Delitto Vinci, non c’รจ pace tra gli ulivi

Gli inquirenti osservano quel che resta dell'auto di Matteo Vinci dopo l'esplosione che lo ha ucciso

Il paradiso e lโ€™inferno, la giustizia e lโ€™ingiustizia. Figure retoriche e categorie abusate nel linguaggio comune si incrociano in maniera tremendamente concreta nellโ€™omicidio di Matteo Vinci. Il suo paradiso, racconta la madre Sara, erano gli ulivi che lui stesso aveva piantato in un terreno a Limbadi, paese del Vibonese tristemente noto come feudo del clan Mancuso. Ed รจ proprio lรฌ che ha trovato lโ€™inferno quando, il 9 aprile del 2018, la Fiesta su cui era a bordo assieme al padre Francesco รจ saltata in aria dilaniandolo ad appena 42 anni.

Il pestaggio di Francesco Vinci

La giustizia, Sara Scarpulla e Francesco Vinci, la cercano nei Tribunali e continuano a invocarla dopo che la Corte dโ€™Assise di Catanzaro, poco prima di Natale, ha condannato allโ€™ergastolo coloro che sono ritenuti i mandanti dellโ€™omicidio: Rosaria Mancuso, sorella di alcuni boss della cosca egemone, e il genero Vito Barbara. Per i presunti esecutori materiali รจ in corso il rito abbreviato mentre, sempre nellโ€™ordinario, sono stati comminati 10 anni (a fronte dei 20 chiesti dallโ€™accusa) a Domenico Di Grillo, 75enne marito di Rosaria Mancuso, accusato di un brutale pestaggio avvenuto nel 2017 contro il papร  di Matteo, lasciato quasi esanime e con la mandibola fracassata davanti a quella campagna che i Mancuso/Di Grillo, secondo lโ€™accusa, volevano prendersi a ogni costo.

Tre ergastoli

Gli ergastoli, ha commentato la mamma di Matteo affiancata dallโ€™avvocato Giuseppe De Pace, ยซin realtร  non sono due ma treยป, perchรฉ va considerata anche la condanna inappellabile subita da suo figlio. Le motivazioni della sentenza sono molto attese: dovranno spiegare come sia possibile che un omicidio cosรฌ efferato, commesso con unโ€™autobomba e seguito a un pestaggio per la volontร  ancestrale di dominio su un pezzo di terra, per di piรน nella roccaforte dei Mancuso e su ordine โ€“ stando alla sentenza di primo grado โ€“ di qualcuno che porta quel cognome, non sia ascrivibile a motivazioni, atteggiamenti, mentalitร  mafiose. Lโ€™aggravante รจ infatti caduta, ma ancora piรน sconcerto desta nei genitori di Matteo il fatto che da qualche giorno Di Grillo sia a casa sua.

A pochi metri dai Vinci

A pochi passi, qualche decina di metri, da dove Sara e Francesco Vinci continuano a fare i conti con il loro dolore, davanti a quegli occhi che hanno visto il figlio trovare una morta atroce, Di Grillo potrร  ora scontare i domiciliari. La Corte dโ€™Assise ha infatti accolto lโ€™istanza presentata il 17 dicembre dai suoi difensori, Gianfranco Giunta e Francesco Capria, che hanno sostanzialmente posto tre questioni a tutela del loro assistito: lโ€™etร , le patologie di cui soffre, lโ€™assoluzione per alcuni reati. Era infatti originariamente accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di tentato omicidio, mentre รจ stato condannato โ€œsoloโ€ per armi e lesioni gravi.

Infermitร  accertate

Dei 10 anni che gli sono stati inflitti per il delitto Vinci dalla stessa Corte che lo ha poi scarcerato ne ha trascorso in carcere giร  quasi 3 e mezzo, dunque un terzo della pena. Le sue ยซaccertate infermitร ยป, secondo gli avvocati, sono una valida ragione per farlo tornare a casa, ยซpotenzialmente aggravata dalla condizione carceraria attuale anche in combinazione letale con il virus covid19 che ancora circolaยป. Nellโ€™istanza vengono elencate 8 patologie e viene descritta una situazione ยซmolto severa e rischiosa anche in virtรน dellโ€™etร  avanzata e della pessima condizione psicofisicaยป.

Vittime e carnefici

รˆ dunque contenuta in poche righe la giustizia dei tecnicismi legali e si materializza in poche decine di metri lโ€™ingiustizia della realtร . Ci sono i diritti costituzionalmente garantiti anche al peggiore degli assassini e cโ€™รจ il dovere dello Stato di rendere almeno la veritร  a una madre e un padre costretti, per il resto dei loro giorni, a convivere con la condanna peggiore che possa esserci al mondo. รˆ su questo confine labile, sottile e forse impercorribile da chi non conosce certi dolori, che si consuma il dramma di Limbadi. Dove le vittime sono condannate a stare accanto ai carnefici e tutto โ€“ la giustizia e lโ€™ingiustizia, il paradiso e lโ€™inferno โ€“ sembra destinato a trasformarsi nel suo contrario.