Fuga dalla Procura di Reggio Calabria. Negli anni, lāufficio requirente della cittĆ dello Stretto ĆØ stato lāavanguardia della lotta alla āndrangheta. Gli anni iniziati, nel 2008, con lāavvento in cittĆ del ācorso palermitanoā targato Giuseppe Pignatone, ma anche Michele Prestipino e Ottavio Sferlazza, hanno segnato una svolta nella lotta al crimine organizzato.
Procura di Reggio Calabria: arrivano i palermitani

Allāavvento dei palermitani, infatti, la lotta alla āndrangheta nella provincia di Reggio Calabria era quasi allāanno zero, ferma agli anni del maxiprocesso āOlimpiaā. In circa quattro anni di gestione, quel modello portò allāarresto di quasi tutti i boss di Reggio e provincia, che erano latitanti da decenni. Da Pasquale Condello, āil Supremoā, a Peppe De Stefano, lāelemento più carismatico del casato del rione Archi, fino a Giovanni Tegano, ālāuomo di paceā. E poi, ancora, le inchieste āFehidaā, che ricostruƬ la strage di Duisburg e la faida di San Luca. O ancora, spostandosi sulla Piana di Gioia Tauro, le operazioni āCentāanni di storiaā e āMaestroā, contro le cosche Piromalli e MolĆØ. Oppure quelle āAll insideā e āVento del Nordā, sui clan Pesce e Bellocco. Un (iper)attivismo giudiziario culminato con lāoperazione āCrimineā, scattata il 13 luglio 2010, che porterĆ alla fondamentale pronuncia dellāunitarietĆ della āndrangheta.
Con Gratteri l’attenzione si sposta su Catanzaro
Una Procura dāavanguardia nella lotta alla āndrangheta, insomma. A proseguire l’opera anche il successore di Pignatone, quel Federico Cafiero de Raho che, con metodi diversi, con una strategia comunicativa più āsmartā ha portato lāufficio del sesto piano del Cedir a fuoriuscire dalla dimensione provinciale ed essere ambito anche per la possibilitĆ di far carriera. Gli stessi capi, Pignatone e De Raho, avevano, infatti, un curriculum importante nella lotta ad altre organizzazioni criminali, come Cosa nostra e camorra.

Se, quindi, per circa un decennio, ĆØ stata la Procura di Reggio Calabria a dettare la linea del contrasto repressivo alla āndrangheta, lāavvento di Nicola Gratteri a capo della Procura di Catanzaro ha spostato nel capoluogo di regione lāattenzione (anche mediatica) sul fenomeno āndranghetista. Tutto ciò corrisponde anche a uno svuotamento che la Procura reggina sta subendo. Non tanto e non solo in termini numerici, quanto in termini qualitativi.
Il “decennio d’oro” della Procura di Reggio Calabria
Se, infatti, dal 2008 al 2018, la Procura di Reggio Calabria ĆØ stata un ufficio di frontiera, dove poter misurare le proprie doti di investigatore con quella che, unanimemente, ĆØ riconosciuta come lāorganizzazione mafiosa più ricca e potente, negli anni successivi si ĆØ ritornati a quella dimensione ristretta che, nella scelta della collocazione, attira, quasi esclusivamente, magistrati locali oppure di prima nomina. Negli anni, infatti, diversi sono stati i magistrati che, conoscendo e fiutando la verve di Gratteri, hanno scelto di spostarsi nel capoluogo. Qualche esempio? Antonio De Bernardo, che alla Dda di Reggio Calabria ha colpito duramente le cosche della Locride. OppureĀ Annamaria Frustaci, che oggi ĆØ alla Dda di Catanzaro. O, ancora, Giulia Pantano, per anni pm antimafia con competenza sulla Piana di Gioia Tauro e oggi procuratore aggiunto di Reggio Calabria.
Vecchi e nuovi addii
Ma negli anni la Procura di Reggio Calabria ha perso magistrati che sono andati a occupare incarichi di primissimo livello. Da Giovanni Musarò, cui si deve il merito, da pm a Roma, di aver riaperto il caso Cucchi. A Matteo Centini, il pm che, andando via da Reggio, ha scoperto la caserma degli orrori a Piacenza. E, ancor prima, Beatrice Ronchi, che in riva allo Stretto aveva indagato sui rapporti tra āndrangheta e magistratura e che da pm antimafia di Bologna lega il proprio nome allāinchiesta āAemiliaā, la più importante sulle cosche in Emilia Romagna. Ha deciso di allontanarsi dal sesto piano del Cedir anche Roberto Di Palma, uno dei massimi esperti di āndrangheta, oggi procuratore per i minorenni.

Nei prossimi mesi si libereranno altri due posti in Dda: andranno via Francesco Ponzetta (pm con competenza sulla Piana di Gioia Tauro) e Antonella Crisafulli (che invece si occupa delle cosche della Locride). A fronte di perdite del genere, lāufficio si ĆØ rimpolpato di un numero congruo di giovani magistrati, spesso di prima nomina. Fin qui, però, non sono riusciti a portare i risultati che un territorio come quello reggino necessiterebbe.
La Procura di Reggio Calabria decapitata
Tutto questo in un momento in cui anche lāimmagine pubblica dellāUfficio ĆØ stata scalfita dalla decisione del Consiglio di Stato che ha annullato (dopo quattro anni) la nomina di Giovanni Bombardieri a capo della Procura, definendola āillogicaā nelle motivazioni. E sono tuttora vacanti due posti di procuratore aggiunto su tre. Lāultimo in ordine di tempo, il procuratore aggiunto Gaetano Paci che, dopo otto anni, ha ottenuto la nomina come procuratore di Reggio Emilia. Ć invece vacante da oltre otto mesi lāaltro posto di procuratore aggiunto, quello lasciato libero da Gerardo Dominijanni, che si ĆØ insediato in Procura Generale il 15 ottobre 2021.
