I principali reati contestati ai sindaci sono abuso dāufficio, peculato, voto di scambio, corruzione, falso in atto pubblico. Finire un mandato senza un processo a proprio carico sembra ormai un caso più unico che raro: a ritrovarsi indagati per lāallagamento di un sottopasso, una mancata manutenzione stradale o per un bimbo che si fa male a scuola ĆØ un attimo.
LāAnci ha lanciato una petizione a tutela dei primi cittadini che chiede al Parlamento di rivedere il Testo unico degli enti locali.
Più della metĆ dei sindaci calabresi ha aderito allāiniziativa nazionale (212 su 404).
CLICCA QUI PER L’ELENCO DEI SINDACI CALABRESI CHE HANNO FIRMATO LA PETIZIONE
Ā«Non chiediamo immunitĆ o impunitĆ ā ĆØ scritto nellāappello ā ma domandiamo: possono i sindaci rispondere personalmente e penalmente di valutazioni non ascrivibili alle loro competenze? Possono essere condannati per aver fatto il loro lavoro?Ā».
Alla petizione Anci hanno aderito tutti i sindaci dei capoluoghi di provincia. E ad eccezione di Maria Limardo (Vibo Valentia) e Francesco Voce (Crotone), eletti di recente, tutti gli altri portano sulle spalle procedimenti giudiziari importanti.
Reggio Calabria: FalcomatĆ
Un anno e dieci mesi di reclusione: ĆØ la condanna chiesta dai pm della Procura di Reggio Calabria nei confronti del sindaco Giuseppe FalcomatĆ . Il reggino ĆØ imputato per abuso d’ufficio e falso nel processo su presunte irregolaritĆ nelle procedure di affidamento del Grand Hotel Miramare. Al centro del processo, l’affidamento di uno dei palazzi storici della cittĆ all’imprenditore Paolo Zagarella. Il Comune aveva assegnato la gestione a Zagarella dopo che quest’ultimo, durante la campagna elettorale del 2014, aveva concesso i suoi locali per la segreteria di FalcomatĆ . Secondo l’accusa, sindaco e assessori avrebbero violato Ā«i doveri di imparzialitĆ , trasparenza e buona amministrazioneĀ».

Per i pm, i membri della Giunta hanno adottato una delibera con la quale Ā«statuivano l’ammissibilitĆ della proposta proveniente dall’associazione Il SottoscalaĀ» mentre avrebbero dovuto predisporre un bando pubblico. Gli imputati hanno spiegato che la delibera era un atto di indirizzo. Ma per la Procura Ā«non c’era nessun atto di indirizzo, ma un atto di immediata concessione: il gioiello di famiglia si era trasformato in un affare di famiglia. Non ĆØ stata mala-gestio, ma una gestio finalizzata a raggiungere un determinato obiettivo e il sindaco ĆØ stato il registaĀ». La sentenza ĆØ prevista per il 19 novembre.
Catanzaro: Abramo
Doppia inchiesta per il sindaco di Catanzaro. Sergio Abramo ĆØ imputato per abuso dāufficio nel processo Multopoli relativo ai presunti illeciti legati all’annullamento di contravvenzioni per le violazioni del Codice della strada che coinvolge anche Mimmo Tallini. Per il primo cittadino nei giorni scorsi ĆØ arrivata la richiesta di assoluzione. Per lāex presidente del Consiglio Regionale, invece, la richiesta di condanna ĆØ di un anno e sei mesi. La sentenza ĆØ prevista il 12 novembre.
Ć di corruzione, invece, lāipotesi di reato contestata al sindaco sulla gestione dei pontili mobili nel porto di Catanzaro Lido. Abramo, giunto al suo quarto mandato, ĆØ accusato di aver intascato unāindebita somma di denaro tramite il nipote allo scopo di favorire nella realizzazione delle opere lāimprenditore Raoul Mellea, titolare della Navylos.
Cosenza: Occhiuto
Un processo dietro lāaltro per lāormai ex primo cittadino di Cosenza, Mario Occhiuto. Ć stato rinviato a giudizio per lāinchiesta āPiazza sicuraā che nellāaprile del 2020 portò al provvedimento di sequestro preventivo di Piazza Bilotti per gli atti che riguardavano la procedura di collaudo dei lavori di riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo- culturale dellāopera, compresa la realizzazione del parcheggio interrato. Lavori per un investimento di oltre 15,7 milioni di euro, di cui quasi 12 di finanziamento pubblico e 3,7 a carico di privati. Le accuse agli imputati vanno dal falso ideologicoĀ alla turbata libertĆ della scelta del contraente e rivelazione del segreto di ufficio fino al falso materiale commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici e mancanza del certificato di collaudo.
Occhiuto ĆØ stato prosciolto invece da ogni accusa nellāambito dellāinchiesta āPassepartoutā condotta dalla Procura di Catanzaro su presunte irregolaritĆ in alcuni appalti nel territorio di Cosenza, tra cui quelli relativi alla realizzazione della metropolitana leggera e del nuovo ospedale.
Risulta iscritto nel registro degli indagati e dovrĆ rispondere di truffa ai danni del Comune, falso e peculato per la vicenda legata ai rimborsi per missioni mai effettuate. Al centro, le spese sostenute tra il 2013 e il 2016 per una serie di missioni istituzionali (biglietti aerei, ristorantiā¦) rimborsate da Palazzo dei Bruzi che però non si sarebbero mai svolte. La Corte dei Conti, inoltre, lo ha condannato in primo grado ritenendolo colpevole di un danno erariale da circa 260mila euro relativo agli emolumenti del suo staff.

L’assessorato sospetto
Sul capo di Mario Occhiuto infine pende un procedimento per associazione a delinquere transnazionale. Lāex primo inquilino di Palazzo dei Bruzi, ĆØ stato rinviato a giudizio dal Gup del Tribunale di Roma, nellāambito dellāinchiesta condotta dal pm Alberto Galanti, sui rapporti tra il sindaco, lāex ministro per lāambiente Corrado Clini e la sua compagna Martina Hauser, componente della giunta di Palazzo dei Bruzi nella prima parte della consiliatura del 2011.
Secondo lāaccusa, Mario Occhiuto avrebbe ricevuto ingenti finanziamenti per realizzare progetti esteri cofinanziati dal ministero dellāAmbiente, in qualitĆ di architetto e in cambio Occhiuto avrebbe nominato assessore della sua prima giunta proprio la compagna di Clini, Martina Hauser.
L’altra sponda del Campagnano: Manna
Non ĆØ riconducibile alla sua attivitĆ di amministratore locale il procedimento a carico di Marcello Manna, sindaco di Rende. Lāaccusa contestata dal pm all’avvocato Manna, giĆ presidente della Camera penale di Cosenza, ĆØ corruzione in atti giudiziari. Il magistrato inquirente ha firmato e fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari contestando al giudice Petrini di aver ricevuto da Manna 5000 euro al fine di decretare l’assoluzione, in secondo grado di giudizio, del boss di Rende, Francesco Patitucci, dalla imputazione di concorso nell’omicidio di Luca Bruni, reggente dell’omonimo clan di Cosenza, assassinato nel gennaio del 2012 alla periferia di Rende.
Manna ha sempre respinto ogni accusa. Agli atti d’inchiesta ĆØ allegato un filmato girato dalla Guardia di finanza nel quale si vede il penalista cosentino dare una cartella al giudice. Sul contenuto della cartella le dichiarazioni rese dagli indagati sono discordi e inconciliabili.
I piccoli comuni
Non importa se lāente amministrato ĆØ grande o piccolo, i reati non fanno distinzione. Peculato, falso ideologico e abuso d’ufficio sono i reati contestati a Vincenzo Rocchetti, primo cittadino di Guardia Piemontese, in provincia di Cosenza. Rocchetti ĆØ coinvolto in un’inchiesta sulla gestione delle procedure di assegnazione di un’abitazione di edilizia popolare.
Il tribunale del Riesame di Catanzaro ha confermato invece lāobbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti del sindaco di San Nicola Arcella, Barbara Mele, facendo decadere le accuse di collusione e turbativa dāasta.
Lieto fine
Il mostro in prima pagina sempre e chissenefrega se poi non lo era. Capita infatti che dopo decenni i sindaci vengano assolti e con fatica tentano di ripulire la loro immagine. Assolta dallāaccusa di concorso in associazione mafiosaĀ lāex sindaco di Corigliano, Pasqualina Straface, nellāambito dellāinchiesta Santa Tecla che aveva portato allo scioglimento del consiglio comunale. Per Straface da poco si sono aperte le porte del Consiglio regionale.

La Cassazione ha riabilitato anche il sindaco di Cassano, Gianni Papasso. La suprema Corte ha chiarito che non ĆØ stato lui il responsabile dello scioglimento del precedente consiglio comunale. Decisione che gli ha permesso di candidarsi alla guida della cittĆ – con successo – per la terza volta.
Dopo sette anni ĆØ finito anche il calvario di Carolina Girasole. Lāex sindaca di Isola Capo Rizzuto ĆØ stata assolta dalla Corte di Cassazione, che ha confermato le sentenze del Tribunale di Crotone e della Corte dāAppello di Catanzaro. Si ĆØ conclusa cosƬ una vicenda giudiziaria scaturita dallāoperazione Insula, coordinata della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo calabrese.

Eletta nel 2008 a capo di una coalizione di centrosinistra, Girasole era stata arrestata e posta ai domiciliari nel dicembre del 2013, insieme al marito, Franco Pugliese, e ad altre 11 persone. Lāaccusa era:Ā voto di scambio politico-mafioso, turbativa dāasta e abuso dāufficio. Sulla donna, lāombra dei legami con la cosca Arena, che ā secondo i magistrati della Dda di Catanzaro – lāavrebbe aiutata a diventare sindaca per ottenere favori nella gestione dei beni confiscati, con lāintento di restarne in possesso.
Fuori dal carcere
Dopo sette mesi esatti dallāarresto del 19 dicembre 2019 nellāambito dellāoperazione Rinascita-Scott, Gianluca Callipo, ex sindaco di Pizzo ĆØ tornato in libertĆ . La sesta sezione della Corte di Cassazione ha infatti annullato lāordinanza di custodia cautelare in carcere accogliendo il ricorso presentato dai suoi avvocati. ll primo cittadino, secondo lāaccusa, avrebbe tenuto Ā«condotte amministrative illeciteĀ».
CosƬ facendo avrebbe favorito la ‘ndrangheta garantendo benefici ad alcuni indagati nella gestione di attivitĆ imprenditoriali. Amaro lo sfogo di Callipo, ex presidente Anci Calabria: Ā«Ho imparato che non basta essere onesti e rispettosi della legge per essere sempre considerati tali. Ho imparato che ogni azione, anche la più rigorosa e ligia al dovere, può essere travisata e diventare una ācolpaā da dover spiegareĀ».
Chi spera ancora: Lucano
Un nuvola nera sul modello Riace. Condannato in primo grado a 13 anni e due mesi di reclusione nel processo “Xenia” sui presunti illeciti nella gestione dei migranti, lāex sindaco di Riace Mimmo Lucano che dovrĆ anche restituire 500mila euro di finanziamenti ricevuti dall’Unione europea e dal Governo. La pena inflitta a Lucano ĆØ quasi il doppio di quella chiesta dalla pubblica accusa (7 anni e 11 mesi).

Lucano era imputato di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsitĆ ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ā«Questa ĆØ una vicenda inaudita. Sarò macchiato per sempre per colpe che non ho commesso. Mi aspettavo un’assoluzioneĀ», ha detto Lucano a commento della sentenza. Ā«Grazie, comunque, lo stesso – ha aggiunto – ai miei avvocati per il lavoro che hanno svolto. Io, tra l’altro, non avrei avuto modo di pagare altri legali, non avendo disponibilitĆ economicaĀ». Tra i legali di Lucano, Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano.
L’eterno dilemma
Ā«Ogni volta che un sindaco firma un atto rischia di commettere abuso dāufficio. Se non firma, rischia lāomissione di atti dāufficioĀ», ha commentato di recente il presidente nazionale Anci, Antonio De Caro. Fare o non fare, questo ĆØ il problema per lāamministratore pubblico. Una riforma del ruolo dei sindaci che chiarisca definitivamente le responsabilitĆ personali, professionali, giuridiche e anche economiche probabilmente ĆØ necessaria.
