Si chiama Tedesco, Domenico Tedesco, ma è calabrese ed è in pole per diventare il nuovo ct della nazionale di calcio del Belgio. Tra i favoriti dell’ultimo Mondiale, i Diavoli rossi hanno rimediato una mezza figuraccia in Qatar. Troppo deludente la squadra, nonostante i tanti campioni, per non rispettare una delle regole principali del mondo del pallone: il primo a pagare è sempre l’allenatore.
E così il Belgio ha virato su Domenico Tedesco, astro nascente della panchina grazie ai risultati degli ultimi anni tra Gelsenkirchen (Schalke 04), Mosca (Spartak) e Lipsia (Redbull). Perché lo avranno anche esonerato l’estate scorsa, ma il tecnico nato a Rossano nel 1985 ha già ottenuto due secondi e un quarto posto, una coppa di Germania e una semifinale di Eurolega in soli 5 anni di carriera ad alti livelli.
Domenico Tedesco, dalla Calabria al Belgio
Domenico Tedesco ha lasciato la Calabria quando aveva solo due anni. I genitori scelsero di emigrare nel Land del Baden-Wurttemberg, uno dei due Stati del Sud della Germania. Suo padre trovò lavoro come stampatore della Esslinger Zeitung, il quotidiano locale di Esslingen, a 15 chilometri dalla capitale Stoccarda. E nello stesso quotidiano il piccolo Domenico mosse i primi passi da giornalista sportivo da adolescente con uno stage in redazione. Niente carriera sui campi da gioco, però. Domenico Tedesco si laurea in ingegneria gestionale, prende anche un master in Innovation management.

La passione per il calcio però lo porta presto in quel mondo. Inizia da vice allenatore nelle giovanili dell’Aichwald, paesino nei dintorini di Stoccarda, nel 2011 e quattro anni dopo e già alla guida dell’U-16 dell’Hoffenheim. L’U-19 è nelle mani, invece, di un altro enfant prodige: Julian Nagelsmann. I due spiccano presto il volo. Domenico Tedesco subentra sulla panchina dell’Aue a primavera del 2017 , dato per spacciato nella serie B tedesca, e lo porta a un’inaspettata salvezza a suon di vittorie. Da lì arriveranno il passaggio in Bundesliga allo Schalke e i risultati elencati qualche riga più su.
Ora per questo figlio di calabresi che parla quattro lingue e ha il culto del gioco veloce potrebbe arrivare il turno del Belgio, terra di emigrati come lui.
