Autore: Camillo Giuliani

  • Ospedale a Vaglio Lise, Caruso: «Pronto entro la fine del mio mandato»

    Ospedale a Vaglio Lise, Caruso: «Pronto entro la fine del mio mandato»

    Eppur si muove. Franz Caruso ha voluto ribattere a quanti da mesi lo accusano di un sostanziale immobilismo con una conferenza stampa sul nuovo ospedale di Cosenza da realizzare a Vaglio Lise. Durante l’incontro, però, la struttura sanitaria ha lasciato spazio a numerosi altri temi. Frecciate all’indirizzo di chi lo ha preceduto, promesse su una città che dovrebbe trasformarsi da qui alla fine del mandato del sindaco eletto in autunno.

    Ora toccherà aspettare per sapere se alle parole seguiranno fatti concreti. Gli impegni presi al cospetto dei giornalisti, d’altra parte, non sono semplici da rispettare, a partire proprio da quello sul nuovo ospedale a Vaglio Lise. Per il sindaco Caruso sarà pronto entro la fine del suo mandato. Quattro anni e mezzo, dunque. E poco importa che lo studio di fattibilità consegnato ai presenti parli di 14-15 semestri necessari tra iter burocratico e lavori veri e propri per vedere l’opera al completo.

    ospedale-vaglio-lise-studio-fattibilita
    Il cronoprogramma riportato nello studio di fattibilità

    L’Annunziata cambia pelle

    Di tempo quindi, a quanto pare, ne basterà meno per siglare l’Accordo di programma quadro con Regione e Ministero della Salute, convocare e chiudere la conferenza dei servizi, affidare la progettazione definitiva, quella esecutiva e i lavori, completare il nuovo ospedale. E cosa comporterà il trasloco del nosocomio in un altro quartiere? Un bel po’ di cose. La vecchia Annunziata sarà in parte demolita (non il plesso del ’39) per trasformarsi in una Cittadella della Salute destinata a ospitare uffici, pazienti oncologici e lungodegenti, con una bella iniezione di verde nell’area attualmente occupata dai reparti più “moderni”. Così facendo, si eviterà di depauperare la parte Sud della città risparmiando i costi extra che un nuovo ospedale nella franosa Contrada Muoio – la soluzione auspicata dall’ex sindaco Mario Occhiuto e suo fratello Roberto – avrebbe comportato per le casse pubbliche.

    ospedale-cosenza-giovane-mamma-salvata-medici-neurochirurgia
    L’ingresso dell’ospedale dell’Annunziata a Cosenza

    Le ragioni dell’Ospedale a Vaglio Lise

    Vaglio Lise invece, ha ripetuto a più riprese Caruso, appare come la soluzione ideale. Il quartiere, innanzitutto, è baricentrico rispetto al resto della provincia e dell’area urbana. Gli investimenti milionari per l’ospedale ridisegneranno la zona in meglio, portando investimenti anche privati che potrebbero finalmente completare il ricongiungimento (con relativa riqualificazione) tra via Popilia e il resto di Cosenza. Parte della superstrada verrebbe interrata per far spazio a verde pubblico, l’ospedale sorgerebbe in un’area pianeggiante (coi risparmi che ne conseguono) sulla falsariga di quelli di recente costruzione a Siracusa, Andria e Pordenone. E la questione espropri parrebbe già risolta o quasi

    Rispunta la metro

    Così facendo riacquisterebbe forse un senso anche l’idea di andare avanti con la realizzazione della metro. Non è un caso che che nelle slide mostrate in conferenza stampa siano spuntati riferimenti a una linea tranviaria che ricorda tanto la maxi opera attualmente in sospeso. Anche le Autolinee si sposterebbero per trovare posto nei dintorni del nuovo ospedale di Cosenza, decongestionando così il centro città dal traffico dei mezzi pesanti extraurbani.

    Ospedale ad Arcavacata di Rende? No, Unical a Vaglio Lise

    E le rivendicazioni di Rende, tornata a chiedere che la struttura sanitaria sorga nei pressi dell’Unical? «Farebbero perdere altri 20 anni, dopo quelli già persi da quando si parlava di realizzare il nosocomio a Mendicino», replica Caruso. Che con Arcavacata – e l’Inrca – vuole invece realizzare un centro di ricerca specializzato in virologia nel nascituro complesso di Vaglio Lise. E magari lavorare perché l’ateneo si doti di una facoltà di Medicina «autonoma» e non a metà con la Magna Graecia di Catanzaro, argomento principe (Principe?) del dibattito anti Vaglio Lise sull’altra sponda del Campagnano.

    L’ospedale, taglia corto il sindaco bruzio, sorgerà a Cosenza: «Non è in discussione farlo fuori dal capoluogo». E Roberto Occhiuto, sostenendo questo progetto «tecnico e politico», potrà passare alla storia proprio come il podestà che realizzò “la prima Annunziata” nel Ventennio. Il paragone farà senz’altro piacere alla parte più nostalgica della maggioranza in Regione.

    Sanità: non c’è solo l’ospedale a Vaglio Lise

    Ma non ci saranno solo la Cittadella della Salute e l’ospedale popiliano nella nuova Sanità cosentina. A via Bendicenti, nell’attuale sede della polizia municipale, dovrebbe trovar posto una casa/ospedale di comunità, a tutto vantaggio del centro storico. E i vigili dove finiranno? Le ipotesi in campo sono diverse: da quella – con tanto di protocollo d’intesa con le Ferrovie siglato nell’ormai lontano 2012 – che li vorrebbe nella stazione ferroviaria di Vaglio Lise, alla caserma accanto a San Domenico, passando per le alternative su via degli Stadi o alle Casermette di via Panebianco. I diretti interessati pare preferiscano il centro città, anche per questioni d’immagine.

    «La città fa schifo»

    Cosenza, insomma, parrebbe destinata a cambiare parecchio. Nel frattempo però, parola di Caruso stesso, la città «fa schifo per quanto è sporca». Gli appalti per la pulizia, d’altra parte, con Ecologia oggi e le cooperative li ha firmati il sindaco che lo ha preceduto, ma l’attuale primo cittadino promette di mettere mano ai prossimi, visto che gli accordi sono prossimi alla scadenza, per ottenere risultati migliori. «Anche con l’aiuto dei cittadini» che finora hanno avuto meno a cuore la raccolta differenziata.

    Allarme debiti

    Certo, bisognerà barcamenarsi tra i problemi economici di Palazzo dei Bruzi per garantire servizi efficienti. E il compito si preannuncia più arduo del previsto. Nei prossimi giorni toccherà approvare il consuntivo 2021 – «l’ultimo della precedente amministrazione, dal preventivo 2022-2024 ci sarà il primo davvero nostro, chiaro e vero, e che non siamo costretti ad approvare». Sul groppone ci sarà un disavanzo maggiore delle ottimistiche previsioni iniziali: 23 milioni e rotti di rosso, contro i 17 ipotizzati prima che i revisori chiedessero di correggere il tiro.

    Un dato «allarmante», ma che paradossalmente, ha sostenuto Caruso, potrebbe essere un vantaggio. Un deficit sotto i 22 milioni avrebbe costretto l’amministrazione a ripianare tutto in 5 anni. Superata quella soglia, invece, il tempo a disposizione raddoppierà.
    Il tempo in più basterà a consegnare per sempre al passato «la città delle transenne e dei cantieri mai chiusi»? Ai posteri l’ardua sentenza.

  • Pallone d’Oro a Davide Dionigi: Wikipedia dà fiducia a Guarascio

    Pallone d’Oro a Davide Dionigi: Wikipedia dà fiducia a Guarascio

    [responsivevoice_button voice=”Italian Male” buttontext=”ASCOLTA L’ARTICOLO”]

    Non avrà inanellato grandi successi – pur difendendosi egregiamente con gli esoneri – in panchina finora, questo è certo. Ma Davide Dionigi un record può vantarlo (almeno per un po’): è l’unico giocatore di serie B ad aver vinto il Pallone d’Oro. Questo secondo la più nota delle enciclopedie online: Wikipedia. Qualche buontempone nel pomeriggio di oggi ha infatti messo mano alla voce relativa all’allenatore che Eugenio Guarascio ha voluto per guidare il Cosenza nella prossima stagione. I tifosi mugugnano per il curriculum da tecnico dell’ex bomber della Reggina? Un modo per farli ricredere prima che tocchi riuscirci ai risultati sul campo forse c’è.

    davide-dionigi-pallone-doro
    La pagina di Wikipedia su Davide Dionigi

    L’Italia da Pallone d’oro: dopo Cannavaro, Davide Dionigi

    E così, con buona pace di France Football che assegna il premio ogni anno, l’ex attaccante amaranto si è ritrovato nella lista dei più grandi del calcio europeo. Dopo Rivera, Rossi, Baggio e Cannavaro l’Italia ha scoperto un Pallone d’oro in più tra i suoi campioni, Dionigi. L’unico calciatore, tra l’altro, ad aggiudicarselo militando in serie cadetta. Non ce l’aveva fatta nemmeno Gheorghe Hagi, il Maradona dei Carpazi, nel suo periodo bresciano tra una parentesi al Real Madrid e una al Barça.

    Leo Messi e i suoi sette Palloni d’Oro, nessuno vinto giocando in squadre di serie B

    L’altro neo rossoblù, il ds Gemmi, nel presentare gli obiettivi per la prossima stagione e l’erede di Bisoli, aveva appena detto in conferenza stampa che c’è voglia di stupire i tifosi. Nessuno avrebbe mai potuto aspettarsi che di lì a pochi minuti Davide Dionigi avrebbe vinto un Pallone d’Oro (alla carriera?). L’unica sorpresa maggiore per i tifosi potrebbe essere vedere il Cosenza in ritiro con una rosa già completa o quasi, a questo punto. Ma i bookmakers ritengono più probabile che torni prima alla normalità la voce di Wikipedia sul mister dei Lupi.

  • Caos fitti: l’Asp di Cosenza prova a fermare il salasso

    Caos fitti: l’Asp di Cosenza prova a fermare il salasso

    [responsivevoice_button voice=”Italian Male” buttontext=”ASCOLTA L’ARTICOLO”]

    L’Asp di Cosenza è pronta a lasciare tutti gli immobili che prende in affitto sul territorio provinciale. Quella dei cosiddetti fitti passivi, d’altra parte, è questione che da tempo occupa le cronache locali. Nella sola Area Cosenza (una delle 5 accorpate dopo lo scioglimento delle vecchie Asl) stando agli ultimi dati disponibili l’Azienda sanitaria ha sborsato un milione e 660mila euro circa ogni anno. Solo tra Cosenza (21 immobili per oltre 820mila euro di spesa), Rende (8 immobili) e Castrolibero (2) nel 2020 si sfiorava il milione e mezzo di euro.

    Nella stessa conurbazione, l’Asp dava in affitto tre immobili incassando circa 260mila euro ogni dodici mesi. Le proporzioni tra uscite ed entrate non erano da meno in altre zone. A Rossano-Corigliano le prime ammontavano a circa 635mila euro, a fronte di 30mila euro in ingresso. A Castrovillari i 14mila euro incassati con l’affitto del bar nell’ospedale erano ben poca cosa rispetto ai circa 186.500 che l’Asp di Cosenza sborsa ogni anno per affittare 8 immobili.

    L’Asp di Cosenza e i fitti passivi: il dossier di Guccione

    Ma il problema dell’Asp con i fitti passivi, già evidente nei numeri, non si ferma qui. Era settembre del 2020 quando l’allora consigliere regionale Carlo Guccione rese pubblici con un dossier i risultati di una sua ispezione all’Ufficio Patrimonio. Nel documento del democrat c’era una formula che ricorreva sempre: «Dai documenti in atti non si rileva alcun dato riguardo ai “contratti di fitto” e, pertanto, nulla emerge circa la data di stipula, la data di scadenza, la clausola del rinnovo e l’adeguamento del canone». Con una piccola aggiunta nel caso si trattasse di terreni e non di fabbricati: «e la loro destinazione urbanistica».

    asp-cosenza-e-fitti-passivi-tagli-arrivo-dopo-anni-sperperi
    L’ex consigliere e assessore regionale Carlo Guccione, autore del dossier sui fitti passivi

    La task force di La Regina

    Quella denuncia – Guccione inviò tutto anche alla Corte dei Conti – pare aver smosso le acque, seppur in ritardo. Nella primavera dello scorso anno il neo commissario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina, istituì un gruppo di lavoro. Aveva un unico compito: cercare di sbrogliare la matassa dei fitti passivi con una ricognizione completa e razionalizzare la spesa. Compito non semplice, considerato che – al momento di fare un resoconto dopo otto mesi di attività – la mini task force ha risposto chiedendo rinforzi.

    Sicurezza non garantita e carenze strutturali

    Seppure in pochi, però, i controllori scelti da La Regina a una conclusione erano già arrivati: gli immobili sono «non utilizzati in maniera efficiente e conveniente sotto il profilo economico». Ma, ancor più grave, presentano «criticità in merito alla sicurezza e alla carenza dei requisiti minimi strutturali». Dulcis in fundo, permangono i problemi «in merito al contenuto dei contratti». Insomma, sono fuori legge, tant’è che tocca «ricondurre i contratti di locazione passiva in linea con la vigente normativa in materia».

    asp-cosenza-e-fitti-passivi-tagli-arrivo-dopo-anni-sperperi
    Uno stralcio della delibera dell’Asp di Cosenza

    La soluzione? Rescinderli tutti. Subito dopo, andare alla ricerca di nuovi spazi, possibilmente di proprietà di altri Enti pubblici per risparmiare. O, in alternativa, sedersi con gli attuali locatori per ridiscutere dell’intera faccenda su basi differenti dal passato. Già, tutti quelli che in questi anni hanno incassato affittando immobili a condizioni misteriose avranno sei mesi di tempo dalla ricezione della comunicazione di recesso già approvata dal fresco erede di La Regina, Antonio Graziano, per convincere l’Asp a non andare via.

    Fitti passivi: l’ultimatum dell’Asp di Cosenza

    Per riuscire nell’impresa dovranno fornire entro 30 giorni le visure catastali e planimetriche degli immobili attualmente in locazione e una copia del contratto in corso che ne attesti l’avvenuta registrazione. In più, toccherà loro dirsi disponibili a uno sconto sul canone, adeguandolo ai valori medi di mercato ed escludendo la clausola di aggiornamento Istat da contratti che potranno avere una durata massima di sei anni (rinnovabili). Infine, soprattutto, adeguare le strutture alla normativa vigente. Senza impianti a norma, condizioni minime di sicurezza, corrispondenza delle destinazioni d’uso e conformità edilizia-urbanistica, addio al gruzzoletto garantito dall’Asp.

    Sei mesi dopo…

    L’Azienda sanitaria, così, almeno inizierà a risparmiare qualcosa. In fondo, prima o poi, dovrebbe arrivare la fantomatica e pluriannunciata Cittadella della Salute ad accorpare tutti gli uffici della Sanità locale nell’attuale Annunziata con la nascita dell’altrettanto pluriannunciato nuovo Ospedale. Dove si svolgeranno da qui a sei mesi le attività oggi ospitate negli immobili a rischio recesso, nel caso l’addio si concretizzi, resta invece un mistero.

  • Mancini Stecchino e l’Occhiuto smemorato

    Mancini Stecchino e l’Occhiuto smemorato

    [responsivevoice_button voice=”Italian Male” buttontext=”ASCOLTA L’ARTICOLO”]

    «Non gli somiglia per niente». Da ieri mattina Cosenza su Facebook sembra il remake di Johnny Stecchino. La statua in onore di Giacomo Mancini ha messo in pausa per qualche ora virologi ed esperti di geopolitica: largo alla critica d’arte. Impietosa, come spesso l’expertise di settore non riesce ad essere.

    «Era più alto», «Ha un’espressione troppo severa», «Dà le spalle al Comune e al centro storico dove abitava»: «Guarda verso Rende»: sono solo alcune delle invettive all’indirizzo del monumento in onore del Vecchio Leone. Che comunque, già beatificato in vita, da ieri si è trasformato in feticcio di culto (laico, ma non troppo) con cosentini in fila per farsi un selfie “insieme” al metallico politico defunto, bello o brutto che sia. L’amore è cieco.

    Il bue e l’asino

    Degna di nota la stoccata dell’ex sindaco Mario Occhiuto al suo successore Franz Caruso. «In epoca contemporanea, tranne che nei regimi, si fa poco uso di busti e statue celebrative», ha malignato l’architetto tra una bordata alla nuova amministrazione e un ricordo – nell’attesa di eventuali sculture postume in suo onore – autocelebrativo.

    Un po’ come vedere Filini contestare un congiuntivo fuori posto al proprio interlocutore: l’aver fatto pagare al Comune, quando a Palazzo dei Bruzi comandava Occhiuto medesimo, decine e decine di migliaia di euro per una statua celebrativa di Alarico – sulla cui figura quegli odiatori degli storici sono concordi: pare proprio aver fatto meno di Mancini per la città – diventa trascurabile dettaglio nel sempre fecondo dibattito politico nostrano.

    Nuove e vecchie colonne

    Le polemiche estetiche sulla statua, però, hanno ceduto presto il passo ad altre questioni. Già stamane il dibattito si è spostato sulla via del socialismo. Che con la politica c’entra poco, trattandosi dei 50 metri di strada riaperta davanti alle scuole “Pizzuti” e “Zumbini” dal sindaco fedele al garofano rosso. Non ci voleva Nostradamus per immaginare che con la riapertura dei due istituti dopo la pausa per la Fiera di San Giuseppe/Francesco sarebbero tornate le auto incolonnate. C’erano anche prima con la piazzetta demolita e prima ancora che quest’ultima venisse realizzata. Ma la rete si è ritrovata invasa da istantanee sul consueto traffico quasi fossimo di fronte a una sorpresa epocale.

    Auto incolonnate alle 8.30 di stamattina nel tratto che ospitava piazza Rodotà prima della riapertura

    Simboli di Cosenza

    Un monumentino, a questo punto, lo meriterebbe forse anche il Genitore Ignoto, il primo ad essersi fermato in barba ai divieti nel rinnovato tratto per far scendere i pargoli evitando loro la fatica di un metro a piedi in più. Un simbolo di Cosenza anche lui, a suo modo. Quasi quanto Mancini e il gusto per la polemica.

  • Palazzo dei Bruzi, fantasmi in Giunta: record di atti annullati

    Palazzo dei Bruzi, fantasmi in Giunta: record di atti annullati

    [responsivevoice_button voice=”Italian Male” buttontext=”ASCOLTA L’ARTICOLO”]

    Nove delibere di Giunta nello stesso giorno tutte annullate, con ogni probabilità, a Cosenza non si erano mai viste finora. Ma per tutto c’è una prima volta e a intestarsi il record sono Franz Caruso e i suoi assessori. Sono loro i protagonisti di una seduta (e dei relativi atti) che, forse perché si è svolta l’1 aprile, sembra quasi uno scherzo. Se finora i cittadini conoscevano concetti come il silenzio-assenso adesso dovranno confrontarsi con uno ben più all’avanguardia: i presenti-assenti.

    La Giunta del primo aprile a Cosenza

    Ma torniamo alla Giunta dell’1 aprile, perché quel giorno a Palazzo dei Bruzi c’era parecchio di cui parlare. Tant’è che di sedute se ne sono tenute due, una la mattina e l’altra il pomeriggio. Gli argomenti all’ordine del giorno erano, appunto, nove:

    • il programma della Fiera di San Giuseppe 2022
    • il regolamento sugli oneri di urbanizzazione
    • la firma di un protocollo green
    • gli scuolabus
    • gli interventi contro il rischio frana a via Petrarca
    • la gestione del canile
    • la donazione di una statua in ricordo delle vittime dei bombardamenti del ’43
    • l’attivazione del tempo pieno in un grosso istituto scolastico cittadino
    • la necessità di un prelievo inatteso di circa 350.000 euro dalle (magre) riserve comunali.

    Presenti e assenti

    In sala c’è anche il neo segretario generale Virginia Milano, oltre a buona parte degli assessori. Nell’elenco dei partecipanti in ognuna delle nove delibere che produrrà la seduta si legge che a mancare sono solo Maria Teresa De Marco e Francesco Giordano. Gli altri otto – Franz Caruso incluso – stando alla lista rispondono tutti «presente» all’appello, anche se un paio collegandosi via internet da altrove. I due in videoconferenza sono Massimo Battaglia e il vice sindaco Maria Pia Funaro. O, meglio, sarebbero. Dieci giorni dopo dall’albo pretorio si apprende che in realtà Battaglia era assente. E che in sala – tantomeno in collegamento – non c’era neanche Veronica Buffone.

    I presunti presenti

    Gli assessori scomparsi

    Tutto sbagliato, tutto da rifare quindi. La Buffone in sala potrebbe essere stata un ologramma capace di ingannare i colleghi. O, più semplicemente, la X nella sua casella è finita per sbaglio su “presente”, può capitare. Battaglia potrebbe aver finto di partecipare da principio, per poi spegnere webcam e microfono e dedicarsi ad altro, salvo venire scoperto o confessare a distanza di giorni. Se una X al posto sbagliato, poi, può capitare, perché non due? Nel secondo caso, però, si accompagna alla scritta «Si precisa che il Vice Sindaco Maria Pia Funaro e l’Assessore Massimiliano Battaglia partecipano alla seduta in video-conferenza, ai sensi dell’art. […]» e l’ipotesi della crocetta fuori posto perde un po’ di credibilità.

    Giunta, Consiglio e regole anticovid a Cosenza

    L’assessore allora, forse, potrebbe essere assente per un’altra ragione: con la fine dello stato d’emergenza il 31 marzo dovrebbe venir meno la possibilità di partecipare alle Giunte da remoto. Per il Consiglio comunale e le commissioni consiliari è così, lo aveva comunicato il presidente dell’aula Catera, Giuseppe Mazzuca, ai colleghi il 29 marzo. Permettere la Giunta (una dozzina di partecipanti, burocrati inclusi) a distanza e obbligare al Consiglio (una quarantina abbondante di politici a cui aggiungere uscieri, funzionari, municipale, giornalisti, eventuale pubblico) in presenza nello stesso comune dà l’idea del controsenso. L’assenza di Battaglia “perché in collegamento dopo il 31 marzo” parrebbe più plausibile, quindi.

    Non c’è due senza tre?

    Fatto sta che una raffica di annullamenti si abbatte sulle delibere del primo aprile. Tutti riportano come motivazione l’utilizzo di una «dicitura errata». Per rimarcare il concetto, nel caso non si capisca, gli uffici ci inseriscono pure qualche refuso extra: «assessori M. Battaglia e V. Buffone solo (sic) assenti», «in quanro asessori (sic) M. Battaglia e V. Buffone solo assenti». Fino al capolavoro: «annullato per dicitura errata assesssori (sic) M.Battaglia e», con Buffone scomparsa di nuovo. E pazienza se gli assenti erano di più e uno di loro era dato per presente.

    Se fosse davvero stata la partecipazione a distanza a non valere per Battaglia, infatti, allora sarebbe stata assente (almeno in teoria) anche Funaro, collegata da remoto come il collega secondo i documenti. Fosse così, andrebbero annullati pure gli annullamenti. E annullare l’annullamento di un atto non farebbe tornare valido l’atto stesso? A quel punto toccherebbe anche annullare le nove delibere approvate oggi per sostituire le vecchie? Sembra roba da Le 12 fatiche di Asterix. Ma ci scapperebbe l’ingresso nel Guinness dei primati.

    La realtà è un’altra ancora. Innanzitutto, alle sedute non ha mai partecipato nessuno in video-conferenza, né la mattina né il pomeriggio. Durante la prima, in cui si è parlato di tutto tranne della Fiera, c’erano tutti fisicamente, tranne De Marco e Giordano. Alla seduta del pomeriggio, invece, mancavano in quattro: gli assenti di qualche ora prima, più Battaglia e Buffone. E Funaro era presente sul posto entrambe le volte, anche se nelle motivazioni degli annullamenti nessuno ha ritenuto di citare l’errore che la faceva figurare in videoconferenza. Questa l’ultima versione ufficiale sull’albo pretorio, stando alle delibere ripubblicate. A meno che non annullino anche quelle, s’intende.

  • Provincia di Cosenza: tra moglie e marito… l’incarico è servito

    Provincia di Cosenza: tra moglie e marito… l’incarico è servito

    [responsivevoice_button voice=”Italian Male” buttontext=”ASCOLTA L’ARTICOLO”]

    Chi tra i due comandi in casa non è dato sapere, ma nella Provincia di Cosenza sarà Rosaria Succurro a farlo e Marco Ambrogio dovrà rispondere ai suoi ordini. In piazza XV Marzo è in arrivo un nuovo collaboratore per la neo presidente. Dovrà supportarla nella «attuazione delle linee programmatiche di governo». È «una figura professionale esterna di adeguata esperienza e competenza in tale ambito» e lavorerà «a titolo gratuito». Il prescelto? L’avvocato Marco Ambrogio – sempre che accetti – ossia il legittimo consorte della presidente stessa. Un bell’incarico fiduciario alla faccia di chi dice che le mogli non dovrebbero fidarsi dei mariti.

    Dalla rivalità all’amore

    Galeotto fu Mario Occhiuto e chi lo elesse: è stato proprio l’architetto cosentino a fare entrare in politica l’attuale sindaca di San Giovanni in Fiore, chiamandola nella sua Giunta a partire dal 2011. Fino a pochi mesi prima, tra gli assessori dell’amministrazione di centrosinistra sconfitta da Occhiuto alle elezioni, c’era proprio Marco Ambrogio. Che così si ritrovò all’opposizione da capogruppo del Pd, con piglio battagliero. Almeno per i primi tempi. Poi l’amore prevalse sulla politica e Ambrogio sposò in seconde nozze Rosaria Succurro.

    Succurro e Ambrogio: insieme al Comune, insieme alla Provincia

    provincia-cosenza-succurro-ambrogio
    L’ingresso del Palazzo della Provincia in piazza XXV Luglio a Cosenza

    Nel successivo mandato di Occhiuto, l’ex giovane rampante dei dem di combattere, pur sedendo sempre all’opposizione, pareva avere meno voglia. Un eventuale assessore con cui litigare, d’altra parte, a quel punto lo aveva in casa. Mise da parte anche le mai sopite velleità da aspirante numero uno di Palazzo dei Bruzi. D’altronde, quando i sangiovannesi avevano eletto la moglie alla guida del Comune anche il marito aveva lasciato le dilette colline donnicesi per seguire come un’ombra l’amata sui monti silani. I due sono inseparabili e ora, con sia Succurro che Ambrogio alla Provincia , a San Giovanni in Fiore qualche detrattore già maligna su chi farà il sindaco nei giorni in cui mancheranno, visti i nuovi impegni cosentini, entrambi gli attuali.

  • Lamezia, l’aeroporto diventa porno

    Lamezia, l’aeroporto diventa porno

    All’aeroporto di Lamezia per il porno. È la nuova idea di qualche buontempone con ottime conoscenze informatiche, che si è preso la briga di hackerare il sito dello scalo principale della Calabria per aggiungere qualche informazione nuova. E chissà che non attragga più turisti di quelli arrivati grazie allo spot girato da Muccino.

    lamezia-aeroporto-turisti
    Non solo spiagge, parchi o arte in Calabria: l’importanza di avere un aeroporto internazionale

    Stando alla nuova versione della pagina web, infatti, Lamezia «ha molti luoghi di interesse e attrazione turistica». E infatti si è dotata «di un aeroporto internazionale che faciliti l’arrivo di porno turisti da qualsiasi parte del mondo». Mica possiamo lasciare l’intero mercato alla Thailandia o qualche stato del Centro o Sud America. Poi non è detto che da un’altra parte si riescano a trovare «chioschi, freeshop e negozi di articoli da regalo youporn per acquistare quei prodotti o dettagli che hai dimenticato». La memoria a volte gioca brutti scherzi, meglio non rischiare, no?

    Senza contare che ci sono i servizi – o, forse, i servizietti a questo punto – aggiuntivi. La pagina modificata del sito dell’aeroporto di Lamezia spiega che a disposizione dei viaggiatori ci sono «telefoni pubblici, posta, punti informazioni». Ma, soprattutto, «sale pornhub VIP», che per ingannare il tempo prima della partenza potrebbero rivelarsi più attrattive dei soliti bar e negozietti di souvenir.

    lamezia-aeroporto-servizi
    Neanche l’aeroporto di Bangkok offre servizi aggiuntivi come quelli dello scalo lametino

    «Senza dubbio, questo aeroporto ha le caratteristiche necessarie per assistere e fornire un servizio di eccellente qualità ai viaggiatori», si legge ancora. Se la nuova Sacal a gestione pubblica sarà in grado di confermarlo non è detto. In qualsiasi caso per i viaggiatori in cerca di altri servizi c’è sempre la vecchia provinciale nei dintorni di Lamezia stessa. Lì parte delle novità previste per lo scalo dal sito sono in funzione da diversi anni ormai e in bella vista. A occuparsene, tante ragazze disperate ai bordi della strada, in abiti succinti e pose inequivocabili.

    lamezia-aeroporto-perugia
    Se da Lamezia ci si vuol spostare verso la “vicina” Perugia…
  • Amalia Bruni e il giudice, le affinità “elettive”

    Amalia Bruni e il giudice, le affinità “elettive”

    «Questo popolo di santi, di poeti, di navigatori, di nipoti e di cognati…» scriveva Ennio Flaiano degli italiani e la frase sembra ancora calzare a pennello, decenni dopo, per una vicenda che riguarda Amalia Bruni. La giudice Francesca Garofalo, presidente di sezione civile al Tribunale di Catanzaro, è stata anche la presidente del collegio giudicante del ricorso di Annunziato Nastasi (M5S) sulla presunta ineleggibilità della Bruni, rigettato con una ordinanza dello scorso 14 febbraio, depositata dieci giorni dopo. Amalia Bruni è rimasta in Consiglio regionale, il pentastellato ha dovuto pagare circa 3.250 euro di spese legali.

    ordinanza-amalia-bruni

    Commensali abituali

    Le motivazioni dietro quest’esito sono materia per giuristi. Qualche perplessità sulla composizione del collegio potrebbe non essere peregrina, però. Perché, anche di fronte a decisioni pienamente legittime, esistono questioni di opportunità. I magistrati, infatti, devono astenersi dai processi in determinati casi, tra cui quello in cui il giudice o il coniuge sia “commensale abituale” di una delle parti di causa. Ossia quando il magistrato abbia con la parte una frequenza di contatti e di rapporti tale da far dubitare della sua serenità di giudizio.

    La giudice Garofalo è di Lamezia Terme. Suo marito Fabrizio Muraca era nella lista “Oliverio Presidente” alle elezioni regionali del 2014 e ottenne 2.313 voti. Un anno dopo ci riprovò alle Comunali di Lamezia Terme nella lista del Pd, racimolando 363 preferenze personali. Il “suo” candidato sindaco era il dottor Tommaso Sonni, marito di Amalia Bruni.

    muraca-amalia-bruni
    Il santino di Fabrizio Muraca, marito della giudice Garofalo, candidato a sostegno del marito di Amalia Bruni

    Una lunga sfilza di cognati

    Fratello di Fabrizio Muraca e, quindi, cognato della Garofalo è Pierpaolo Muraca. Nel 2010 nella lista del Pd a sostegno di Gianni Speranza ha raccolto un bottino di 390 preferenze personali. Nella medesima lista era diventata consigliera comunale con 315 voti Aquila Villella, cognata di Amalia Bruni (ha sposato il fratello, Mimmo Bruni) e candidata alle ultime Regionali in suo sostegno sempre nella lista del Pd. Pierpaolo Muraca in quella stessa consiliatura divenne assessore comunale all’Ambiente.

    Fabrizio e Pierpaolo hanno una sorella, Maria Gabriella. Genealogista, rientra nel personale dell’associazione per la ricerca neurogenetica che ha Sonni come tesoriere e sua moglie Amalia Bruni nel comitato scientifico. Il marito di Maria Gabriella Muraca, quindi cognato anch’egli della giudice Francesca Garofalo, è il dottor Raffaele Maletta. Quest’ultimo fa parte dell’equipe di medici del Centro regionale di Neurogenetica diretto da Amalia Bruni.

    Meglio astenersi su Amalia Bruni?

    Con tutti questi incroci (e cognati) di mezzo, insomma, e in una città che per popolazione non compete certo con New York è difficile non pensare che l’ex sfidante di Roberto Occhiuto e Francesca Garofalo possano corrispondere all’identikit di commensali abituali o che ragioni di convenienza avrebbero potuto spingere il magistrato ad astenersi dal giudizio in questione. Ma anche i potenziali conflitti d’interessi in Calabria sono abituali e nessuno ha dato loro peso.

  • Asp di Cosenza, risparmio vietato: lo scandalo mense prosegue ancora

    Asp di Cosenza, risparmio vietato: lo scandalo mense prosegue ancora

    Il buco milionario nelle casse dell’Asp di Cosenza non è nemmeno quantificabile. L’ultimo bilancio approvato, sotto inchiesta della Procura che ipotizza numerosi falsi nella stesura del documento contabile, risale ormai a cinque anni (e otto commissari) fa. Una certezza però c’è: anche quest’anno si sborserà molto più di quanto accade nel resto della Calabria per i pasti dei degenti. La conferma arriva dall’albo pretorio dell’Azienda sanitaria provinciale, con due determine (la 140 e la 143) pubblicate nei giorni scorsi. Che confermano come la necessaria guerra agli sprechi per risanare i conti sia ben lontana dall’essere vinta. O, forse, combattuta.

    Due gare vecchie di quindici e più anni

    I due atti in questione riguardano, infatti, quella che, più che una gara, sembra una “maratona d’appalto” dal traguardo lontanissimo. Per comprendere meglio, però, bisogna fare un passo indietro e tornare al biennio 2006-2007. In Calabria la sanità territoriale è ancora materia per le Asl, destinate di lì a poco all’inglobamento nelle attuali macro aziende provinciali. In quegli anni si concludono due gare per la fornitura dei pasti ai degenti. La prima (2006) riguarda l’ospedale di Acri e se l’aggiudica la Orma, la durata del servizio prevista dal bando è di 36 mesi più altri 24 eventuali. Di mesi da allora ad oggi ne sono passati quasi 200, ma Orma – o, meglio, Eurorist, che ne ha rilevato il ramo d’azienda interessato – è ancora lì, proroga dopo proroga, in attesa di una nuova procedura d’appalto.

    L’ospedale di Acri

    Da Rossano a tutta la provincia

    La seconda, seppur successiva, ha implicazioni ancora maggiori sulle disastrate finanze dell’Asp. Stavolta siamo nell’ex Asl di Rossano, l’anno è il 2007. Ad aggiudicarsi la gara è una big del settore, la Siarc dell’ex presidente del Catanzaro Pino Albano. Anche qui la durata prevista da principio nel contratto è al massimo di cinque anni e, come nel caso precedente, il rapporto è ancora in essere dieci anni dopo la sua scadenza naturale. Con una differenza però: grazie a quell’aggiudicazione relativa alla sola area jonica, la Siarc si è vista assegnare anno dopo anno – senza, dunque, ulteriori procedure concorrenziali ad evidenza pubblica – i pasti per tutti gli altri ospedali (tranne Acri) di competenza dell’Asp di Cosenza.

    Non ci sono più addetti interni per le mense di Castrovillari e Lungro? Si allarga il contratto alla Siarc. Il problema si ripropone a Paola e Cetraro? Riecco la Siarc, e pazienza se i pasti vengono preparati a Castrolibero, cittadina confinante con Cosenza e a decine di km di distanza dai due ospedali. All’elenco si aggiungono progressivamente la Casa albergo di Oriolo, l’Hospice di Cassano allo Jonio, il Centro Dialisi di Cosenza e il Centro Salute mentale di Montalto Uffugo, i presidi ospedalieri di San Giovanni in Fiore, Trebisacce e Praia a Mare. Tutto senza mai una gara e a prezzi che nulla hanno di concorrenziale, anzi.

    Reggio e Catanzaro risparmiano, l’Asp di Cosenza no

    Mentre via Alimena va avanti a colpi di proroga, infatti, la Regione prova a mettere a bando la fornitura dei pasti per tutti gli ospedali calabresi. Siamo già nel 2015 quando arrivano le prime aggiudicazioni: al Pugliese-Ciaccio di Catanzaro il cibo per ciascun paziente costerà da quel momento 10,99 euro netti, al Bianco-Morelli di Reggio si scende fino a 9,22. Siarc, che si era aggiudicata la vecchia gara del 2006 con un’offerta da 11,80 euro (Iva esclusa) a degente, nel frattempo è arrivata a chiederne 13,397 oltre Iva a Paola e Cetraro. Dove doveva restare per soli sei mesi del 2015 e dove è ancora oggi a tariffe immutate. Quei pochi euro di differenza, moltiplicati per i 365 giorni di ogni anno extra trascorso e tutti i pazienti transitati dalle strutture sanitarie del Cosentino, diventano milioni di euro che si potevano risparmiare.

    Poco importa che, anche di recente, la Corte dei Conti abbia bacchettato via Alimena spiegando che la proroga è «un istituto di carattere eccezionale e ad utilizzo estremamente circoscritto, non potendo rappresentare il rimedio ordinario per sopperire a ritardi e disfunzioni organizzative». O che abusarne si traduca, sempre secondo i magistrati, in potenziali «illegittimità» o, peggio, un «danno erariale».

    Il pasticcio del bando

    In realtà la vecchia gara della Regione, tra i vari lotti, prevedeva anche le forniture per Cosenza. Solo che quella parte del bando si è conclusa con un annullamento in autotutela da parte della Cittadella. Il Consiglio di Stato, infatti, aveva stangato la procedura valutandola «se non contraddittoria, quanto meno ambigua ed equivoca e, di conseguenza, tale da indurre in errore il concorrente nella formulazione dell’offerta». «Il bando – precisavano i giudici – non fa alcun cenno alla possibilità di proroga, il disciplinare la prevede in via eventuale e la fissa in un anno, il capitolato speciale la prevede come mera facoltà per la stazione appaltante per un periodo non tassativamente determinato, che può arrivare fino ad un anno». Insomma, un pastrocchio, curiosamente relativo al solo lotto cosentino, da risolvere con una nuova gara e un bando scritto a modo.

    L’Asp di Cosenza e i commissari in fuga

    Prima che si capisca chi, tra la Regione e l’Asp di Cosenza, debba organizzare il nuovo tentativo però passano, complici alcune modifiche normative a livello statale, altri cinque anni. Anni in cui a Cosenza si spendono circa 4 milioni di euro ogni dodici mesi per sfamare i pazienti. La nuova gara parte finalmente il 5 maggio 2020, la base d’asta soggetta a ribasso è di 2,7 milioni. C’è tempo fino al 30 ottobre per presentare le offerte, lo fanno in sei. Poi, il 22 dicembre dello stesso anno, l’Asp nomina la commissione giudicatrice. Tutto sembra andare finalmente per il meglio, ma dura meno di una settimana.

    sanita-calabrese-otto-commissari-per-restare-anno-zero-i-calabresi
    La sede dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza

    Tre giorni prima di Capodanno, sei dopo la nomina, arrivano le dimissioni del presidente della commissione, Guglielmo Cordasco, «per impedimenti personali». A breve distanza lo segue la componente Maria Marano «per impedimenti oggettivi». Così, a inizio marzo 2021, arrivano a sostituirli rispettivamente Antonio Figlino e Rosa Greco. Figlino, però, resiste poco più del suo predecessore e dà l’addio il 14 aprile, sempre «per impedimenti personali». Al suo posto arriverà, il 12 maggio, Maria Teresa Pagliuso. Nel frattempo l’Asp chiude il 2021 sborsando per i pasti tre milioni di euro, 300mila in più di quelli che pagherebbe all’eventuale aggiudicataria se anche questa incredibilmente non offrisse un centesimo in meno della base d’asta.

    Nuovi addii e proroghe

    E così si arriva alle delibere 140 e 143 dei giorni scorsi. Con la prima si riconferma uno stanziamento di tre milioni di euro per i pasti dei degenti anche per il 2022 nelle more della conclusione della gara in corso. Soldi che si divideranno le solite Siarc ed Eurorist, «cui si aggiungono per le dialisi del CAPT di San Marco Argentano e il Poliambulatorio di Amantea procedure negoziate con ditte a livello locale».

    La 143, invece, registra l’ennesimo addio alla commissione giudicatrice. Stavolta, sempre per «impedimenti personali», a lasciare la terna è la presidente Pagliuso. Dopo aver resistito 10 mesi in sella, cede il suo posto a Eugenio D’Amico. Tocca ricominciare, la strada verso l’aggiudicazione (e il risparmio) torna ad allungarsi, il buco nelle casse dell’Asp di Cosenza ad allargarsi. Coi soldi risparmiabili magari si potrebbero offrire più servizi ai cittadini. Ma poco importa, tanto paga Pantalone.

  • Quer pasticciaccio brutto di via Roma

    Quer pasticciaccio brutto di via Roma

    Comunque vada a finire, dello scontro sulla riapertura di via Roma in Misasi a Cosenza la vera vittima, più che bambini, residenti o commercianti, rischia di essere il senso del ridicolo. Resteranno agli annali i dettagli più coloriti, a partire da quelli – colorati – dei cartelli affissi alle recinzioni del cantiere dai soldatini in trincea per difendersi dal ritorno dalle auto promesso da Franz Caruso già in campagna elettorale. Quei «Sindaco pelato», la versione petalosa (pelatosa?) del più goliardico nomignolo Cap’i lampadina toccato in sorte a un suo recente predecessore in altri tempi, e qualche parolaccia extra – in cui si avverte l’improvvido zampino di qualche meno maturo ma più adulto suggeritore – sarebbero da liquidare con un sorriso.

    Scontri di piazzetta a via Roma

    Certo, i bambini le parolacce è meglio le evitino finché possono. Ma da qui ai comunicati ufficiali di qualche consigliere comunale per censurare l’episodio ce ne corre. Eppure è successo. Così come è successo che il sindaco socialista e di vedute storicamente ampie quanto la sua calvizie abbia chiesto la rimozione del dirigente scolastico Massimo Ciglio, reo di aver profanato il cantiere ancora inattivo per una simbolica difesa della piazzetta della discordia.

    Massimo Ciglio, megafono in mano, all’interno del cantiere

    La piega presa dalla disfida tra il preside barricadero, volto storico della sinistra cosentina, e il primo cittadino ricorda un po’ la Prima repubblica. Solo che i comunisti che mangiavano i bambini ora li vogliono addirittura far correre in libertà indurendone la carne. Mentre i socialisti, gaudenti per antonomasia della gauche italiana di un tempo, oppongono al divertimento il ritorno di un più austero cemento. Grande è la confusione sotto il cielo.

    Lo scivolone di Caruso

    Sorgerà il sol dell’avvenire riaprendo quei pochi metri di via Roma o tramonterà? O, ancora, forse le nuvole che lo hanno sempre coperto resteranno i bipartisan genitori fraccomodi che nel trafficatissimo orario di uscita delle scuole si piazzano beati in terza fila pur di evitare quattro passi in più con i diletti pargoli? Giusto nel frattempo lamentarsi dello scivolone di Caruso, come hanno fatto i docenti della scuola solidali col dirigente e molti cittadini che magari lo hanno pure votato perché via Roma la vorrebbero riaperta. O perché erano stufi delle accuse di lesa maestà con cui Palazzo dei Bruzi ha respinto negli scorsi dieci anni ogni critica e si sperava divenissero un ricordo.

    franz_caruso
    Il sindaco di Cosenza, Franz Caruso (foto A. Bombini) – I Calabresi

    A gongolare probabilmente è proprio il sindaco uscente Mario Occhiuto, artefice della piazzetta, che, dopo aver incassato nei giorni scorsi l’assoluzione da un corposo danno erariale attribuitogli, ora si starà godendo gli avversari di un tempo che prendono le parti di una sua creatura. E con una passione che negli anni scorsi non si è vista nell’invocare il ripristino dell’agibilità nella palestra della stessa scuola ribelle.

    Con quello forse, non ci sarebbero state le polemiche sulla piazza (o la piazza stessa), quelle sul perché non ne abbiano fatte altrettante davanti alle scuole di quartieri meno nobili, le gonfiatissime rappresentazioni del neonato spazio come un irrinunciabile paradiso pedonale dei piccoli eternamente gremito, il contraltare anacronistico degli adoratori tout court della dea Automobile.

    via-roma
    Auto incolonnate in prossimità delle scuole su via Misasi

    Le critiche da opposizione e… opposizione

    Gongola pure l’opposizione ufficiale, che finora non aveva brillato per vigore e ha trovato una bella onda da cavalcare con facilità. E dispensa battutine al vetriolo qua e là anche quella dell’ultima ora (?): Bianca Rende, dopo essere stata in maggioranza solo nel relativo gruppo WhatsApp dalle elezioni ad oggi, è ormai ufficialmente in rotta col vincitore del ballottaggio che lei stessa aveva supportato in quella occasione.

    Logica vorrebbe che lo fosse anche con il M5S. Che la voleva sindaca al primo turno, eppure si tiene la sua casella nella giunta Caruso come se l’addio della leader di coalizione non lo riguardasse neanche di striscio. Anche qui c’entra Roma forse, anche se non la via. Ma fa sorridere altrettanto.