Autore: Redazione

  • Coronavirus Calabria oggi (2 marzo): 1.566 nuovi casi

    Coronavirus Calabria oggi (2 marzo): 1.566 nuovi casi

    Il Coronavirus in Calabria oggi (2 marzo) fa registrare 1.566 nuovi contagi rispetto a ieri. I tamponi effettuati sono stati 10.057. Il tasso di positività è del 15,57%.
    Questi sono i dati giornalieri relativi alla pandemia da Covid-19 comunicati dalle Asp di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia alla Regione e riportati nel bollettino quotidiano della Cittadella.

    Territorialmente, dall’inizio dell’epidemia, i casi positivi sono così distribuiti:

      • Catanzaro: CASI ATTIVI 4.378 (54 in reparto, 5 in terapia intensiva, 4.319 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 24.436 (24.208 guariti, 228 deceduti).
      • Cosenza: CASI ATTIVI 12.932 (96 in reparto, 4 in terapia intensiva, 12.832 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 34.811 (33.913 guariti, 898 deceduti).
      • Crotone: CASI ATTIVI 3.236 (27 in reparto, 0 in terapia intensiva, 3.209 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 19.094 (18.910 guariti, 184 deceduti).
      • Reggio Calabria: CASI ATTIVI 12.766 (90 in reparto, 8 in terapia intensiva, 12.668 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 79.526 (78.895 guariti, 631 deceduti).
      • Vibo Valentia: CASI ATTIVI 12.624 (9 in reparto, 0 in terapia intensiva, 12.615 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 13.743 (13.590 guariti, 153 deceduti).

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    L’Asp di Cosenza comunica che oggi si registrano 543 nuovi casi; il numero complessivo dei casi è incrementato di 542 unità anziché di 543 unità in quanto un paziente è stato trasferito dalla terapia intensiva dell’AO di Cosenza a quella dell’Ao Mater Domini. Inoltre comunica 4 nuovi casi nel setting fuori regione.

    L’Asp di Catanzaro comunica 57 nuovi soggetti positivi di cui 4 nel setting fuori regione.

  • Stampa e Calabria: la libertà va difesa ogni giorno

    Stampa e Calabria: la libertà va difesa ogni giorno

    Si sono aggiunti tanti sostenitori alla denuncia contro l’attacco alla stampa libera che ieri I Calabresi e numerose altre testate della nostra regione hanno pubblicato. Ma non può bastare. Le adesioni delle associazioni di categoria e di numerosi politici al nostro appello contro l’abuso di querele temerarie non erano scontate come potrebbe sembrare. Neanche quelle dei lettori comuni, in un mondo che dei giornali ha un’opinione sempre più in declino. Fanno piacere, spingono ad andare avanti con ancora più impegno, ma non cancellano il retrogusto amaro del silenzio prolungato su un tema così importante che opprime la Calabria.

    Già, la Calabria, non solo i giornalisti. Perché la posta in gioco non è la tranquillità soggettiva del giornalista sotto la perenne spada di Damocle delle querele temerarie. Quella si può ottenere senza troppi problemi, volendo. Basta non scrivere cose scomode, annacquarle fino a renderle irrilevanti agli occhi del lettore. Qualcuno lo ha già fatto o ha preferito cambiare mestiere. Tanti altri, in tutti i giornali calabresi, continuano a rifiutarsi. Perché? Perché un’informazione irrilevante, prona agli interessi di poteri più o meno occulti, poco diffusa sarebbe il colpo di grazia per la Calabria. Per la sua società civile. Per la voglia dei suoi abitanti di essere parte attiva e pensante di una crescita improcrastinabile che passi dal raddrizzare le tante storture e valorizzare l’immenso patrimonio, umano e non, di questa terra.

    Ed è un problema enorme per tutti quando a vacillare è un diritto costituzionale come la libertà di stampa. Anche di quelli per cui la stampa libera è buona solo quando parla bene di loro o di chi e cosa gli piace, paladini pronti a trasformarsi in persecutori al primo articolo sgradito. Sgradito, si badi, non diffamatorio. Chiunque – i giornalisti sono i primi a saperlo e assumersene le responsabilità – può chiedere giustizia per un articolo sul suo conto se ritiene lo abbia offeso. Ma spetta ai magistrati valutare la fondatezza, la proporzione di certe richieste e lamentele. Se esse siano degne di sfociare in un processo o meno. Se, peggio, risultino invece malcelati tentativi di intimidazione. Spesso certi aspetti, niente affatto marginali, non godono della necessaria attenzione da parte della magistratura.

    È necessario dirlo, qui a sbagliare possono essere in tanti: i giornalisti quando non lavorano come dovrebbero; gli editori quando non tutelano i loro dipendenti; i politici, le associazioni e gli imprenditori quando difendono la libertà di stampa a seconda del momento; i magistrati quando costringono per leggerezza qualcuno a difendersi solo per aver fatto correttamente il proprio lavoro. A perderci, però, sono ancora di più: tutti i cittadini, privati di un fondamento della democrazia come l’informazione libera.
    E una situazione simile, diffusa in tutto il Paese, in Calabria crea ancora più danni. Non possiamo permettere che diventino irreversibili.

  • L’attacco alla libera stampa in Calabria

    L’attacco alla libera stampa in Calabria

    È inutile girarci attorno: in Calabria c’è una strana idea della stampa libera. Viene applaudita quando tocca “nemici”, secondo una classificazione tanto personale quanto sfuggente. Quando, invece, racconta interessi personali o di cordata diventa un nemico da combattere o, meglio ancora, da abbattere. Gli strumenti a disposizione non mancano: diffide, che preludono ad atti di mediazione, che aprono le porte a richieste di risarcimento che sfociano in querele, spesso temerarie.

    Gli esempi sono decine: agli imprenditori che, ritenendosi diffamati da un articolo di cronaca, arrivano a chiedere cifre a sei zeri si aggiungono quelli per i quali la richiesta di risarcimento diventa imponderabile. Politici feriti nell’orgoglio da una frase chiedono la cancellazione di un pezzo il giorno dopo la sua pubblicazione, pena una causa (milionaria anche quella?) che costringerà giornalista, direttore ed editore a girovagare per le aule dei tribunali, forse per anni. L’elenco sarebbe lunghissimo.

    Chiariamo: non si mette in dubbio il diritto di rivolgersi a un giudice qualora ci si ritenga diffamati. Il punto è che il campionario che ogni redazione può esibire mostra richieste tanto bizzarre da far sorgere il dubbio che la vera questione sia un’altra, e cioè cercare di mettere il bavaglio alla stampa. Ci si muove nel terreno che segna la distanza tra la lesione della propria onorabilità e il tentativo di intimidire cronisti, editorialisti, testate. La sensazione è che spesso si tenda a raggiungere il secondo obiettivo. Non ci stracceremo le vesti per questo, continueremo tutti a fare il nostro lavoro. A raccontare fatti, riportare opinioni, evidenziare le incongruenze di una regione in cui il grigio si allarga sempre più. E ci difenderemo dalle richieste di risarcimento e dalle querele temerarie.

    Ciò che non possiamo più fare è restare in silenzio davanti a metodi e numeri che fanno pensare a un attacco vero e proprio alle prerogative della libera stampa. È tempo di rispondere a questa aggressione. Come? Per dirla con le parole del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, «dobbiamo garantire i giornalisti dalle azioni temerarie. I giornalisti sono chiamati in tante cause civili con risarcimenti dei danni stratosferici. E il giornalista così non può svolgere serenamente il proprio lavoro».

    Il magistrato, già a capo della Dda di Reggio, conosce bene la realtà calabrese. Nel suo intervento alla tavola rotonda internazionale organizzata a Siracusa dall’associazione Ossigeno per l’informazione ha proposto una soluzione: «Quali possono essere i modelli di garanzia? Quando viene chiesto il risarcimento se la querela è temeraria, il soggetto che ha citato in giudizio il giornalista se ha torto dovrebbe essere condannato al doppio del risarcimento del danno richiesto». Perché «l’informazione oggi è il cardine della democrazia». E non un accessorio da esibire a seconda della (propria) convenienza.

    Le redazioni di:

    • I Calabresi
    • Corriere della Calabria
    • Il Quotidiano del Sud
    • Zoom 24
    • La Nuova Calabria
    • Catanzaroinforma
    • Calabria7
    • Il Crotonese
    • Arcangelo Badolati – giornalista e scrittore
    • Giuseppe Soluri, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria
    • Andrea Musmeci, segretario del sindacato Giornalisti della Calabria
    • Michele Albanese, presidente dell’Unci Calabria
  • Emanuele Lecce a Masterchef: la Calabria gourmet va in scena su Sky

    Emanuele Lecce a Masterchef: la Calabria gourmet va in scena su Sky

    Non ha ancora una stella Michelin, ma la cucina di Emanuele Lecce è già pronta per conquistare l’Italia nel più celebre show sul cibo della tv italiana: Masterchef. Un traguardo che va ad aggiungersi a quello, meno popolare forse ma certo più prestigioso, raggiunto un anno e mezzo fa, quando aveva ancora soltanto 27 anni. Emanuele Lecce, infatti, nell’autunno del 2020 ha ricevuto il riconoscimento di “Miglior chef Under 30” del Paese dall’autorevole Gambero Rosso.

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    Il premio del 2020 come Miglior chef Under 30 italiano

    Emanuele Lecce a Masterchef

    Ad annunciare la sua presenza nella puntata di Masterchef in onda giovedì 17 alle 21.15 su Sky è stato lo stesso cuoco dalla sua bacheca di Facebook. Ad ospitarlo in studio, come sempre, i padroni di casa Antonino Cannavacciuolo, Bruno Barbieri e Giorgio Locatelli. I concorrenti ancora in gara dovranno riproporre un piatto di Emanuele Lecce? Probabile, ma è difficile sapere quale sia. Sul punto il giovane chef non anticipa nulla.

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    Il post con cui Emanuele Lecce ha annunciato la sua partecipazione come ospite a Masterechef

    Pietro ed Emanuele Lecce: di padre in figlio

    Emanuele Lecce è figlio d’arte, suo padre Pietro è un pioniere dell’alta ristorazione in Calabria. «Mi ha insegnato tutto, continua a seguirmi dietro le quinte e per me resta un punto fermo, una guida importante», raccontava in occasione del premio ricevuto nel 2020. Da quando ha preso le redini della cucina nel ristorante di famiglia – La Tavernetta a Camigliatello Silano, poche decine di minuti d’auto da Cosenza – però ha aggiunto ai piatti del papà l’esperienza maturata tra Piemonte e Trentino. Un mix di tradizione e innovazione che ha conquistato anche la ribalta di Masterchef.

    La Sila a Masterchef

    Nelle ricette di Emanuele Lecce a farla da padrone sono gli ingredienti del territorio, che le sue sapienti mani riescono a trasformare in un viaggio inatteso tra i sapori tradizionali. Una cucina di montagna a cui la tecnica tra i fornelli aggiunge originalità ed eleganza. Il tutto utilizzando solo materie prime tanto semplici quanto d’eccellenza. E se il premio del Gambero Rosso era stata per lui stesso «una sorpresa», per chi ha assaggiato i suoi piatti la sua presenza a Masterchef stasera non lo sarà di certo.

  • Cannabis e referendum, no della Corte Costituzionale

    Cannabis e referendum, no della Corte Costituzionale

    Dopo il no a quello sull’eutanasia, arriva un’ulteriore bocciatura della Corte Costituzionale, questa volta per il referendum sulla depenalizzazione della cannabis per uso personale. Proprio come per l’omicidio del consenziente, la Consulta ha ritenuto il quesito inammissibile, privando pertanto gli elettori della possibilità di esprimersi sulla materia nei prossimi mesi. Nonostante il poco tempo a disposizione per raccogliere le firme necessarie a proporre il referendum, i comitati erano riusciti nell’impresa a ritmi da record, soprattutto attraverso la raccolta online.

    Cannabis, lo stop al referendum della Corte costituzionale 

    La legittimità di quella raccolta era stata in discussione fino a pochi giorni fa, quando infine la Consulta l’aveva certificata. Nelle ore successive allo stop a quello sull’omicidio del consenziente, erano arrivati pareri positivi per quattro dei sei referendum sulla Giustizia. i giudici avevano ritenuto, infatti, ammissibili i seguenti quesiti:

    1. Abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità
    2. Limitazione delle misure cautelari
    3. Separazione delle funzioni dei magistrati
    4. Eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del CSM

     

    La Corte Costituzionale, chiusa tra non poche polemiche la pratica sull’omicidio del consenziente, aveva  proseguito in Camera di consiglio l’esame sull’ammissibilità dei rimanenti quesiti referendari. E nel pomeriggio del 16 febbraio ha dato il suo via libera ai quattro referendum elencati poche righe più su. L’Ufficio Comunicazione della Consulta ha divulgato una nota specificando che i quesiti in questione «sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario»

    Le dichiarazioni di Giuliano Amato

    Per conoscere integralmente le ragioni dietro le decisioni della Consulta toccherà attendere ancora qualche tempo. Un primo assaggio di quelle relative alla cannabis, però, si può avere dalle dichiarazioni del presidente Giuliano Amato alla stampa: «Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum sulle sostanze stupefacenti, non sulla cannabis. Il quesito è articolato in tre sotto quesiti ed il primo prevede che scompare tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, che non includono neppure la cannabis ma includono il papavero, la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo sarebbe sufficiente a farci violare obblighi internazionali». La Corte Costituzionale fa sapere, infine, che, così come per gli altri quesiti al vaglio, la sentenza sarà depositata nei prossimi giorni.

     

     

     

     

  • Cosenza Calcio, gli ex sovietici ci riprovano con Guarascio

    Cosenza Calcio, gli ex sovietici ci riprovano con Guarascio

    C’era qualcosa di poco chiaro in quella trattativa condotta su Youtube che avrebbe dovuto portare al passaggio del Cosenza Calcio dalle mani di Eugenio Guarascio a quelle del magnate Alisher Usmanov e di Oleg Patakarcishvili, rappresentante legale della Devetia Investiment Fund Limited. I Calabresi era stato il primo giornale a scrivere delle tante bizzarrie intorno alla questione, analizzando le numerose incongruenze di una storia che aveva assunto i contorni di un intrigo internazionale con un tocco grottesco. Può davvero uno degli uomini più ricchi del pianeta gestire un affare da milioni di euro con video da tiktoker? A confermare che ci fosse qualcosa di bizzarro – tra minacce più o meno velate e pagine web taroccate – è l’avvocato Leopoldo Marchese in un’intervista a Alessia Principe per Cosenza Channel.

    «Certi video caricati su Youtube sono la pagina scura di questa vicenda», racconta alla collega il legale calabrese che cercherà di condurre in porto la trattativa tra gli ex sovietici ed Eugenio Guarascio. Già, perché Patakarcishvili – dichiara ufficialmente l’avvocato Marchese – il Cosenza lo vuole per davvero e ora la prossima mossa tocca proprio a Guarascio.

    Usmanov e Guarascio

    Il presidente rossoblù, che aveva bollato il precedente tentativo d’acquisto come una vera e propria boutade, è sempre più nell’occhio del ciclone. Esonerato Roberto Occhiuzzi dopo l’infelice ritorno in panchina, Guarascio deve fare i conti con una piazza con la quale i rapporti sono ormai ai minimi storici. La concretezza dell’interesse degli investitori venuti dall’Est, in questo caso, appare ai tifosi come la possibilità di invertire un destino che pare segnato.

    Usmanov aveva quattrini a sufficienza per comprare l’intera serie B, non solo il Cosenza. Devetia invece? E se, come sostiene, non le mancano, bisognerà capire se voglia (e gli sarà data la possibilità di) spenderli proprio in riva al Crati. Marchese sul punto è stato piuttosto chiaro: Devetia vuole una squadra in Calabria e se Guarascio non vuol vendere è pronto a cambiare obiettivo senza troppi problemi.

    Quanto vale il Cosenza Calcio e il ruolo di Caruso

    Ai potenziali acquirenti non sarebbe andato giù il modo con cui Guarascio aveva liquidato le puntate precedenti di quella che aveva tutti i contorni di una telenovela: «A dispetto di quanto da Lei affermato nelle varie interviste rilasciate, il mio cliente tiene a precisare che l’interesse ad iniziare a portare a termine la trattativa di acquisizione è sempre stata seria, concreta e reale. Ovviamente, l’eventuale accordo dovrà passare attraverso una accurata valutazione economica della società», scrive Marchese a Guarascio. A mediare tra le parti potrebbe essere il neo sindaco Franz Caruso, raggiunto dal legale che rappresenta la cordata straniera.

     

  • Giustizia, arriva il sì per quattro referendum: quesiti ammissibili

    Giustizia, arriva il sì per quattro referendum: quesiti ammissibili

    Dopo la bocciatura arrivata ieri per quello sull’eutanasia legale, arrivano i primi sì della Corte costituzionale a quattro dei sei referendum sulla Giustizia. La Consulta ha proseguito oggi, infatti, in Camera di consiglio l’esame sull’ammissibilità dei quesiti referendari. E ha dato il suo via libera per i quattro analizzati dopo quello sull’omicidio del consenziente. Gli italiani saranno chiamati a votare tra aprile e maggio sui seguenti temi:

    1. Abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità
    2. Limitazione delle misure cautelari
    3. Separazione delle funzioni dei magistrati
    4. Eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del CSM

    Altri due referendum sulla giustizia

    L’Ufficio comunicazione della Consulta ha divulgato una nota in cui si spiega che «i quesiti sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario». Restano, dunque, ancora al vaglio della Corte altri due referendum che riguardano da vicino il mondo della Giustizia, in particolare quello sulla responsabilità civile dei magistrati. Da valutare, inoltre, l’ammissibilità del quesito che introdurrebbe la depenalizzazione della cannabis per uso personale.

     

     

     

  • Eutanasia legale: referendum inammissibile per la Consulta

    Eutanasia legale: referendum inammissibile per la Consulta

    La Corte Costituzionale ha respinto il referendum sull’eutanasia legale: giudizio della Consulta il quesito referendario è inammissibile. Prevedeva la parziale abrogazione della norma dell’articolo 579 del codice penale, omicidio del consenziente, introducendo così l’eutanasia legale in Italia. E secondo la Corte con l’eventuale abrogazione non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili.

    Referendum: eutanasia legale inammissibile, ora gli altri quesiti

    L’eutanasia legale non sarà dunque un tema su cui gli italiani si pronunceranno in un referendum. A chiedere questa possibilità era stata l’Associazione Luca Coscioni, raccogliendo oltre 1 milione e 200 mila firme, tra fisiche ed elettroniche. Ora si attende la pronuncia sull’ammissibilità degli altri sette quesiti referendari: uno sulla legalizzazione della cannabis per uso personale e sei sulla giustizia. Riguardano legge Severino, custodia cautelare, separazione delle carriere, consigli giudiziari, responsabilità civile dei magistrati, elezione dei componenti del Csm.

  • FRANCO TIRATORE| La nuova rubrica video in diretta

    FRANCO TIRATORE| La nuova rubrica video in diretta

    Perché chiamare una rubrica Franco tiratore, quando l’Italia della politica ci fa associare sempre quell’espressione a chi in segreto tradisce la propria fazione? Non per quelle elucubrazioni con cui ci si diletta nei giornali pur di sfruttare a tutti i costi il nome di qualcuno in un gioco di parole. Certo, il direttore de I Calabresi si chiama Franco Pellegrini e sarà lui a tenere la rubrica, ma la cosa ha influito meno di quanto possa sembrare.

    Il fatto è che il franco tiratore vero, l’originale, era l’esatto contrario di quello contemporaneo: un soldato – o un gruppo di soldati – che poteva entrare in azione senza dover sottostare a ordini come il resto dell’esercito. Libero, con la sola missione di difendere la propria comunità. Proprio come, fuori dall’originario contesto bellico, sarà questo nuovo spazio. In fondo anche questo giornale combatte una battaglia: raccontare la comunità dei calabresi e le sue molteplici sfaccettature, offrirle un’informazione indipendente, sincera e con un taglio originale, stimolarne la voglia di confrontarsi con opinioni a volte differenti dalle proprie.

    Pensiamo che un appuntamento video periodico in diretta per affrontare un argomento possa essere un modo per coinvolgere ancora di più i nostri lettori in questa battaglia culturale comune. Franco tiratore sarà questo, vi aspettiamo.

  • Viale Parco non potrà ritornare come prima (VIDEO)

    Viale Parco non potrà ritornare come prima (VIDEO)

    Non è passato giorno in cui il neosindaco Franz Caruso non abbia parlato dei debiti “insostenibili” («centinaia di milioni di euro») lasciati in Comune dal suo predecessore, Mario Occhiuto. Intervistato dal direttore de I Calabresi – Franco Pellegrini-, il primo cittadino afferma: «Non pensavo di dovere approvare un bilancio preventivo con un disavanzo già di 11 milioni di euro».

    Condannato a non riaprire Viale Parco

    Viale Parco non tornerà come prima. Franz Caruso lo fa capire espressamente: «Dobbiamo terminare il Parco del benessere». Poi continua: «Uno degli errori più grandi è stato distruggere l’opera più importante realizzata nella città dal Dopoguerra ad oggi».
    Ma ne esistono diverse versioni che sopravvivono. Quantomeno nei finanziamenti. La Regione Calabria, per esempio, continuerà ad inviare ogni anno 140mila euro fino al 2026 per la versione manciniana dell’infrastruttura, soldi impegnati nei giorni scorsi. Intanto il Rup è cambiato ancora una volta, dopo due anni di vacatio: adesso è Giuseppe Iiritano. E nelle prossime ore una riunione alla Cittadella potrebbe di nuovo cambiare le carte in tavola. Pare, infatti, che si possa riallargare lo spazio destinato alle auto in transito, ma solo nell’area delle ex ferrovie su cui ora sorge il Rialzo.

    Occhiutiani in Giunta

    Rispetto alla discontinuità sbandierata nei programma, Franz ha poi portato in Giunta quattro esponenti che militavano nella ex maggioranza di Occhiuto. Questione di criteri oggettivi, sottolinea il sindaco: «In Giunta siedono tutti i primi eletti delle liste che mi hanno sostenuto». Il Cencelli del penalista cosentino diventa: «Ho rispettato la volontà dell’elettorato».

    L’Atene delle Calabrie sognata da Caruso

    «Cosenza è stata un punto di riferimento sul piano culturale e politico per l’intera Calabria e anche per il Meridione». Parole che precedono le promesse: «Ridare vita alla Casa delle Culture, alla Biblioteca Nazionale, alla Biblioteca civica e soprattutto al teatro Rendano». Che torni, quest’ultimo, ad essere «teatro di tradizione e, quindi, di produzione».

    La Grande Cosenza arriva al Savuto

    Ma quale città unica, Caruso vuole ricostruire ridisegnare la geografia della Calabria Citra. Mette dentro tutto: Cosenza, Rende, Zumpano, Castrolibero, Montalto e pure la zona del Savuto.

    L’eterna vicenda dell’Unical

    Caruso lavora per un maggiore «coinvolgimento e integrazione dell’Università della Calabria nel territorio cosentino». Perché crede che «il Campus non abbia sviluppato un rapporto simbiotico con la città capoluogo». Poi rincara la dose: «Arcavacata non è nemmeno l’università di Rende». Un Ateneo di gente che «vive quella città solo nei giorni della movida».
    Nel concreto Caruso dice di «aver già chiesto al rettore Nicola Leone di poter collaborare con l’università per i progetti del Pnrr».

    Una leghista per i 90 milioni del Cis

    I 90 milioni del Cis per il centro storico di Cosenza? Venerdì 21 arriva il sottosegretario per i Beni e le attività culturali, Lucia Borgonzoni. Seguirà il tavolo tecnico. Lo ha annunciato lo stesso sindaco.

    Ciclabili ma con giudizio

    La viabilità di Occhiuto ha danneggiato il commercio. È il pensiero di Franz e non solo. E se – come sostiene il primo cittadino – «Cosenza è la sua provincia, allora dobbiamo consentire alle persone di raggiungere la città». E gli amanti della bicicletta? La città sostenibile di Caruso non vuole diminuire le piste ciclabili. Piuttosto vuole aumentarle. Distruggendo parte delle vecchie però e senza quella proliferazione di circuiti per scalare, fittiziamente, le graduatorie delle città ecosostenibili.

    Un jolly da giocare sulle confluenze

    «ll Jolly abbattuto è stata opera importante di Occhiuto, ma non ho nessuna intenzione di proseguire nella costruzione del museo di Alarico». Franz dixit. E se proprio c’è da scegliere qualcuno che rappresenti lo spirito della città? C’è già il buon «Telesio». Sull’immobile pende un vincolo di destinazione. Franz Caruso vorrebbe rimodulare tutto e fare di quel posto un «grande parco verde che ricongiunga città vecchia e nuova».

    Cosenza verde

    Nella visione di Caruso dovrebbero essere eliminate «tutte quelle mattonelle cinesi di Piazza Bilotti per lasciare spazio al verde». Spostando il parco del benessere «lungo gli argini dei fiumi magari navigabili». Ecco il manifesto di Franz contro la cementificazione del verde in salsa Occhiuto. Per ora solo intenzioni.