Se vogliamo comprendere la societร , dobbiamo guardare dentro le aule delle sue scuole. Le caratteristiche che troveremo in quelle aule, in larga misura saranno rappresentative del tipo di societร che ci troveremo davanti, infatti รจ lรฌ che si disegna lโorizzonte di valori dentro cui ci si muoverร negli anni a venire, ecco perchรฉ per i governi controllare la scuola resta strategico. Malgrado la straripante influenza dei new media, dei social e di alcuni programmi televisivi di infima qualitร , la scuola resta il luogo sociale formalmente demandato alla riproduzione immateriale, come la chiamava Gorz, il luogo cioรจ dove valori, saperi, tradizioni, vengono trasmessi dai vecchi ai giovani.
Democrazia e opportunitร
Ma non solo: in democrazia la scuola รจ anche ย il solo contesto dove costruire opportunitร in grado di cambiare i destini delle persone โ e dunque di intere comunitร – ย attraverso lโacquisizione dei saperi, la costruzione della propria consapevolezza, ma soprattutto attraverso la formazione di un Ethos democratico in grado di mutare gli individui in cittadini.
Tutto ciรฒ รจ piรน che sufficiente per spiegare perchรฉ la scuola sia da sempre un terreno di battaglia e che chi รจ mosso da tentazioni autoritarie, nazionaliste, mal celatamente repressive, la consideri un avversario da battere. Il nemico resta quellโattivismo educativo improntato a una idea riformista, che in Italia ha avuto pionieri che ancora oggi abitano con i loro esempi le lezioni che si tengono in classe e influenzano metodologie: gli ideali antifascisti di Bruno Ciari, lโeresia della Barbiana di don Milani e piรน tardi di don Sardelli e della sua esperienza dellโAcquedotto Felice, la fantasia irriverente di Rodari, lโimpeto libertario di Mario Lodi, il concetto di โlibertร responsabileโ di Margherita Zoebeli. Tutti esempi di una idea di scuola โ e dunque di una societร –ย antiautoritaria, democratica, plurale e aperta.

Il Merito e lโInutile
Le parole hanno un senso, anzi hanno una loro potenza. Rimarcare dentro la scuola concetti come โprofittoโ e โmeritoโ, ha come sovrascopo relegare allโinutile lo studio di alcune discipline legate al pensiero libero.
Lo scopo รจ quello di incatenare la scuola al lavoro e allโimpresa, partendo dalla tirannia semantica. Il concetto di merito affascina, chi mai sarebbe contrario alla meritocrazia? E invece nella societร il merito รจ la veste etica della disuguaglianza: la povertร รจ una colpa, ci viene spiegato, dunque insegnare lโideologia del merito equivale a forgiare una generazione competitiva e spietata, che ignora che lo stesso merito ha direttamente a che fare con le opportunitร di partenza e come spiega Pierre Rosanvallon ยซorganizza lโimmaginario delle societร contemporaneeยป Lโaltra faccia del merito รจ il tema dellโinutile, cioรจ lo studio di tutto quello che non produce profitto: lโarte, la poesia, la filosofia, la musica. Tutte le discipline che alimentano il pensiero critico, fanno sorgere il dubbio, suscitano disobbedienza riflettendo sulle disuguaglianze sociali, sulle loro origini e sui danni ambientali non sono funzionali a una societร finalizzata allโomogeneizzazione, destinata al dualismo โlavoro โ consumoโ, costruita sulla convinzione che lo sviluppo economico sia il solo fattore di miglioramento della vita.

Lโirresistibile tentazione di misurare tutto
Da parecchio valutare non รจ piรน soltanto mettere voti. Lโirruzione nella scuola italiana di sistemi di test che mirano a โpesareโ gli studenti รจ ormai consolidata, malgrado le critiche. I test di logica, matematica, o di competenze nozionistiche, non tengono conto, anzi mortificano la capacitร di scrittura, la creativitร , il pensiero divergente, tutte cose non casualmente rinchiuse nel recinto dellโinutile.

La scuola che servirebbe
La scuola che ci vorrebbe รจ quella che educa alla complessitร , che ripudia le scorciatoie del complottismo e dellโantiscientismo, che annuncia la necessitร di attrezzarsi attraverso lo studio per affrontare le sfide che ci sono e quelle che verranno. Ci vorrebbe una scuola in cui lโEducazione civica non fosse rappresentata da improbabili lezioni di educazione stradale, ma parlasse dei valori della Costituzione, della libertร , della tolleranza, della multiculturalitร ,ย attraversando e permeando tutte le altre discipline e non restando, come รจ adesso, una sorta di cenerentola cui dedicare qualche ora di lezione. Una scuola che insegni ai ragazzi a muoversi con sicurezza tra fake news e slogan, che la politica non รจ una cosa che fa schifo, o per pochi, ma al contrario รจ partecipazione, รจ dire quel che si pensa e dunque avercelo un pensiero.

Una scuola che insegni lโetica della democrazia, che implica il riconoscimento e il rispetto dei diritti delle minoranze. Che insegni lโetica della responsabilitร , verso gli altri, soprattutto quelli differenti da noi. La responsabilitร verso lโambiente e il destino planetario, cioรจ di tutti. Ma anche la responsabilitร delle nostre parole e delle nostre azioni. Una scuola, per dirla con Hartmut Rosa, ยซche risuona quando brillano gli occhi allโinsegnante e agli studenti, dove non cโรจ silenzio, ma un brusio dinamico, uno spazio di dissenso possibile nella costruzione collaborativa della conoscenza. Insomma il contrario della scuola dellโalienazioneยป
Scuola e politica
Cโรจ sempre qualcuno che grida che โa scuola non si fa politicaโ. E invece sรฌ, si fa eccome. Quando si sceglie una pagina da leggere, un film da vedere, un quadro da guardare in silenzio, si fa politica. Quando si racconta la Storia si fa politica, nei confini tracciati sulle carte geografiche cโรจ la politica. Nei versi di Dante non meno che in quelli di Dino Campana o del calabrese Franco Costabile cโรจ politica. Tra i banchi di scuola si fa la nuova umanitร , per questo studiare resta la forma di politica piรน potente.
