Santomarco: il tunnel del futuro e l’eredità della vecchia galleria

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Un progetto da 1,6 miliardi di euro sta per ridisegnare il destino della tratta Paola-Cosenza. Una nuova galleria a doppio binario, lunga 17 chilometri, sostituirà la storica Santomarco, inaugurata nel 1987, che per decenni ha spezzato l’isolamento della città dei Bruzi. Parte della linea ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria, il nuovo tunnel, con una stazione a Montalto Uffugo vicina al polo universitario di Rende, promette di rivoluzionare la mobilità calabrese: più treni, tempi di percorrenza ridotti, un impulso al porto di Gioia Tauro.

I lavori, previsti per il 2025 e con conclusione entro il 2030, porteranno la vecchia Santomarco alla dismissione, lasciandola forse a nuovi usi locali. Ma il cammino non è privo di ostacoli. A Paola, gli espropri per il cantiere, nell’area di Pantani, hanno scatenato proteste. “Ci stanno togliendo la terra, e nessuno ci ascolta,” sbotta una donna di 60 anni. “La ferrovia ci ha dato tanto, ma ora rischia di lasciarci indietro.”

Il sogno di unire il mare alla montagna

Risaliamo il tempo. È il 1966, e le ruspe iniziano a mordere la montagna. L’idea è audace: un tunnel di poco più di 15 chilometri, il più lungo d’Italia all’epoca, per sostituire la vecchia linea a cremagliera Paola-Cosenza, un percorso tortuoso che, dal 1915, arrancava tra locomotive a vapore e automotrici Aln 56 FIAT. “Due ore per fare trenta chilometri, quando andava bene,” racconta Giuseppe, 78 anni, ex ferroviere in pensione, mentre sorseggia un caffè al bar della stazione di Paola. “La cremagliera era un’odissea: frane, smottamenti, ritardi. Ma era l’unica strada per il mondo.”

Il vecchio treno Cosenza-Paola

 

Il progetto della Santomarco nasce per cambiare tutto. Una linea elettrificata, con pendenze massime di 18 per mille, capace di portare Cosenza a meno di mezz’ora dal mare. I lavori, però, sono un calvario. Ventuno anni di scavi, dal 1966 al 1987, segnati da difficoltà tecniche e costi lievitati. Le cronache locali sussurrano di operai morti, schiacciati da crolli o travolti in incidenti mai del tutto documentati.

“Non c’era sicurezza allora,” confida Antonio, 65 anni, figlio di un operaio che lavorò al cantiere. “Mio padre tornava a casa con la polvere nei polmoni e la paura negli occhi. Diceva che ogni metro di quella galleria costava sangue.” Le cifre esatte delle vittime restano un mistero, inghiottite dalla reticenza di un’epoca che celebrava il progresso, ma taceva sui suoi costi umani.

Apre la Santomarco: il giorno della svolta

31 maggio 1987. La Santomarco viene inaugurata. Il primo treno elettrico taglia il nastro, e Cosenza si ritrova improvvisamente più vicina al mondo. I tempi di percorrenza crollano: da due ore a 25 minuti. “Fu come scoprire il mare,” ricorda Maria, 50 anni, insegnante, che da ragazza viaggiava con la vecchia cremagliera per studiare a Napoli. “All’improvviso, potevamo essere parte di qualcosa di più grande.”

La galleria non è solo un tunnel: è un’arteria che pompa vita. Studenti affollano l’Università della Calabria, appena fondata; i commercianti di Cosenza trovano nuovi mercati; i pendolari iniziano a sognare un futuro oltre le montagne.
Ma la Santomarco non è una panacea. Il binario unico, con un solo punto di incrocio a metà tunnel (oggi dismesso per normative di sicurezza), limita la capacità della linea. I treni regionali si accavallano, i ritardi si accumulano. E quando qualcosa va storto, il disastro è dietro l’angolo.

L’odissea dei pendolari

6 dicembre 2017. Un treno merci deraglia nella galleria. Nessuno muore, ma la linea resta chiusa per tre mesi. Autobus sostitutivi arrancano su strade tortuose, lasciando pendolari e studenti in balia di ritardi e disagi. “Un incubo,” sbotta Francesca, 28 anni, studentessa di ingegneria a Rende. “Arrivavo a lezione con due ore di ritardo, quando il bus non si rompeva.” Ancora nel 2024, un guasto elettrico blocca un treno nella galleria per ore. “C’era una donna con un bambino piccolo, un disabile senza assistenza,” racconta un macchinista di Trenitalia. “Siamo addestrati per le emergenze, ma in un tunnel così lungo, ogni minuto sembra eterno.”

I ferrovieri sono i guardiani silenziosi della Santomarco. “Lavorare qui è una missione,” dice il macchinista, che guida treni da vent’anni. “La galleria è sicura, ma non perdona errori. E quando si ferma, il mondo si ferma con lei.” Le esercitazioni di emergenza, come quella del 2024, sono un rito necessario: vigili del fuoco, protezione civile e personale FS si addestrano per evacuazioni che, si spera, non saranno mai necessarie. Ma il timore di un incidente grave aleggia sempre.

Santomarco, un tunnel di speranze e cicatrici

La Santomarco è più di un’opera ingegneristica. È il sogno di una Calabria che non vuole più essere periferia, il sacrificio di operai dimenticati, la fatica quotidiana di pendolari e ferrovieri. Ogni viaggio attraverso il suo buio è un atto di fede in un futuro migliore. Mentre il treno emerge dalla galleria e il profilo di Cosenza appare all’orizzonte, si avverte ancora l’eco di chi ha scavato, lottato e sperato per rendere possibile questo passaggio. La Santomarco non è solo un tunnel: è la storia di una terra che, metro dopo metro, cerca di conquistare il suo posto nel mondo. Con il nuovo progetto, quel sogno si prepara a un nuovo capitolo, ma le cicatrici del passato restano, incise nella roccia e nella memoria dei Bruzi.