Autore: Redazione

  • I padri della parola: i poeti invadono Cosenza

    I padri della parola: i poeti invadono Cosenza

    Poesia senz’altro e soprattutto. Ma anche performance teatrali e musica.
    Chiude col botto la prima edizione de I padri della parola-Festival nazionale della poesia, promosso e organizzato dalla Fondazione Attilio e Elena Giuliani assieme al Comune di Cosenza e alla Regione Calabria.
    Sono stati tre giorni intensi, dal 27 al 29 aprile, durante i quali sei poeti di grido (Elisabetta Pigliapoco, Tiziano Broggiato, Claudio Damiani, Giancarlo Pontiggia, Loretto Raffaelli e Daniel Cundari), hanno fatto il giro della città.
    È stata una manifestazione itinerante, che si è svolta tra le scuole (il Liceo classico “B. Telesio”, i Licei scientifici “Scorza” e “Fermi” e il Polo tecnico-scientifico “Brutium”), la storica Villa Rendano, il Chiostro di San Domenico e, per concludere, Il tatro Rendano.

    L’Acoustic Music Ensemble in azione

    Festival della poesia: la parola alla Fondazione

    «Dire che sono contento della riuscita del Festival è il minimo», spiega Walter Pellegrini, editore e presidente della Fondazione Giuliani.
    «Non abbiamo organizzato a caso questa manifestazione: mi sono accorto, proprio grazie alla mia attività professionale, che c’è una forte domanda di poesia. Il pubblico vuole leggere versi. E allora abbiamo pensato: perché non mettere i poeti a contatto diretto col pubblico?».
    In altre parole, «la poesia non ha bisogno di essere promossa, perché è un’arte che si valorizza da sé. Di più: credo che questa voglia di poesia sia una specie di reazione al degrado culturale e al vuoto di valori che attraversiamo». Perciò, «perdonatemi l’orgoglio, ero fiducioso. Ma la bella partecipazione della città ha superato le aspettative».

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    Da sinistra: Franz Caruso, Walter Pellegrini e Dario De Luca

    Arte multimediale al Festival della Poesia

    Le migliori chiusure richiedono i fuochi d’artificio. Ma la poesia non ha bisogno di feste o serate di gala per celebrarsi. È un’arte che si nutre di altre arti (e le nutre a sua volta). Nulla di meglio, allora, di una performance.
    Per la precisione, quella che si è tenuta al Teatro Rendano la sera del 29 aprile, intitolata I padri della parola.
    Musica e teatro incorniciano la poesia anche per rievocare chi non c’è più ma ha dato tanto, alla città e alla cultura.

    Il ricordo di tre intellettuali

    Non a caso, nella seconda parte della serata si è celebrato il ricordo di tre personalità significative.
    Il primo è Angelo Fasano, scomparso giovanissimo nel lontano ’92. Dei suoi 26 anni vissuti intensamente resta Inònija, una rivista manifesto attraverso la quale ha espresso la sua poetica fondata sullo stupore.
    Il secondo big è Enzo Costabile, giornalista, critico e cultore di jazz, oltre che poeta, scomparso nell’estate del 2003. Costabile spinse al massimo il legame tra poesia e musica: scrisse i testi dei Dedalus, vecchia gloria dell’etno-jazz. E non a caso la band ha partecipato alla serata per omaggiare l’amico e paroliere.
    Last but not least, Franco Dionesalvi, scomparso la scorsa estate. Tra i tre, Dionesalvi ha avuto il ruolo maggiore nella vita pubblica della città. Infatti, nel suo chilometrico curriculum c’è una voce consistente dedicata alla politica culturale, in cui si è speso alla grande: sua l’ideazione del Festival delle Invasioni. E non serve davvero dire altro.

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    il reading della poetessa Elisabetta Pigliapoco

    Reading e note al Festival della poesia

    Ma torniamo a I padri della parola. Sulle assi del Rendano si è svolto un reading, raffinato ma di forte impatto.
    Introdotti dai saluti del sindaco Franz Caruso e dalla consigliera comunale Antonietta Cozza, i sei poeti hanno recitato i propri versi scelti su un tappeto musicale di tutto rispetto eseguito dall’Acoustic Music Ensemble.
    Il trio, composto da Enzo Campagna, Salvatore Cauteruccio e Pietro Perrone, ha eseguito una base suggestiva piena di citazioni cinematiche (soprattutto Morricone).
    Protagonisti della commemorazione, invece, gli attori Mariasilvia Greco ed Ernesto Orrico. Il tutto sotto la supervisione artistica di Dario De Luca.
    Per concludere, la premiazione di alcuni studenti delle Scuole del territorio, che hanno partecipato ai laboratori di poesia a stretto contatto coi protagonisti del Festival.
    Buona la prima, come testimonia la sala piena. E già, fanno sapere gli organizzatori, ci si prepara per una seconda edizione.

  • Dov’è finita la sinistra?

    Dov’è finita la sinistra?

    “Mi è scomparsa la sinistra”. Recitava così una vignetta di Vauro di qualche anno fa sul Manifesto. Il tempo passa, il problema resta. Nel frattempo al governo del Paese, e non solo, le destre avanzano inesorabili. Di fronte a uno scenario così c’è chi pensa di interrogarsi sulla crisi della gauche. Sinistra! (Einaudi 2023) di Aldo Schiavone prova a intravedere delle traiettorie. Non fornisce spiegazioni prêt-à-porter, non è una cassetta degli attrezzi. Ma offre spunti, riflessioni, domande.

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    Da sinistra: Aldo Schiavone; Domenico Cersosimo; Gabriele Passarelli; Massimo Veltri; Antonlivio Perfetti

    Ieri lo storico napoletano ha presentato il suo libro a Cosenza nella sala conferenze di Villa Rendano nell’ambito di “Libri in villa”, il ciclo di incontri organizzato dalla Fondazione Attilio ed Elena Giuliani. Era presente il presidente Walter Pellegrini e il membro del CdA, Francesco Kostner.
    Il dibattito è stato moderato dal giornalista Antonlivio Perfetti, direttore di Camtele3tv.it.
    Oltre all’autore de libro, sono intervenuti: l’economista e docente dell’Unical, Mimmo Cersosimo; Gianluca Passarelli, docente di Scienze Politiche alla Sapienza di Roma; l’ex senatore e docente dell’Unical, Massimo Veltri.

    Dalla coppia potenza/atto di Aristotele fino alla dialettica servo-padrone di Hegel, Schiavone tira fuori molti arnesi del pensiero occidentale per generare una diagnosi impietosa: «La sinistra ha smesso di pensare, perché la realtà ha superato il suo pensiero, le categorie di Marx non possono più spiegare il reale, le sinistre perdono la base sociale di riferimento». L’intellettuale napoletano intravede nella tecnica la possibilità di riannodare «l’inclusività dell’umano», tipica delle sinistre. Quella stessa tecnica troppo spesso «demonizzata».
    Per il prof Mimmo Cersosimo quello di Schiavone è «un libro denso, profondo, eretico». Un testo su una sinistra che «ha perso la testa ma non il cuore».

    Il prof Passarelli è perentorio: «Un libro che fa domande, non dà risposte. Schiavone propone un nuovo umanesimo politico. E si rivolge sostanzialmente al Partito democratico».
    Per l’ex senatore Veltri «la crisi degli intellettuali» è uno dei fenomeni tipici della crisi della sinistra. Proprio loro così in grado di «leggere il passato per affrontare il futuro come dice Schiavone».

  • Fondazione Lilli, l’amore per la ricerca e la grande fede di Natuzza

    Fondazione Lilli, l’amore per la ricerca e la grande fede di Natuzza

    Michele Funaro ha degli occhi che sanno parlare e una voce limpida. Racconta con sintesi puntuale (del resto è un ingegnere, ma con un taglio umanistico) i 19 anni di attività della Fondazione che porta il nome di Lilli, sua sorella. Scomparsa troppo presto. La famiglia ha trasformato questa grande perdita in un grande dono per le persone che lottano contro il cancro.
    Michele è il portavoce. «Ma il vero motore della fondazione sono le mie sorelle Maria Pia e Checca» -dice.

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    Da sinistra i fratelli Maria Pia, Michele e Francesca “Checca” Funaro

    In 19 anni sono stati devoluti 200mila euro in progetti di ricerca e borse di studio. «Partecipano prioritariamente i ricercatori dell’Unical ma anche della Magna Graecia di Catanzaro, qualcuno viene anche da fuori» – sostiene Michele Funaro.
    La Fondazione continua ad essere anche sportello informativo. Tante persone che si trovano ad essere spiazzate dinnanzi a una diagnosi del genere, chiedono informazioni per sapere come potere affrontare i diversi percorsi.
    Il convegno scientifico condensa gli sforzi di un anno intero. A giugno verranno – come di consueto – relatori del territorio e altri da fuori: dal policlinico Gemelli di Roma, dall’ospedale di Bologna. Sono in programma lectio magistralis per medici, infermieri, fisioterapisti.

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    L’Università della Calabria

    Intanto oggi c’è pure Medicina all’Unical. Sul punto dice: «Noi ci auguriamo che cresca sempre di più. In un certo senso l’abbiamo stimolata. Con l’assegnazione delle borse di studio ci siamo resi conto che tanti bravi ricercatori sono presenti anche qui, come biologi, chimici, alcuni nel settore farmaceutico. L’Ateneo di Cosenza è una realtà fertile».

    Musica e ricerca, le due anime di Lilli

    La Fondazione articola le sue attività sulla base di due aspetti importanti della vita di Lilli. Il tradizionale concerto di agosto – che finanzia larga parte dei progetti – rappresenta la sua anima gioviale e la grande passione per la musica. Da Pino Daniele, il suo preferito, fino a De Gregori e Bennato. L’altra anima di Lilli era quella della studentessa di Medicina, quindi amante della scienza. Ecco spiegato il senso del convegno annuale.
    Da futuro camice bianco lei sapeva perfettamente cosa stesse affrontando. Al contempo aveva il grande dono della fede.
    Una fede mai ostentata. E legata a Natuzza Evolo, la mistica di Paravati. «Molto spesso c’era una nuova cura sperimentale – racconta Michele -. Lei non ci credeva molto. Quasi casualmente arrivava a casa la telefonata di Natuzza. Parlava con Lilli per un quarto d’ora al telefono. Lilli usciva da quella stanza e diceva: sono convinta, partiamo».

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    Natuzza Evolo, la mistica di Paravati

    «Ho visto Lilli entrare in Paradiso»

    Chiaramente è un aspetto personale, però poi ha caratterizzato i primi anni di attività della Fondazione fino allo stop inevitabile imposto dalla pandemia. «Ogni anno, il 2 luglio, noi organizzavamo diversi pullman – ricorda Michele – da Cosenza a Paravati. Per ascoltare una messa. Una messa speciale. In alcuni frangenti i pullman sono arrivati a sette».
    Perché il 2 luglio? «Lilli muore a febbraio, a giugno ci chiama padre Michele insieme a Natuzza. Che disse di andare a Paravati per una Messa in Gloria il 2 luglio. Natuzza aveva avuto una visione: Lilli che entra in Paradiso. Rappresentata poi dalle vetrate che stanno nella Chiesa di Sant’Aniello a Cosenza. Noi ogni anno ricordiamo questo passaggio. Ultimamente lo facciamo con una Messa a Sant’Aniello. Dopo la Pandemia non abbiamo più organizzato i pullman».

    La colazione per gli ambulanti della Fiera

    Il pranzo della solidarietà era partito prima che il Covid imponesse nuove abitudini sociali. È ripartito quest’anno, una domenica al mese nella chiesa di Sant’Aniello. Un pranzo per chi è solo, non solo per chi ha bisogno. L’ultima di volontariato è stata una colazione offerta agli ambulanti della Fiera di San Giuseppe. «Abbiamo percorso questo chilometro e mezzo di fiera ogni mattina – spiega Michele Funaro – con l’aiuto di bar che ci hanno supportato, volontari che preparavano ciambelle e dolci, tè e latte caldo. Dare un buongiorno a chi porta colore alla nostra città ci sembrava un piccolo gesto da fare».

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    La Fiera di San Giuseppe a Cosenza

    Una rete del terzo settore

    La Fondazione Lilli si muove insieme ad altre esperienze del terzo settore. Per esempio Hasta cuanto podemos. un progetto nato prima della pandemia con la famosa asta delle maglie di calcio organizzata da Daniele e Federica Piraino. «Noi abbiamo sostenuto questa iniziativa a inizio anno con l’asta delle magliette. Fondi utilizzati poi per donare una piccola biblioteca all’ospedale civile dell’Annunziata». E «Collaboriamo con il Moci di Gianfranco Sangermano».
    In passato «abbiamo fatto cose anche con la Terra di Piero. Ci chiesero di ricordare Lilli. Infatti c’è un angolo del Parco Piero Romeo dedicato proprio a lei».

     

     

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    Questo articolo fa parte di un progetto socio-culturale finanziato dalla “Fondazione Attilio e Elena Giuliani ETS”. Cosenza sarà per tutto il 2023 Capitale italiana del volontariato. Attraverso I Calabresi la Fondazione intende promuovere e far conoscere una serie di realtà che hanno reso possibile questo importante riconoscimento.

  • Toscana, parà cosentino muore durante un lancio

    Toscana, parà cosentino muore durante un lancio

    Tragedia in Toscana ad Orentano, provincia di Pisa: un paracadutista della Folgore ha perso la vita durante una esercitazione. Si tratta di Gianluca Spina, 49 anni di Cosenza. Il maggiore Spina si era lanciato in caduta libera e il paracadute si sarebbe pure aperto, secondo le prime testimonianze raccolte. Poi, però, qualcosa ancora da chiarire è andato storto. E l’uomo ha sbattuto a terra in modo così violento da non lasciargli scampo.

    Per cause quindi ancora tutte da accertare, il paracadutista della Folgore di stanza a Siena, che stava effettuando un lancio di addestramento nella zona adibita alle esercitazioni, collocata nel territorio di Altopascio (in provincia di Lucca) è morto precipitando al suolo di là dalla Bientinese, che è già territorio di Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa. Gianluca Spina è finito all’interno del giardino di una casa di Orentano e inutili e vani si sono rivelati i soccorsi.

    Sul posto, oltre alle ambulanze, sono arrivati anche i carabinieri a cui spetterà il compito di capire cosa sia accaduto e il motivo di questa tragedia. Tra le ipotesi, anche quella di un malore che non gli avrebbe consentito di manovrare negli ultimi metri. Questo spiegherebbe anche il perché Gianluca Spina sia atterrato lontano dal punto previsto dalla esercitazione. Nelle prossime ore, dopo l’autopsia e le indagini di forze dell’ordine e magistratura, si saprà di più sulla morte del paracadutista in Toscana.

  • Lesa silanità: c’è un nuovo reato nel codice?

    Lesa silanità: c’è un nuovo reato nel codice?

    Accade con una certa frequenza che non conoscendo i propri limiti, ci si inoltri su sentieri piuttosto scivolosi. E lì, mancando il senso delle cose reali, si smarrisce pure quello del ridicolo.
    È accaduto a tal Giuseppe Intrieri, guida del Parco della Sila, fotografo trasferitosi a Londra. Ad Intrieri non è piaciuto l’articolo Strade perdute. Sila: spiriti, filosofi e tamarri tra boschi infiniti, in cui il rigoroso Luca Irwin Fragale fornisce un racconto colto, raffinato e irriverente della Sila. Spiacevolmente vittima dell’effetto Dunning-Kruger, Intrieri non riesce a cogliere nemmeno la superficie del pezzo di Fragale e ritiene, sbagliando, che esso sia un attacco alla Sila.

    In un vortice di equivoci, dà così vita a un video pieno di sgrammaticature. Non ci riferiamo, pur potendo, alla lingua madre, ma anche alle regole della buona educazione e della comunicazione. Quando un articolo non piace, come quello di Fragale, si chiede spazio al giornale per una replica: lo avremmo prontamente fornito.

    Intrieri preferisce invece imbastire sui suoi canali social un processo in video piuttosto comico in cui vomita – termine a lui caro, parrebbe – una lunga quantità di malcelate offese. Parole fuori luogo che se per un verso caratterizzano l’autore restano comunque inaccettabili. Intrieri accompagna il filmato – che chiunque può visionare in questo stesso articolo – con un testo in cui invita gli amici a «costituirsi parte civile e denunciare questo signore e la sua testata per danno d’immagine».

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    L’ultima versione – ha modificato il testo come risulta dalla cronologia del post – del j’accuse di Giuseppe Intrieri

    Diffamazione e lesa silanità

    Vale la pena di avvisare l’istigatore di querele che nei codici del nostro Paese non figura al momento il reato di “lesa silanità”. A voler sottilizzare, sarebbero le parole di Intrieri e vari commentatori al suo seguito ad avere rilevanza penale essendo cariche di diffamazioni e offese. Ma non siamo avvezzi allo sporgere querele. Certo, nel caso ne ricevessimo una replicheremmo con una controdenuncia per lite temeraria, giusto per rivendicare il basilare diritto ad esprimere il nostro punto di vista.

    Per il resto è una battaglia impari: da una parte l’eleganza della prosa di Fragale , dall’altra la rozzezza delle parole del suo denigratore, cui è sfuggito il significato reale dell’articolo. Il video del fotografo silano non pare essere stato nemmeno in grado di suscitare l’agognata shit storm: pochi commenti, spesso volgari quanto irrilevanti.
    Si rassegnino il fotografo e la sua esigua pattuglia: continueremo a ridere del suo video e a scrivere quel che ci piace.

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    Così Giuseppe Intrieri preannunciava il suo video su Fb. Poi, però, ha cancellato il post
  • Onco Med: diagnosi e carezze nel centro storico di Cosenza

    Onco Med: diagnosi e carezze nel centro storico di Cosenza

    Fare in fretta equivale a diagnosi precoce. Parole che ad Onco Med, l’ambulatorio oncologico gratuito nel centro storico di Cosenza, conoscono bene. Sono in tanti a rivolgersi all’associazione che ha sede a pochi metri dalla storica chiazza di pisci (piazza dei pesci).

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    Una ecografia eseguita nell’ambulatorio di Onco Med

    Onco Med: una carezza nel centro storico

    Francesca Caruso è la presidente di Onco Med, vicepresidente è l’oncologo, Antonio Caputo. Francesca ha avuto la forza di trasformare la sofferenza di chi come lei lotta contro il cancro in una carezza verso le persone bisognose di cure e attenzioni. Perché sono tanti, troppi, quelli che non possono accedere a una visita specialistica. Molti fino a poco tempo fa ne avevano la possibilità, oggi è terribilmente cambiato tutto. La pandemia, il caro bollette, l’inflazione, il precariato cronico e tutto il resto hanno innalzato l’asticella di chi ha difficoltà economiche. Quando invece certe malattie, più di altre, sono una lotta contro il tempo. E i tempi della sanità pubblica sono notoriamente troppo dilatati. L’alternativa è il privato con costi spesso proibitivi persino per chi ha redditi accettabili.

    La squadra

    Onco Med è un primo step. Fondamentale. Qui trenta specialisti visitano i pazienti 5 giorni a settimana. «Spesso dopo turni massacranti in ospedale vengono qui e prestano il loro servizio gratuitamente» – spiega Francesca Caruso. Completano la squadra sei volontari di studio. L’ambulatorio è dotato pure di un ecografo.

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    Una delle stanze dell’ambulatorio di Onco Med

    Come nasce Onco Med

    «Abbiamo liste di attesa di pochi giorni. Questa cosa è fondamentale per chi viene da noi» – aggiunge Francesca che spiega la genesi di Onco Med: «Dopo la mia esperienza personale di emigrazione sanitaria e poi il ritorno qui dove ho trovato medici bravissimi. A Roma ricordo un ragazzo che mi ha raccontato di aver venduto i mobili nuovi per le visite della moglie. Quando sarebbero bastate 80 euro per un consulto iniziale, aggiunse. Probabilmente la moglie sarebbe lì lo stesso, oppure no, chi può dirlo! Ma quella storia ha provocato in me un sussulto. Dovevo fare qualcosa. Da lì parlai con il mio oncologo a Cosenza. Partimmo col progetto. Dapprima eravamo in pochi, poi altri amici medici si sono aggregati alla squadra».

    Progetti in cantiere

    «Stiamo lavorando a una proposta di legge regionale per rendere le parrucche oncologiche gratuite o per abbattere un bel po’ i costi come in molte altre regioni d’Italia. Intanto chiediamo alle donne guarite di far rivivere le loro parrucche donandole a chi invece ne ha bisogno adesso». Francesca Caruso ci parla dei progetti in cantiere. Che non sono finiti: «Estetica oncologica è un servizio di skin care e make up che Onco Med vuole offrire ai pazienti. Abbiamo attivato prestigiose collaborazioni con grandi imprese nazionali e internazionali del settore. Persino dalla Corea del Sud, Paese leader nella cosmesi».

     

    Questo articolo fa parte di un progetto socio-culturale finanziato dalla “Fondazione Attilio e Elena Giuliani ETS”. Cosenza sarà per tutto il 2023 Capitale italiana del volontariato. Attraverso I Calabresi la Fondazione intende promuovere e far conoscere una serie di realtà che hanno reso possibile questo importante riconoscimento.

  • Urania: scienza e hi tech a Villa Rendano

    Urania: scienza e hi tech a Villa Rendano

    Che ci fa Urania a Villa Rendano?
    Già: Urania è una musa, figlia di Zeus e Mnemosine, protettrice della geometria e dell’Astronomia.
    Ma non è solo mitologia. Urania è anche letteratura: alzi la mano chi non ha mai sfogliato uno dei volumetti della mitica collana di fantascienza.
    L’Urania di Villa Rendano è un robottino prodotto dal graphic computer, che ricorda (altra citazione fanta-dotta) Maria, la profetessa di Metropolis, ma stavolta con le fattezze più gentili.

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    Una sala del percorso multimediale

    Urania: un percorso multimediale a Villa Rendano

    Ma tra mitologia e fantascienza, che in questo caso indicano la stessa materia, c’è la scienza, quindi la cultura.
    Infatti, Urania è anche la nuova, recente iniziativa di Villa Rendano, inaugurata di recente su impulso della Fondazione Attilio e Elena Giuliani. Si tratta di un percorso multimediale che arricchisce Consentia Itinera, il museo, multimediale anch’esso, dedicato a Cosenza, che è uno degli asset della Villa.
    Ma andiamo con ordine.

    La presentazione di Urania a Villa Rendano

    Pubblico e parterre delle grandi occasioni e dibattito denso e animato come si deve.
    Urania è partita in pompa magna con i saluti di Walter Pellegrini, editore e presidente della Fondazione Giuliani, e le presentazioni degli addetti ai lavori che hanno reso possibile l’iniziativa.
    E cioè: Anna Cipparrone, la direttrice di Consentia Itinera, Peppino Sapia, docente Unical e responsabile di AgoraLab, un progetto per la divulgazione della cultura scientifica, Roberto Ferrari, direttore del Museo Galileo, Giovanni Di Pasquale, il responsabile della ricerca relativa al progetto, e Gianfranco Confessore e Giuliano Corti, i suoi produttori.

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    La presentazione del progetto Urania a Villa Rendano

    L’esordio

    L’esordio, o sarebbe meglio dire l’anteprima, di Urania si è svolta nelle sale del piano superiore di Villa Rendano (il piano nobile, si sarebbe detto una volta), dove una serie di filmati con effetto 3d hanno introdotto gli spettatori a una storia delle scienze in pillole, raccontata in maniera chiara ma non semplicistica.
    Tra l’altro con un bel filo conduttore: il silicio.

    Il progresso trasparente

    Il silicio è uno dei componenti del vetro, il primo motore tecnologico del progresso. Ed è uno degli elementi chiave degli iperconduttori su cui si basa la tecnologia digitale. Cioè la vita di oggi.
    Dal vetro degli specchi antichi a quello del telescopio di Galileo. Fino ai primi chip e agli attuali microprocessori. Il salto, anzi, il volo è di millenni. Ma Urania, la robottina, lo racconta con grazia ed eleganza, grazie all’animazione digitale raffinata.
    Il tutto dura pochi minuti. Poi tornano le luci nelle sale senza tempo della Villa.

  • Calabria News 24: raccontare la complessità e unire le forze

    Calabria News 24: raccontare la complessità e unire le forze

    Raccontare la Calabria dei territori e delle sue eccellenze. Senza dimenticare le ombre, che ci sono in ogni dove. Non solo nella nostra regione. È questo l’obiettivo di Calabria News 24, network dei giovani editori Marco e Pierpaolo Olivito. Un impegno quotidiano, il loro, per costruire reti e migliorare una serie di servizi di comunicazione e informazione capillari.

    Con oltre 220mila follower sui social network CalabriaNews24 rappresenta una realtà molto importante dal Pollino allo Stretto. E non solo. Sono numerosi i progetti che vedono protagonisti la squadra di giornalisti e comunicatori in giro per l’Italia.

    Tra gli obiettivi degli editori Marco e Pierpaolo Olivito spicca la costruzione di reti e collaborazioni prestigiose. Alcune già in essere, altre in cantiere. Nella consapevolezza che uniti si possa fare una informazione più attenta e approfondita. Attraverso web tv, radio, siti e un modo di fare giornalismo attento alla complessità e alle diversità.

  • I Sarti Volanti di Annarosa Macrì atterrano a Villa Rendano

    I Sarti Volanti di Annarosa Macrì atterrano a Villa Rendano

    Proseguono gli incontri di Villa Rendano promossi dalla Fondazione Attilio e Elena Giuliani.
    Al riguardo, il 29 marzo si è svolta la presentazione di Sarti Volanti (2023), il quarto libro pubblicato dalla giornalista Annarosa Macrì per i tipi di Rubbettino.
    Un parterre tutto al femminile per raccontare (ovviamente senza spoiler) un romanzo esistenziale.

    Un parterre in rosa

    La vecchia gloria della Rai e storica collaboratrice di Enzo Biagi, è stata accompagnata, per l’occasione, da Antonietta Cozza, giornalista e consigliera con delega alla Cultura del Comune di Cosenza, Livia Blasi, anchorwoman del Tg3 Calabria, e dalla dirigente scolastica Mariella Chiappetta.
    Una piccola nota è obbligatoria: Sarti Volanti è un libro al femminile ma non un libro rosa.
    Intendiamoci, parla anche d’amore, ma non cerca l’impatto sentimentale. E parla soprattutto di quel complesso dramma che è la vita, letto nella controluce del rapporto tra madre (la sarta Rosa) e figlia (Amélie).

    Da sinistra: Antonietta Cozza, Livia Blasi, Annarosa Macrì, Mariella Chiappetta

    Storie parallele

    Per citare un vecchio successo degli Audio 2, si potrebbe parlare di “Specchi Riflessi”: le vicende di Rosa, che ripara abiti, e di Amélie, studentessa che invece corregge tesi, sono due parallele, che si richiamano di continuo e, appunto, si riflettono a vicenda. Ma, come da definizione, non si incrociano.
    Anzi, spiega Macrì, il romanzo è volutamente un po’ “sfilacciato” e “smagliato”, per dare al lettore il ruolo più attivo di interprete. Cioè, per restare nella metafora, di “sarto”.

    L’ispirazione

    I sarti volanti sono gli eredi di una tradizione “umile”: non confezionano gli abiti, come i loro colleghi più griffati, ma li riparano.
    Qui e lì sopravvivono alcune botteghe specializzate. Ma, soprattutto nelle grandi città, è emersa una forte concorrenza: gli immigrati (soprattutto indiani e bengalesi) che, armati di forbici, ago e filo, riparano i tessuti just in time nelle loro bancarelle più o meno improvvisate e a prezzi stracciatissimi.
    Riparare una storia, quella raccontata da Macrì, o ricucire un abito sono cose simili e diversissime allo stesso tempo: la vita diventa racconto logorandosi, così come i tessuti si consumano e strappano a furia di essere indossati. Anzi: più li si indossa, più li si rovina.

    Il dibattito

    Niente spoiler, si è detto. E va dato atto alle tre relatrici di ver mantenuto la parola: si sono trattenute a stento dal raccontare il romanzo.
    Semmai, ci hanno girato attorno: si sono focalizzate sui dettagli e hanno lanciato, qui e lì, impressioni varie.
    Insomma, tutto quel che serve a incuriosire il lettore potenziale e ad arricchire chi ha già letto il libro o lo sta leggendo.
    Ed ecco, ad esempio, che Livia Blasi coglie una «ispirazione religiosa», che nobilita una narrazione comunque laica. Ed ecco che Mariella Chiappetta, emozionatissima, parla del binomio amore-morte, tipico di certi filoni esistenziali. Ma soprattutto individua un elemento originale: la narrazione “circolare” su cui si basa Sarti Volanti.

    Una conferma

    Anche Sarti Volanti conferma che Annarosa Macrì funziona benissimo come autrice di romanzi lontani dal suo brillante approccio giornalistico.
    Così è stato per il suo premiatissimo Da che parte sta il mare (2014), così promette quest’ultimo racconto avvincente. Non resta che leggerlo.

  • Occhiuto grida alla secessione: «Sala fa il figo col Pnrr»

    Occhiuto grida alla secessione: «Sala fa il figo col Pnrr»

    «Facile fare il figo governando Milano, Sala dovrebbe provare a governare qualche mese in Calabria, in Sicilia o in Campania». Il giudizio di Roberto Occhiuto sull’ultima uscita del sindaco meneghino è lapidario. Giuseppe Sala aveva puntato il dito contro Meloni e i suoi dopo le parole del ministro Fitto sui ritardi dell’Italia con il Pnrr. «Un Governo saggio – le dichiarazioni del primo cittadino – li dà più alle realtà locali ed a quelle che hanno un ‘track record’ secondo cui possono investire. Io dico, allora, se ci sono dei residui, dateli a Milano. Sembro un provocatore ma non lo sono, perché ci sono una serie di progetti che ho nel cassetto e che, se mi fossimo finanziati, io ce la faccio entro il 2026. Le parole di Fitto di ieri “sui ritardi sul Piano” suonano un po’ come una resa. Ma siccome siamo ancora in tempo, estendiamo a tutti l’operazione verità e diamo i fondi a chi li sa investire».

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    Il sindaco Sala

    Occhiuto contro Sala: la secessione coi soldi del Pnrr?

    Pronta la replica dalla Calabria, con Occhiuto che ai microfoni dell’Ansa boccia sonoramente l’approccio di Sala sul Pnrr paragonandolo a un tentativo di secessione. Una buona fetta degli oltre 190 miliardi che l’Ue ha destinato all’Italia, dichiara, arriverebbero proprio «perché il Sud del Paese è in difficoltà e merita, dunque, l’attenzione e i finanziamenti europei per potersi allineare alle Regioni del Nord». Il forzista non usa troppi giri di parole: «Senza il Mezzogiorno avremmo ricevuto molto, ma molto meno. Affermare “diamo i soldi a chi li sa spendere”, vuol dire lasciare indietro un pezzo di Paese, coloro appunto che sono in difficoltà che invece, proprio per questo loro deficit, andrebbero supportati di più dal Governo e da tutta la comunità nazionale. E allora io dico che questa sì che sarebbe una secessione».