Autore: Alfonso Bombini

  • VIDEO | Cavallerizzo è una piccola Vajont di Calabria

    VIDEO | Cavallerizzo è una piccola Vajont di Calabria

    Cristo si era già fermato a Cavallerizzo, una piccola Vajont senza morti. La provocazione è di Fabio Ietto, geologo e professore dell’Università della Calabria. Era il 2005 quando una frana ha colpito una parte del piccolo centro arbëresh nel comune di Cerzeto.

    Da allora il paese è stato sfollato, la comunità sradicata e delocalizzata nella New town costruita in località Pianette, senza Valutazione di impatto ambientale. «Abusiva», così hanno sempre gridato gli attivisti di Cavallerizzo Vive.  Erano i tempi della Protezione civile targata Guido Bertolaso. A dicembre questo non-luogo compie 10 anni.

    Cavallerizzo non è scivolato a valle

    Le case sventrate non mostrano segni di cambiamento, di scivolamento. Tutto come prima. Troppo come prima. Il centro storico è stato quasi ignorato dallo smottamento. Il paese ha resistito, diventando uno dei set di Arbëria, audiovisivo finanziato dalla Calabria Film Commission. Di altri crolli nessuna traccia in vista. Di porte chiuse e imposte abbassate sì, tra le strade dove l’erba ha preso il sopravvento. Nella piazza principale senti solo cani abbaiare e il vento in sottofondo. L’insegna del bar “San Giorgio” appesa al muro e sotto una saracinesca arrugginita. Un classico dei luoghi abbandonati, a tratti pensi a Prypyat, la città fantasma vicina a Chernobyl.

    La piccola Vajont

    Il professore Fabio Ietto non è solo il consulente di Cavallerizzo Vive (Kajverici Rron nella lingua arbëreshë), associazione che si batte per la rinascita del paese. Viene spesso quaggiù, «a mangiare con chi resiste». La condivisione del cibo per ricostruire un pezzo di storia della comunità ormai frantumato. Spiega perché parlare di piccola Vajont ha un senso: «Una condotta interrata dell’acquedotto Abatemarco passava da qui, 400 litri di acqua al secondo all’interno di un corpo di frana dichiarato attivo». In giro non è difficile ascoltare la stessa versione dei fatti: i contatori correvano molto di più e troppo rispetto alle altre frazioni. Un consumo anomalo.

    Casa sventrata dalla frana a Cavallerizzo di Cerzeto (foto Alfonso Bombini)

    Non è possibile stabilire adesso se la frana abbia provocato la rottura o viceversa. L’ennesima stranezza calabrese è una condotta non costruita all’esterno in modo da verificarne eventuali perdite in una zona ad alto rischio idrogeologico.

    In entrambi i casi, e vista la natura del sottosuolo, l’acqua ha giocato un ruolo importante. Il professore ne è certo. «Una piccola Vajont, un disastro annunciato». Per fortuna senza morti in questo pezzo di Calabria.

    Gli effetti della frana del 2015 a Cavallerizzo (foto 2021 Alfonso Bombini)

    Non solo a Cavallerizzo si muove la terra

    C’è il rischio che la terra si muova persino vicino alla New Town. E il professore Ietto si chiede: «Perché hanno puntato sul nuovo sito invece di recuperare quell’11,5 % circa franato a Cavallerizzo?». I soldi spesi dal Governo Berlusconi di allora non sono stati pochi: 72 milioni di euro. Potevano essere destinati al paese poi abbandonato. Serviva pazienza e rispetto per chi da un giorno all’altro è stato sbattuto fuori casa. Invece, ancora una volta ha vinto la strategia dell’emergenza poi messa in atto compiutamente a L’Aquila.

    Una parte della New town costruita in località Pianette a Cerzeto (foto Alfonso Bombini)

    Quella di Kajverici è una lunga storia finita pure a carte bollate grazie alla voglia di non mollare dell’associazione Cavallerizzo Vive. Che aveva ragione. Mancava la Valutazione di impatto ambientale della New town. Era abusiva. Una vicenda formalmente chiusa nel 2019 quando è arrivata la assoggettabilità a Via da parte della Regione Calabria. Con una serie di indicazioni per mitigare il rischio attraverso interventi mirati. Altri soldi pubblici spesi.  I lavori sono stati già consegnati alla ditta – precisa il sindaco Rizzo – e si concluderanno in poco tempo.

    Fabio Ietto insegna Geologia, geomorfologia applicata e idrogeologia all’Università della Calabria (foto Alfonso Bombini)

    Agenzia immobiliare New town

    Il vecchio cede il passo al nuovo. C’è voglia di lasciarsi alle spalle questo capitolo. Il primo cittadino di Cerzeto, Giuseppe Rizzo, in quelle abitazioni tutte uguali non trova alienazione. Ma un posto che ha mercato. A buon mercato: «Dove la trovi una casa di tre piani a 50mila euro con metano, aria pulita e km 0?».

    Nei panni di agente immobiliare cerca di convincerci sul perché delle giovani coppie scelgono di abitare nella New town. Sono venti circa e alcune hanno scelto di trasferirsi dai paesi limitrofi.

    Rizzo non era primo cittadino quando costruirono il nuovo paese. Oggi cerca di cambiare la narrazione, sostenendo addirittura: «C’è poesia nelle New Town». Il resto della conversazione è un continuo tentativo di guardare oltre Cavallerizzo che, invece, diventerà sede nazionale delle esercitazioni dei vigili del fuoco. Magra consolazione per chi vorrebbe tornare ad abitare in quel posto.

    Crolli e abbandono nella parte superiore di Cavallerizzo (foto Alfonso Bombini)

    Liliana non lascerà mai Cavallerizzo

    Qualche centinaia di metri in linea d’aria più in alto restano segnali di vita nella vecchia Cavallerizzo. Quando tutti gli abitanti hanno obbedito allo sgombero, una cosentina di via Panebianco non ha abbandonato la sua casa. Liliana Bianco ha passato una vita laggiù con il marito morto da poco. La corrente elettrica arriva grazie a due generatori – dice -. Non è sola, c’è un figlio a cui donare il resto dei suoi anni. A proteggerla un piccolo esercito di cani. È diventata un simbolo di resistenza.

    2021_10_22_Foto-5_Cerzeto_Cavallerizzo_Liliana-Bianco_unica-abitante-di-cavallerizzo-scaled
    Liliana Greco, unica abitante di Cavallerizzo (foto Alfonso Bombini)

    Le lacrime di Silvio

    Non lontano Silvio Modotto, come ogni giorno, arriva da Cerzeto e coltiva il suo orto, apre la sua casa, beve il suo vino. Malvasia e Aglianico animano questo blend aspro, come lo sono i rossi fatti in casa. Discute con il cugino tornato dall’Inghilterra dopo la pensione. Storie di ritorno e radici alternando bicchieri undici al litro. E lacrime. Perché Silvio, vigile urbano in pensione, piange. Senza la sua piccola patria e senza più ragazzi con la voglia di cambiare lo stato delle cose. Quantomeno provarci. È pure un fatto anagrafico. Nella maggior parte dei casi non erano nemmeno nati nel 2005 e oggi sono troppo giovani per sentire nostalgia.

    Mani ruvide e voglia di continuare come se non fosse successo nulla, Silvio indica la chiesa rimasta intatta e senza fedeli. Ricorda la festa di San Giorgio: «Venivano da tutte le parti».

    Adesso l’unico a raggiungere Cavallerizzo è l’autore del murales sulla linea della frana. Quel Cristo in cima al Golgota della memoria di una comunità presa a calci e dimenticata.

  • «Saranno pure mogli o amanti, la destra elegge più donne»

    «Saranno pure mogli o amanti, la destra elegge più donne»

    È la prima volta che i calabresi eleggono sei donne in consiglio regionale. Amalia Bruni entra in qualità di candidato presidente della coalizione di centrosinistra, la più votata dopo quella di Roberto Occhiuto.
    Giuseppe Giudiceandrea, consigliere regionale con Mario Oliverio, esce fuori dai cardini del politicamente corretto: «Saranno pure mogli, amanti, fidanzate, ma il centrodestra ha 6 donne nella massima assise politica regionale». In realtà sbaglia i conteggi, perché sono cinque quelle di maggioranza. E il centrosinistra? «Soffre di misoginia politica».

    Talarico e Conia, i consoli perdenti di De Magistris

    A elezioni finite, Giuseppe Giudiceandrea, ha deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Nel corso della video-intervista con ICalabresi.it – che in basso troverete integralmente -, Giudiceandrea definisce «fallace» l’operato di Mimmo Talarico e Michele Conia, sindaco di Cinquefrondi. Le liste di DemA e dell’intera coalizione le hanno approntate loro. E Talarico ha mancato la sua elezione, pur essendo il più votato a Rende. Piccoli veleni nel fronte de Magistris erano già emersi prima. Adesso assumono forma e sostanza.

    Un film già iniziato con la mancata candidatura di Giudiceandrea. L’escluso ha rintracciato la causa in un suo eccesso di voti. Cosa mai vista, sentita, immaginata nel panorama politico forse dei 5 continenti.

     

    Non si vince con le riserve indiane

    Sarà pure bello presentarsi con tutti perfetti sconosciuti. Alla fine i risultati deludono un po’ le grandi aspettative della vigilia elettorale. Giuseppe Giudiceandrea fa degli esempi concreti: l’esclusione da DemA del genero di Santo Gioffré, Antonio Billari, che nelle scorse regionali aveva raccolto 8mila preferenze.
    Due parole pure sull’ex governatore Mario Oliverio: sbagliato allontanarlo dalla coalizione di De Magistris, non mi pare che abbia candidato delinquenti nelle sue liste.

    Ossessionato dal Pd pur essendone uscito

    Enrico Letta ha favorito la restaurazione in Calabria, Iacucci e Bevacqua rappresentano il vecchio. Sono due considerazioni di Giudiceandrea. Parla spesso del Pd come se fosse ancora il suo partito. Eppure ne era uscito anche in maniera polemica. Dopo avere sperato nel rinnovamento – mancato – di “piazza grande” dell’ex segretario Nicola Zingaretti.

    Ma in cuor suo, il figlio della sindaca comunista Rita Pisano – immortalata da Picasso in un famoso bozzetto e interpretata da Rocio Munoz Morales (già nel cast del corto di Muccino) in una docu-serie prodotta dalla CalabriaFilmCommission – continua ad avere un rapporto di amore e odio con i democrat. Al punto di suggerire a Luigi de Magistris di uscire fuori dal recinto e aprire un dialogo persino con il Pd. Un dialogo fra sordi, forse è possibile. Nulla più.

  • Elezioni Cosenza, i conti in tasca a liste e candidati a sindaco

    Elezioni Cosenza, i conti in tasca a liste e candidati a sindaco

    Franco Pichierri un’elezione l’ha già vinta. Quella di chi prevede di spendere più soldi per la corsa a Palazzo dei Bruzi. Il candidato a sindaco, che vuole costruire il nuovo ospedale di Cosenza a Rende, ha presentato il bilancio preventivo più ricco. Complessivamente 75mila euro, divisi tra Noi con l’italia (29mila euro), Libertas Democrazia Cristiana (29mila euro) e Sindaco Pichierri (17mila euro). Potere della vecchia Balena Bianca. Guai a darla per morta.

    Franco Pichierri, candidato a sindaco a Cosenza
    La figura dello spilorcio

    Francesco Caruso fa un po’ la figura dello spilorcio rispetto al buon Pichierri e al centrosinistra di Franz Caruso. Otto liste del centrodestra aprono il portafogli e arrivano al massimo a 19500 euro. Da segnalare la presentazione del bilancio (2000 euro) scritto a penna da parte di Bella Cosenza, compagine ispirata da Marco Ambrogio e da Rosaria Succurro. La Lega, di tasca propria, ha tirato fuori 5000 euro. Completano il parterre: Coraggio Cosenza (2000 euro), Cosenza che vuoi (1500 euro), Forza Cosenza (2000 euro), Fratelli d’Italia (3000 euro), Occhiuto per Caruso (2000 euro), Udc (2500 euro).

    I socialisti mica vogliono passare per comunisti

    Giammai si dica che i socialisti giochino al risparmio. E così Franz Caruso, garofano che rivendica sempre la sua identità, racimola complessivamente oltre 34mila euro. Il Partito Democratico, nella speciale classifica dei paperoni elettorali, si piazza al terzo posto (17.700 euro) dopo Dc e Noi con ‘Italia. E poi si lamentano di essere diventati il partito delle Ztl.
    La lista Franz Caruso sindaco ha dichiarato 11.470 euro con 4000 euro in giornali così come il Pd. La cenerentola del gruppo è il PSI di Gigino Incarnato con 5.485 euro. Dove è finito l’orgoglio socialista di Franz e Gigino? Essere addirittura superati dagli ex comunisti. Suvvia.

    La Orrico almeno paga di tasca propria

    Anna Laura Orrico, parlamentare del Movimento 5 stelle, non è riuscita a comporre una lista di 32 persone, fermandosi a 21. Le va riconosciuto di essere la sola ad aver pagato di tasca propria le spese dei grillini. Solo 1500 euro, poca cosa. Però meglio di quelli che non ti offrono nemmeno un caffè al bar. O peggio, cambiano strada.

    La Rende non fa follie

    La lista coalizione che fa capo al candidato a sindaco, Bianca Rende, arriva complessivamente a 6600 euro. La lista di Tansi (detto anche Tanzi come da lui stesso indicato) raggiunge quota 3000 euro e quella dei grillini 1500. Tutto sommato non moltissimo per una che vuole arrivare al ballottaggio. Ma i soldi non sono tutto nella vita.

    Su la testa con Civitelli

    Uno che si chiama Civitelli non poteva che militare tra le formazioni civiche. Per lui molte ambizioni e una lista che inneggia a ribellarsi: Su la testa. O forse sta solo citando il film di Sergio Leone sulla rivoluzione messicana. Chi può dirlo?

    Civitelli si muove sempre con macchine lussuose e potenti. Non a caso nel suo programma compare la riapertura al traffico di viale Mancini e la soppressione delle piste ciclabili. Tutti questi proclami, per poi scrivere nero su bianco di spendere 2200 moltiplicato per cinque liste. Ha destinato 700 euro in manifestazioni. Civis Civitelli sum.

    L’assessore manutentore

    Per Francesco De Cicco assessore “manutentore” della giunta Occhiuto il bilancio preventivo delle spese elettorali registra 2050 euro per ogni lista. E sono sei, quindi 12300 euro totali. Niente di trascendentale, ma nemmeno col braccino corto. Resta da capire se e quanto costeranno quelle grafiche che De Cicco ha regalato al popolo dei social fino a poco tempo fa. Una su tutte: Popilian Texas ranger, dove emulava Chuck Norris.

    I rubli dei compagni

    La voce “stampa e propaganda” (4000 euro previste) di Valerio Formisani ci proietta prima del 1989. Il linguaggio del medico marxista ricorda quello prima della caduta del Muro di Berlino. Magari è un bene, in tempi di urlatori, qualunquisti, soliti trasformismi, solite minestre. Va bene l’eskimo e la Pravda, però il lider maximo di Cosenza in Comune per una sola lista spenderà 8000 euro. I compagni hanno sempre rubli da tirare fuori all’occorrenza.

    Gallo non acquisterà mascherine templari

    Il Movimento Noi promette di spendere al massimo 2480 euro. L’ispiratore e candidato a sindaco Fabio Gallo, oltre alla incrollabile fede in Dio, ha quella nelle nuove tecnologie. Nessun soldo da spendere in manifesti ma una quota andrà alle sponsorizzazioni dei post sui social. Nemmeno un euro per l’acquisto di ulteriori mascherine con la croce templare. Un vero must per gli adepti del Movimento Noi.

  • Cosenza vecchia, il superbonus non basta per sognare Matera

    Cosenza vecchia, il superbonus non basta per sognare Matera

    La sopravvivenza fisica di Cosenza vecchia passa per la necessità di intervenire sulle abitazioni private. Non serve essere urbanisti per capirlo. I crolli si moltiplicano, così come le famiglie costrette a vivere sotto la spada di Damocle di in un soffitto che può venire giù da un momento all’altro. Al fondo resta la domanda posta da Domenico Gimigliano, uno degli attivisti di Prima che tutto crolli: «Quale è il senso del centro storico di Cosenza»?
    L’Atene della Calabria ha abbandonato Telesio per abbracciare la forza effimera e seducente della leggenda di Alarico tanto cara al sindaco Mario Occhiuto.
    E come sempre, alla vigilia delle elezioni amministrative, tornerà ad affacciarsi, sotto forma di slogan o proposte fantasiose, il tema della ripresa della parte più antica della città. Senza tenere conto di quanto sia cambiata. Oggi interi quartieri sono un suk dove si mescolano culture e parlano lingue diverse.

    I 90 milioni per il centro storico

    Prosegue il percorso di avvicinamento dei 90 milioni di euro del Cis (Contratto istituzionale di sviluppo) per il centro storico di Cosenza. Anna Laura Orrico – parlamentare ed ex sottosegretario ai Beni Culturali in quota M5S – continua a seguire la vicenda: «Il Mibact compie passi in avanti con la procedura. Sta raccogliendo documentazione degli enti. In seguito saranno firmati i disciplinari. Quindi saranno indette le gare d’appalto, speriamo entro il 2021 affinché i lavori partano nel 2022». Ma con quei soldi si potrà intervenire solo su edifici pubblici, mentre quelli più a rischio sono tutti privati.

    Superbonus 110%, un treno per pochi

    In linea teorica il Superbonus 110% è quel treno che passa una sola volta anche per Cosenza vecchia. In pratica la parcellizzazione delle proprietà degli stabili ne rende improbabile un’applicazione generalizzata, producendo l’impossibilità della cessione del credito.
    Cosa si può fare? Il coordinatore della commissione Lavori pubblici dell’Ordine degli ingegneri di Cosenza, Marco Ghionna, suggerisce comunque una «mappatura accurata di tutti gli stabili, un censimento degli immobili e, contestualmente, un’interrogazione pubblica sull’albo pretorio». Al termine di questa procedura, forse, il Comune avrà informazione utili e spazio di agibilità. Peccato che servirebbero 10 anni per legge. Tempo entro il quale anche l’erede più sperduto potrebbe legittimamente pretendere di esercitare un diritto su una porzione anche piccola di uno stabile.

    Come muore una proposta di legge

    Servirebbe una legge speciale per Cosenza vecchia allo stesso modo di Agrigento e Siracusa. Peccato non essere una Regione a Statuto speciale come la Sicilia. Ma per Vittorio Sgarbi, già assessore di Occhiuto proprio con delega al Centro storico, era tuttavia una strada da percorrere seppure impraticabile.
    Un’altra strada è stata tentata da una serie di associazioni e cittadini raggruppati sotto il titolo “Prima che tutto crolli”, depositando in Regione una proposta di legge (273/10) di iniziativa popolare, applicabile ai centri storici calabresi. Anche il candidato a sindaco Franz Caruso ha di recente parlato di un legge speciale.

    Crolli nel centro storico di Cosenza
    Crolli all’ingresso del rione Santa Lucia

    Nonostante la minuziosa analisi – completa di spunti storici e soprattutto dotata di copertura economica – il testo non ha riscontrato il favore concreto della maggioranza guidata dall’allora governatore Mario Oliverio. Dopo un primo passaggio favorevole in commissione Ambiente, presieduta da Mimmo Bevacqua, la proposta di legge non è arrivata mai in commissione Bilancio. Una morte lenta e annunciata, dopo un piccolo oblio.

    Da vergogna a tesoro: il caso Matera

    «Se il Mibact riconosce il centro storico di Cosenza come bene culturale è possibile che ci sia una legislazione alternativa a quella regionale». Sarebbe molto più semplice agire sui patrimoni privati preda dell’incuria e dell’abbandono. A suggerire questo percorso, di difficile attuazione, è Raffaello De Ruggieri, presidente della Fondazione Zetema, uno dei protagonisti del miracolo compiuto a Matera: da vergogna nazionale (come disse Togliatti) a Capitale europea della cultura 2019, anno in cui era sindaco della città lucana. «Siamo riusciti – sottolinea De Ruggieri – nell’impresa epica di trasformare la questione culturale in una questione politica, di instillare nella comunità il veleno buono dell’appartenenza. Il modello Matera è replicabile, abbiamo vinto perché ha partecipato la comunità».

    Il centro storico di Matera
    Matera, capitale europea della Cultura 2019

    La storia di Matera insegna quanto contino – aggiunge – «costanza e caparbietà, oggi le configurano come resilienza». Quando tutti scappavano dai sassi, De Ruggieri nel 1969 comprò casa nel posto che avrebbe stregato Pierpaolo Pasolini, Henri Cartier-Bresson, Adriano Olivetti.
    «Il notaio non voleva redigere l’atto, sconsigliandomi l’acquisto», commenta con ironia l’ex primo cittadino, aggiungendo: «Le battaglie si fanno con le testimonianze e noi creammo il partito dei salmoni, nuotando controcorrente».

  • Tribunale Rossano, è pure un flop a cinque stelle

    Tribunale Rossano, è pure un flop a cinque stelle

    È pure un flop a 5 stelle la mancata riapertura dell’ex Tribunale di Rossano. Il M5S poteva fare di più con 4 parlamentari della Sibaritide. Ci sarebbe da aggiungere Vittoria Baldino, originaria di Paludi ma eletta nella circoscrizione Lazio 1.
    Al Governo il ministro della Giustizia è stato fino a poco tempo fa un grillino ortodosso e giustizialista come Alfonso Bonafede. Nessun partito o movimento politico ha mai avuto una pattuglia così grande da quelle parti. Centrodestra e centrosinistra non hanno fatto meglio.
    La città adesso è diventata Corigliano-Rossano e conta 80mila persone. Ha il Pil più alto della Calabria e tanta storia ma non si è mai arresa allo scippo del Tribunale. Almeno nella sua componente rossanese. Perché il campanilismo qui non è morto con la città unica.

    L’ingresso dell’ex tribunale di Rossano Calabro durante l’occupazione
    La Scutellà si batte in solitaria

    Eppure qualcuno nel Movimento 5 Stelle in questi anni ha tentato di muovere le acque. Elisa Scutellà, deputata grillina di Corigliano-Rossano, ha presentato una proposta di legge per la riapertura dei 31 tribunali. Adesso si attende che arrivi in Commissione Giustizia, di cui lei fa parte. Poi seguirà il normale iter alla Camera di competenza. Non è così facile. Perché gli equilibri politici sono cambiati. Non poco. Tra Bonafede e la Cartabia esiste una distanza siderale. Così come tra Conte e Draghi.
    La proposta di legge porta la firma anche delle parlamentari calabresi Enza Bruno Bossio (Pd) e Wanda Ferro (Fdi). Ma non quella di Vittoria Baldino, Francesco Forciniti e Francesco Sapia. Gli ultimi due hanno lasciato il movimento quando Grillo ha imposto di votare la fiducia a Draghi.

    Elisa Scutellà, parlamentare del Movimento 5 stelle
    E in Senato?

    La senatrice Rosa Silvana Abate non poteva tecnicamente firmare la legge della Scutellà. Invece poteva essere tra i firmatari dello stesso testo presentato a Palazzo Madama da un’altra 5 stelle, Felicia Gaudiano. Non lo ha fatto. Anche la Abate però fa parte della squadra di parlamentari della Sibaritide.

    In principio fu la Cancellieri

    La Riforma della Giustizia del ministro Annamaria Cancellieri ha di fatto emesso la sentenza di morte verso il tribunale di Rossano e altri 30 in tutta Italia. Era il 2012. Non è andata meglio con Andrea Orlando, ex guardasigilli del Pd da sempre vicino al consigliere regionale della Calabria, Carlo Guccione. Il centrodestra ha, pure, la sua quota di responsabilità. E su Jole Santelli, allora parlamentare di Forza Italia e in passato sottosegretario alla Giustizia, è sempre circolata insistentemente la voce che si fosse spesa per la salvezza del Tribunale di Paola. Lei si è sempre opposta con forza a questa versione. Vennero un po’ tutti alla protesta per la riapertura del Tribunale, soprattutto il Pd con i suoi parlamentari.

    Nel 2013 erano tutti nel Pd. Da sinistra Stefania Covello, Enza Bruno Bossio, Ernesto Magorno e Mimmo Bevacqua a sostegno della protesta pro Tribunale

     

    Il colpo a vuoto di Graziano

    L’ultimo tentativo di portare avanti la battaglia per il tribunale di Rossano si è scontrato con la mancanza del numero legale. Così gli stessi colleghi di maggioranza e opposizione hanno affossato la proposta di legge del consigliere regionale dell’Udc, Giuseppe Graziano. Voleva essere un atto di impulso verso il Parlamento. A questo punto ci si chiede se la trovata di Graziano fosse o meno velleitaria ed elettorale, visto che si vota a ottobre e rimane forse una sola seduta a Palazzo Campanella per approvare il testo del “Generale”.

     

     Era uno Stasi di lotta
    Da sinistra l’ex governatore della Calabria, Peppe Scopelliti con Mauro Mitidieri e Flavio Stasi, allora impegnati nello sciopero della fame in difesa del tribunale

    Fatta la nuova città, trovato il nuovo sindaco: Flavio Stasi. Una parte di credito e fiducia se l’era conquistata proprio quando fece – insieme all’attuale assessore agli Affari legali, Mauro Mitidieri – lo sciopero della fame in difesa del Tribunale di Rossano. Allora Stasi era militante e attivista di Terra e Popolo. Adesso è tutto cambiato. Da primo cittadino ha presieduto nel 2020 un consiglio comunale aperto. Per sensibilizzare deputati e cittadini sulla vicenda dell’ex tribunale. Ma anche lui ha mollato la presa su un problema così difficile come la ridefinizione della geografia giudiziaria.

    La manifestazione contro la chiusura dell’ex Tribunale di Rossano
    Castrovillari non ha risolto i problemi

    L’avvocato Maurizio Minnicelli è stato uno dei protagonisti del movimento in difesa del tribunale di Rossano. Un presidio poi accorpato a Castrovillari. Dove, sostiene il penalista: «Abbiamo assistito nel corso degli anni a un aumento delle pendenze e nessuna riduzione dei tempi dei processi, ad aggravi di spesa senza alcun risparmio».
    Minnicelli analizza non senza autocritiche rivolte alla comunità di appartenenza. «Forse non siamo stati molto in allerta 20 anni fa – aggiunge – quando si parlava di questa riforma». Le colpe sono anche della «società civile» secondo l’avvocato di Corigliano-Rossano «incapace di comprendere che la battaglia per il tribunale non fosse una lotta di casta». Di casta no e nemmeno di classe. In un territorio dove la criminalità organizzata non molla la presa, il presidio di giustizia copriva un bacino di 150mila persone sulla fascia jonica. Questo lo sa bene Nicola Gratteri. Non a caso il procuratore di Catanzaro aveva riportato a galla in Commissione antimafia la vicenda dell’ex tribunale di Rossano.

  • Grave insufficienza renale, l’ospedale di Cosenza la manda via

    Grave insufficienza renale, l’ospedale di Cosenza la manda via

    Ha una grave insufficienza renale, ma l’ospedale di Cosenza la manda via. Dura una notte l’odissea di una signora di mezza età tra il presidio sanitario spoke Paola-Cetraro e l’hub della città dei bruzi. Sul Tirreno non c’è un nefrologo a prestarle cure necessarie. Cosenza è l’unico Hub della provincia. Ma non viene accettata.

    Qualcuno trovi un nefrologo allo spoke Paola-Cetraro
    Il referto dei medici dello spoke Paola-Cetraro

    D’estate si moltiplicano le presenze sulla costa. Turisti e gente che torna a Sud per le vacanze. Un nefrologo di notte non dovrebbe mancare, soprattutto in queste condizioni e con molti pazienti dializzati, quindi esposti a rischi maggiori.

    Il referto firmato da due medici dell’ospedale Spoke Paola-Cetraro spiega la gravità della situazione. «A causa della mancanza di un medico reperibile di Nefrologia e Dialisi in questo presidio (Paola) e in quello di Cetraro – si legge nel documento – si trasferisce il paziente per competenza all’Hub di Cosenza».
    Cercano di «contattare il Pronto soccorso di Cosenza senza esito». Alla fine la paziente rientra dall’Annunziata «senza essere accettata dal Pronto soccorso, né tantomeno essere visitata da un nefrologo».

    Una situazione non più sostenibile

    Un quadro allarmante emerge dalla comunicazione inviata da Francesco Rose, direttore medico di presidio unico facente funzioni dell’AO di Cosenza. Per conoscenza la missiva è rivolta pure al direttore sanitario Angelo Barbato.

    «Negli ultimi giorni in pronto soccorso si registrano gravi criticità per l’eccessivo numero di pazienti in attesa di ricovero». Ha scritto Rose, poi aggiungendo: «Il personale del pronto soccorso ha segnalato modalità di accesso che possono essere definite incongrue». Una situazione «non più sostenibile dal punto di vista dell’assistenza e della logistica».

    Nel documento si danno indicazioni rispetto alla richiesta proveniente da altri ospedali spoke della provincia. «Per patologie specialistiche, le UOC (Unità operative complesse) interessate – è scritto nel testo firmato da Rose – potranno dare disponibilità ad accettare i pazienti solo quando si ha a disposizione il posto letto, evitando di suggerire di far giungere il paziente in Pronto soccorso in attesa» di una sistemazione.

    La missiva inviata da Francesco Rose direttore medico di presidio unico

    La vita delle persone messa a rischio

    «È grave che non ci sia un nefrologo nello spoke Paola-Cetraro per le urgenze notturne. Ci troviamo di fronte a un’interruzione di pubblico servizio, aggravato dal fatto che si mette a rischio la vita delle persone». Il consigliere regionale del Partito democratico, Carlo Guccione, commenta «l’ennesimo caso di malasanità per mancanza di personale e di una turnazione efficace».

    Se medici e il personale sanitario operano oggettivamente in condizioni difficili, Guccione si rivolge, invece, al commissario dell’AO di Cosenza, Isabella Mastrobuono. «Dovrà rispondere – afferma il democrat – del perché, come si evince dal referto, la paziente è stata respinta al pronto soccorso di un hub come Cosenza senza ricevere cure». E «accerti se esistono eventuali responsabilità». Vista la gravità della situazione, che «va al di là del pur emblematico caso singolo, spero che intervenga la magistratura a fare chiarezza». In merito alla comunicazione del direttore Rose, Guccione fa notare: «È un dispositivo che di fatto ha chiuso l’accesso dei tre ospedali spoke di Paola-Cetraro, Corigliano-Rossano e Castrovillari all’hub di Cosenza».

  • Da Kabul a Polistena, Gino Strada sempre in prima linea

    Da Kabul a Polistena, Gino Strada sempre in prima linea

    Da Kabul a Polistena, Gino Strada in prima linea. Il chirurgo fondatore di Emergency ha portato sostegno e aiuto lungo un’altra frontiera, quella degli invisibili della piana di Gioia Tauro. Gente costretta a lavorare per pochi euro in condizioni disumane, nei campi dove lo sfruttamento arriva dritto sulle nostre tavole e facciamo finta di non saperlo. In questo viaggio a Sud ha percorso un tratto della sua strada insieme a Don Pino De Masi, referente di Libera in tutto il territorio della Piana.

    Da-kabul-a-polistena-gino-strada-sempre-in-pirma-linea
    Don Pino De Masi e Gino Strada

    Dopo i fatti di Rosarno

    Don Pino De Masi ha conosciuto Gino Strada dopo i Fatti di Rosarno, nel 2010, quando era «alla ricerca di una soluzione in termini concreti». Intanto era nato il progetto Emergency per l’Italia, Paese dove i livelli di assistenza erano sempre più precari e non per tutti. Oggi lo stato delle cose è peggiorato.
    «Ha mandato i suoi collaboratori qui da noi – racconta Don Pino – per capire quali fossero le condizioni, i primi due anni Emergency era presente con due pullman allestiti come un ambulatorio». Giravano per la Piana in cerca dei dimenticati. Quelli non censiti.

    L’ambulatorio di Polistena

    Palazzo Versace a Polistena era un bene confiscato alla ‘ndrangheta. Don Pino De Masi affida un piano ad Emergency. Diventa un polo con numeri importanti: 37.775 prestazioni offerte dal 2013, anno dell’apertura. «Soffrono di dolori muscolo-scheletrici, dermatiti e patologie gastrointestinali, patologie dovute alle difficili condizioni di vita e di lavoro», si legge nel sito dell’ambulatorio di Emergency. Un esercito di mediatori culturali, medici e sanitari che oggi effettuano anche tamponi antigenici per le fasce deboli.
    In tempi di Covid 19, Emergency è sempre lì. Dove invece il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, non è mai stato. «Vive a distanza di 3 chilometri e non sa cosa abbiamo fatto» – aveva spiegato Gino Strada ospite di Mezz’ora in più di Lucia Annunziata.

    Una volontaria di Emergency a Polistena

    Uomo schivo che amava i poveri

    «L’ho visto tante volte e ho partecipato con lui alla festa di Emergency a L’Aquila distrutta dal terremoto». I ricordi di Don Pino De Masi poi arrivano a pochi mesi fa: «Si era consultato con me prima di venire in Calabria chiamato dal Governo per dare una mano in un periodo di profonda emergenza, con il Covid che mordeva i reparti dei nostri ospedali».
    Il prete di Libera parla di «uomo straordinario, sempre al fianco della gente e dei poveri, un tipo impulsivo che dava fastidio».
    E un giorno a Reggio «Gino doveva ricevere un premio dell’Ordine dei medici e non esitò un attimo a bacchettarli».

    Il commissario mancato

    La notizia della sua possibile nomina a Commissario della Sanità calabrese aveva suscitato grande entusiasmo nei cittadini. Dopo il gaffeur Cotticelli, serviva un nome forte e autorevole.
    Ma Strada ha messo subito le cose in chiaro: vengo se mi danno mano libera. Cosa impossibile soprattutto a queste latitudini per uno che pubblicamente ha sempre ammesso la necessità di concepire solo un tipo di sanità, pubblica e gratuita.
    E in Calabria parole di questo tipo mobilitano un esercito capace di impedire una nomina come quella di Strada. Uno che non ha mai pensato al profitto.

    A Crotone Emergency ha lavorato alla realizzazione di un secondo reparto Covid all’ospedale San Giovanni di Dio. A Cariati ha sostenuto la battaglia per la riapertura del presidio sanitario. Strada ha curato senza badare a chi aveva davanti. Dai bambini e miliziani lacerati dalle bombe a Kabul alle badanti dell’Est in Calabria, costrette a partorire senza aver mai visto un ginecologo.

  • Pino Gentile: «Liste all’Antimafia? Io non ho problemi»

    Pino Gentile: «Liste all’Antimafia? Io non ho problemi»

    Pino Gentile non è per niente preoccupato dell’invio delle liste alla Commissione Antimafia. Raggiunto al telefono, commenta in merito: «Non ho alcun problema».
    È stato proprio il candidato alla presidenza della Regione, Roberto Occhiuto, a spendersi per l’invio preventivo delle liste all’organismo presieduto da Nicola Morra.
    Il politico di lunghissimo corso e campione di preferenze, però, è ancora in cerca di una collocazione. Tramontata l’ipotesi Lega. Che ieri ha ufficializzato a Cosenza la candidatura di Simona Loizzo con il battesimo di Matteo Salvini. Presenti Mario e Roberto Occhiuto, tra il pubblico anche il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo.
    Gentile, raggiunto al telefono, dice: «Spero di candidarmi con il centrodestra». Alcuni, negli ambienti di Forza Italia, lo danno vicino a Noi con l’Italia, il movimento che fa capo a Maurizio Lupi. Lui smentisce.

    da sinistra Nino Spirlì, Simona Loizzo, Matteo Salvini, Roberto Occhiuto e Francesco Saccomanno
    da sinistra Nino Spirlì, Simona Loizzo, Matteo Salvini, Roberto Occhiuto e Francesco Saccomanno
    Simona sanità

    Simona Loizzo non ha dubbi: «Mi candido solo per la sanità, per dare il mio contributo in questo settore». Difficile capire come, visto che il comparto è commissariato. Forse si riferisce alla commissione Sanità. Del resto lei è un medico.
    Da sempre molto vicina a Tonino Gentile, oggi si smarca da questa etichetta politica. Precisando che quelli con l’ex senatore sono «solo rapporti di grande stima e amicizia».
    Sarà interessante capire cosa farà Andrea Gentile, figlio di Tonino. Se Roberto Occhiuto vince, lui entra a Montecitorio. Resta in Forza Italia oppure passerà con la Lega? Per ora nessuna risposta. E poi se nasce il partito unico non si porrà il problema.

    Jole starà sorridendo?

    Simona Loizzo è a suo agio nel Bocs Museum e si concede anche un passaggio su Jole Santelli: «Starà sorridendo perché ci vede tutti insieme». Difficile scoprirlo. Ma prima della candidatura alla presidenza della Regione, Mario e Roberto Occhiuto non sono stati teneri con lei. Anzi. Dire che starà sorridendo forse è un po’ eccessivo visti i trascorsi. E le parole pesanti volate in quel frangente.
    La Loizzo continua: «Mancini e Occhiuto i migliori sindaci di questa città».

    Salvini riabilita Mario

    «Abbiamo fatto diventare Cosenza un esempio di città del Mezzogiorno». Roberto Occhiuto parla indicando il fratello seduto in prima fila.
    Fino a poco tempo fa non era dello stesso avviso Salvini. Il suo veto impedì al primo cittadino di Cosenza di essere candidato alla presidenza della Regione. Oggi passeggia con l’architetto tra le opere del Bocs Museum.
    Però molti si chiedono perché Mario no e Roberto Occhiuto sì? A domanda precisa, il leader del Carroccio glissa con molta fantasia. «È cambiato il mondo».
    In sottofondo Francesco Caruso, il candidato a sindaco preferito dagli Occhiuto. Una foto e qualche sorriso con Salvini giusto per marcare il territorio.

    Granata esplode dalla Lega

    Ormai è ufficiale. Vincenzo Granata, consigliere comunale di Cosenza, ha strappato la tessera della Lega. Un partito, a suo avviso, diventato «un taxi per gli ultimi arrivati».
    Rincara la dose il fratello Maximiliano, presidente del consorzio Vallecrati. Sul suo blog, aspassoperlacittà.it, ha pubblicato la lista di tutti i fuoriusciti dal Carroccio. Due Granata esplosi contro la Lega.

  • La Guarimba, al cinema con zio Rocco e l’elettricista

    La Guarimba, al cinema con zio Rocco e l’elettricista

    La Guarimba è anche il cinema di zio Rocco e Clemente l’elettricista. Il primo decide che quel tombino deve essere tappato e con un po’ di cemento risolve il problema. L’altro consente al grande proiettore di funzionare.
    La gente operosa fa rumore in un posto come Amantea, in provincia di Cosenza, dove spesso l’indifferenza si abbina al sorriso appuntito degli scoraggiatori seriali. Oggi, però, è il giorno della Guarimba, il festival internazionale del cortometraggio ideato da Giulio Vita e Sara Fratini.

    Il calendario della Guarimba

    Ieri era l’anteprima con i corti venezuelani e la presentazione di A Sud del Sud, il libro di Giuseppe Smorto, ex vicedirettore di Repubblica. Stasera parte il festival. Ultimo giorno il 12 agosto. Sono 172 le opere in concorso, 94 dirette da donne, provenienti da 56 paesi e da tutti i 5 continenti. Una settimana di cinema all’aperto. Unico corto calabrese in concorso è Accamora di Emanuela Muzzupappa.

    Una Guarimba contro la rassegnazione

    «A Sud, ad Amantea, il cinema diventa una questione civile, non solo un atto sociale. Ogni anno una nuova sfida da dover affrontare non senza fatica. Qui l’ordinario si trasforma in straordinario per la rassegnazione». Giulio Vita spiega così il contesto della cittadina tirrenica. Il Comune è stato sciolto per mafia dal 26 febbraio 2020 e i tentacoli dei clan sulla cosa pubblica sono stati portati alla luce da inchieste come Nepetia, condotte dalla Direzione distrettuale antimafia.

    la guarimba-cinema-amantea
    Giulio Vita, co-fondatore della Guarimba
    Il cinema al parcheggio

    Una frana non può fermare la Guarimba. È solo un arrivederci quello alla scenografia naturale del parco della grotta.
    Ecco pronto un altro posto dove masticare cinema. Il parcheggio vicino all’ex arena Sicoli era pieno di spine, rifiuti. Puzzava soprattutto di abbandono. Diventa la nuova location del festival. È un luogo dove la comunità partecipa alla costruzione di questa edizione. I Guarimberi hanno vinto una sfida difficile con la forza della normalità, mobilitando un esercito transgenerazionale in missione per conto della settima arte.

    Ti premia Mattarella ma Spirlì ti ignora

    Strano ma vero. Come nella rubrica della settimana enigmistica. Ambasciate, Parlamento Europeo e Consiglio dei ministri danno patrocini alla Guarimba. Eppure in questi due anni Spirlì, il presidente facente funzioni della Regione Calabria, «ha preferito dare molti soldi a pochi, dimenticando tutti gli eventi che attivano il settore turistico e socio-culturale del territorio come nessuno». Lo ha scritto Giulio Vita su Facebook qualche settimana fa. Da lì a poco la Guarimba avrebbe ricevuto la medaglia del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

    la guarimba-cinema-amantea
    Il parco della grotta ad Amantea, vecchia location della Guarimba
    Desiderio di normalità

    Giulio Vita è un italo-venezualano tornato ad Amantea, luogo di origine della sua famiglia. Ieri sera ha chiuso l’anteprima del festival annunciando un’edizione «sempre più punk». Disordine creativo di uno che pratica «chisciotterie» seguendo il cavaliere di Cervantes. Sulla difficoltà di fare cose buone in questo pezzo di Sud, dice: «Noi aspiriamo alla normalità, invece tutto ciò che c’è di bello in Calabria si trasforma in un atto di resistenza, ogni evento culturale è una piccola rivoluzione». È un po’ come correre o pisciare controvento. Ci si riesce, ma quanta fatica.

  • Comunali Cosenza, Franz Caruso non è il candidato dei grillini

    Comunali Cosenza, Franz Caruso non è il candidato dei grillini

    Franz Caruso non è il candidato dei grillini alle elezioni comunali di Cosenza. Alle 11:30 di oggi è così. Lo conferma, Luigi Aloe, coordinatore cittadino del Movimento 5 Stelle per la campagna elettorale. «Ho una stima enorme per il professionista, però – prosegue Aloe – i percorsi politici restano incompatibili». Stessa cosa vale per «Giacomo Mancini» – sottolinea.

    A sinistra del Pd tutti contro il penalista

    Il M5S non è solo in questa guerra dei veti. Contro la candidatura dell’avvocato socialista si schierano pure Cosenza in Comune, Buongiorno Cosenza, Progetto Meridiano, What women want, Controcorrente, Pse. Sigle pronte a mettere sul tavolo di una eventuale trattativa con il Pd i nomi di Valerio Formisani, Bianca Rende e Sergio Nucci. Questo è emerso dalla riunione di ieri nella sede della Cgil. Tra i commensali della serata anche il Movimento 5 stelle.

    L’incontro on line con i parlamentari del M5S

    La posizione del coordinatore Luigi Aloe e le decisioni prese nella riunione di ieri con le altre sigle saranno discusse oggi on line. Una riunione alla quale parteciperanno i deputati Anna Laura Orrico, Alessandro Melicchio e Massimo Misiti. In collegamento da Bruxelles interverrà anche l’europarlamentare Laura Ferrara. Da Cosenza si collegheranno gli attivisti. Particolarmente agguerriti.

    Boccia non ci ascolta

    Con il commissario del Partito democratico, Marco Miccoli, era un’altra musica per il Movimento 5 Stelle. Francesco Boccia ha cambiato sinfonia. Il coordinatore del M5S, Lugi Aloe: «Noi abbiamo proseguito la nostra collaborazione con il Pd rispettando le regole di ingaggio». E poi? «Boccia ha interloquito separatamente con ogni formazione politica, con Miccoli le candidature erano state azzerate per fare sintesi».

    Il sondaggio che divide

    Il sondaggio commissionato dal Pd ha alimentato la rabbia dei grillini. Sono stati sottoposti ai cittadini «nomi del M5S che non possono essere presenti perché non candidabili in base al nostro statuto» – puntualizza Aloe. Si riferisce al senatore Massimo Misiti, nome circolato insieme a quelli di Franz Caruso e Bianca Rende proprio nel sondaggio commissionato dal Pd.

    La guerra dei voti

    Non è solo una questione di sigle. Sul tavolo peserà pure la consistenza elettorale dei protagonisti. Il blocco composto da grillini, associazioni e sinistra può dire la sua anche da questo punto di vista? E orientare Il Partito democratico verso la cancellazione delle candidature in atto? Candidature, peraltro, non ancora ufficializzate.