Autore: Paolo Veltri

  • Una Calabria da licenza media, mentre la Princi spera nel Patto educativo

    Una Calabria da licenza media, mentre la Princi spera nel Patto educativo

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    Ecco le ultime lezioni dell’anno scolastico anche in Calabria e molti giovani, dopo gli esami e il diploma, si presenteranno da domani nel mondo del lavoro e nelle università.

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    Una classe semideserta in piena pandemia da Covid

    La scuola, non solo in Calabria ma anche a livello nazionale, non vive il suo momento migliore. Sul sistema formativo sono nati forti dubbi tra gli studenti in seguito alla morte nel 2022 di due giovani, Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, durante lo svolgimento di attività per l’alternanza scuola-lavoro. Lo sciopero del settore scolastico del 30 maggio, indetto dai sindacati confederati, a cui ha aderito un prof o maestro su cinque, ha chiesto con forza anche una modifica sostanziale del decreto del governo sulla scuola” attraverso più risorse, un nuovo percorso di abilitazione, la stabilizzazione dei precari.

    La didattica che cambia

    A causa della pandemia nel 2020 e nel 2021 il percorso scolastico degli studenti, inoltre, ha subito una delle più profonde ed inaspettate trasformazioni, passando da una didattica totalmente in presenza ad una a distanza; per poi procedere con la didattica mista nell’anno scolastico 2020/21. In un clima di incertezza, dunque, anche per chi nelle aule ci lavora, gli studenti si sono trovati di fronte a questi importanti cambiamenti e, forse, è arrivata l’ora di aprire un dibattito in Calabria per capire se qui ci sono le stesse possibilità e strumenti delle altre regioni. E se e quanto i giovani raggiungono capacità adeguate a conclusione del ciclo di studi.

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    I dati di Openpolis sulla dispersione scolastica

    Scuola in Calabria: il 14% tra i 18 e i 24 anni ha solo la licenza media

    In un recente studio elaborato da Openpolis e la impresa sociale “conibambini”, che prende in esame la povertà educativa, infatti, la Calabria risulta la regione con il più alto tasso di incidenza per quanto riguarda la dispersione scolastica totale. Non si tratta di una fotografia da incorniciare, bensì parliamo di un fotogramma in un film in piena evoluzione, come il periodo in cui ci troviamo a vivere. Tra i 18 e 24 anni, è di 14 giovani calabresi su 100 l’incidenza di quanti nel 2021 hanno solo una licenza media e non sono inseriti in percorsi professionali, “ma questo non è l’unico parametro attraverso cui valutare l’impatto della dispersione scolastica” – si legge nell’analisi di Openpolis.

    Competenze minime necessarie

    È importante considerare anche la percentuale di chi, pur concludendo formalmente il proprio percorso scolastico, non ha raggiunto le competenze minime necessarie. Quella che viene definita dispersione implicita. Rispetto all’anno precedente, in Calabria, come ha certificato anche Istat nel rapporto sul benessere equo e sostenibile 2021, ci sono peggioramenti netti sulle competenze alfabetiche e numeriche che raggiungono i giovani della III scuola secondaria di primo grado. Secondo Invalsi, attraverso le prove effettuate su tutto il territorio nazionale nel 2021, i livelli di competenza raggiunti dagli studenti italiani in Calabria dell’ultimo anno scolastico, sono scarsi: nelle materie di Italiano, Matematica e Inglese almeno 1/3 dei ragazzi non ha raggiunto i livelli adeguati (fermandosi al livello 1).

    Scuola in Calabria: il Patto educativo di Princi

    «Perché? La pandemia ha avuto un impatto sociale e culturale notevole, specialmente nelle zone in cui il divario è più evidente» – dice a ICalabresi.it Giusi Princi, vicepresidente e assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro. Per combattere questa emergenza sociale, secondo Princi, la Regione deve «trasformare la scuola in presidio sociale, oltre che culturale».

    Ma come? «In sinergia con l’Ufficio scolastico regionale, sarà inaugurato l’osservatorio sulla dispersione scolastica, attraverso cui sarà possibile un monitoraggio costante della dispersione sul territorio. Inoltre, saranno elaborate nuove linee guida relative al dimensionamento scolastico che sarà orientato a lasciare aperti i plessi che, pur risultando poco numerosi, rappresentano in alcune aree l’unico punto di riferimento e di aggregazione socio-culturale».

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    Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, università e ricerca

    Ma la vice presidente della giunta regionale ha informato il ministro competente di questo problema? Anche perché questi ragazzi corrono il rischio di finire nella rete della criminalità senza trovare un valido percorso lavorativo. «Sto lavorando – sostiene Princi – a stretto contatto con il ministro Patrizio Bianchi ad una nuova, importante riforma come il patto educativo per la Calabria, con l’obiettivo di ridurre la dispersione (attenzionando soprattutto gli studenti fragili) e di fermare la fuga dei cervelli, per consentire ai tanti giovani calabresi che si stanno affermando nel mondo di mettere a disposizione della loro terra le competenze acquisite. La Calabria ha bisogno dei calabresi».

    Il silenzio dell’Ufficio scolastico regionale

    Abbiamo provato a contattare un alto dirigente dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria e anche la direttrice, Antonella Iunti, per approfondire questa emergenza sociale. Al momento non hanno risposto alle nostre domande.
    Quanto è dato sapere sulla scuola in Calabria si può, sicuramente, leggere in relazione con i dati sui neet, alla (non) presenza di asili nido e alla (in)capacità di spesa dei Comuni calabresi per interventi per l’infanzia e i minori. Nel 2020 il capoluogo di regione, Catanzaro, ha speso 2,87 euro per abitante contro i 63,26 di Perugia in Umbria.

    Il problema dello scarso numero di asili nido si somma alle altre carenze strutturali della Calabria

    Asili nido: l’anno zero Calabria

    La disponibilità di asili nido a titolarità pubblica e privata a livello regionale è, come noto, caratterizzata da un forte divario dell’offerta del mezzogiorno rispetto al centro-nord. La gestione degli asili nido pubblici “rappresenta una delle materie di competenza dei comuni più impattanti sulla comunità” – si legge nei rapporti Openpolis – e rientra all’interno della missione di spesa dedicata alle politiche sociali. In Emilia-Romagna su 100 bambini ci sono 28 posti in strutture pubbliche e in Calabria invece solo 3.

    Il professor Nuccio Ordine

    Non solo scuola: sempre meno librerie, teatri, edicole in Calabria

    E si può ancora parlare di quanto influisca ciò sui dati disastrosi sulla lettura e sulla fruizione delle attività culturali che, come ci ha detto il prof Nuccio Ordine, «sono direttamente proporzionali agli scarsi investimenti, in Calabria e nel Sud in generale, dedicati alla cultura e all’istruzione, in una regione dove in molti paesi non esistono librerie, biblioteche, teatri e perfino edicole».
    In questo quadro, come visto, le carenze di base degli studenti si sono accentuate nei mesi dell’emergenza pandemica e, secondo la Princi, con un finanziamento di 10 milioni destinato ai ragazzi con bisogni educativi speciali (Bes), si potranno «tenere aperte le scuole anche nelle ore pomeridiane per supportare i ragazzi nell’apprendimento con laboratori incentrati sulle competenze chiave che sono quelle su cui vertono le prove Invalsi».

  • Non solo Bronzi, i tesori da scoprire sotto i nostri mari

    Non solo Bronzi, i tesori da scoprire sotto i nostri mari

    La Calabria ha 800 km di costa, da queste acque sono passate navi dei Greci e dei Romani, di Garibaldi e degli Americani. Ma il mare per i calabresi ha anche un significato più ampio. È una minaccia sin dai tempi delle incursioni saracene e, al contempo, è anche una importantissima risorsa, un fattore di sviluppo. A proposito di mare, nel 2022 ricorrono 50 anni dalla scoperta dei Bronzi al largo della costa di Riace nell’ormai lontano 1972. «Si è discusso molto senza trovare un accordo su una questione che resta fondamentale: la possibilità che la coppia di statue costituisse in origine un gruppo più ampio. In realtà nulla sappiamo sulla composizione del carico», scrive Maurizio Paoletti nel libro, edito da Donzelli, Sul buono e sul cattivo uso dei Bronzi di Riace.

    Vestiti come dei Bronzi per Sandro Pertini

    Considerati il simbolo per antonomasia della Calabria, utilizzati a volte con esiti poco felici, hanno fatto scatenare più volte polemiche a livello nazionale. Le due statue bronzee – con particolari in argento, calcite e rame – sono tra le testimonianze più significative dell’arte greca classica. Secondo l’Istituto centrale per il restauro di Roma, furono prodotte direttamente ad Argo in Grecia nel V secolo avanti Cristo. Sandro Pertini, rimase folgorato dalla loro straordinaria bellezza e nel 1980 decise di farle esporre al Quirinale. Oggi i Bronzi sono la principale attrazione del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria e si poggiano su basi antisismiche progettate dall’agenzia Enea.

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    La Testa del filosofo

    Il museo più visitato in Calabria

    I numeri del museo dal 2016 al 2020 parlano chiaro: qui sono arrivati quasi 900 mila visitatori. Corrispondono alla metà delle persone che negli stessi anni hanno visitato tutti i luoghi culturali gestiti dallo Stato in Calabria. Dal rimanente fasciame del relitto di Porticello (datato tra il 470/440 ed il 420 a. C), nello stretto di Messina, arrivano gli altri tesori esposti ora nella sala con i Bronzi: la Testa del Filosofo e la Testa di Basilea. Cosa c’entra la Svizzera con una scultura greca trovata in fondo al mare? Semplice: la Testa era conservata in un magazzino del museo di Basilea, dopo essere stata trafugata. Solo in seguito ritornò allo Stato italiano.

    Archeologia amatoriale

    La cosiddetta archeologia subacquea qui in Calabria nasce negli anni ’70, proprio con questi due rinvenimenti fortuiti: il relitto di Porticello e i Bronzi di Riace. «Se il rinvenimento del relitto di Porticello fu effettuato nel corso di scavi clandestini, la piaga dell’archeologia subacquea dalla quale nemmeno la ricerca terrestre è esente, quello dei Bronzi di Riace si verificò durante lo svolgimento di un’attività amatoriale, anch’esso un caso classico in questo campo di indagine», ci spiega l’archeologa Maria Teresa Iannelli.

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    Il relitto di Capo Bianco a Crotone

    Tesori sommersi: Calabria seconda solo alla Sicilia

    In realtà già nei primi anni del Novecento a Punta Scifo nel crotonese, l’archeologo trentino Paolo Orsi, con l’utilizzo di palombari, aveva rinvenuto un relitto antico. C’è comunque ancora tanto da scoprire nei fondali del nostro Mediterraneo? Gli esperti dicono di sì. Secondo la piemontese Alice Freschi, che ha condotto anni fa una serie di indagini con la cooperativa Aquarius per conto della Soprintendenza calabrese allora diretta da Elena Lattanzi, «in Italia il mare della Calabria è secondo solo alla Sicilia in termini di reperti sommersi e antichi relitti». Dalle ricerche effettuate, basate anche sulle tracce lasciate da Orsi oltre un secolo fa, si è potuto ricavare molto. Lo testimoniano le varie pubblicazioni scientifiche e alcuni musei archeologici calabresi.

    I resti del passato sepolti nei mari calabresi

    Turismo sostenibile in fondo al mare

    Il turismo archeologico subacqueo è un fenomeno in forte espansione ovunque nel mondo. E rappresenta anche un tipo di turismo sostenibile in grado di generare nei territori in cui è possibile svolgerlo un elevato ritorno economico.
    Salvatore Medaglia, ricercatore di Topografia antica presso l’Unical, spiega che «in Italia sono aperti alle visite alcuni siti archeologici subacquei. Ci si può immergere con guide appositamente autorizzate e secondo modalità specifiche. Si tratta di parchi archeologici come quello di Egnazia in cui è possibile visitare i resti sommersi del porto romano. O come nel caso di Baia, in cui alcuni diving convenzionati, con il consenso del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, organizzano tour subacquei di grande suggestione tra le rovine di sontuose dimore d’età romana».

    Esposizione dei reperti subacquei nel Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria

    Il sentiero marino di Capo Rizzuto

    Anche in Calabria è possibile visitare siti archeologici sommersi? «Nell’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”, con il supporto della Soprintendenza – aggiunge Medaglia, che è anche docente di Archeologia subacquea presso l’Università della Tuscia – è attivo da alcuni anni un sentiero archeologico subacqueo, fruibile sia con l’autorespiratore sia mediante snorkeling sul relitto romano Punta Scifo D. Nella stessa area marina è pure possibile, sempre accompagnati dai diving autorizzati, visitare il relitto delle colonne romane di Capo Cimiti».

    D’altra parte «le acque crotonesi serbano una straordinaria concentrazione di testimonianze, forse quella maggiore del Mediterraneo». Medaglia, che insieme ad altri esperti ne studia da quindici anni i relitti sommersi, ricorda le centinaia di tonnellate di ceramiche e marmi che ha ammirato. Compreso «il più grande relitto lapidario di età imperiale che si conosca» a Punta Scifo D. Senza dimenticare le ultime ricerche in ordine di tempo nelle acque di Capo Rizzuto. C’è quella sul piroscafo Bengala – della flotta della “Navigazione Generale Italiana”, una delle maggiori compagnie europee dell’epoca – che naufragò lì nel 1889. O le indagini su due relitti del XVII-XVIII che «ha evidenziato la presenza di nove cannoni in ghisa, di due enormi ancore e di una bellissima campana in bronzo».

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    Tecnologie all’avanguardia targate 3D Research, spin-off targata Unical

    L’impresa spin-off nata all’Unical

    Praticamente un paradiso sott’acqua ancora in attesa di essere portato a galla. E che è possibile vedere, dunque, solo grazie a strumentazioni digitali e immersioni autorizzate. In questo campo la tecnologia ricopre un ruolo rilevante. Siamo andati allora a trovare all’Università della Calabria l’azienda spin-off 3D Research Srl che ha progettato, tra l’altro, dei tablet subacquei utili ai divers e videogiochi per gli smartphone.

    Si tratta di una realtà con 15 dipendenti nata nel dipartimento di Ingegneria Meccanica, Elettronica e Gestionale che lavora nel campo della valorizzazione e della tutela dei beni culturali. Fabio Bruno, professore associato di Virtual and Augmented Reality, guida un team di tecnici e ingegneri provenienti dall’Unical che ha praticamente rivoluzionato il modo di intendere queste antiche bellezze. Un’eccellenza tutta calabrese che si sta facendo valere in giro per l’Europa, partecipando a progetti di rilievo internazionale. Ecco cosa ha raccontato al nostro giornale.

     

  • Il drago in letargo sotto la sabbia a due passi dalla 106

    Il drago in letargo sotto la sabbia a due passi dalla 106

    La Storia incrocia la Statale 106 a Kaulon, oggi Monasterace. «Il Mosaico del Drago compie 10 anni – sostiene Francesco Cuteri, archeologo e professore all’Accademia dei Beni culturali di Catanzaro – e mi auguro che, per ricordare questo simbolo del sito di Kaulon, quest’estate ci sia una serie di eventi specifica e articolata per far conoscere la sua storia. È un luogo che ha bisogno di cura e attenzioni e con una protezione sarà sicuramente al riparo dal maltempo».
    Era il settembre 2012 quando a Monasterace Marina un team di archeologi, tra cui proprio Cuteri, realizzò una scoperta unica. Si trattava di un grande mosaico policromo figurato con animali marini che si affrontano. Oggi il solito immobilismo tutto calabrese rischia di pregiudicare una meraviglia tornata da un passato lungo due millenni.

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    Museo archeologico “Casa del Drago”, soglia della camera da pranzo con il mosaico del drago marino

    Le terme nella vecchia polis

    «L’edificio termale – ci spiega la ex direttrice del museo, Maria Teresa Iannelli – di cui il mosaico costituisce il pavimento dell’ambiente con piscina per bagni riservati agli uomini, è particolarmente monumentale ed articolato. Mostra analogie con quelli identificati a Velia, Locri, Gela e Megara Hyblea e, soprattutto, Morgantina». La struttura è denominata «le “terme di Nannon” – continua la Iannelli – per la presenza di un’iscrizione rinvenuta sul bordo di un bacile in terracotta. Potrebbe identificare in Nannon l’architetto delle terme. Nella sua prima fase è stata datata alla seconda metà del IV sec a.C. e rientra nella nuova organizzazione urbanistica di cui si era dotata la polis achea in seguito alla distruzione operata dai Siracusani nel 389 a.C. La trasformazione in edificio termale è successiva al primo impianto ed è stata datata nel corso della prima metà del III secolo a.C».

    Il calcare ha protetto il mosaico

    Il mosaico dei Draghi e dei Delfini, spiega ancora Iannelli, «era coperto dal monumentale crollo della volta a botte dell’ambiente H, le cui componenti, in corso di rilievo e di studio da parte degli archeologi che hanno condotto lo scavo, hanno permesso di delineare interessanti analogie con il sistema di copertura proposto per il calidarium delle terme di Fregellae (II secolo a.C.). Così come di far ipotizzare che la struttura di Kaulon, vista la più alta cronologia, ne rappresenti in un certo senso l’archetipo. Proprio la presenza dei tanti elementi in calcare ed in laterizio all’interno del vano ha permesso di sigillare il mosaico garantendone, anche per lo strato di calcare che vi si è depositato, una perfetta conservazione».

    Il drago sotto la sabbia

    Coperto ancora con sabbia fin dalla scoperta per tutelarlo, il mosaico è visitabile dal 2018 con aperture straordinarie e tour guidati nei mesi estivi. Nel 2020 l’incertezza dovuta alla pandemia costrinse a mettere in dubbio le visite. Cuteri, che è anche una delle guide al mosaico, per protestare si era sfogato su Fb: «Perché interrompere un ciclo? Non è mia abitudine andare allo scontro, qualcuno dice che voglio mettermi in mostra. Tra l’altro scoprendo dalla sabbia il mosaico si verificano anche le sue condizioni».

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    Cuteri circondato da turisti in occasione della riapertura straordinaria del 2018

    Un laboratorio di ricerca per gli studiosi

    Secondo le più recenti ricostruzioni scientifiche a fondare l’antica Kaulon addirittura nel VII secolo a.C. sarebbero stati coloni provenienti dalla regione greca dell’Acaia. I resti della polis, identificata dall’archeologo Paolo Orsi con la località Punta Stilo a Monasterace Marina, in provincia di Reggio Calabria, sono più in generale un laboratorio di ricerca straordinario in cui più atenei si sono confrontati sotto l’egida della Soprintendenza. Dalla Normale di Pisa alla tedesca “Johannes Gutenberg” di Mainz, fino alle università calabresi. Sono arrivati risultati importanti che hanno parzialmente riscritto la storia della colonia. Qui gli archeologi hanno portato tanto altro alla luce e ora lo si può conoscere visitando il Museo dei Bronzi di Reggio Calabria e l’Antiquarium a Monasterace Marina.

    Il parco archeologico dell’antica Kaulon

    Le terme con il mosaico dei draghi e dei delfini e tutta l’area archeologica con i resti di Kaulon erano parte di una piccola città magnogreca che si affacciava sul mare. Si estendeva sulle pendici delle colline retrostanti, dove correva la cinta muraria della città. Il tempio dorico fu ben presto acquisito al demanio dello Stato, mentre la fascia di abitato antico lungo il litorale è stata acquisita dopo il 2000 dal Comune di Monasterace. L’area statale e l’area comunale costituiscono il parco archeologico dell’antica Kaulon, insieme al museo archeologico nazionale, ospitato in una sede di proprietà comunale, ubicati sul lato sud del moderno paese, nelle immediate vicinanze del faro di Punta Stilo.

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    Un particolare del tempio nel museo di Kaulon

    Un parcheggio nella Storia

    Avvolta da mare, 106 e ferrovia jonica, l’area tutelata non è stata ancora recintata completamente e il sistema di videosorveglianza è in attesa solo di essere montato. La collocazione del sito ne rende difficile la gestione. Serve un piano più ampio per consentire una visita integrata al museo e renderlo accessibile a tutti. Occorre anche mettere in sicurezza un passaggio diretto sui binari ferroviari. I pannelli didattici che dovrebbero informare i turisti sui resti della polis sono vecchi e rovinati. In estate parte del sito è utilizzato come parcheggio da qualche bagnante in cerca di un posto più vicino alla battigia.

    Auto in sosta nel parco ad agosto 2021

    Non c’è chi stacca i biglietti del museo

    Dopo un sopralluogo a novembre il museo è anche stato serrato al pubblico. In senso più ampio la Direzione regionale Musei, affidata pro tempore a Filippo Demma, ha segnalato criticità ai piani alti per il venire meno di alcuni servizi esternalizzati – tra cui la gestione della biglietteria – che riguardano anche Kaulon. Comunque, per avviare i lavori di “risanamento” del museo, finanziati dall’Ue con 300mila euro, il Comune ha già approvato la progettazione finale.

    Alcuni inverni fa, purtroppo, a causa della erosione costiera il mare ha fatto gravissimi danni al sito. Un’interrogazione parlamentare ha aperto un faro sulla reale condizione di Kaulon. Sono visibili oggi alcuni passaggi realizzati negli ultimi tempi per dare maggiore decoro alla Storia. Il museo è stato dotato di un bookshop e di una biglietteria (in attesa della riapertura e dell’affidamento della gestione), in estate – come spiegato – è visibile il celebre mosaico. L’area marina antistante il sito è stata preclusa alle barche dagli enti competenti e il sito è stato in parte protetto dal mare con opere di difesa costiera.

    Quasi 5 milioni di euro per Kaulon

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    Monasterace, complesso archeologico subacqueo

    Se i soldi non mancano per il museo, ce ne sono altri comunitari per il Parco in attesa di essere spesi. In una più ampia strategia specifica per la Calabria, che prevede importanti stanziamenti, il Pon Cultura e sviluppo 2014/20 ha stanziato, infatti, 1 milione e mezzo di euro per “valorizzare gli attrattori culturali di Kaulon”. È in cantiere poi un intervento da oltre 3 milioni di euro. Con questi soldi dovranno essere messe in rete aree archeologiche sommerse e musei che conservano reperti di provenienza subacquea. Si tratta di un programma, chiamato Musei di Archeologia Subacquea. La misura prevede l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative tra Monasterace, Crotone, Bacoli in Campania, Manfredonia e Fasano in Puglia.

  • Un arcivescovo senza cattedrale lo trovi a Catanzaro

    Un arcivescovo senza cattedrale lo trovi a Catanzaro

    «Oggi mi costa non poter fare il mio ingresso sedendomi sulla sedia episcopale in Cattedrale, è un piccolo dispiacere. Vengo da una diocesi in Puglia in cui avevo la Cattedrale chiusa per restauri, ma con la differenza che erano restauri di qualche mese, mentre qui ho capito che servirà diverso tempo. Mi sono già affacciato dall’Episcopio: è una brutta visione, chiusa e abbandonata. La voglio prendere come una sfida. Non so per quali problemi sia chiusa, li posso immaginare, ma farò di tutto perché torni a splendere».

    Cinque anni dopo

    Domenica 9 gennaio era il giorno di insediamento di monsignor Claudio Maniago nella Diocesi di Catanzaro-Squillace. Il nuovo arcivescovo metropolita non si era nemmeno presentato alle autorità cittadine e già commentava con amarezza lo stato dell’arte sulla riapertura del Duomo, attesa ormai da un quinquennio. A seguito del crollo di parte del soffitto, infatti, l’edificio è chiuso da gennaio del 2017. Cinque lunghissimi anni che, dopo una serie di indagini tecniche sulla struttura e il suo interno, non sono bastati per veder partire i lavori di messa in sicurezza e di restauro. In compenso la piazza antistante e l’entrata del Duomo stesso, recintate da pannelli, sono diventate un parcheggio di auto affastellate l’una sull’altra.

    Auto in sosta nell'area recintata
    Auto in sosta nell’area recintata

    L’anniversario saltato

    Negli ultimi giorni del 2021 ricorrevano i 900 anni dalla costruzione della Cattedrale di Catanzaro, nessuno però ha potuto festeggiare. Era il 1121 quando Papa Callisto II la consacrò dedicandola a Santa Maria Assunta ed agli apostoli Pietro e Paolo. Numerose le stratificazioni di stili che, di restauro in restauro, nel corso dei secoli ne hanno modificato l’aspetto originario. La Cattedrale di Catanzaro subì poi una ulteriore trasformazione per i pesanti danni causati dai bombardamenti degli Alleati nel 1943. A inizio 2017 il crollo e la chiusura, con i lavori di somma urgenza per rimuovere l’impianto del campanile e l’area recintata e interdetta al pubblico.

    Le indagini sulla Cattedrale

    La Cattedrale di Catanzaro
    La Cattedrale di Catanzaro

    Il segretariato regionale del Ministero della Cultura, diretto da Salvatore Patamia, ha commissionato una serie di indagini conoscitive. Prima di avviare il restauro, ditte specializzate, dipartimenti universitari, tecnici e professionisti hanno dato il loro parere tecnico e scientifico sulle condizioni della chiesa, predisponendo la documentazione ed effettuando i rilievi necessari a far sì che l’edificio riapra. Nel frattempo si è arrivati all’estate scorsa, quando Invitalia ha finalmente pubblicato un bando per i lavori di restauro. Solo che riguarda solo la loro progettazione per il momento.

    L’attesa si allunga

    A settembre sono scaduti i termini per presentare le offerte. Dall’ufficio stampa di Invitalia sostengono che «nelle prossime settimane» dovrebbe arrivare anche l’aggiudicazione definitiva, salvo ricorsi, con la scelta dei progettisti. Il soggetto vincitore avrà 135 giorni per consegnare gli elaborati finali, poi toccherà rimettersi in attesa. A quel punto, infatti, bisognerà aspettare un nuovo bando, quello per affidare i lavori di restauro veri e propri. In sostanza, sembra che nella migliore delle ipotesi i cantieri apriranno a fine anno, quindi per riaprire il Duomo al pubblico servirà altro tempo. A pagare gli interventi di restauro saranno la Regione e il Ministero della Cultura, che hanno stanziato oltre 6 milioni di euro. Il Vaticano, invece, non pare nutrire grande interesse per la questione, al punto che il nuovo arcivescovo si è sentito in dovere di alzare la voce. Chi vincerà la gara, insomma, avrà gli occhi di Maniago puntati addosso.

    Niente adeguamento antisismico

    «Perché ancora non abbiamo la progettazione finale? Stiamo terminando – dice Patamia – le offerte tecniche della gara. La Cattedrale di Catanzaro – continua – sta crollando e bisogna partire dalle fondazioni, è stato fatto perciò un grande lavoro di diagnostica. Per tre mesi è stato tutto bloccato perché sono state trovate delle ossa umane all’interno della chiesa. È intervenuta la Procura: si trattava di alcuni preti sepolti lì nell’800. Non sarà possibile l’adeguamento antisismico, la struttura presentava ricostruzioni abusive e non conformi. Ma ci sarà un importante miglioramento in questo senso: la reputo una grande soddisfazione perché questo sarà un caso scuola». E le macchine parcheggiate nel piazzale antistante il Duomo di chi sono? «Per motivi di sicurezza abbiamo fatto un accordo con la Guardia di Finanza e ci mettono le loro auto».

    Quando riaprirà la Cattedrale?

    La piazza sarà probabilmente più sicura così, ma lo stesso non si può dire del destino dei fedeli che vorrebbero riavere la loro Cattedrale. La Catanzaro cattolica era già scossa dalle dimissioni, improvvise e senza alcuna spiegazione, dell’ex vescovo Vincenzo Bertolone nei mesi scorsi. I 5 anni – per ora – con il Duomo a porte chiuse non contribuiscono ad aumentare il buon umore nella comunità. Il crollo della struttura, dichiarata di interesse culturale e sotto vincolo, era solo un piccolo campanello d’allarme dei problemi attuali. Quanto tempo dovrà passare ancora prima di poter vedere riaperta al culto la Cattedrale?

  • Sibari, la Storia sommersa: il Parco archeologico tra allagamenti e speranze

    Sibari, la Storia sommersa: il Parco archeologico tra allagamenti e speranze

    I soldi per il Parco archeologico di Sibari c’erano, ma nessuno li ha usati. E così il progetto di rendere fruibili i suoi tesori dopo il tramonto ha fatto un buco nell’acqua, che in zona di problemi continua a darne parecchi. «È una storia tristissima», commenta l’economista Fabrizio Barca. Durante l’allagamento del 2013 da ministro della Coesione territoriale si era speso per salvare il sito e il Comune di Cassano Jonio di recente gli ha conferito la cittadinanza onoraria proprio per questo. Nell’occasione si è tornati a parlare del fallimento del progetto Sibari di notte, promosso proprio da Barca.

    Fabrizio Barca riceva dal sindaco Papasso la cittadinanza onoraria a Cassano Jonio
    Fabrizio Barca riceve dal sindaco Papasso la cittadinanza onoraria a Cassano Jonio
    I soldi restituiti

    L’idea era di valorizzare il parco del Cavallo, l’unica area visitabile del sito archeologico di Cassano Jonio. Il Ministero dei Beni culturali (che lo gestisce) siglò un accordo con la fondazione Con il Sud, presieduta da Carlo Borgomeo. Il progetto prevedeva la ricostruzione virtuale – attraverso fondi privati e mediante l’ausilio di strumenti multimediali – di particolari delle strutture dell’antica polis della Magna Grecia. Barca e Borgomeo hanno criticato aspramente il Governo sostenendo che ormai i soldi sono stati riconsegnati agli investitori. Non è possibile visionare il progetto, ma abbiamo contattato l’ex ministro per avere un suo commento.

    «La valorizzazione notturna di Sibari – dice – è fallita negli anni passati. L’idea nasce nel 2013 sull’onda del disastro, per rilanciare il parco e non per tamponare. Si concretizza con una disponibilità straordinaria dell’imprenditoria locale e l’apertura del ministero. Sei mesi fa, però, abbiamo preso atto del fallimento e durante il conferimento della cittadinanza il consiglio comunale di Cassano, dalla maggioranza all’opposizione, con grande unità è tornato in quella sede a esprimere la speranza che si possa riprendere l’itinerario. Insieme a Patrizia Piergentili, membro attivo nel progetto, abbiamo retrocesso con enormi difficoltà le donazioni che un gruppo di imprenditori del territorio aveva fatto ed erano rimaste lì in attesa del via. Le difficoltà precedono l’autonomia data dal ministero a Sibari – conclude Barca – e la domanda da farsi è: ora ci sono le condizioni per superare queste criticità?».

    L’autonomia

    L’autonomia a cui fa riferimento l’economista riguarda la scelta del ministero della Cultura di inserire nel 2019 anche il Parco archeologico della Sibaritide – comprensivo del vicino museo e di Amendolara – tra gli enti autonomi. Significa affidargli la gestione degli incassi e l’opportunità di appaltare lavori e servizi, a differenza degli altri musei statali. Per rendere operativo il parco archeologico, inoltre, il ministero ha inserito Sibari nell’elenco dei “Grandi progetti beni culturali” stanziando tre milioni di euro nel bilancio preventivo di quest’anno. Altri importanti finanziamenti sarebbero in arrivo.

    È approdato un nuovo direttore, Filippo Demma, e il museo della Sibaritide ha aperto nuove sale multimediali in edifici mai entrati in funzione. È in corso la riorganizzazione degli spazi espositivi e, prima di sbarcare per la prima volta alla Borsa del turismo a Paestum, è stato il turno di darsi una più moderna identità visiva con logo e sito web. Lo scorso aprile i carabinieri del nucleo Tpc agli ordini di Bartolo Taglietti hanno consegnato qui oltre 600 monete recuperate con attività investigative per restituirle alla collettività in un allestimento museale. Secondo il sindaco di Cassano, Gianni Papasso, questi sono «passi in avanti rispetto all’immobilismo degli ultimi anni».

    Gli allagamenti continuano

    Ma se è fallito così miseramente Sibari di notte, è invece visitabile il parco archeologico di giorno? L’acqua minaccia lo spazio aperto al pubblico – tanto da renderlo pericoloso – e le altre zone non accessibili ai visitatori, fino a lambire lo stesso museo che è fornito di pompe per risucchiarla. «Nonostante sia fallito prima del mio arrivo qui – afferma Demma sul progetto di Barca – lo considero importantissimo per la valorizzazione e per il coinvolgimento di artisti internazionali. Ho anche intenzione di riprendere questo piano e ne ho parlato proprio con lui qui a Cassano. Il punto è questo: come faccio ad autorizzare investimenti privati se ora abbiamo il sito completamente allagato perché le pompe per l’aspirazione dell’acqua sono di 50 anni fa e le trincee drenanti non sono mai state fatte?».

    I vigili del fuoco in azione dopo l’alluvione del 2013
    La golena e la falda

    Nel report presentato dopo l’alluvione del 2013 al Senato il sindaco Papasso parlava della presenza di coltivazioni non autorizzate nella golena del fiume che hanno ostacolato il deflusso dell’onda di piena. E il Comune, infatti, ha ordinato l’eradicazione di un agrumeto di un privato. Poi ricorso al Tar e la palla passa nel 2014 per competenza al Tribunale superiore delle acque pubbliche. Barca ricorda che nel 2013, quando era a Cassano per l’allagamento del sito, era palese una situazione di utilizzo non appropriato dei terreni in quell’area. «Da quanto ne so, il decreto di rimozione del famoso agrumeto è diventato efficace solo ora».

    Gli scavi allagati
    Gli scavi sommersi dall’acqua del Crati nel 2013

    «Il problema ora non è il Crati – sostiene Demma – ma riguarda la falda acquifera tra il fiume e il canale degli Stombi. Bisogna canalizzare quest’acqua prima che arrivi sotto il parco. Vuole sapere cosa sto facendo intanto? È in atto un intervento per sostituire il sistema di pompe well-point per l’aspirazione dell’acqua nel parco del Cavallo in modo da tenerlo asciutto e in sicurezza. Poi, grazie al Pnrr, si vuole mettere in sicurezza anche il museo, che pure soffre questi problemi di allagamento, e il resto dell’area archeologica: Casa Bianca e il cosiddetto “prolungamento”». «È necessario notare – afferma l’archeologa Maria Teresa Iannelli – che i livelli più antichi dell’arcaica Sybaris e della più recente Thurii, tranne poche eccezioni non sono visibili. L’area fruibile al pubblico è relativa all’ultima e più recente fase di occupazione del sito, cioè quella della città romana di Copia».

    Non solo acqua

    In autunno perlomeno la golena del Crati non ha dato preoccupazioni, ma problemi di altro genere non sembrano mancare. Una struttura ricettiva a Casa Bianca è stata spogliata di infissi e quadri elettrici e quest’estate un deposito (non utilizzato) è andato a fuoco. «Intimidazioni inaccettabili», secondo le deputate del Movimento 5 stelle Anna Laura Orrico ed Elisa Scutellà. E lo stesso Demma raccontava soltanto qualche mese fa a Maurizio Molinari sulle pagine di Repubblica che «la polizia ha documentato come si pratichi prostituzione anche in casotti e ricoveri di fortuna all’interno di zone archeologiche»

    Il deposito incendiato nell'estate 2021
    Il deposito a fuoco nell’estate 2021
    Orario ridotto

    La pianta organica del parco archeologico di Sibari, poi, prevede 48 tra vigilanti, amministrativi e archeologi. In servizio però ce ne sarebbe solo un terzo. E anche i tirocinanti della Regione non hanno rassicurazioni per un eventuale rinnovo di contratto nel 2022. «I 23 tirocinanti, impegnati diverse ore a settimana, ci consentono di tenere aperti il parco e i musei. Senza di loro da gennaio dovrò contrarre l’orario di visita», lamentava Demma quando lo abbiamo sentito. Passato il weekend di Capodanno, la conferma con un lungo e sconsolato post su Facebook: niente proroga ai contratti da parte della Regione, ora tocca a Roma rimediare. Nel frattempo, orari ridotti per carenza di personale. «Siamo sicuri – scrive Demma – che il Ministero della Funzione Pubblica porterà rapidamente a termine le procedure e potremo festeggiare anche il rientro degli ex-tirocinanti insieme al nuovo ampliamento delle aperture. Ma purtroppo non è questo il momento».

    I dati sugli ingressi del 2019 nei musei statali in Calabria

     

    Già prima della pandemia, in base ai dati ufficiali, non si rischiavano assembramenti di turisti. Il flusso in entrata nel 2019, in attesa dei numeri sul 2021, parla di 13 mila ingressi. Corrispondono al 3,4% del totale delle persone che nello stesso anno hanno visitato musei, castelli e siti archeologici gestiti dallo Stato in Calabria.
    Per crescere come merita al parco archeologico servono maggiore attenzione e un interesse concreto delle istituzioni. Il grande progetto per Cassano Jonio prenderà vita grazie all’autonomia o sarà il bis di “Sibari di notte”?

  • L’attimo fuggente di Ordine: «Libri e buoni prof ti cambiano la vita»

    L’attimo fuggente di Ordine: «Libri e buoni prof ti cambiano la vita»

    «Questi dati disastrosi sulla lettura e sulla fruizione delle attività culturali sono direttamente proporzionali agli scarsi investimenti, in Calabria e nel Sud in generale, dedicati alla cultura e all’istruzione. Come si possono stimolare i giovani a leggere in una regione dove in molti paesi non esistono librerie, biblioteche, teatri e perfino edicole?». A parlare è Nuccio Ordine, professore ordinario di Letteratura italiana all’Università della Calabria. Il suo è il punto di vista di chi dalla nostra terra – dove è nato, vive ed opera – gira il mondo per far capire, soprattutto ai giovani, il valore della lettura.

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    L’Università della Calabria
    Una regione che non legge

    Nelle scorse settimane su I Calabresi abbiamo parlato del grande balzo in avanti del libro, che si vende sempre più. Anche le librerie fisiche resistono, mantenendo la maggiore fetta di mercato rispetto ai siti di e-commerce. Eppure da queste parti in media, secondo Istat, si leggono poco o nulla giornali e libri. Librai, scrittori ed editori ci hanno detto che occorre partire dalle scuole, investire in politiche che favoriscano la lettura di qualità, non limitarsi ai dati nazionali sulla crescita del mercato editoriale. E un faro in Calabria andrebbe puntato anche sulla quota di studenti della scuola secondaria di secondo grado che non raggiungono un livello sufficiente di linguaggio (e competenze numeriche).

    «Dopo trent’anni di insegnamento a studenti di primo anno – afferma Nuccio Ordine – posso affermare che si legge sempre meno e che la conoscenza dei classici è purtroppo in calo. Il fenomeno non riguarda solo gli iscritti all’Unical: in tutto il mondo l’educazione globalizzata punta alla “professionalizzazione” e non alla formazione di una cultura generale». Ma a chi attribuire la responsabilità di questo fenomeno? Secondo Ordine, non a quelli che spesso finiscono sul banco degli imputati.

    «La colpa – spiega – non è degli allievi o dei professori della secondaria. È un approccio “pragmatico” che riduce spazio alle discipline umanistiche in generale per privilegiare la tecnologia e i suoi derivati. La soglia dell’attenzione si abbassa sempre più. I giovani, educati allo zapping, dopo pochi minuti hanno bisogno di cambiare canale. Ma quando incontrano bravi professori si rendono disponibili all’ascolto. Chiedono valori e possono lasciarsi infiammare da una poesia o un romanzo…».

    Leggere per capire se stessi e il mondo

    Ordine, 63 anni, dirige collane di classici in diversi Paesi e gode di grande fama internazionale, con riconoscimenti e numerose lauree honoris causa anche per la difesa del ruolo del professore (la buona scuola non la fanno i computer, è un suo slogan). Il suo bestseller L’utilità dell’inutile è stato tradotto in 22 lingue. Di una cosa è certo: bisogna far comprendere anche agli studenti che non si legge per superare un esame, ma per cercare di capire se stessi e il mondo circostante.

    Il professor Nuccio Ordine riceve un dottorato honoris causa dall'Université catholique de Louvain
    Il professor Nuccio Ordine riceve un dottorato honoris causa dall’Université catholique de Louvain

    «In un contesto globale – dice – dominato dai tagli alla scuola, all’università e a tutto ciò che ormai, nella propaganda utilitaristica mondiale, viene stimato inutile perché non produce un profitto immediatamente monetizzabile, letteratura, musica, arte, filosofia, ricerca scientifica di base vengono considerate lussi che lo Stato non può più permettersi. Le ricerche in questo settore parlano chiaro invece: più si investe in cultura e in istruzione, più l’interesse per la lettura cresce».

    I ritorni economici

    Già, gli investimenti. L’ultima rilevazione Eurostat su quelli per la ricerca e lo sviluppo in rapporto al Pil evidenzia come l’Italia non raggiunga la media europea. E la Calabria, come abbiamo raccontato su queste pagine, è ancora più indietro. «Non finanziare la ricerca di base, quella di lunga durata che nella storia dell’umanità ha dato grandi risultati, è frutto di una logica in cui si pensa che dare soldi ad una biblioteca, un archivio, museo, laboratorio sia sprecare soldi perché non hai un ritorno economico. È sbagliato».

    E quando gli chiediamo un esempio che confermi quanto sostiene, Ordine ne tira fuori uno illustre quanto poco noto ai più: lo stato del Kerala in India. «L’economista Amartya Sen, premio Nobel, ha riconosciuto nell’idea del governo di investire qui soprattutto nella sanità e nell’istruzione un fattore fondamentale nella crescita dello stesso Kerala in termini di redditi pro capite».

    Amartya Kumar Sen, Premio Nobel per l'economia nel 1998
    Amartya Kumar Sen, Premio Nobel per l’economia nel 1998

    Secondo Nuccio Ordine, «dedicarsi ad una lettura di un libro, alla visita di un museo o alla visione di un concerto è considerato improduttivo nella nostra società». Ma non si deve investire solo in cosa dà profitto o studiare per imparare un mestiere. «Uno dei punti deboli della nostra società – dice – è che il tasso etico delle professioni si sta abbassando in maniera vorticosa. Si sceglie un mestiere nell’ottica del mercato: per il guadagno, non per passione. È sbagliato applicare la logica dell’azienda allo studio e alla cultura. Tagliare il greco o la storia significa non avere più conoscitori di queste materie. La memoria ha giocato sempre un ruolo fondamentale: nell’Olimpo greco la dea della memoria, Mnemosine, è la mamma di tutti i saperi».

    La ricchezza dell’umanità

    Leggere, conoscere il passato, aiuta a costruire una società migliore per il presente e il futuro. Non tutti però se ne rendono conto, anzi. «Pensiamo alla Calabria. Sono calabrese – dice ancora il docente Unical – e fiero che nella mia cultura ci siano origini magnogreche, romane, normanne, bizantine, arabe, e poi spagnole e francesi. Ritengo che la pluralità delle religioni e delle culture, e più in generale la convivenza tra popoli diversi, non siano un ostacolo ma rappresentino la ricchezza dell’umanità. Contro una certa visione identitaria e pseudo-patriottistica giocano un ruolo molto importante la letteratura, la musica e tutti i saperi in generale».

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    Un gommone carico di migranti nel Mediterraneo

    L’attualità però racconta quanto l’intolleranza resti un problema, come risolverlo? «Purtroppo si tende a mettere i poveri (che hanno pagato le crisi economiche) contro i nuovi poveri (chi viene a cercare una dignità umana). Far credere che i migranti siano la causa della crisi economica è una delle cose più immorali e disoneste che possano esistere. Dovremmo insegnare ai nostri giovani: dovete essere fieri delle vostre origini, ma nello stesso tempo dovete imparare a valicare i confini della terra natale. Ulisse ce lo insegna: siamo fatti non per vivere come bruti ma per seguire “virtute e canoscenza” come dice Dante».

    Il riscatto nei libri

    In un mondo sempre più globalizzato, però, gli scenari tendono a riproporre dei modelli standardizzati. Nelle aree più ricche – dove ci sono più stimoli culturali e si investe di più – la media dei lettori è sempre più alta, come indicato dall’ultima rilevazione Istat sul benessere equo e solidale. «Per esperienza personale e quindi senza alcuna pretesa di offrire dati certi, ho potuto verificare che la qualità può trovare punte molte alte soprattutto nelle aree svantaggiate».

    Il sapere può quindi liberare dalle catene del sottosviluppo una terra come la nostra? Ordine non ha dubbi a riguardo. «In Sudamerica o in Calabria, per esempio, ho trovato ragazzi pieni di passione e di entusiasmo, animati da una voglia di conoscenza e di riscatto. Si tratta di “punte” che percepiscono lo studio e il sapere come una grande occasione per cambiare la loro vita. Per questo la scuola ha bisogno di buoni professori: per stimolare i giovani all’amore per la conoscenza. Ma oggi, purtroppo, si spendono miliardi per la tecnologia, mentre si disprezza la professione dell’insegnante (mal pagato e frustrato). Abbiamo dimenticato che solo i buoni professori possono aiutare gli studenti a cambiare la loro vita».

    Un centro unico al mondo

    Nuccio Ordine è anche presidente del Centro internazionale di studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani. Dal 2015 ha sede nel palazzo Caselli a Cosenza, in virtù di una convenzione con il Comune. La biblioteca ha ricevuto un finanziamento con i fondi Cis stanziati per il centro storico bruzio, attraverso il segretariato regionale del ministero della Cultura. «Cosa possiamo fare in Calabria, un po’ periferia della periferia? Con un gruppo di studiosi del Rinascimento abbiamo pensato che fosse necessario dar vita a una biblioteca specialistica dedicata ai tre grandi filosofi meridionali che hanno condizionato il dibattito europeo sulla natura e sulla cosmologia. Due sono calabresi, Tommaso Campanella e Bernardino Telesio, e l’altro campano, Giordano Bruno».

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    La statua del filosofo Bernardino Telesio a Cosenza in piazza XV Marzo

    L’iniziativa, pur nobile, è stata accolta da qualche polemica negli anni. Secondo qualcuno, manco a dirlo, i soldi per il centro Telesiano si potevano impiegare per qualcosa di più utile a contrastare l’abbandono della città vecchia. Ma Ordine non ci sta e rivendica il valore del progetto: «La nostra idea – spiega – è di comprare in riproduzione digitale tutte le opere originali dei tre filosofi. E poi comprare tutta la bibliografia secondaria (saggi, articoli, traduzioni) di Telesio, Bruno e Campanella sparsa nelle biblioteche di tutto il mondo e in tutte le lingue. Così da averla in unico luogo, qui a Cosenza. Il segretariato regionale del ministero ha apprezzato il progetto e lo ha fatto suo. Potremo portare a termine la biblioteca. Quando avremo tutto pronto, potremo finanziare borse di studio, ospitare dottorandi, far venire qui studenti da Harvard o da Oxford. In nessuna città del mondo troveranno ciò che abbiamo qui a Cosenza».

    Il professor Nuccio Ordine si è spento oggi, 10 giugno 2023, all’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza dove era ricoverato da alcuni giorni. Aveva rilasciato questa intervista al nostro giornale a dicembre del 2021.

  • «Una regione con più scrittori che lettori»

    «Una regione con più scrittori che lettori»

    «Noi crediamo fermamente che la Calabria possa uscire dallo stallo del basso indice di lettura solo se le istituzioni scolastiche si impegneranno una volta per tutte a creare dei percorsi di lettura tra gli studenti. Bisogna coinvolgere autori e editori locali. Ci stiamo muovendo in questa direzione sensibilizzando l’Ufficio scolastico regionale e le istituzioni. Confidiamo nell’attenzione della vicepresidente della Regione, Giuseppina Princi, della quale conosciamo le grandi capacità manageriali e la sensibilità verso il mondo della cultura».

    Così spiega il suo punto di vista l’editore Franco Arcidiaco in relazione al fatto ormai consolidato per cui in Calabria, in media, si legga poco o nulla. Nel 1997 Arcidiaco ha deciso di coltivare la sua passione per la lettura e ha fondato Città del Sole Edizioni con la moglie Antonella Cuzzocrea. La casa editrice è presente, con propri stand, nelle più importanti fiere di settore, dal Salone del Libro di Torino alla Fiera Più Libri Più Liberi di Roma.

    Covid e lettura

    «I dati rilasciati dalle associazioni di editori – aggiunge Arcidiaco – non riguardano certamente la Calabria, che rimane sempre fanalino di coda (a livello mondiale) per indici di lettura. Sono più le persone che scrivono di quelle che leggono e comunque anche quelle che scrivono non comprano i libri degli altri». Poi l’editore continua: «La lettura in tempo di Covid si è sviluppata sui social, non certo sulla carta stampata. Noi da 5 anni abbiamo affiancato all’attività di produzione vera e propria, un’attività “sociale”. Abbiamo aperto in pieno centro a Reggio, lo “Spazio Open” che è un luogo dove ha sede la nostra casa editrice. Lì si possono anche comprare i nostri libri e si possono organizzare eventi culturali con una capienza di 80 posti in osservanza alla normativa vigente per la pandemia. Inutile dire che siamo stati fermi oltre un anno…».

    Come funziona la filiera di vendita? «Il principale canale – dice Arcidiaco – è il nostro distributore che ha sede a Torino, poi vengono i grandi siti di e-commerce. Per fortuna abbiamo la vendita diretta nel negozio e nel nostro sito che ci consente di andare avanti. Le librerie on line comunque hanno il pregio di essere puntuali nei pagamenti e di garantirci una buona visibilità. La distribuzione assorbe il 60% del prezzo di copertina. Se aggiungi che il 10% va agli autori (come diritti) e il 30% non è nemmeno sufficiente per la lavorazione del prodotto, ecco che razza di business è il nostro… ci guida solo la passione».

    La regione in cui si legge meno

    Il punto è che non c’è nessuna politica regionale seria, secondo la critica letteraria Maria Franco, per favorire la lettura di qualità. Qui avremmo un numero di librerie tuttora alto rispetto ad altri territori. Lo stand che rappresenta la Calabria e i suoi editori alle giornate del Salone internazionale del libro al Lingotto di Torino, invece, è stato considerato non all’altezza. E importanti eventi storicizzati, che puntano sull’avvicinamento dei giovani calabresi a questo mondo, sono pure rimasti fuori dalla partita dei fondi per la cultura.

    Lo scrittore Mimmo Gangemi
    Lo scrittore Mimmo Gangemi – i Calabresi

    Secondo l’Istat, quattro calabresi su 100 vanno in biblioteca almeno una volta l’anno (la media nazionale si attesta a 14 su 100) e i dati sulla lettura ci confermano anche nel 2020 in fondo alla classifica delle regioni italiane in termini di lettori di libri e quotidiani cartacei e online. «È molto triste che siamo ancora ultimi nonostante il presunto risveglio culturale», afferma sconsolato lo scrittore tra gli altri de La signora di Ellis Island, Mimmo Gangemi.

    I numeri sulle vendite in libreria, infatti, in termini assoluti sembrano buoni e arriverebbero anche incoraggianti segnali di crescita dal mercato nazionale del libro. «Trovo interessante – afferma con sarcasmo il giovane scrittore Daniel Cundari il tema affrontato dal vostro giornale. Dopo tutto la Calabria resta sempre la regione più magica del pianeta, in tutto il suo realismo tragico. Dovremmo farci annettere da qualche Repubblica caraibica».

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    Il poeta Daniel Cundari – I Calabresi
    I libri che cambiano la vita

    È ottimista sullo stato delle cose, invece, il libraio Nunzio Belcaro, quando spiega il suo punto di vista sulla nuova vita del libro, che appare rinato con la pandemia come hanno evidenziato negli ultimi grandi eventi le associazioni di settore. In un quadro regionale, invece, come abbiamo visto, caratterizzato da tendenze negative e mancate politiche di settore per aumentare i lettori. A Catanzaro Lido, da dieci anni, è iniziata la sua nuova avventura in una catena di librerie indipendenti: «Mi ha cambiato davvero la vita», ammette.

    «Ho iniziato a lavorare con i libri nell’autunno del 2006. In verità tutto è cominciato a giugno dello stesso anno, quando decisi di dimettermi dal lavoro precedente e di aprire la mia prima piccola libreria indipendente, che, data la portata della pazzia, decisi di chiamare Don Chisciotte». Le cose sono andate meglio del previsto: «Siamo una sorta di catena ibrida formata da librerie indipendenti. Abbiamo un nostro supporto di vendita online che si chiama IoLettore, è una app in forte crescita. Tuttavia, è in libreria che ci giochiamo la nostra sfida principale ed è lì che sappiamo di poter offrire quel valore aggiunto che nessun canale online esistente e futuro potrà mai offrire».

    La rivincita degli indipendenti

    Secondo Belcaro, 43 anni, le vendite di libri nel 2021 e i comportamenti nati nel lockdown, fanno ben sperare, soprattutto, in una regione come la nostra in cui, in media e in termini assoluti, si legge poco e ancor meno si frequentano biblioteche e musei. Dunque, ai numeri diffusi sulla crescita nazionale, per comprendere meglio si deve affiancare una dimensione umana fatta di fatica e impegno. E originalità.

    «È diventato un casino il mondo del libro, abbiamo una sola certezza per fortuna: il libro non morirà», ci dice Francesca Londino di Ferrari editore. Non è un caso che a crescere oltre all’online, siano state proprio le librerie indipendenti e di proposta. Quello che non funziona più è la libreria in stile supermercato, con commessi al posto di librai.

    Sopravvivere all’e-commerce

    «All’inizio è stata una scelta dettata dall’incoscienza. Unire una grande passione, quella dei libri, alle competenze commerciali che avevo accumulato dai precedenti lavori. Nel 2006 però tutto ciò che ruotava intorno al mondo del libro appariva nefasto. L’avvento degli ebook si pensava potesse far accadere la stessa cosa che era accaduta nel mondo della musica, dove i supporti fisici per ascoltarla venivano sostituiti dal digitale. E poi i grandi sconti della grande distribuzione, l’avvento dei primi e-commerce. Oggi posso dire che è stato giusto seguire quel sentimento, investire in una grande passione. Tutto ciò che appariva un incubo si è rivelato inconsistente. E il libro e le librerie indipendenti e di proposta come la nostra, hanno vinto», sostiene Belcaro.

    Nunzio Belcaro sulla sua Vespa, pronto a consegnare libri – I Calabresi

    Dopo la pandemia, per una serie di concomitanze favorevoli, ha visto la situazione «decisamente migliorare». La grande visibilità avuta dal libraio calabrese grazie all’idea delle consegne a domicilio in vespa durante il lockdown, la nuova legge del libro che ha equiparato gli sconti dell’e-commerce a quelli che possono fare le librerie, l’avvento del fenomeno dei manga che ha riportato fra gli scaffali gli adolescenti e, in generale, il riavvicinamento al libro in un periodo difficile delle esistenze di tutti consegnano una dimensione in continuo rinnovamento.

    Belcaro conclude così: «La nostra è una libreria generalista che prova a soddisfare le esigenze della comunità dei lettori a cui deve rispondere. Pensiamo sia la formula vincente per una piccola città di provincia. Promuovere e proporre libri per chiunque. Il futuro è fra i libri, di questo non ho dubbi».

  • I libri superano i videogame, sembra un miracolo ma è vero

    I libri superano i videogame, sembra un miracolo ma è vero

    «Tutto nasce da una libreria, in piazza dei Bruzi a Cosenza, dei miei genitori, Gustavo Brenner e Emilia Iaconianni, che nel secondo dopoguerra diventa casa editrice, con il primo libro pubblicato nel 1953. Dal disastro della guerra l’obiettivo era quello di avviare un risveglio culturale e riappropriarsi della identità culturale calabrese. Costruire una base da cui ripartire».
    Walter Brenner, 68 anni, racconta le origini della sua attività imprenditoriale, con l’omonima casa editrice.

    La libreria al tempo, dice, fungeva anche da biblioteca circolante fornendo testi a chi non poteva acquistarli e l’attività editoriale era principalmente rivolta alla riedizione di testi antichi locali attraverso la riproduzione fotomeccanica.

    Il rapporto umano con il libraio

    «Dal 1975 ho preso il timone della casa editrice – spiega ancora Brenner – Qui oggi trovi il punto vendita e luogo di incontro con gli scrittori e il pubblico. Vengono persone da Cosenza e da tutta la regione.

    Boom di vendite? Non è così per noi, le vendite sono assai limitate, nel periodo del lockdown le persone hanno però letto molto e, quindi, comprato più libri. Abbiamo sfruttato anche i benefici del web, per aumentare la nostra offerta, con un sito internet e appoggiandoci ai portali di vendita online. Preferisco l’acquisto nelle librerie fisiche e a mio avviso il rapporto con il personale adeguato nei punti vendita dà sicuramente migliore soddisfazione e indirizzo nella ricerca del libro stesso».

    «Negli ultimi tempi, comunque, stiamo pubblicando testi nuovi e seguiamo diversi filoni editoriali. Per il futuro, sperando di superare questo periodo pandemico, continuiamo a lavorare con la nostra bella comunità e siamo felici per le numerose proposte giunte dagli autori», conclude l’editore.

    Libri, un settore in crescita

    L’editoria è sicuramente un settore in crescita, supportato dai numeri sulla vendita nel 2021 dell’Associazione italiana editori (Aie), per il mercato dei libri a stampa di narrativa e saggistica, venduti nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione, il giro d’affari è tra gli 1,6 e 1,7 miliardi di euro.

    Nel 2021 le librerie fisiche sono tornate a vendere di più delle librerie online, ha esultato il presidente di Aie, Franco Levi, durante il Salone del libro di Torino che si è svolto, dopo lo stop dell’anno scorso, nel mese di ottobre. Soddisfatto anche il presidente dell’associazione degli editori indipendenti, Marco Zapparoli, che sottolinea quanto siano le case più piccole, con un fatturato inferiore a 300mila euro, a registrare quest’anno una vera propria impennata di vendite.

    I libri superano i videogame

    Anche nel 2020, secondo le rilevazioni, sono arrivati ottimi risultati dal libro che nell’industria culturale è stato, dopo le pay-tv, il contenuto più acquistato e di molto superiore al mercato del videogame. A tal proposito va considerato sicuramente lo stop di cinema, concerti, teatri, mostre, con il propagarsi del virus. Durante il lockdown i comportamenti degli italiani hanno trainato questo settore: pensiamo alla prenotazione via telefono o alla possibilità/voglia di leggere di più e alla permanenza in casa che fornisce più “tranquillità”. Insomma, hanno comprato di più i clienti e oggi nelle piccole librerie si mantiene l’abitudine di prenotare e ordinare i testi telefonicamente, magari ricevendoli a domicilio.

    La Calabria che legge meno libri degli altri

    I dati Istat certificano, invece, per quanto riguarda la Calabria, bassissime percentuali (ultimi in Italia) in termini di lettori di giornali e libri, fruitori di biblioteche, spettacoli o concerti. Anche se la Calabria contribuisce alla vendita e alla diffusione del settore editoriale, sforna numerosi talenti nel campo della letteratura (Nuccio Ordine, Mimmo Gangemi, Carmine Abate), ospita una serie di festival ed eventi dedicati agli scrittori e al loro pubblico.

    Abbiamo dunque intrapreso un viaggio a più puntate per raccogliere una serie di testimonianze di piccole e grandi librerie, autori e imprenditori, su come hanno vissuto l’ultimo anno e per chiedere qual è la loro soluzione per sopravvivere in un futuro sempre più proiettato verso il digitale.

    Chiude la storica Domus

    Dal punto vendita di Walter Brenner, percorrendo la strada in discesa, si trovava un’altra storica attività cosentina nel campo dell’editoria, la libreria Domus. Punto di riferimento per lettori e studenti, il negozio è chiuso e sono ancora visibili i locali commerciali semi svuotati. «Una vera famiglia si vede dalla libreria presente in casa – dice Francesco Paolo Piro, antiquario con una bottega a pochi passi da lì – vedere le luci spente e tutto chiuso, in pieno centro cittadino, è una grande mancanza da tutti i punti di vista, Domus era un luogo di civiltà, ora anche visivamente è una pena».

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    La crisi del mercato dei libri ha colpito anche la storica libreria Domus di Cosenza
    Da libraio a ristoratore 

    La sede principale della libreria, vicino l’autostazione cittadina, ha chiuso già nel 2014 e al suo posto ora si trova un supermercato di una grande catena.

    «Prima ha chiuso mio zio Franco – spiega Aldo Caldarola, 43, ex proprietario della libreria e ora ristoratore – nei primi mesi del 2018 ho cominciato a liquidare anche questa attività. Con la pandemia per me è arrivato il colpo definitivo. Ho provato a resistere la concorrenza delle catene ma ci siamo trovati di fronte ad un calo di vendite lento e costante soprattutto con l’ingresso nel mercato delle multinazionali dell’e-commerce. Il nostro commercio – aggiunge – si basava principalmente sulla vendita di testi per gli studenti che ormai si trovano in supermercati e autogrill a prezzi bassissimi, anche le scuole e le biblioteche ci hanno abbandonato limitando l’acquisizione di libri. L’Italia doveva imitare la Francia estendendo il tetto dello sconto al 5% (ora è al 15%) anche sui libri di scuola. Non ho più intenzione di continuare».

    Aldo Caldarola, ex libraio diventato ristoratore
    Il ritorno delle librerie

    Le librerie ricoprono un ruolo fondamentale, insieme a musei e biblioteche, nell’accesso e nel consumo culturale. Secondo i dati contenuti nell’analisi periodica del mercato che Aie realizza in collaborazione con Nielsen, le librerie fisiche, aiutate dal web, tornano a essere primo canale di vendita quest’anno: sono a quota 500 milioni, contro i 479 milioni delle librerie online e i 58 milioni della grande distribuzione.

    Il mercato dei bambini

    La filiale di Cosenza di un grande gruppo editoriale preferisce, invece, non ascoltare le nostre domande sullo stato dell’arte, allora il nostro approfondimento nel mondo dei libri continua verso un piccolo negozietto nato prima del lockdown. A dimostrare quanto l’editoria stia cambiando è il peso relativamente contenuto dei best seller, i primi 50 libri più venduti in Italia pesano sul mercato solo il 6%.
    «Abbiamo aperto la nostra libreria per bambini a Cosenza nel dicembre 2019 – spiega Valentina Mari, titolare del negozio Juna insieme ad altre due donne under 40 – con la pandemia ci siamo dovuti adeguare con letture e dirette sui social e vendite a domicilio (anche grazie ai canali di vendita nazionali)».

    La libreria per bambini, “Juna”
    Il lockdown è stato un alleato della lettura

    La filiera del libro – aggiunge Mari – è aumentata nettamente «e con il lockdown la lettura è stata di nuovo apprezzata dalla gente. I genitori hanno avuto più tempo per stare con i bambini – leggendo spesso insieme a loro – e questo ha facilitato la vendita di testi per i più piccoli. A ciò si è aggiunto il sostegno del ministero, che ci ha accreditato alle biblioteche del territorio, in un quadro dove la concorrenza delle librerie online è molto forte. Appena abbiamo potuto aprire – conclude la libraia – ci siamo dedicati ad attività culturali all’aperto e adesso nell’ottica di ritornare alla normalità, puntiamo ad aumentare il nostro impegno con laboratori artistici, teatrali e lettura animata».

  • 2020 fuga dalla scuola, in Calabria il 16,6 % abbandona i banchi

    2020 fuga dalla scuola, in Calabria il 16,6 % abbandona i banchi

    Gli effetti del coronavirus sulla scuola sono devastanti, soprattutto in regioni come la Calabria. Docenti, studenti e famiglie negli ultimi mesi hanno perso, infatti, ogni certezza tra chiusure, sospensioni, casi sospetti e contact tracing. Il mondo della didattica si è adeguato con tante difficoltà e l’art. 34 della Costituzione ha vissuto un autentico stravolgimento.

    Dad, mezza Calabria tagliata fuori

    In questo senso l’ultimo rapporto sul Bes (Benessere equo e solidale), pubblicato annualmente dall’Istat, fotografa da vicino la fase molto particolare della didattica a distanza, esplosa durante il lockdown anti-Covid, per cui è necessario avere a disposizione una buona connessione e un dispositivo elettronico per interagire con la scuola e gli insegnanti, ormai dunque un requisito indispensabile per l’accesso all’istruzione. In Calabria un laptop o un tablet e Internet, nel 2020, lo possedevano circa metà delle famiglie.

    Il rapporto Istat illustra un quadro dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese e la Calabria, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini. Dalla sicurezza all’ambiente fino alla fruizione di attività culturali e la qualità dei servizi essenziali. Un’analisi scientifica di enorme valore che aiuta a conoscere le disuguaglianze e i bisogni dei territori.
    Il periodo storico ha reso infatti evidente, a 2 anni dall’inizio della pandemia, l’inadeguatezza del Pil come unica misura del benessere di una popolazione e principale parametro da prendere in considerazione per le scelte politiche ed economiche da assumere.

    Scuola e futuro… in salita 

    Andiamo più specificatamente sulla Calabria: i dati sui bambini iscritti al nido in Calabria evidenziano forti disparità con le altre regioni italiane in rapporto anche alla disponibilità di strutture, su 100 bambini (0-2 anni) solo 17 sono iscritti ad un nido in regione a differenza, ad esempio, della Lombardia dove su 100 ben 26 partecipano alle prime attività didattiche. Anche la spesa (pro capite) nei grandi Comuni del Sud per i servizi di prima infanzia risulta bassa, come segnalato recentemente da un’indagine della fondazione Openpolis.

    Per la serie “chi ben comincia è a metà dell’opera” l’inserimento dei bambini da 0 a 2 anni nei servizi dedicati alla prima infanzia è la base di ogni apprendimento successivo, con effetti positivi sulle abilità comportamentali e sull’alleggerimento del carico di lavoro familiare, gestito soprattutto dalle donne. Sulla partecipazione al sistema scolastico dei bambini più grandi, 4-5 anni, invece va meglio dalle nostre parti: il 97,1% dei calabresi di questa età frequenta una scuola d’infanzia o primaria. La media nazionale si attesta al 94,8%.

    Mens sana in corpore sano

    La didattica e l’apprendimento sono insomma un fattore chiave per il benessere? E le aree più povere come partecipano? Il tasso di occupazione dei laureati è più alto rispetto a quello di coloro che hanno un titolo di studio più basso, l’istruzione è anche associata a longevità e migliore stato di salute. In Italia, come in tutti i paesi europei, chi è più povero di competenze e di risorse si ammala più spesso e ha una speranza di vita più bassa, anche grazie a una maggiore attenzione tra i più istruiti a comportamenti salutari.

    Sul tema della istruzione l’Unione europea fissa per l’anno 2020 degli obiettivi specifici e ha inteso garantire, attraverso vari strumenti multilivello, il 95% di partecipazione dei bambini alle scuole materne, meno del 15% dei quindicenni con risultati insufficienti in lettura, matematica e scienze, meno del 10% dei giovani dai 18 ai 24 anni ad abbandonare gli studi o la formazione.

    Internet e diseguaglianze

    «L’impatto della didattica a distanza e della chiusura delle scuole ha inciso su una popolazione di studenti percorsa già da profonde disuguaglianze», denuncia Istat nel suo rapporto. La Dad si è inoltre scontrata con le difficoltà nelle competenze digitali della popolazione regionale: nel 2019, tra gli individui di 16-74 anni, soltanto il 16,7% dei calabresi ha dichiarato di avere competenze digitali elevate (contro il 22% in Italia e il 31% nella Ue27), cioè di essere in grado di svolgere diverse attività nei 4 domini dell’informazione, della comunicazione, nel problem solving e nella creazione di contenuti.

    La maggioranza degli individui a livello nazionale è in possesso di competenze basse (32%) o di base (19%) e l’età rimane un fattore importante: i giovani di 20-24 anni hanno livelli avanzati di competenze nel 41,5% e i ragazzi di 16-19 anni nel 36,2% mentre la quota diminuisce all’aumentare dell’età e arriva al 20,3% tra le persone di 45-54 anni e al 4,4% tra le più anziane di 65-74 anni.

    La regione che legge meno

    Fari puntati in Calabria anche sulla quota di studenti della scuola secondaria di secondo grado che non raggiungono un livello sufficiente di linguaggio e competenze numeriche. L’Istat nel 2018/2019 ha riscontrato 47 studenti calabresi delle superiori su 100 che hanno una competenza alfabetica non adeguata e 58 su 100 non hanno una predisposizione adeguata a pensare in numeri. In Piemonte gli alunni carenti sarebbero, rispettivamente, 24 e 28 su 100. A ciò si affianca la quota sul totale di persone di 6 anni e più che hanno letto almeno quattro libri l’anno per motivi non strettamente scolastici e professionali o hanno letto quotidiani (cartacei e web) almeno tre volte a settimana: in Calabria sono 21 su 100, il dato più basso a livello nazionale.

    Giovani a spasso

    Un fattore di notevole criticità emerge poi dai dati sull’abbandono scolastico che colpisce in maniera più accentuata i figli dei cittadini stranieri e che appare il tema più preoccupante. La Calabria, stando ai dati raccolti da Openpolis e aggiornati all’1 settembre di quest’anno, con il suo tasso d’abbandono al 16,6% è la terza regione messa peggio del Paese, superata solo da Sicilia (19,4%) e Campania (17,3%).

    Il tema, peraltro, si collega anche ai numeri sui Neet, le persone di 15-29 anni né occupate né inserite in un percorso di istruzione o formazione: in Calabria sono 39 su 100. Nel secondo trimestre 2020, il 13,5% (16,9% nel mezzogiorno) dei giovani tra i 18 e i 24 anni in Italia risulta, in media, con un titolo conseguito fermo alla licenza media: un dato importante che dipende dal background familiare e, dunque, dalle condizioni socioeconomiche di partenza.