistris al posto di Occhiuto. Stando ai dati Winpoll, infatti, tra gli elettori berlusconiani il 63% confida nel fratello del sindaco di Cosenza. Ma il 57% si fida pure di de Magistris e il 52% della Bruni. Un dato che non trova eguali se si analizzano quelli che votano per qualsiasi altro partito, tutti più restii a dar credito a candidati di colore diverso.