Autore: Redazione

  • Stessi diritti: Sud alla carica contro le oligarchie del Nord

    Stessi diritti: Sud alla carica contro le oligarchie del Nord

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    Ci risiamo: l’autonomia differenziata è tornata al centro del dibattito, dov’era entrata poco prima delle Politiche del 2018, su iniziativa degli allora tre governatorissimi del Centronord-che-conta: Luca Zaia, Roberto Maroni e Stefano Bonaccini.
    Il tutto con un inquietante trasversalismo (Bonaccini, è il caso di ricordare, è dem di estrazione Pci) che lascia mal sperare.
    L’allarme, allora, partì da Gianfranco Viesti, guru dell’economia, e fu accolto soprattutto da Roma in giù.
    E ora? Ha provveduto Massimo Villone, costituzionalista ed esponente della sinistra dura-e-pura, a rinfrescare la lotta con un ddl che prova a dare uno stop al cosiddetto neoautonomismo, iniziato più di venti anni fa con la riforma del Titolo V della Costituzione promossa da D’Alema.

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    Un momento del dibattito a Villa Rendano

    Se n’è parlato il 9 novembre a Cosenza, per la precisione a Villa Rendano, in Stessi diritti da Nord a Sud, un dibattito promosso dalla Fondazione Attilio e Elena Giuliani, che ha restituito gli umori e le preoccupazioni sulle autonomie.

    Falcone: il Sud alla Riscossa

    Il Sud alla riscossa? Sì. Ma stavolta non fa rivendicazioni inutili o gratuite. Lo ha chiarito Anna Falcone, giurista e portavoce di Democrazia Costituzionale, che sostiene il ddl Villone: «Il Coordinamento Democrazia Costituzionale non vuole demolire l’autonomia differenziata, che anzi per vari argomenti può essere utile».
    Piuttosto «miriamo a garantire i diritti fondamentali del cittadino attraverso l’uniformità normativa».
    In pillole: «Ci sono materie che non possono essere gestite direttamente dalle Regioni, neppure da quelle più ricche». E cioè: Sanità, Scuola e istruzione, Università e ricerca, Lavoro e Infrastrutture. «Questi settori», prosegue Falcone, «Devono essere disciplinati dalla legge dello Stato per garantire l’uniformità di trattamento di tutti i cittadini».

    Altrimenti, «L’Italia rischia di fare un percorso antistorico: un Paese già non grande di suo che si spezzetta in aree più piccole si indebolirebbe davanti all’Ue, che ha fatto il contrario». Ovvero, che «sta pian piano cementando la sua identità politica attraverso i fondi del Pnrr». Detto altrimenti: attraverso la solidarietà.

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    Anna Falcone

    Esposito: attenti al portafogli

    Non è del tutto vero che il Coordinamento Democrazia Costituzionale non abbia rivendicazioni. Lo ribadisce l’intervento di Marco Esposito, firma economica de Il Mattino di Napoli e autore di due libri chiave di un certo neomeridionalismo: Zero al Sud (Rubbettino, Soveria Mannelli 2018) e Fake Sud (Piemme, Milano 2020).
    «Il progetto dell’autonomia differenziata contiene un nuovo pericolo, dovuto al Pnrr». In pratica, alcune classi dirigenti del Nord, secondo Esposito, «mirano a egemonizzare questi fondi».
    Con un risultato paradossale: «L’Ue ha concesso i fondi all’Italia sulla base di tre parametri a rischio: popolazione, disoccupazione e reddito», che sono determinati (purtroppo) dalla situazione del Sud.
    Viceversa, se si fosse puntato sul Pil, che avrebbe avvantaggiato il Nord «il Paese avrebbe avuto le briciole».

    L’inghippo dell’autonomia differenziata

    Quindi, i problemi del Mezzogiorno consentono l’incasso dei fondi, che tuttavia il Nord vuole capitalizzare. Anche con un meccanismo non bello: la predisposizione di una “cassa” da cui le Regioni ricche potrebbero attingere i fondi che i “terroni” non sono in grado di impiegare.
    Ma la situazione è cambiata: «Il Sud non è solo, perché una parte dell’opinione pubblica settentrionale ha capito l’inghippo» ed è pronta a dare battaglia.

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    Marco Esposito

    Gambino: il Parlamento è impotente

    Silvio Gambino, costituzionalista e ordinario Unical, denuncia un’altra insidia: la marginalizzazione del Parlamento nell’attuazione delle autonomie differenziate.
    «La legge Calderoli, che attua il comma 3 dell’art. 16 della Costituzione, è bloccata. Tuttavia, è prevista un’intesa diretta tra governo e Regioni, che il Parlamento può solo accettare o respingere in blocco, senza possibilità di emendamenti».

    Una specie di plebiscito da aula, che non consente passi indietro, a meno che non vogliano farli le Regioni. «Tuttavia, perché una Regione dovrebbe rinunciare a ciò che la avvantaggia?».
    Ma la avvantaggia fino a un certo punto: «Se l’autonomia differenziata passasse», spiega ancora Gambino, «Ci troveremmo di fronte al paradosso per cui una Regione a Statuto ordinario come la Lombardia avrebbe più poteri di una Regione a Statuto speciale come la Sicilia, che a sua volta ne ha di più della Baviera, che non è una Regione, ma il più ricco Stato federato della Germania». Ogni altra considerazione è superflua.

    Paolini: che brutta la prepotenza delle oligarchie

    Più barricadero, Enzo Paolini di Avvocati Anti-Italicum. L’autonomia differenziata, argomenta Paolini, «è una delle due facce della stessa medaglia». L’altra è il Rosatellum.
    Già: «Il sistema elettorale attuale è prodotto dalla stessa cultura istituzionale che vuole riformare le autonomie». Cioè «una cultura irrispettosa del rapporto tra cittadini e rappresentanti e che vuole privilegiare solo le oligarchie».

    Giannola: silenzio, parla Svimez

    In chiusura del dibattito, il lungo intervento di Adriano Giannola, il presidente di Svimez. Più di quaranta minuti a braccio, densi di concetti e polemiche, gestiti con tono pacato ma parole ferme.
    Il ragionamento centrale di Giannola è semplice: il Sud è ridotto male, ma il Nord arretra. Morale della (brutta) favola: le tre Regioni che vogliono l’autonomia differenziata rischiano di  diventare le cenerentole dell’Europa settentrionale.
    Di questo pericolo ci sono le avvisaglie: «Il Piemonte è entrato nell’area di coesione e alcune Regioni del Centro (Marche e Umbria) sono in palese declino».

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    Adriano Giannola

    Quindi, o si cresce tutti assieme oppure il crollo sarà inesorabile: solo questione di tempo.
    La possibilità di ripresa passa attraverso la posizione geografica dell’Italia: «Il centro del Mediterraneo che guarda verso l’Africa, un continente problematico ma in forte crescita commerciale».
    Ma con la litigiosità interna e la scarsa intenzione del governo a gestire seriamente le opportunità, quasi non ci sono vie di uscita.
    I terroni, quando si arrabbiano, incutono qualche timore. Ma quando pensano fanno addirittura paura.

  • Piccole e medie imprese: nuove frontiere della sostenibilità

    Piccole e medie imprese: nuove frontiere della sostenibilità

    Sostenibilità Esg per le piccole e medie imprese. È questo il titolo del convegno in programma lunedì 12 dicembre alle ore 17 nella sala De Cardona della Banca di Credito cooperativo Mediocrati a Rende.
    Il convegno è stato promosso da Eftlia in collaborazione proprio con la Bcc Mediocrati.
    Eftilia è presente anche in Calabria grazie allo studio del dottore commercialista Clemente Napoli.
    Lo scopo dell’evento è quello di diffondere la cultura della sostenibilità nelle comunità imprenditoriali, finanziarie ed amministrative del territorio ed assicurare la crescita di medio-lungo periodo delle PMI.
    L’iniziativa può contare sul patrocinio de il Sole24ore, di cui Eftilia è partner qualificato, e su quello di Confindustria Cosenza.
    Dopo i saluti di Nicola Paldino (presidente Bcc Mediocrati) e Fortunato Amarelli (presidente Unindustria Cosenza), interverranno: Paolo Sardo (presidente di Eftilìa); Mauro Pallini, presidente di Scuola Etica Leonardo; Annarita Trotta (docente Unical e amministratore delegato di BCC Mediocrati).
    Coordinerà i lavori del convegno Federico Bria, segretario generale Bcc Mediocrati.

  • Intercettazioni, la Riforma Nordio piace a Occhiuto

    Intercettazioni, la Riforma Nordio piace a Occhiuto

    «Questo è il primo governo di centrodestra dopo tanti anni, con un magistrato ministro della Giustizia. Giudico positivamente il fatto che Nordio abbia avuto il coraggio di proporre certi temi, forse partendo da una posizione che è più favorevole a fare le riforme, proprio perché è un magistrato che è stato in trincea». Sono parole espresse da Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, intervenuto oggi a “Tg1 Mattina” su Rai 1.

    «Abuso delle intercettazioni»

    «Nordio, ad esempio – ha sottolineato Roberto Occhiuto – è ancora più credibile quando dice che a volte c’è stato un abuso delle intercettazioni. Le intercettazioni sono uno straordinario strumento d’indagine. Lo dico io che governo una Regione nella quale è importante non avere alcun cedimento nell’attività di contrasto ai poteri criminali, ma a volte le intercettazioni sono diventate uno strumento di lotta politica».

    Giudici e azione penale

    «La separazione delle carriere – ha affermato Occhiuto – è un altro punto che Forza Italia ha sempre evocato come necessario per riformare il sistema della giustizia. Così come l’obbligatorietà dell’azione penale: se i magistrati sono bravi hanno la possibilità di stabilire quali attività vadano perseguite e quali no. Probabilmente queste riforme non sono state ancora fatte perché da tanti anni non c’è un governo con una maggioranza coesa come quella attuale. Questo è un governo che ha una maggioranza politica che in Italia non vedevamo dal 2011. Quindi, probabilmente questo esecutivo è nella condizione di fare ciò che governi con coalizione più larghe, che paradossalmente nascevano per realizzare cose più coraggiose, non sono riusciti fare».

  • Muffa e sporcizia in un ristorante: sequestrati 700 kg di alimenti nel Reggino

    Muffa e sporcizia in un ristorante: sequestrati 700 kg di alimenti nel Reggino

    Sequestrati a Rosarno 700 chili di carne, salumi e preparati vari privi di tracciabilità e conservati in locali privi di qualsiasi requisito igienico sanitario.

    Nel comune di Rosarno, infatti, un ristorante è stato sottoposto ad ispezione da parte dei carabinieri del Nas, dalla quale sono emerse, secondo l’accusa, delle gravi criticità igienico sanitarie, quali muffa e sporcizia diffusi in depositi e laboratori per la preparazione di alimenti, risultati anche abusivi.

    Ciò ha reso necessario l’immediato intervento del personale dell’Asp-dipartimento di prevenzione, che ha disposto l’immediata sospensione dell’attività. Nel corso delle operazioni inoltre è stata accertata la presenza di un dipendente privo di regolare contratto lavorativo, la mancanza di sorveglianza sanitaria, l’omessa formazione dei lavoratori e mancati adempimenti per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Sono state quindi contestate sanzioni per un importo complessivo di 33mila euro. Al termine degli accertamenti gli alimenti dovranno essere distrutti da una ditta specializzata.
    L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Nas di Reggio Calabria insieme ai militari del Nucleo Ispettorato Lavoro del capoluogo reggino e in collaborazione con la Tenenza di Rosarno.

  • Calabrone è il nuovo segretario della Fiom Cgil Calabria

    Calabrone è il nuovo segretario della Fiom Cgil Calabria

    Umberto Calabrone è il nuovo segretario della Fiom Cgil della Calabria. Prende il posto di Massimo Covello. Calabrone sarà ufficialmente ancora segretario della Cgil di Cosenza fino al prossimo 20 dicembre.
    «Ho affrontato più volte giornate come quella di oggi, anche con molte più tensione, ma le forti emozioni che mi hanno trasmesso le compagne e i compagni della Fiom rimarranno per sempre nel mio cuore e nella mia testa». Sono parole espresse dal segretario Calabrone in un post sulla sua pagina Facebook.
    «Un grazie particolare a Massimo Covello – ha scritto Calabrone – per il grande lavoro svolto e per il sostegno che mi ha sempre dato».

  • Mastrolorenzo è il nuovo amministratore unico di Amaco

    Mastrolorenzo è il nuovo amministratore unico di Amaco

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    Michelangelo Mastrolorenzo è il nuovo Amministratore unico di Amaco S.p.a. Il commercialista è stato nominato dall’assemblea ordinaria dei soci. Mastrolerenzo prende il posto del dimissionario Paolo Posteraro. L’assemblea ha nominato anche il nuovo collegio sindacale alla cui presidenza è stato designato Carlo Cannataro. Del collegio sindacale sono stati chiamati a far parte anche Antonio Naso e Sandra Salemme, quali sindaci effettivi. Sindaci supplenti sono stati, inoltre, nominati il  Ivo Mazzotti e la dottoressa Antonella Rizzuto.

     

  • L’Italia che frana: pioggia, fango e condoni

    L’Italia che frana: pioggia, fango e condoni

    Ci sono due espressioni forti, per indicare i rischi del territorio in Italia, soprattutto al Sud.
    La prima è un classico: si dice Casamicciola, per rievocare il terribile terremoto del 1883, in cui rischiò la vita Giustino Fortunato e perse la famiglia Benedetto Croce.
    La seconda riguarda la Calabria ed è tratta da un’espressione dello stesso Fortunato: lo sfasciume pendulo sul mare.
    La recente alluvione che ha messo in ginocchio Ischia e, in particolare, Casamicciola Terme, ha riacceso i riflettori sui pericoli del nostro territorio, dovuti a tre fattori: la gracilità del suolo, il rischio sismico e l’intervento dell’uomo, molte volte incosciente.
    Di tutto questo si è discusso durante il dibattito svoltosi a Villa Rendano lo scorso 2 dicembre, significativamente intitolato: “Pioggia, fango, lutti e licenze edilizie: l’Italia crolla”.

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    L’architetto Daniela Francini

    Cinque studiosi a confronto

    Moderato dal giornalista Antonlivio Perfetti, il convegno di Villa Rendano è stato il quarto avvenimento organizzato dalla Fondazione Attilio ed Elena Giuliani su argomenti di stringente attualità.
    Il dibattito, pacato nelle forme ma forte nei contenuti, è stato animato da cinque addetti ai lavori: Paolo Veltri, professore Ordinario di Costruzioni Idrauliche dell’Unical, i due ricercatori del Cnr Carlo Tansi e Olga Petrucci, l’architetto e urbanista Daniela Francini e Flavio Stasi, il sindaco di Rossano-Corigliano, un territorio ad alto rischio idrogeologico, come ricorda l’esondazione del 2015.

    Il colpevole quasi perfetto è il Comune

    La requisitoria di Veltri, che ha aperto i lavori subito dopo i saluti della vicesindaca di Cosenza Maria Pia Funaro, è pesantissima.
    Per l’ex preside di Ingegneria, tragedie come quelle di Ischia non hanno un solo imputato, ma sono l’esito di una serie di responsabilità diffuse. Si va dalla pessima utilizzazione dei mezzi e del personale all’insufficienza della politica nazionale di difesa del suolo, in cui la Calabria ha il consueto ruolo della Cenerentola, perché priva di una classe politica forte, capace di pretendere dallo Stato.
    Al riguardo, si registra il pesante paradosso dei sorveglianti idraulici, che sono in cassaintegrazione proprio quando piove, cioè quando servirebbero di più.
    Gli indiziati più pesanti, tuttavia, restano la Regione, accusata di assenteismo nelle opere fluviali e gli enti locali. I Comuni, in particolare, sono il colpevole quasi perfetto, sia per quel che riguarda i controlli sia per la facilità con cui le amministrazioni chiudono un occhio sugli abusi edilizi o li condonano.

    La natura è benigna, l’uomo no

    Carlo Tansi e Olga Petrucci del Cnr intervengono nel focus organizzato dalla Fondazione Giuliani con due approcci diversi ma convergenti.
    Tansi va giù duro sugli abusi e rovescia il paradigma dei disastri ambientali. Le frane e le alluvioni? Secondo il geologo sono processi benigni, perché consentono il ripascimento delle spiagge, che altrimenti verrebbero spazzate vie dall’erosione costiera.
    I danni, invece, li fa l’uomo, quando usurpa con interventi edilizi dissennati gli spazi della natura. E la Calabria? Occorre fare attenzione al meteo: i guai inizieranno con le piogge.
    Già, prosegue il geologo: possiamo fregare la legge e lo facciamo spesso. Ma la natura è un tribunale che emette sentenze inappellabili.
    L’unica risposta è la prevenzione, che inizia dalla consapevolezza. In questo caso, dalla conoscenza dei luoghi su cui non si deve costruire.
    Al riguardo, è utilissima l’esperienza di Petrucci, che ha realizzato una serie di volumi (reperibili anche su Google Books) dedicati alle zone a rischio idrogeologico in Calabria e ha realizzato un data base sulle catastrofi nel bacino mediterraneo.

    Il colpevole? La burocrazia. Parola di sindaco

    Flavio Stasi, il sindaco di Rossano-Corigliano, punta il dito sulla lentezza delle procedure per l’erogazione di fondi e mezzi per la tutela del territorio.
    «Le situazioni mutano sempre, perché il territorio non è statico. I mezzi arrivano spesso quando non servono più». Il rimedio, secondo il primo cittadino dello Jonio, si riassume in una parola: semplificazione. Già: la tempestività degli interventi, molte volte, è più importante dei fondi stessi.
    Dura l’accusa sulla facilità con cui spesso sono concessi i condoni. Ma al riguardo, Stasi dichiara di avere la coscienza a posto: «Noi abbiamo ripreso a demolire».

    Prima la sicurezza, poi la giustizia

    L’architetta urbanista Daniela Francini si sofferma, invece, sulla pianificazione.
    A suo giudizio, la pianificazione inesistente o inadeguata è in cima alla lista dei rischi.
    In particolare, è difficile tuttora implementare i nuovi metodi di pianificazione, come dimostra il caso di Ischia.
    Prevenire i disastri significa soprattutto tutelare le vite umane: quando si scopre un abuso, sostiene Francini nell’incontro promosso dalla Fondazione Giuliani, occorre innanzitutto mettere in sicurezza i fabbricati sotto accusa, poi sanzionare. «Se si fosse agito così», commenta l’architetta, «forse non piangeremmo dei lutti».

    L’Italia crolla e la Calabria ancor di più? Forse sì. Ma prima di stracciarci le vesti sarebbe il caso di acquisire consapevolezza e approfondire.
    Prevenire è meglio che curare. Ma per prevenire occorre sapere.

  • I Calabresi di nuovo online: ricominciamo!

    I Calabresi di nuovo online: ricominciamo!

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    Rieccoci online, con lo sguardo curioso e disincantato. Ancora qui a raccontare le dinamiche sociali, i fatti, i luoghi e i protagonisti, anche quelli dimenticati, forse soprattutto quelli.
    I Calabresi torna dopo una pausa, lunga ma necessaria. Il giornale – fondato a luglio 2021 e diretto nel primo anno di vita da Franco Pellegrini con risultati lusinghieri – ha avuto uno stop a causa della messa in liquidazione di Calavrìa Srl, società che lo editava.

    La redazione ha acquistato I Calabresi

    Oggi, invece, a editare I Calabresi è una nuova società composta dai giornalisti che ne costituivano la redazione originaria e che ne hanno rilevato la proprietà, riportando in vita la testata grazie a un contributo economico della Fondazione Giuliani a supporto della fase di start up.
    Tuttavia, i veri padroni del giornale saranno sempre e solo quelli che ci leggono. È a loro che, come e più di prima, dovremo rispondere del nostro operato.

    Il direttore de I Calabresi è Michele Giacomantonio, in questa squadra sin dall’inizio. Ma, per una consolidata e diffusa disabitudine alle gerarchie, la redazione da subito ha assunto l’aspetto di un vociante collettivo, all’interno del quale si confrontano le diverse esperienze.

    Fedeli alla linea

    La nuova edizione de I Calabresi non sarà differente dall’originaria. Uguale sarà il sentiero che intendiamo seguire: una certa allergia all’urgenza della cronaca e l’interesse, invece, per l’approfondimento. Il digitale e il web sono sinonimi di velocità. invece noi riprenderemo ad andare controcorrente. Quelli bravi lo chiamerebbero slow journalism, noi pensiamo al passo lento dell’analisi, allo sguardo ampio dell’inchiesta, al respiro lungo del racconto che mette al centro le persone, i posti, le promesse. Quelle mantenute e quelle tradite, che sono di più.

    Parleremo di cultura, imprese, territori, beni comuni, giustizia, ambiente. E parleremo della politica, che da noi resta la sola forma di economia che non conosce crisi. La lentezza con la quale guarderemo questi universi non è una scusa, ma un metodo per trovare risposte senza farci distrarre dalla fretta, formulare domande senza farle precedere dalle risposte e dai pregiudizi.

    Una buona notizia

    Attorno alla redazione ci saranno molti degli autori, giornalisti e non, che hanno rappresentato l’ossatura della passata edizione e che proseguiranno a dare fiato al nuovo corso. Altri si sono aggiunti e altri ancora speriamo si aggiungano presto. A tutti loro va il nostro ringraziamento e ai lettori la nostra promessa di impegnarci al massimo, con la convinzione che non sempre la sola notizia meritevole di attenzione sia quella cattiva. Certe volte anche quella buona è una notizia. E che I Calabresi torni ai suoi lettori è una bella notizia.

    Michele Giacomantonio
    Alfonso Bombini
    Camillo Giuliani
    Saverio Paletta

  • Bergamini, anche per la Cassazione «ombre» sulla morte di Denis

    Bergamini, anche per la Cassazione «ombre» sulla morte di Denis

    Anche la Cassazione vuole vederci chiaro sulla morte di Donato “Denis” Bergamini. Ad avvolgere «la tragica fine» nel 1989 dell’ex calciatore del Cosenza nei pressi di Roseto Capo Spulico ci sono ancora «numerose ombre», sostengono infatti gli ermellini, riporta Ansa Calabria. Le parole dei giudici della Suprema corte sul decesso del giocatore ferrarese sono arrivate al termine di un processo che vedeva imputato un cronista, alla sbarra per una diffamazione ai danni del magistrato Franco Giacomantonio.

    Quest’ultimo, da capo della Procura di Castrovillari, secondo il giornalista, si sarebbe mostrato fin troppo «pavido» nell’indagare sul caso Bergamini. Così facendo – sostenevano gli articoli su di lui – avrebbe favorito Isabella Internò, l’ex fidanzata del calciatore sulla quale gravano da anni i sospetti dei tanti, cosentini e non, che respingono l’ipotesi del suicidio del centrocampista.

    Nessun insabbiamento, critiche eccessive

    Per la Cassazione, invece, c’è poco da imputare a Giacomantonio nella gestione della vicenda Bergamini. Il procuratore, infatti, è colui che nel 2011 chiese al Gip la riapertura delle indagini. Nonché lo stesso magistrato che si impegnò «a svolgere, successivamente, una diffusa ed articolata istruttoria, servendosi di numerosi consulenti tecnici e svolgendo molte audizioni di persone informate dei fatti, in vista di un evidente obiettivo di fare luce sul controverso “caso giudiziario”».

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    La Corte di Cassazione

    Nulla da eccepirgli nemmeno per quanto riguarda la successiva archiviazione dello stesso caso. Per i supremi giudici «è formulata con ampie ragioni (che si snodano lungo 73 pagine di provvedimento), dando conto di tutte quante le indagini effettuate: dunque non una decisione superficiale, o peggio, deviata da una qualche parzialità». Senza contare, scrivono ancora, che Giacomantonio a Castrovillari è arrivato decenni dopo la morte di Bergamini e le relative indagini iniziali. Nessun insabbiamento da parte sua, quindi, per i giudici sebbene il legale della famiglia di Donato avesse fatto notare, all’epoca dei fatti, una certa titubanza del magistrato inquirente a far eseguire ulteriori esami sul cadavere. «Non bisogna aver paura della verità», le sue parole.

    Bergamini e le ombre: le parole della Cassazione

    Ma i dubbi su quella tragica notte di pioggia del 1989 e le successive indagini restano. Anche tra gli ermellini. Che, infatti, chiariscono che al momento la Cassazione «non è la sede per diradare alcuna delle numerose ombre che avvolgono la tragica fine di Denis Bergamini», ricordando al contempo che la stessa Internò è oggi imputata a Cosenza per il presunto omicidio del suo compagno di allora. Il caso, anni dopo l’archiviazione targata Giacomantonio, è infatti «riaperto a seguito della richiesta di riesumazione della salma del calciatore, avanzata dai familiari di Bergamini tramite l’avvocato Fabio Anselmo, con nuovi esami che hanno accertato il decesso per soffocamento».

    La lapide in ricordo di Donato Bergamini ai bordi della strada dove perse la vita
  • Amministrative a Bagnara, sospetti brogli. E il voto finisce al Tar

    Amministrative a Bagnara, sospetti brogli. E il voto finisce al Tar

    Mario Romeo, il candidato a sindaco sconfitto elle ultime Amministrative di Bagnara Calabra, ha presentato ricorso al Tar contro l’esito delle elezioni. Questo, in sé, non farebbe notizia. Più eclatanti risulterebbero, se confermati, i motivi dell’impugnazione del leader della lista civica La Bagnara che vogliamo, espressione del centrodestra.
    «Subito dopo il voto – spiega Romeo in una nota – ci sono state insistenti voci di corridoio su una gestione piuttosto “allegra” delle operazioni elettorali in molte sezioni. Perciò ci siamo affidati alla procedura di accesso agli atti per fugare ogni incertezza.
    Con grande rammarico, i dubbi sembrerebbero confermati. Infatti, dopo un’attenta lettura degli atti ed un riscontro dettagliato, abbiamo rilevato numerosissime anomalie che riteniamo gravi, al punto di inficiare il voto».

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    Mario Romeo

    Elezioni a Bagnara, Romeo accusa: avrebbero votato anche gli assenti

    Al riguardo, prosegue Romeo, «è bastata una veloce lettura per capire che molti iscritti nei registri sarebbero identificati con numeri non corrispondenti ai documenti di riconoscimento. Inoltre, nei registri delle operazioni elettorali di diverse sezioni non sarebbero indicate delle schede vidimate e non votate. Ancora, in diverse sezioni risulterebbe mancante il numero delle schede restituite. Ciò dimostrerebbe l’esistenza delle “schede ballerine” e una serie di vizi nei verbali delle sezioni elettorali redatti dai rispettivi presidenti durante il voto. Sembrerebbe, addirittura, che le schede votate siano maggiori rispetto agli elettori che si sono realmente presentati al seggio con la tessera elettorale.
    Questo proverebbe ancora che abbiano votato centinaia di persone in assenza di una loro annotazione sul registro degli aventi diritto. Quindi risulterebbe il voto di persone che vivono all’estero e non mettono piede a Bagnara da molti anni. Inoltre, nel registro dei votanti ci sarebbe qualcuno che avrebbe dichiarato di non essersi mai recato alle urne in quei giorni per problemi di salute».