Nel Consiglio regionale delle leggi che «s’illustrano da sé» può veramente succedere qualsiasi cosa. La politica si dimostra supina rispetto all’incancrenirsi di certe sacche di potere, indifferente ad ogni moto di cambiamento, con conversione lampo anche dei sedicenti rivoluzionari. E la burocrazia fa da contraltare, anche se non mancano commistioni e connivenze.
Un esempio emblematico è la nomina (prima ad interim, poi effettiva) della segretaria e direttrice generale del Consiglio regionale, Maria Stefania Lauria. Sulla regolarità delle procedure adottate permangono dubbi che la “manina” della politica si sia messa di mezzo.
Guadagna più di Mattarella e Occhiuto
È una poltrona che fa gola quella che include segreteria e direzione generale del Consiglio regionale. Due cariche di vertice per una sola persona, che fanno del destinatario della nomina uno dei più potenti nei palazzi della politica calabrese. E anche quello che guadagna più di chiunque altro. Il compenso totale arriva a toccare i 240mila euro annui. Una somma superiore a quella per il presidente della Regione Roberto Occhiuto, che, invece, si ferma a 212mila euro.

Non solo, è addirittura più alta di quella del Presidente della Repubblica, a cui spetterebbero 239.182 euro lordi annuali. Sergio Mattarella, a seguito della sua riconferma, ha chiesto al Mef una riduzione di circa 60mila euro, portando l’importo lordo annuo a 179.835,84 euro come segnale per il Paese. Il presidente del Consiglio dei ministri ha un compenso relativo alla carica di 114mila euro lordi annui.
Mario Draghi ha rinunciato, Giuseppe Conte si decurtò lo stipendio del 20%, arrivando a percepire 91.800 euro lordi.
Dopo Lauria arriva… Lauria
La nomina di Lauria come segretaria e direttrice generale ad interim è uscita dal cilindro dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale il 26 giugno del 2020. A guidarlo era Domenico Tallini, segretario questore Filippo Mancuso.
Dalla deliberazione e gli altri atti della procedura è emersa da subito l’assenza della pubblicazione nella sezione “avvisi” del sito istituzionale del Consiglio regionale della Calabria di una apposita manifestazione di interesse per ricoprire l’incarico conferito ad interim.
Tuttavia nell’atto deliberativo si giustifica la scelta «nell’ambito della disponibilità delle risorse interne». Il rischio è di aver violato l’articolo 19, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 165 del 2001, che per le selezioni impone di acquisire la disponibilità dei dirigenti interessati e di valutarle.
Inoltre, non è mai stato previsto un termine per la conclusione dell’interim; solo il conferimento del potere di predisporre gli avvisi per la selezione del successore di Lauria (che poi si rivelò essere lei stessa).

L’interrogazione parlamentare del M5S
In merito, nell’ottobre 2020 il deputato del M5S Alessandro Melicchio e l’attuale sottosegretaria alla Coesione territoriale Dalila Nesci avevano firmato una interrogazione parlamentare all’allora ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone. Quest’ultima ritenne di attivare l’Ispettorato per la Funzione pubblica, che inviò le richieste istruttorie per conoscenza alla Procura di Reggio Calabria.
I magistrati reggini nel dicembre 2020, per il tramite della polizia giudiziaria, acquisirono tutti gli atti relativi alla nomina di Maria Stefania Lauria. La risposta della ministra replicò o quasi la relazione fornitale all’epoca dal presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini, farcita di intenzioni future probabilmente atte solamente, come vedremo, a giustificare nel presente la nomina dell’interim.
La risposta “attendista” della ministra Dadone
Scrive Dadone: «Secondo quanto riportato nella relazione (di Tallini, ndr), detta nomina fa parte della rivisitazione della struttura burocratica consiliare, considerata dall’ufficio di presidenza obiettivo fondamentale per la realizzazione del programma politico della nuova legislatura. L’esigenza di riordinare l’organizzazione del consiglio regionale e di varare bandi aperti e partecipati sarebbe supportata, d’altra parte, anche dalla deliberazione n. 20 del 26 giugno 2020 {Modifiche al regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi del Consiglio regionale della Calabria…} con la quale è prevista la partecipazione di professionalità esterne ai bandi in oggetto.

Per le descritte attività, stante pure la succitata situazione contingente (insediamento nuovo consiglio regionale e l’emergenza epidemiologica), viene fatto presente che «non era, al momento della nomina, astrattamente individuabile un termine finale certo, pur essendo sempre stato intendimento di questa presidenza procedere alle nuove nomine dei dirigenti generali, ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, con decorrenza dal primo gennaio 2021».
Interim e ritardi
Sulla mancata attivazione delle procedure per il conferimento degli incarichi di segretario/direttore generale si afferma «come l’arco temporale di due mesi non possa, in alcun modo, essere qualificato come ritardo».
Certo è che, invece, la Regione ha emanato gli avvisi per la selezione “effettiva” il primo febbraio 2021. Sono oltre 7 mesi dall’inizio dell’interim. La procedura si è conclusa in altri undici mesi, alla fine dello scorso dicembre. Un totale di 18 mesi.

Consiglio regionale, norme violate?
La deliberazione dell’Ufficio di Presidenza del 26 giugno 2020, n. 20 (la 21, dello stesso giorno, ha conferito l’interim alla Lauria) ha modificato il Regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi del Consiglio regionale della Calabria. Ora c’è un articolo 11bis: “Procedura conferimento incarichi dirigenziali di livello generale”. Impone per la nomina del segretario e del direttore generale di Palazzo Campanella l’emanazione di due distinti avvisi. Il primo serve a verificare prioritariamente professionalità interne, il secondo a valutare le candidature esterne. Solo laddove siano presenti esigenze di celerità si prevede la possibilità di predisporre e rendere pubblico sul sito istituzionale un unico avviso rivolto sia a dirigenti interni che a soggetti esterni.
Gli avvisi di selezione predisposti dalla stessa segretaria generale Maria Stefania Lauria, approvati dall’Ufficio di presidenza a guida Giovanni Arruzzolo a febbraio 2021, non contemplano la possibilità a soggetti esterni al Consiglio regionale di partecipare, nonostante il regolamento cambiato “ad hoc” prima di conferire l’interim nel 2020. E nonostante la relazione alla ministra Dadone dell’allora presidente del Consiglio Domenico Tallini che esaltava proprio l’introduzione di una nuova procedura di selezione, aperta e partecipata.
L’interim “chiacchierato” vale punteggio
La deliberazione dell’Ufficio di Presidenza numero 17 del 29 dicembre 2021, questa volta a guida Filippo Mancuso, conferisce l’incarico triennale di segretaria e direttrice generale del Consiglio regionale a Maria Stefania Lauria.
Nell’atto si legge che «dall’esame comparativo delle candidature ammesse (non vengono indicate quali, ndr), il profilo curriculare dell’Avv. Maria Stefania Lauria, dirigente di ruolo del Consiglio regionale della Calabria, appare quello più adatto e maggiormente coerente rispetto agli incarichi da conferire». Tra le motivazioni alla base della scelta vi è proprio l’esperienza maturata durante il periodo (un anno e mezzo) dell’interim “chiacchierato”. Quello del quale la Procura ha chiesto le carte e su cui i parlamentari grillini hanno interpellato la Funzione pubblica.
In questo iter si sono alternati tre presidenti del Consiglio regionale: Tallini, Arruzzolo e Mancuso, due di Forza Italia e uno della Lega. Tutti hanno sempre difeso la bontà delle scelte fatte. Sarà, allora, una pura casualità che, subito dopo l’ambita nomina, la Lauria abbia nominato nella sua struttura – rispettivamente il 21 gennaio e 4 febbraio di quest’anno – proprio la sorella del deputato di Forza Italia Francesco Cannizzaro, Sabina (poi trasferita in altra struttura), ed il fedelissimo e già portaborse di Filippo Mancuso, Francesco Noto. Scherzi del destino a parte, è una situazione che cristallizza nelle determine la strana commistione tra politica e alta burocrazia.
Priolo spina nel fianco
È ancora pendente presso il Tribunale di Reggio Calabria (giudice Valentina Olisterno) il ricorso dell’ex segretario e direttore generale del Consiglio regionale Maurizio Priolo contro la nomina ad interim di Maria Stefania Lauria. Per Priolo è «del tutto illegittima», in quanto «si tratta di un vero e proprio affidamento diretto dell’incarico in aperta violazione di legge». L’ex capo della burocrazia sottolinea che «la durata dell’incarico di reggenza è subordinata alla redazione dell’avviso (di selezione, ndr) da parte della stessa dott.ssa Lauria, con evidente conflitto di interesse». La prossima udienza si terrà a settembre, ma il tema, alla luce della conferma triennale ricevuta, è di stretta attualità.

In effetti, nella selezione che portò Priolo ai vertici della burocrazia regionale nel 2015 si affidò la valutazione delle candidature ad un nucleo di valutazione. A comporlo erano il presidente dell’Ordine degli avvocati di Reggio Calabria e due docenti universitari di diritto amministrativo. Provvedeva anche ad esprimere un giudizio sintetico sui partecipanti alla selezione stessa.
A “giudicare” la Lauria, invece, è stata solo la politica. Prima con l’Ufficio di Presidenza a guida Domenico Tallini, che le ha affidato il “chiacchierato” interim. Poi con quello a guida Filippo Mancuso, che ha messo il placet ad una procedura aperta solo ai dirigenti interni e senza la pubblicazione delle valutazioni comparative del curriculum dei partecipanti. Si attendono sviluppi.
